Le guerriere dal sangue d’oro

Le guerriere dal sangue d’oro

Buongiorno, lettori! Esce oggi il romanzo Le guerriere dal sangue d’oro, scritto da Namina Forna (traduzione di Valentina Daniele) ed edito da Mondadori.


È tardo pomeriggio quando arriviamo al tempio. La piazza del villaggio è già gremita: le ragazze, nei loro abiti da cerimonia, si mettono in fila davanti ai gradini del tempio, con i genitori ai lati. Mio padre prende posto accanto a me quando i tamburi iniziano a suonare. Gli jatu marciano solennemente verso i gradini, le loro crudeli maschere da guerra brillano nella luce spenta del pomeriggio. Osservo le mura bianche e spoglie del tempio, il suo tetto rosso. Il rosso è il colore della santità. È il colore del sangue delle ragazze pure che saranno messe alla prova oggi. Deka conosce bene l’importanza del rituale della purezza. Sa che da esso dipenderà se potrà o meno diventare membro a tutti gli effetti del suo villaggio ed essere finalmente parte di qualcosa, proprio lei che si è sempre sentita diversa e fuori posto. Ma il giorno della cerimonia, il suo sangue si rivela d’oro, il colore della non purezza. Le conseguenze, Deka lo sa bene, potrebbero essere peggiori della morte. Per questo, quando una misteriosa donna va a trovarla nel luogo in cui è imprigionata e le propone di andarsene dal villaggio per entrare a far parte di un esercito composto da ragazze esattamente come lei, le alaki, non ha dubbi. Pur comprendendo i pericoli che la aspettano, Deka decide di abbandonare la vita che ha sempre conosciuto. Ma già nel viaggio che la conduce alla capitale del regno, e alla più grande battaglia della sua vita, scoprirà presto che la grande città serba molte sorprese. E che niente è davvero come sembra, nemmeno lei.


Deka è una giovane sedicenne che vive nel villaggio di Irfut, nel nord di Otera pur non condividendo i tratti somatici tipici del luogo: ha infatti il colore della pelle scuro come le donne del Sud, retaggio di sua madre, straniera in quella terra. Proprio per i suoi tratti somatici è sempre stata trattata come un’estranea dalla sua stessa comunità, insultata, apertamente o meno; ecco perché vive con estrema ansia il giorno del rituale della purezza in cui, assieme alle altre sedicenni, verrà versato il suo sangue. Se sgorgherà rosso, la ragazza sarà pura, pronta a diventare una donna e a potersi creare una propria famiglia, ma se il sangue dovesse essere d’oro maledetto, sarà impura, bandita, se non peggio, mandata a morire. Deka è cresciuta all’ombra delle Saggezze infinite e nel culto del dio Oyomo, una religione che praticamente proibisce alle donne di fare qualunque cosa, piena di rigide norme spesso incomprensibili a cui tutti però si attengono ciecamente e pedissequamente. Le donne non possono correre, non possono essere istruire, devono essere sottomesse, non possono maneggiare coltelli, non devono avere ferite, e così via. Un mondo patriarcale in cui l’uomo può ovviamente abusare di una donna impura senza particolari conseguenze, perché nel momento in cui appare così, il dio l’abbandona. Deka crede a tutto questo e quando durante il rituale della purezza i gridamorte, terribili mostri che attaccano i villaggi uccidendo e mutilando, viene ferita, il mondo le crolla addosso. Il suo sangue è d’oro. Ma non solo, la sua voce sembra aver assunto un tono particolare e ha avuto un qualche effetto sui mostri, e i suoi occhi sono mutati: chi è davvero Deka? Questa è la domanda che la ragazza si pone per molto tempo e accettare la sua complessa natura non è cosa semplice, è un percorso lungo e doloroso. Deka soffre quando viene appellata demone, soffre quando viene uccisa per ben nove volte perché quelle come lei sono difficili da uccidere, soffre quando viene abbandonata da tutti coloro che amava e quando la sua stessa comunità, che pure non l’ha mai amata, ora gode nel torturarla in una cella buia mentre fa scorrere avidamente il suo sangue d’oro. Ma se il suo sangue è maledetto perché gli anziani del villaggio lo raccolgono? Piano piano, Deka capisce che dietro c’è un’altra verità ma è troppo afflitta per poterci pensare, meglio l’oblio di questa quasi-morte in attesa di quella definitiva, fino al giorno in cui nella sua vita arriva una misteriosa donna, Mani Bianche (così viene soprannominata da Deka). Salvatrice o ennesima traditrice? Ciò che le rivela è che lei è una alaki, inutile, indesiderata, ma può scegliere: può seguirla in un addestramento durissimo per diventare parte dell’esercito dell’imperatore e aiutare il regno a sconfiggere ora e per sempre i gridamorte, oppure … la morte. Deka ormai è rassegnata e persino questa timida speranza le sembra qualcosa a cui aggrapparsi, quasi una risposta alle preghiere che continua a fare al suo dio perché lei resta una credente, nonostante quello che le hanno fatto, questo non cambia in lei … almeno fino a quando scopre la verità su di lei, su Otera, sul mondo intero.

Inizia così per lei un viaggio che la cambierà per sempre: scoprirà l’amicizia, la sorellanza più autentica e vera che possa esserci, un gruppo di amiche pronto a tutto per aiutarsi e sostenersi a vicenda, scoprirà i propri poteri, capaci di dominare i gridamorte ma capaci anche di sfinire le sue energie, scoprirà anche l’amore, la guerra, le bugie di un mondo maschilista che perpetra il proprio potere ai danni delle donne, sempre e per sempre. Demoni, maledette, appellativi anche peggiori: quanto fanno paura queste donne? Tanto. E finalmente, grazie a Deka, queste stesse demoni hanno il coraggio di non farsi sopraffare da questa parola ma di usarla come un’arma. Forti, veloci, astute, intelligenti: sono combattenti naturali, anche se sanno bene di essere pedine nella guerra dell’imperatore, ma in fondo che scelta hanno? Nessuna, almeno fino a quando proprio Deka cambierà per sempre il mondo come lo conoscono. Deka è protagonista indiscussa della sua storia: i suoi poteri diventano speciali e unici pagina dopo pagina e questo la rende una preda appetibile per la fame di conquista dell’imperatore. Le alaki sono utilissime, ma un’alaki singolare come Deka potrebbe fare la differenza tra la vittoria degli umani e quella dei gridamorte.

Il mondo che l’autrice ha creato mi ha convinto: cupo al punto giusto, popolato di creature fantastiche, un mondo in cui le donne relegate ai margini della società si riprendono finalmente il loro posto – e che posto!Quello che forse avrei voluto vedere di più è proprio la fase di addestramento di Deka, descritta come durissima ma di cui ho visto poco; stessa cosa per quanto riguarda la relazione tra Deka e il suo uruni, fratello d’armi. Ogni alaki viene abbinata ad una recluta degli jatu, soldati dell’esercito, in modo che tra di loro si crei un legame fortissimo: a Deka viene assegnato Keita, un giovane promettente, che sembra dotato di grandi capacità di leadership e che ha un passato difficile ( qui solo brevemente accennato). In maniera molto velocizzata, i due scoprono un legame ben più profondo di quello sperato dal comandante dell’esercito, un legame che non è riuscito a coinvolgermi fino in fondo a differenza di quanto avviene tra Deka e le sue amiche, in particolare Britta e Belcalis, due protagoniste secondarie che mi sono piaciute molto, assieme a Ika, il delizioso animale domestico di Deka! Deka passa dall’essere timorosa di se stessa ad essere orgogliosa di ciò che è, pur avendo capito quanto è importante sia il compito per cui è nata; non si tira indietro e gradualmente abbandona quell’atteggiamento remissivo che aveva all’inizio della storia per far emergere la guerriera che è in lei. Ma questo non la rende una protagonista fredda, a mio avviso, anzi, i rapporti che intesse la rendono umana ed è solo così che potrà capire meglio se stessa. Forse in alcuni punti della storia avrei voluto che l’autrice, dallo stile molto scorrevole, si focalizzasse in maniera più approfondita su alcuni dettagli: ad esempio, quando Mani Bianche racconta a Deka la storia delle mitiche Guerriere dal sangue d’oro, avrei voluto “sentire” anche io il racconto. Sicuramente alcuni aspetti di questo mondo potranno essere approfonditi nei volumi successivi della serie ma devo dire di aver trovato questo primo volume interessante, per le tematiche trattate e per i colpi di scena finali.

«Prima lezione, neofite: le alaki non si arrendono. Si conquista o si muore. Per un’alali, per qualsiasi guerriero, la morte dovrebbe essere un’amica, una vecchia compagna che si saluta prima di mettere piede sul campo di battaglia. Non temetela, non evitatela. Abbracciatela, domatela a vostro piacimento. Per questo diciamo sempre “Noi che siamo morte vi salutiamo” ai nostri comandanti prima di andare a combattere»

-copia per la recensione fornita da Mondadori

Condividi:

Leave comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *.