Il Grande Gatsby

Il Grande Gatsby

Buon pomeriggio, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Il Grande Gatsby, scritto da Francis Scott Fritzgerald (traduzione di Alessandro Fabrizi), illustrato da Sonia Cucculelli, con una postfazione di Tony Tanner, ed edito da Neri Pozza Editore, che ringrazio per la copia.


Nella primavera del 1922 il giovane Nick Carraway si trasferisce a West Egg, sulla Gold Coast di Long Island, per imparare il mestiere dell’agente di Borsa. Per ottanta dollari al mese affitta una villetta di cartone logorato dalle intemperie a soli cinquanta passi dal mare, strizzata fra due enormi dimore. Quella a destra è una magione mastodontica da ogni punto di vista, con una torretta da un lato, una piscina in marmo e più di quaranta acri di prato e giardino.
È la villa del misterioso Jay Gatsby, un gentiluomo su cui si vociferano le cose più assurde – si pensa che abbia ucciso un uomo, che durante la guerra fosse una spia tedesca, che si arricchisca con il contrabbando –, famoso in tutta la baia per le sfarzose e stravaganti feste che organizza nella sua dimora.
Affascinato dalla enigmatica personalità del suo vicino, Nick si avvicina a Gatsby, un uomo che si tiene a curiosa distanza da tutto ciò che sfoggia: offre lo champagne in coppe più grandi delle ciotole che si usano per sciacquarsi le dita, senza berne nemmeno una goccia; possiede camicie che non ha mai indossato, libri che non ha mai letto, ed estende inviti a fare il bagno in una piscina dove non si è mai tuffato.
L’unica cosa che sembra attrarre e ossessionare Gatsby è la luce verde che brilla dall’altra parte della baia, dove sorgono i bianchi palazzi della modaiola East Egg, e dove vivono i Buchanan: Tom, un uomo rozzo e infedele, e sua moglie Daisy, cugina di terzo grado di Nick, la donna di cui Gatsby è perdutamente innamorato…
Impeccabile ritratto di un’epoca, quella dei ruggenti anni Venti, dove tra luci sfavillanti e sfarzosi party si cela una spietata oscurità, e dove il mito americano si sgretola pagina dopo pagina, Il grande Gatsby viene offerto in questa edizione nella nuova traduzione a cura di Alessandro Fabrizi, una traduzione che permette di comprendere il senso profondo di un’epoca sintetizzata in una cifra linguistica originale e incisiva: la prerogativa di un classico. Le illustrazioni di Sonia Cucculelli, che corredano il volume, realizzano magnificamente l’immaginazione visiva di ogni lettore che si avvicini a quest’opera capace di condensare mirabilmente in sé le aspirazioni e i conflitti che caratterizzarono la parte più irrequieta del secolo scorso.


Il trentenne Nick Carroway si trasferisce, nella primavera del 1922, dal Midwest all’ Est, terra di possibilità, di sogni e desideri, per cimentarsi con il lavoro di agente di borsa. Data la stagione e le abitudini a prati e spazi aperti, Nick – narratore della storia – trova per fortuito caso una casa a West Egg, una roba da poco, da ottanta dollari al mese a fronte di ville vicine da cifre molto più consistenti. E proprio una di quelle ville appartiene al misterioso Jay Gatsby, figura ammantata di fascino e segreti che Nick, all’inizio della storia, non conosce. Dall’altra parte della baia di New York, sorge l’East Egg, la culla dei ricchi, quantomeno di coloro che ricchi lo sono per davvero e possono vantare tale parametro da generazioni, rispetto ai nuovi ricchi del West Egg; ed in quella parte dorata e alla moda abitano i Buchanan, Tom e Daisy, lontana cugina di Nick. Calamitato nelle vite di questi ricchi semi- sconosciuti, Nick si ritroverà immerso in esistenze di facciata ma intimamente vuote, in atteggiamenti isterici, in tradimenti e in una faida per il cuore della bella Daisy dalla voce simile a un canto.

Nella meravigliosa casa dei Buchanan, Nick farà la conoscenza della signorina Jordan Baker, giocatrice di golf, sentirà di nuovo il nome di Gatsby e assisterà al litigio tra Tom e Daisy per via delle continue telefonate che l’uomo riceve dalla sua amante, Myrtle. Paradossalmente, sia Daisy, in modo più sottile, sia Tom e Myrtle, cercano di far accasare Nick con qualcuna, ma lui ammette a Daisy e Jordan, seppure controvoglia, di avere ancora una questione da sistemare nell’Ovest. Quando una sera per caso, desideroso di conoscere questo fantomatico personaggio che è Gatsby, va ad una delle sue feste, lo incontra senza volerlo, prima attraverso le distorte e parziali versioni della sua fama che lo precedono, poi parlando per caso con un uomo che scoprirà essere proprio lui, un padrone di casa che sembra estraneo alla sua stessa festa. Viene da chiedersi: perché, allora, lo fa? Nick lo scoprirà solo in seguito, quando la sua amicizia con Gatsby avrà preso piede e l’uomo gli avrà rivelato qualcosa in più su di sé e sulle sue origini. Il fulcro di tutto è proprio Daisy, il loro amore interrotto cinque anni prima e la scoperta di Gatsby che la donna amata ha sposato un altro; Nick diviene allora un tramite per riallacciare questo rapporto.

Gatsby interrompe quel “caravanserraglio” che erano le sue feste: hanno assolto il loro compito o lo sguardo di Daisy, carico di riprovazione, ha avuto effetto? Mentre Gatsby è ormai certo di riportare le cose com’erano, ora che può “prendersi cura” della donna che ama, si fanno più frequenti gli eventi a cui partecipano sia lui, sia Daisy col marito che Tom, fino al fatale giorno in cui il destino si compie. Le carte sono svelate, chi è davvero Gatsby? Nell’epilogo emerge tutto il vuoto, tutta l’assenza di empatia, di umanità: nessuno vuole esporsi per Gatsby, nessuno ha tempo. Le scappatelle sono state dimenticate, si parte per un viaggio. Come neve al sole, Nick assiste al dissiparsi di un sogno, allo spegnersi di quella luce verde che pare abbia guidato Gatsby fino alla fine.

Dire che ho amato questo romanzo è dire poco: dalle atmosfere, al cinismo, al lirismo della parola dell’autore, dai colori, all’epilogo tragico, dalla critica alla società americana all’idea del sogno. I personaggi, pur con le loro imperfezioni, con le loro fragilità e con i loro atteggiamenti non sempre piacevoli, mi hanno rapita, grazie anche ad uno stile che ha fatto scuola, capace di ricreare la meraviglia, la stratificazione e il pensiero di una società, il sogno americano e umano. Pieno di metafore, di simbolismi, di figure retoriche, è un romanzo che contiene tanti rimandi; ho trovato la sua lettura scorrevole ma non banale.

Una delle riflessioni che mi ha portato la lettura di questo romanzo è relativa alla presenza della tematica del doppio: Nick/Gatsby, Est/Ovest, West Egg/East Egg. Contrapposizioni, mondi distanti che solo il sogno può avvicinare, fondere nella speranza che trovino un punto di incontro. Il periodo che Nick trascorre nell’Est lo cambierà inevitabilmente, e il rientro in quell’Ovest dagli spazi sconfinati sarà quasi doveroso, come se a New York, terminata la stagione, non possa esserci altro da apprendere ed imparare; Nick deve rientrare a casa, ma cosa è stato per lui il periodo nell’Est? Un apprendistato? Una vacanza? Sicuramente, le cose che ha visto, le dinamiche che ha percepito, gli incidenti di cui è stato testimone, non possono che lasciare un peso sulla visione che Nick avrà del mondo: le ultime scene, gli ultimi momenti che passa in quella che è stata per un breve tempo la sua casa, ripercorrendo il sogno di Gatsby e la successiva disillusione, sono toccanti e cariche di emozioni. Nostalgia, vuoto: quella villa un tempo piena di risate e musica, di gente che non conosceva nemmeno il proprietario ma faceva di tutto per partecipare alle sue feste, tutto finito. Ora l’erba della sua villa è alta quanto quella della casa di cartone di Nick: quella sorta di sovrapposizione di identità tra Nick e Gatsby sembra essersi finalmente avverata, e come molte cose di questo romanzo, può farlo solo nella mancanza, nello spazio vuoto, nell’assenza che livella. E’ solo nel momento dell’estrema solitudine che Nick e Gatsby sembrano ritrovarsi. E se esiste allora un fronte Nick/Gatsby, a contrapporsi a loro c’è sicuramente Tom, un uomo con determinate idee di supremazia, un uomo che tradisce più volte la moglie ma che non ci sta quando intuisce di stare per fare l’altra parte nel gioco del corteggiamento tra Gatsby e Daisy; perché è così ostinato a rivolere Daisy? Sembra essere una questione di possesso che Tom vuole risolvere una volta per tutte, fino al gesto estremo: addossare all’altro la colpa delle proprie malefatte ben sapendo che ci saranno conseguenze gravissime. Quando Nick lo rincontra, lui sarà già assorbito da una nuova consapevolezza circa le persone come Tom, e l’uomo, dal canto suo, mostrerà una così marcata indifferenza da lasciare stupefatta me, meno Nick, ormai avvezzo a come vanno le cose.

Nick non è stato un narratore facile da seguire: si presenta sin da subito in un determinato modo, mostrando certi lati della sua personalità, come la sua indefessa onestà o la sua tendenza a non giudicare mai gli altri – tratto che secondo lui lo avrebbe portato suo malgrado ad essere scelto spesso come confidente; eppure, sin da subito, nei confronti di Tom, Daisy, Jordan, Gatsby e gli altri, la sua è una voce giudicante. A tratti è un narratore esterno, che osserva il gioco altrui, e ne disserta quasi con distacco, a tratti, invece, è protagonista e si lascia coinvolgere. Soprattutto dalla seconda metà del romanzo, mi è parso che prevalga la seconda natura di Nick, al punto da essere trascinato dagli eventi e forse anche per questo alla fine deve staccarsi, far ritorno a casa, dopo aver visto la pochezza di quella gente che affollava la casa di Gatsby e lo ha lasciato solo, alla fine. In Nick c’è rabbia e dolore per questa consapevolezza del genere umano, ma c’è anche quel sentimento di comunione con Gatsby, con quella figura volutamente centrale ma misteriosa, impalpabile, inconoscibile. Forse, alla fine, il fatto che Nick sia lì lo fa sentire come fosse l’unico ad aver afferrato l’essenza di Gatsby, a potersi permettere di essere con lui in quell’ultimo viaggio, a poter raccogliere le sue memorie – reali o finte, non ci è dato saperlo – e poterne fare storia, capolavoro, eternità. Come eterno è l’amore di Gatsby per la sua Daisy: un sogno nel sogno, lui fa di tutto per elevarsi al suo livello, ma i suoi sforzi sono vani. Proprio come quando al risveglio ci si appresta a ricordare il sogno stesso, Gatsby resta con la disillusione. Ma allo stesso modo, non è anche Gatsby un sogno? Una figura in controluce, ai margini, avvolto nella nebbia del passato, afflitto dall’idea del tempo, che farebbe di tutto per riportare le cose indietro? L’amore tra lui e Daisy è travagliato e tormentato, almeno stando ai frammenti che possiamo ricostruire tramite ciò che raccoglie Nick: è lui a renderlo così sentimentale o lo è stato davvero?

Le illustrazioni di Sonia Cucculelli offrono una perfetta rappresentazione grafica dell’immaginario scaturito da queste pagine; a corredo dell’opera, va assolutamente letta la postfazione di Tony Tanner, che offre spunti, idee, riflessioni, chiavi di lettura e cornici di riferimento per godere al meglio di questo classico della letteratura.

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