Scholomance 2 – La prova finale

Scholomance 2 – La prova finale

Buongiorno, lettori! Trovate disponibile dal 18 ottobre il romanzo SCHOLOMANCE 2 – La prova finale, scritto da Naomi Novik (traduzione di Simona Brogli), edito da Mondadori.


“Nella saggezza troveremo rifugio”: così recita il motto della Scholomance. Qualcuno potrebbe persino sostenere che sia vero – peccato che qui la saggezza sia difficile da trovare, figuriamoci il rifugio… La nostra amata scuola, infatti, da sempre fa del suo meglio per “divorare” noi studenti, ma ora che sono arrivata all’ultimo anno e mi sono guadagnata in qualche modo una manciata di alleati, mi sono accorta che la Scholomance ha sviluppato un desiderio molto particolare… per me. E sebbene finora sia sempre riuscita a contrastare le ondate infinite di nefasti che mi ha scagliato contro tra un estenuante compito a casa e l’altro, non ho idea di come io e i miei compagni riusciremo a sopravvivere alla prova finale, il giorno del diploma. Certo, io potrei accettare il mio destino, abbracciare la stregoneria nera e salpare per acque molto meno pericolose. Sarebbe facile. Ma non ho intenzione di mollare. Non cederò ai nefasti né al destino. E soprattutto non alla Scholomance. Riuscirò a portare me e i miei amici fuori da questo posto orribile una volta per tutte, fosse l’ultima cosa che faccio.


La Scholomance non era stata costruita sulla base di una qualche appassionata adesione al concetto dell’insegnamento in collegio. È soltanto un casinò, ideato per aumentare le nostre probabilità, perché sopravvivere alla pubertà è un terno al lotto. 


El è arrivata all’ultimo anno, incredibilmente sana, salva, e – cosa che la lascia particolarmente basita – con degli amici e un interesse amoroso. Quasi come fosse una persona normale in una scuola normale, peccato che la Scholomance sia tutt’altro che “normale” e che lei sia una potentissima strega oscura che rifiuta l’oscurità, rifiuta che sia essa a definirla. Ma potente lo è e per quanto lo nasconda, sembra che la scuola faccia di tutto per rivelare l’enorme potere della ragazza, assegnandole seminari, lezioni complicate e posizionate in aule infestate da nefasti e quant’altro. Non solo, ad El viene anche affidato un gruppo di matricole da gestire e per quanto ci provi a non imparare i loro nomi perchè questo significherebbe affezionarsi a loro e e affezionarsi sarebbe, bè, stupido … El non ci riesce. Lei non è fatta così, poco da fare. E’ qualcosa con cui deve scendere a patti: lei non è come quelli delle cerchie ( o come lei pensa siano loro), interessati agli altri solo per il prezioso mana che possono ottenere; El è generosa, El è umana, è affamata di amore e amicizia e appartenenza, anche se non lo ammetterebbe mai. Ma è così. Per questo impara nomi, per questo si fa in quattro per gli amici ( e anche per i nemici, se vogliamo dirla tutta). Lei non è la strega oscura della profezia, lei non è cattiva, anche quando tutto e tutti la vorrebbero malvagia, compresa la scuola. La sta torturando? La sta spingendo al limite affinché lei superi ogni remora e abbracci il suo lato oscuro? Perchè è proprio quello che sembra … oppure …

Ma potrebbe essere? La scuola potrebbe cercare, in qualche modo perverso e ovviamente oscuro, cercare di proteggere i suoi giovani allievi? Tante cose da metabolizzare, tante verità da scoprire, su se stessi e su questa scuola, sull’amicizia, sui valori, sull’amore.

Anche in questo secondo volume, purtroppo, ho riscontrato le stesse difficoltà incontrate nel primo, pur sperando in un passo avanti; il modo in cui l’autrice decide di narrare la storia, pur essendo in prima persona, mi è risultato farraginoso, inutilmente oscuro e complesso, proprio per il modo di costruire le frasi e anche per la scelta di narrare iniziando da un punto nel tempo e andando a ritroso, colmando vuoti con una dose di informazioni talvolta eccessive ma senza alcun contesto, rendendomi di fatto alcuni passaggi difficilmente comprensibili. Stessa cosa per l’ironia di El, che avevo apprezzato nel primo volume: qui fa troppe “battute” con rimandi legati al suo contesto che personalmente non sono sempre riuscita a cogliere, si lancia in dettagli e ruminazioni che tendono a distrarmi, facendomi perdere il filo del discorso e anche l’importanza di ciò che accade attorno a lei. La cosa che invece più mi è piaciuta di questo romanzo è come l’autrice abbia lavorato sulle relazioni, più mature e profonde, sia amicali, sia romantiche. Lo ammetto senza vergogna: ho amato le scene tra Orion ed El! Non vedevo l’ora di trovarli assieme, di vedere come sarebbe evoluto il loro strano rapporto ( ma d’altronde esiste qualcosa di non strano in questa accademia?!); le cose che si dicono, l’assoluto romanticismo di Orion contro il pragmatismo di El, le paure, le fragilità di questi due ragazzi, il modo in cui Orion si apre facendo capire ad El che essere parte di una cerchia non è sempre e automaticamente facile, che il suo disprezzo potrebbe non essere giustificato e che, più di tutto, non è sola. El non è più sola. La speranza è qualcosa che la ragazza teme di una paura irrazionale, folle, umanissima, ed è qualcosa che la definisce come persona: El ha paura che gli altri si stanchino di lei, che la “mollino”. Il mana, la condivisione del potere, è solo una scusa dietro cui nasconde le sue ansie sociali: ha paura di essere lasciata indietro come persona, ha paura che il suo potere la definisca, ha paura delle cerchie, ma è più facile il disprezzo, il sarcasmo, il fingere di non voler far parte di nulla perchè quando si è emarginati, l’ennesimo rifiuto potrebbe essere deleterio. Su questo, credo che l’autrice abbia usato la metafora di questa “dark academy” per parlare di quelli che sono i problemi degli adolescenti e mi è piaciuto che non si sia limitata alla protagonista: anche le sue amiche, i nuovi amici e alleati che ha, si fanno portavoci di problematiche legate a questa fascia di età. Sentirsi belli, all’altezza, essere se stessi, voler essere accettati dai pari e dai genitori. Provare paura, provare l’amore anche quando dei mostri orribili stanno cercando di rovinare la tua vita perchè bisogna vivere, cogliere il bello. Insomma, su questo aspetto l’autrice è riuscita a convincermi, purtroppo lo ha fatto meno per quanto attiene all’importante parte fantasy del suo mondo che, ancora, non sono riuscita a capire del tutto. L’idea di fondo di una scuola senziente, in cui gli allievi si muovono senza docenti, costretti a contare solo su se stessi e sulle proprie forze, mi sembra valida, ma non pienamente sviluppata, o meglio, non sviluppata come avrei voluto. Avrei voluto capire meglio gli incantesimi, i tipi di magia, il modo in cui le lezioni si svolgono: troppo spesso vengono fornite informazioni poco utile e lasciate nell’oscurità informazioni che ritengo importanti. Il finale è ovviamente apertissimo e nonostante i difetti e le perplessità che ho nutrito durante la lettura devo ammettere che sono curiosissima di vedere cosa accadrà!

-copia per la recensione fornita da Mondadori

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