La custode dei peccati

La custode dei peccati

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo La custode dei peccati, scritto da Megan Campisi (traduzione di Alessandro Storti) ed edito da Editrice Nord, che ringrazio per la copia.


Ha rubato solo un pezzo di pane, ma la giovane May avrebbe preferito essere impiccata come tutti gli altri ladri. Invece il giudice ha scelto per lei una condanna peggiore della morte: diventare una Mangiapeccati. Dopo la sentenza, May è obbligata a indossare un collare per essere subito riconoscibile e le viene tatuata la lettera S sulla lingua. Da quel momento, non potrà mai più rivolgere la parola a nessuno. Poi inizia il suo apprendistato presso la Mangiapeccati anziana che, nel silenzio più assoluto, le insegna le regole del mestiere. Un mestiere spaventoso: raccogliere le ultime confessioni dei morenti, preparare i cibi corrispondenti ai peccati commessi e infine mangiare tutto, assumendo su di sé le colpe del defunto, la cui anima sarà così libera di volare in Paradiso. Le Mangiapeccati sono esclusivamente donne, disprezzate e temute da tutti, eppure indispensabili. E infatti, un giorno, May e la sua Maestra vengono convocate addirittura a corte, dove una dama di compagnia della regina è in fin di vita. Dopo la confessione e la morte della donna, però, alle due Mangiapeccati viene portato un cuore di cervo, un cibo da loro non richiesto e che rappresenta il peccato di omicidio. Sconcertata, la Maestra di May si rifiuta di completare il pasto e viene imprigionata per tradimento. Rimasta sola, la ragazza china la testa e porta a termine il compito, ma in cuor suo giura che renderà giustizia all’unica persona che le abbia mostrato un briciolo di compassione. Quando viene chiamata ancora a prestare i suoi servigi a corte, May intuisce che una rete di menzogne e tradimenti si sta chiudendo sulla regina e che solo lei è in grado d’intervenire. Perché essere invisibile può aprire molte porte, anche quelle che dovrebbero restare chiuse per sempre… Ispirandosi alla figura realmente esistita della Mangiapeccati, questo romanzo coinvolgente e dalla straordinaria potenza narrativa ci regala un’eroina modernissima, che rifiuta il ruolo impostole da una società che la umilia in quanto donna, e che grazie alla sua forza di volontà e determinazione riuscirà a cambiare il proprio destino.


La mangiapeccati è inudibile, invisibile. Si aggira come una reietta, al suo passaggio si aprono le folle. Nessuno la tocca, nessuno la guarda, nessuno le parla direttamente, pena atroci conseguenze, immediate e future, nel mondo dei vivi e in quello delle anime. Ultima tra gli ultimi, eppure così indispensabile. Senza di lei, infatti, le anime dei morti sarebbero condannate a tornare tra le braccia di Eva, del demonio, gravate dai loro peccati terreni; la mangiapeccati monda le anime e le rende libere di ascendere al Creatore. Come? Mangiando, al Pasto, cibi corrispondenti ai peccati che in letto di morte, durante la Recitazione, le sono stati confessati. Se si comporterà secondo il volere del Creatore, forse, un giorno, alla sua morte, anche lei potrà assurgere a questa sorta di Paradiso anziché marcire all’Inferno.

May è una giovane ragazza rimasta completamente sola al mondo e per fame rubacchia una pagnotta di pane; purtroppo, il suo crimine viene scoperto ma per lei la sorte – o meglio, l’orrido pretore – ha in serbo altro: non l’impiccagione, che May forse avrebbe preferito, ma diventare mangiapeccati. Collare e tatuaggio sulla lingua, una grossa S, May passa nella frazione di un secondo da poter diventare qualcuno, da essere figlia, da essere individuo, a nullità. Le compagne di cella si nascondono al suo sguardo, la vicina la schiva. Dove andare se non dalla vecchia mangiapeccati? Quelle come loro devono stare insieme e non appestare gli altri con la loro sola presenza. La mangiapeccati chiaramente vive ai margini dei margini, nemmeno lei offre parole di conforto a May, anzi non offre proprio parole e così la giovane capisce che la regola del silenzio vale anche lì, lei che era un fiume di pensieri e parole, ora deve tacere. Non ha molto tempo, anzi, per abituarsi alla sua nuova condizione; giusto qualche ora di riposo e poi la vecchia mangiapeccati la sveglia: una nuova giornata le attende, nuovi Pasti e Recitazioni. Il mestiere si apprende così, per tradizione orale tramite i racconti, le filastrocche che girano e si imparano da bambini, e tramite l’osservazione di ciò che fa la vecchia mangiapeccati. Attraverso questo sguardo, May si interroga sulla morale umana e sulla religione, pur non arrivando mai a contraddire la fede in cui crede, anche se la vita le metterà dinanzi diverse occasioni per contraddirla. Il mondo in cui May vive, poi, facendo eco ad epoche storiche realmente esistite, è l’Angliterra, divisa tra re e regine senza eredi e che non si sposano, tra sovrani che si fanno la guerra e impongono religioni diverse a secondo delle proprie inclinazioni; a pagare le conseguenze è ovviamente il popolo costretto di volta in volta a rinnegare la fede precedente e abbracciare quella nuova, pena la morte. E’ successo anche a May e alla sua famiglia: il padre ha fatto più fatica ad accettare questi avvicendamenti mentre la madre, almeno dal ricordo di May, emerge come una figura più pratica e tesa a proteggere la propria famiglia più che a immolarsi per un credo religioso. I ricordi che May ha della madre sono pochi e frammentati, quello che sa è che la donna ha cercato di allontanarsi dalla propria famiglia di origine, covo di malavitosi e delinquenti di cui ovviamente May farà brevemente esperienza.

La sua carriera di mangiapeccati, tuttavia, ha una svolta rapida ed improvvisa quando lei e la vecchia mangiapeccati vengono convocate a palazzo: lo stupore per gli arazzi e gli abiti viene presto soppiantato dall’atroce scoperta che il Pasto non corrisponde alla Recitazione. C’è un cibo in più. E che cibo. Un cuore di cervo: omicidio. Un peccato, però, che la defunta non ha confessato. Da questo momento, le complicazioni per May non fanno che aumentare. Altri Pasti non corrispondenti a Recitazioni, morti, stregoneria. La ragazza dovrà destreggiarsi in un covo di bugie e segreti, misteri che sembrano ad appannaggio della classe nobile ma che proprio lei, che non sa scrivere né leggere altro se non il proprio nome, risolverà. La verità, però, ha sempre un prezzo e in questo caso per May è altissimo perché ciò che si dipana dinanzi ai suoi occhi è un segreto capace di scuotere tutto il suo mondo.

La storia di May ci viene raccontata in prima persona con una prosa asciutta e diretta, connotata da frasi brevi e descrizioni concise; si entra subito nel vivo della storia con eventi che si susseguono in modo rapido. May mi è parsa più di una volta una giovane ingenua e come potrebbe non esserlo? Non ha ancora gli strumenti per affrontare un mondo a lei sconosciuto che di fatto le è ancor più ostico perché la sua guida si trova impossibilitata ad aiutarla; è lei che deve agire, prendere in mano il proprio destino e usare ogni mezzo a sua disposizione per arrivare alla verità. Solo così sentirà che la giustizia sarà rispettata. Ma May è anche una ragazza che sperimenta una solitudine profonda, straziante, che mi ha fatto provare rabbia cieca per un mondo capace di emarginare, umiliare, isolare, salvo poi sfruttare la mangiapeccati all’occorrenza. May alterna momenti in cui si lascia andare a sentimenti di devastazione e colpa a momenti in cui si sente padrona di se stessa e capisce come può usare la paura che gli altri nutrono verso di lei in un punto di forza. La chiave di svolta è quando, grazie ad un aiuto esterno, capirà che lei fa la mangiapeccati, non è la mangiapeccati. E’ un lavoro come un altro, anche se tutti gli altri non la pensano così, è necessario che lei sola colga tale verità. Ciò che accade a palazzo intreccia la vita del paese con la sua, portando a galla segreti del passato taciuti per tanto tempo. Nel finale, ammetto che avrei voluto vedere magari una May contro tutti ma credo anche che sarebbe stato davvero tanto per l’epoca in cui viveva e per la sua personalità. Perché nonostante la determinazione e la forza, May è pur sempre una giovane donna che sta costruendo il suo percorso, che vuole essere amata, che brama un contatto impossibile. Rifiuta la sottomissione perché è lei che sceglie di essere ciò che è, non è un pretore, non è la regina, ma è solo May a poter decidere del proprio destino. Attingendo a una figura realmente esistita, l’autrice costruisce un mondo che prende sicuramente spunto da un periodo e contesto storico-sociale preciso, e lo plasma per diventare lo sfondo di una vicenda di crescita personale, affermazione di sé; ci sono cose che, purtroppo, sembrano destinate a cambiare con molta lentezza e il ruolo delle donne nella società è uno di essi. May è donna e mangiapeccati, destinata ad essere invisibile e inascoltata, ma ha occhi per vedere, mani per creare e cervello per pensare.

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