Le impure

Le impure

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Le impure, scritto da Kim Liggett (traduzione di Sara Brambilla) ed edito da Mondadori.


Nessuno parla mai dell’anno di grazia. È proibito. Nella Garner County, tutte le ragazze, al compimento del loro sedicesimo anno, vengono bandite dalla comunità e obbligate a vivere nella foresta per un anno, affinché sfoghino la loro magia nella natura selvaggia per poi tornare nella civiltà, sempre che sopravvivano, purificate e pronte per il matrimonio. Nella società patriarcale in cui sono cresciute, infatti, si è convinti che a quell’età le ragazze abbiano il potere di persuadere gli uomini ad abbandonare i loro letti coniugali, di far perdere la testa ai coetanei e di far impazzire di gelosia le mogli. Si crede che la loro stessa pelle emani un forte afrodisiaco, l’essenza potente della gioventù, delle ragazze sul punto di diventare donne. Tierney James, però, non si sente potente. Né si sente magica. Ma, questo sì, sente che dietro l’esperienza che la attende si cela qualcosa di più spaventoso dei pericoli nascosti nella foresta o dei bracconieri pronti a rapire lei e le altre ragazze per ucciderle, farle a pezzi e venderle al mercato nero. La minaccia più grande e terribile potrebbe arrivare proprio dalle sue compagne di sventura, ma Tierney non è disposta a subire passivamente la sorte che le è stata assegnata… Con prosa tagliente e crudo realismo, Le impure racconta i complessi legami che uniscono tra loro le ragazze – e le donne che saranno – e la necessità di opporsi con forza a una società troppo spesso ancora misogina e patriarcale che impedisce loro di esprimere in totale libertà i propri talenti.


A volte, ho l’impressione che potremmo incenerire il mondo con il nostro amore, la nostra rabbia e tutto quello che sta nel mezzo.

A Garner County è vietato parlare dell’anno di grazia. Un anno in cui giovani donne partono con un nastro rosso tra i capelli e tornano, profondamente cambiate, per indossarne uno nero, simbolo della loro unione in matrimonio, per le fortunate che hanno ricevuto un velo durante la temuta cerimonia del velo. Ammesso che sia una fortuna. Per Tierney, ad esempio, la sfortuna più grande sarebbe essere legata ad un uomo per sempre, costretta al silenzio, a non potersi più riunire in gruppo con altre donne, a sottostare a regole disumanizzanti e svilenti. Una giumenta, capace solo di procreare, con la speranza di generare ovviamente un prezioso maschio. Le donne sono simile a bestiame, mercificate, marchiate – letteralmente – come oggetti di proprietà sin dalla nascita ( con un marchio paterno sotto al piede fatto alla nascita); per loro è previsto solo un passaggio di mano, da padre a marito. E mentre i mariti, come succede, possono anche decidere di denunciare pubblicamente le mogli per i reati più assurdi e così decidere di prendere una nuova moglie, magari più giovane, le donne non possono fare nulla. Sottomesse. Ma non solo, come Tierney si renderà conto, sono anche cattive, inutilmente invidiose di qualcosa che sono gli uomini ad aver reso appetibile e speciale, mentre nella realtà dei fatti è umiliante. Nemmeno nel sesso, chiaramente, sono libere: l’atto sessuale viene consumato in posizione simile alla morte, con gli occhi rivolti a Dio, in muta preghiera. Il piacere non è nemmeno lontanamente contemplato, ma non solo: è la conoscenza intera ad essere proibita alle donne, sia quella che nasce dalla scuola ( cui vengono sottratte a dieci anni), sia quella che deriva dalla condivisione di esperienze (le donne non possono riunirsi se non per la cerimonia del velo).

In questo mondo, l’anno di grazia rappresenta qualcosa di oscuro, e per questo ammantato di significati reconditi e ancestrali: cosa accade? Perchè le ragazze tornano, quando tornano, emaciate, illividite, dimagrite? Perchè sembrano così diverse e soprattutto perché a nessuno sembra importare?

Tierney sa che nessuno le metterà mai un velo, sancendola come sua proprietà, e questa cosa la fa gioire; certo, non può urlarlo ai quattro venti altrimenti verrebbe tacciata di essere eretica, o peggio di essere la famosa usurpatrice, ma dentro di sé assapora già l’idea della libertà che le deriverà da non essere moglie e poter essere padrona del proprio destino. Ovviamente, tutto cambierà quando qualcuno le metterà addosso quel velo, cambiando la sua vita.

Quando parte con le altre ragazze per l’anno di grazia, non sa cosa aspettarsi; la realtà supererà ogni sua ipotesi. Chiamate a liberarsi in quest’isola sperduta della loro pericolosissima magia, le ragazze sono lasciate per la prima volta libere di essere se stesse. Lungi dall’essere occasione per fare gruppo, l’anno di grazia è teatro di orrori, violenze, cattiverie, torture, che sembrano perpetrarsi ogni anno ai danni delle ragazze. La leader del gruppo è Kiersten, che odia profondamente Tierney. Mentre la protagonista, che narra in prima persona la sua storia, cerca in tutti i modi, nonostante il suo carattere, di essere resiliente e adattarsi, attorno a lei succedono cose che esulano dalla sua comprensione logica di fatti ed eventi. Esiste davvero la magia? O è frutto di una sorta di allucinazione collettiva?

Cos’è questa magia pericolosa che si risveglia nelle giovani donne, stando a quanto dicono gli uomini? Questa magia losca, laida, perversa che le trasforma da bambine innocenti a tentatrici, peccatrici, come Eva, al punto da meritare castighi corporali tremendi o addirittura il rogo? Cosa trasforma queste giovani in oggetti sessualizzati se non lo sguardo di chi osserva?

Attorno a loro, una natura selvaggia che si connota di aspetti sempre più inquietanti: non solo animali, agenti atmosferici, ma soprattutto i terribili bracconieri che cercano le loro prede tra le ragazze per scuoiarle. Parti del corpo delle ragazze vengono vendute al mercato nero perché sembrano conservare qualcosa di quella magia che, se non sfogata nell’anno di grazia, le porterebbe a peccare e a far peccare chi sta loro attorno; lo sa bene Tierney che ha le sue idee anche su cosa ha visto nella farmacia del padre di Michael, suo migliore amico, e che coinvolgono sia sua madre che suo padre. Ma è davvero così? In queste quattro stagioni che rappresentano l’arco temporale della storia, Tierney avrà molto da imparare su se stessa, aprendo, finalmente, i suoi occhi.

Lo ammetto, ho divorato questo romanzo. Il mondo maschile e maschilista che l’autrice ha creato mi è piaciuto pur facendomi ovviamente infuriare la visione di questo mondo nei confronti delle donne e l’atteggiamento che le stesse hanno verso le persone del proprio sesso. E’ proprio vero che le donne sono le peggiori nemiche di loro stesse, ma qui c’è di più, molto di più. Durante l’anno di grazia potrebbero fare squadra e aiutarsi ma il retaggio culturale sembra allungare i suoi tentacoli anche in quel luogo remoto: si esibiscono le une per le altre, si invidiano, si insultano, si odiano. Questa parte e la costruzione di questo mondo mi sono piaciute ma non mi ha altrettanto convinto il risvolto romantico che coinvolge Tierney: l’ho trovato decisamente affrettato e frettoloso, in modo troppo rapido sia lei sia il suo partner cambiano idea su ciò in cui hanno sempre creduto, sulle loro convinzioni ferree. Da quel momento in poi, per me, la storia ha perso un pò di consistenza; se le relazioni amorose non mi hanno convinto, mi sono piaciute invece quelle amicali come ad esempio il rapporto tra Tierney e Gertie. E’ un mondo difficile in cui tutte sono abituate a tacere, a non esternare sentimenti, a non difendere mai le altre, anzi, ad accusarle per poter essere favorite dagli uomini, unici detentori del potere; è per questo che, quando nasce, l’amicizia tra Tierney e le ragazze del suo gruppo, ha un significato. Altra cosa che mi è piaciuta è il legame con il mondo dei fiori, un linguaggio con cui tutti hanno famigliarità; Tierney, al ritorno dell’anno di grazia, apre davvero gli occhi e inizia a leggere segnali microscopici che non avrebbe mai notato. In questo anno, matura e cresce, ed è vero, come le fanno notare, che inizialmente si sia sentita superiore alle altre perché per lei i suoi desideri di indipendenza erano più importanti rispetto a quelli coniugali delle altre, ma è solo sperimentando la perdita, il dolore, l’amore, che capisce quanto si sia sbagliata. Ognuna di queste donne cerca di sopravvivere. Come può.

Le cose che scoprirà di se stessa e delle persone a lei vicine cambieranno per sempre il modo di vedere di Tierney che, però, pur crescendo, non perde la voglia, il desiderio, che il mondo cambi. La speranza. La grazia. L’unione.

Nei ringraziamenti finali, l’autrice spiega come le è nata l’idea di questa storia: siamo così sicuri che questo mondo di carta sia poi così diverso dal nostro?

-copia per la recensione fornita da Mondadori

Condividi:

Leave comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *.