Billy Summers

Billy Summers

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del nuovo romanzo di Stephen King dal titolo Billy Summers ( traduzione di Luca Briasco) ed edito da Sperling&Kupfer che ringrazio per la copia.


Billy Summers è un sicario, il migliore sulla piazza, ma ha una sua etica: accetta l’incarico solo se la vittima designata è una persona veramente spregevole. Dopo anni di servizio, ora vorrebbe uscire dal giro, ma gli è stato appena offerto un nuovo contratto, per un compenso vertiginoso. Se accetta, dovrà trasferirsi forse per mesi in una piccola città nel Sud degli Stati Uniti, in attesa del suo bersaglio. Come copertura, si fingerà un aspirante scrittore, impegnato a finire il suo primo romanzo. Billy è un lettore incallito: i suoi autori preferiti sono Thomas Hardy ed Émile Zola, anche se con i clienti finge di leggere soltanto fumetti – perché meno gli altri sanno di te, meno possono farti del male. Ha accarezzato l’idea di scrivere un libro in più di un’occasione, ma non ci mai provato sul serio. Chissà che questa non sia la volta buona. Billy è parecchio tentato di accettare quest’ultimo incarico prima di uscire di scena. Dopotutto, è tra i più abili cecchini al mondo, un veterano decorato della guerra in Iraq: non ha mai sbagliato un colpo, non si è mai fatto beccare – una specie di Houdini quando si tratta di svanire nel nulla a lavoro compiuto. Cosa potrebbe mai andare storto? Ovviamente, stavolta, praticamente tutto. Del resto, il migliore dei romanzi è quello di cui non puoi prevedere nessun giro di trama.Tracciando la parabola umana di un personaggio destinato a diventare leggenda, Stephen King tesse magistralmente più romanzi in uno. Billy Summers è una storia che parla di giustizia e destino, amore e redenzione, e dell’incredibile potere catartico della scrittura. Un romanzo impossibile da posare. Un protagonista impossibile da dimenticare.


Tu sapevi che poteva succedere una cosa simile? Sapevi di poterti sedere davanti a uno schermo o a un quaderno, e cambiare il mondo? E’ una cosa che non può durare, perché il mondo torna sempre quello che è nella realtà, ma, prima che succeda, la sensazione che provi è incredibile.

Billy Summers è un uomo sulla quarantina, nessuno può dire veramente di conoscerlo: gli altri hanno di lui l’idea che vuole dargli. Un pò tonto, un pò ignorante, ma affidabile: è questo che pensa di lui, ad esempio, Nick, criminale che lo assolda per diversi colpi. Perché è questo che Billy è e fa: un sicario su commissione, un assassino che ha scelto di uccidere solo i cattivi. Certo, questo non lo rende a sua volta automaticamente pulito, ma è qualcosa con cui può convivere. D’altronde, il suo passato gli ha già fornito abbastanza traumi da infestare le sue notti; ha iniziato a uccidere su compenso un uomo che picchiava le donne e a Nick pone sempre la stessa domanda prima di accettare o meno un colpo: è una persona cattiva?

Adesso è al fatidico ultimo colpo: se fosse in un film d’azione, saprebbe già come finirebbe. Se qualcosa può andare storto, lo farà, ma Billy non è affatto il tonto sprovveduto che vuol far credere di essere, ha un piano che gli pare perfetto, non è mai stato preso, non ha mai sbagliato. E quei due milioni di dollari sono troppo appetibili per rifiutare; prima che ci pensi troppo, è già dentro. Nick e la sua banda hanno pensato a una copertura per lui: Billy diventa Dave, uno scrittore che ha avuto problemi con l’alcol, il cui agente lo ha mandato nel piccolo paesino in cui dovrà vivere per poter lavorare al suo libro, assolutamente top secret. Billy è stuzzicato dall’idea: potrebbe davvero scrivere qualcosa, non deve fingere di essere stupido e di non leggere Zola e gli altri. Ci proverà, dapprima a favore di Nick e di quelli della sua banda che gli stanno controllando i computer, poi, per se stesso. Ed è qui che la vita di Billy inizia a cambiare, complice anche il quartiere popolare in cui Nick lo manda a vivere: Billy è un uomo che risulta subito simpatico ma non si è mai concesso dei legami. Saranno i bambini del quartiere per primi, con le loro partite a Monopoly, a scalfire la sua corazza, poi i barbecue con i vicini e le birre in compagnia; ma non solo, il piano di Billy per fuggire dall’omicidio prevede una seconda identità immacolata, una nuova casa, nuova auto, un travestimento e nuovi vicini. Quante vite vive Billy? La stesura del suo romanzo inevitabilmente apre la porta dei ricordi: eventi, persone, sensazioni che aveva rinchiuso da tempo emergono con forza. Billy non è più la stessa persona di prima.

Sempre un passo avanti rispetto agli altri, tuttavia, arriva il momento fatidico in cui, dopo l’atto e dopo aver capito di essere stato incastrato, si sente braccato e deve nascondersi. Tutto prevedibile, nonostante una punta di panico e angoscia legittimi, ma Billy ha tutto sotto controllo almeno fino a quando vicino casa sua, in una notte gelida, tre figure ne scaricano un’altra, lasciandola lì da sola. E’ una ragazza. Billy sa che mette tutto a rischio ma non può girarsi dall’altra parte: la porta a casa con sé. Alice, questo è il suo nome, è più di una ragazza che Billy salva: è sua sorella vittima di violenza domestica, è la ragazzina della casa famiglia che amava; pur non volendo, i due si legano anche nella fuga e nella vendetta. Perché Billy non è affatto stupido ed è pronto a tutto ( o quasi) per riprendersi i suoi soldi, certo, ma anche per vendicare il suo onore tradito. Billy è al centro di un colpo più grande di lui, che coinvolge soldi e sesso, qualcosa di così ripugnante che anche Alice non può che concordare con lui: qualcuno deve pagare.

Ma questa non è solo la storia di un omicidio, è molto di più: è la storia di un uomo che ritrova se stesso nel dolore catartico della scrittura, in quel ricordo redivivo che non gli serve a pulire la coscienza – nulla potrebbe mai farlo – ma lo aiuta a comprendere se stesso, a sentire la sua voce, fosse anche l’unico interlocutore che la sua storia avrà. L’incontro con Alice, poi, diventa l’occasione per avere una lettrice che si getta anima e cuore nella sua storia, empatizzando, piangendo le morti e il dolore la bruttezza del mondo che Billy ha vissuto in prima persona, partendo dalla violenza domestica e arrivando alla guerra. Certo, lo sguardo di Alice è offuscato dal tenero sentimento che prova verso Billy ma comunque la storia le è arrivata, l’ha colpita, in ogni modo possibile. Perché la scrittura è salvifica, è potente, è un mezzo per dire di sé ma anche per rendere la realtà un posto diverso, migliore, più felice. La scrittura è forse l’unica redenzione che Billy può chiedere per quell’inferno in cui sa che andrà, assieme agli uomini che ha ucciso; non si è mai nascosto dietro un dito ma è proprio nel viaggio che fa con Alice che si rende conto di chi è, di chi è stato. E anche se lo sapevo, anche se Billy non ha mai negato il suo passato, è un personaggio talmente di spessore, descritto e raccontato bene, che è stato impossibile non affezionarmi, proprio come Alice stessa, e desiderare un finale degno di lui. La vita, però, non è un romanzo, né un film.

E io, come Alice e Billy, ho perso la cognizione del tempo, persa tra queste pagine intense, adrenaliniche, commoventi, incapace di sapere, sollevando lo sguardo dall’inchiostro, in quale realtà mi trovassi. Questo è King, questo è Billy, questa è la scrittura.

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