Crudo

Crudo

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Crudo, scritto da Olivia Laing ( traduzione di Francesca Mastruzzo) ed edito da IlSaggiatore che ringrazio per la copia.


Kathy scrive. Kathy prende il sole a bordo piscina in un resort della Toscana, si ubriaca di porto, frequenta le mostre più in voga di Londra. Kathy sta per sposarsi. Sta legando per sempre la sua felicità a quella di un’altra persona e questo la spaventa. Anzi, Kathy è nel panico, scrolla le notizie sul telefono e legge, legge di un mondo che sta cadendo a pezzi. Cosa deve fare con tutte queste informazioni orrende, con tutto questo odio, questa violenza che la attraversa e la lascia senza fiato, insonne, intorpidita e impotente? Vale la pena di iniziare ad amare sul serio, se la fine del mondo è dietro l’angolo?Crudo, il primo romanzo di Olivia Laing, è una brillante esplorazione dei mali del nostro tempo: rassegnazione, paura, scetticismo non risparmiano la protagonista, una versione contemporanea della scrittrice Kathy Acker. Ma c’è una cura. Non fermiamoci, anche se l’abisso si spalanca sotto di noi, continuiamo a scrivere, ad amare, a addentare gli attimi di felicità. Saliamo su quell’aereo, tuffiamoci in quella piscina. Viviamo, Kathy, come se il futuro non esistesse, perché è così che il futuro si materializza di fronte a noi.


Quando vivi da sola pensi di conoscerti da cima a fondo, e invece no, credi di essere una persona calma e serena o, male che vada, malinconica, e non ti rendi conto di quanto sei irritabile, di quanto qualsiasi inezia, la carezza o il tono sbagliato, la lentezza nel rispondere a una domanda, un’espressione particolare sono capaci di farti venire un colpo apoplettico perché non sei calma, perché non hai imparato ad allentare i tuoi confini, a fare spazio.

Questa è Kathy. Ha quarant’anni. Ha paura di invecchiare e di morire, anzi, non vuole morire. Si sta per sposare con l’uomo con cui vive che presto sarà, appunto, suo marito. Ha un’amante che sta per mollarla e ha il bisogno fisico di possedere una casa sua, anche se andrà a vivere con marito, un luogo in cui coltivare il suo spazio senza la paura di fondersi nel matrimonio e perdersi ( e certo, anche uno spazio per eventuali incontri amorosi! d’altronde, lei si immagina in una sorta di relazione aperta). Generativamente caotica, vorticante, sin dall’incipit del romanzo, la storia mi ha risucchiata portandomi in giro tra la Toscana, Roma, Londra e l’America, nell’eccentrico mondo di questa donna che ha alle spalle un passato che si percepisce essere stato complicato e avventuroso, quasi al limite, forse, oltre.

Cinque giorni alle nozze, e così tante cose da fare e sistemare, momenti da riempire, vacanze, progetti, e il mondo fuori che non si ferma mai in un continuum tra personale e universale che si influenzano reciprocamente; e i sogni, entità costanti e vivide che orientano l’umore di Kathy e i suoi pensieri, e il caldo, quarantuno gradi, impossibile ragionare con quel caldo. E le litigate, le parole che lei dice a lui, una rabbia che origina non si sa dove, forse dove nasce l’America stessa; un’incertezza che emerge solo nell’intimità di una coppia che anche se non sembra, è solida, è reale, e lo si avverte nelle battute finali del romanzo – questo fiume di parole che straripa in una grammatica originale.

Si percepisce quasi una bulimica rincorsa alle informazioni che Kathy ricerca e di cui ci mette al corrente: la narrazione segue il suo torrente di pensieri, le informazioni provenienti da Twitter si agitano in acque da cui lei si lascia sfiorare, accarezzare, afferrare e poi passa oltre pronta a lanciarsi verso i prossimi dati. Le prossime condivisioni. E il suo sguardo passa dall’essere attento, stupito, disgustato, disinteressato, sdegnato. Stupro, Trump, la Corea del Nord, il nucleare, la politica, vicini di sdraio rumorosi, articoli di giornale, case e amicizie, anoressia e anni Zero. Tutto si concatena, si affolla nei pensieri e nei diari che Kathy tiene, alla ricerca di quella storia da scrivere e ambientarla in nessun luogo, sospesa quasi nell’irrealtà del contingente dove tutto sembra vicino eppure non lo è, dove tutto sembra toccarci ma possiamo sempre fingere di girarci altrove e aderire ad una nuova causa.

Stare dietro a Kathy, alle sue avventure reali e ai voli della sua mente, non è sempre facile, richiede fiato e apertura, richiede lasciarsi andare seguendo il flusso, e mi ha fatto pensare che seguire lei è un pò come seguire e tentare di decifrare questo tempo di cui l’autrice riesce a descrivere e cogliere l’essenza, un vortice che danza, si piega e ripiega, dando nuove forme alla realtà conosciuta in cui si finisce per sentirsi smarriti. Kathy è  una e mille voci, è complessità stratificata, cerca di stare al mondo e capirlo, ma spesso si rende conto di quanto è difficile e stancante e inutile parlare del cielo con gli struzzi (parafrasando un passaggio del romanzo). 

Di chi è la vita raccontata? Di Kathy? Dell’autrice stessa? Di chi in queste istantanee riesce a cogliere l’ansia di fondo, logorante e soffocante, un male di vivere inesprimibile ma non per questo meno reale e lo riconosce come suo, e Kathy diviene allora compagna. L’ho cercata nelle pagine, nascosta sotto le parole, gli episodi, le etichette, quando esplode in passaggi manifesti e quando invece è più misteriosa: affamata e anoressica, interessata a tutto e distaccata, fragilissima, bisognosa d’amore ma come un’ istrice amante della sua solitudine. Una contraddizione, così umana. Mi ha affascinata e poi devastata nelle ultime righe, in cui vi ho letto l’emergere di un bisogno sopito in lei, la realizzazione che va bene desiderare la relazione, che va bene amare e che lei ama come può, e anche questo va bene.

Kathy fa un countdown pre-nuziale in attesa di un matrimonio che vede lei e lo sposo “affilati”. Questo aggettivo mi è rimasto addosso: ho cercato di immaginare una coppia affilata, pronta a proteggersi, ma da cosa? L’uno dell’altra? Dalla vita? Dalla morte che sembra ossessionare Kathy, e come potrebbe non essere così?

Lui al terzo matrimonio, lei alle prese con una novità che forse non aveva mai previsto. Cosa cerca in questa unione? L’immortalità? E’ amore quello che prova?

Si può imparare ad essere “pacifici”? Se lo chiede Kathy, Kathy che non è gentile ma ci prova, Kathy subissata dalle notizie della bomba in Corea e da Trump, sommersa da rimasugli di articoli che ha letto e di cui ricorda frammenti, se li porta attaccati come qualcosa che resta sotto pelle o sotto le suole di scarpe. Una ricchezza capitata, un corpo con cui è evidente sia sempre stata guerra, una femminilità che sembra quasi rigettata e poi supplicata; un bisogno di sentire, qualunque cosa. E allora droghe alcol sesso per riempire un vuoto, una competizione a primeggiare con se stessa e il mondo intero, e allora foto e porno, obiettivo e soggetto dello sguardo altrui, le relazioni difficili, il rapporto con se stessa altrettanto complesso. Protagonista, sempre, della sua storia, narrata con parole tese e con una scrittura vertiginosa, capace di aprire uno squarcio.

Fà che tutto questo continui. Non morire. Fammi imparare che l’amore è più di me.

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