Metamorfosi

Metamorfosi

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del volume Metamorfosi – Gli dei, gli umani e la natura. I miti della trasformazione, scritto da Laura Manaresi, illustrato da Giovanni Manna, ed edito da Rizzoli, che ringrazio per la copia.


Nell’universo tutto cambia e tutto è unito. In un gioco di continue trasformazioni, i miti raccontano il legame indissolubile tra la natura e l’essere umano. Le più affascinanti storie di Ovidio nelle parole limpide di Laura Manaresi e nelle illustrazioni senza tempo di Giovanni Manna.


Il racconto delle Metamorfosi di Ovidio prende nuova forma, con una veste grafica incantevole e suggestiva, corroborata da storie intense e destinate sia ad un pubblico giovane che si approccia al mito, sia ad un pubblico che gia’ conosce queste storie; il mondo di Ovidio è multiforme, cangiante, è fatto di natura, animali, umani e soprattutto divinità antropomorfe, sempre pronte ad interferire, nel bene e nel male, nella vita di quegli umani che amano e temono al tempo stesso.

Sin dall’inizio, il mondo di Ovidio è connotato da trasformazioni, da metamorfosi appunto; all’inizio è il Caos, che contiene tutto ma in forma instabile e imprevedibile, e ogni cosa è aggrovigliata al suo opposto. C’è bisogno di un principio maggiore, sia esso divino o naturale, a mettere ordine, a dare nuova forma, più stabile, agli elementi, fino alla creazione dell’uomo, impasto di terra, pioggia e un soffio di cielo. La terra che calpesta questo primo uomo è una terra di pace ma essa dura brevemente perché gli dèi si fanno guerra: inizia il regno di Giove, delle stagioni, del desiderio. E col desiderio, arriva la mancanza, la tensione, la lotta per riconquistare uno stato differente.

Giove, padre e signore, deve intervenire più volte per placare la furia degli uomini e il loro oltraggio: così trasforma il blasfemo Licaone in lupo e decide di distruggere l’umanità. Solo Deucalione e Pirra, gli unici buoni, sopravvivono: a loro Giove mostra la sua magnanimità, la sua compassione, con un lembo di terra. E’ la seconda possibilità dell’uomo, un’altra trasformazione: le ossa di Madre Terra ripopoleranno le file degli uomini e delle donne. Ma non solo, dalla terra nascono anche dei mostri come Pitone, un serpente che semina il panico: l’unico a poterlo affrontare è il dio Apollo, bellissimo, impavido ma anche arrogante. A pagare il prezzo del suo disprezzo verso Cupido sarà Dafne che per sfuggire all’amore ossessivo del dio viene trasformata nel celebre albero d’alloro, che diverrà sacro proprio al divino Apollo. Il corpo “troppo desiderato” di Dafne, che invece vuole essere libera di disporre di se stessa, viene trasformato in corteccia, in radici e rami per sfuggire alle pretese di Apollo, troppo potente per essere sconfitto da un rifiuto. Vittima della furia degli dei cui non piace affatto essere presi in giro, è la bella ninfa Eco senza voce, senza lingua perché ha cercato di coprire i ripetuti tradimenti di Giove ai danni della moglie Giunone; si strugge d’amore per il bellissimo e superbo Narciso che la rifiuta e per questo amore non corrisposto si consumerà, al punto che di lei resterà solo l’eco, appunto. Parallelamente, Narciso pagherà il suo disprezzo innamorandosi del suo riflesso e consumandosi anche lui come Eco; di lui rimarrà un fiore e basta. Anche Medusa paga cara la sua bellezza, i suoi capelli simili a onde marine che attraggono persino Nettuno; il dio del Mare non è avvezzo ad attendere oltre e la porta nel tempio di Minerva la quale si inorridisce per l’abbraccio degli amanti, sacrilego nel suo Tempio. Ovviamente a pagare sarà Medusa, trasformata per sempre, punita proprio in ciò che di lei più si apprezzava: quei capelli lucenti ora sono vivi serpenti. Non solo, nessuno potrà guardarla senza tramutarsi in pietra, in una pena che toglie a Medusa la capacità di riconoscersi per mezzo dello sguardo altrui, relegandola per sempre al ruolo di mostro.

Con un linguaggio semplice e diretto, l’autrice ripercorre il poema epico di Ovidio, le Metamorfosi: le storie classiche del mito, dalla creazione agli amori proibiti, dai mortali a volte tracotanti alle divinità spesso arroganti, rivivono grazie a una narrazione moderna e a illustrazioni meravigliose, rigogliose e piene di dettagli, destinate a restare impresse e a dare forma e corpo ai personaggi narrati. La trasformazione è ovviamente il tema portante delle storie: ci si trasforma come punizione, ci si trasforma per sfuggire all’amore o per cercare di raggiungerlo; non solo, la trasformazione serve a ripopolare la terra o a dare la possibilità a Cadmo, ad esempio, di poter fondare la sua città (Tebe) dopo la morte dei suoi soldati. La storia di Cadmo e Armonia però è anche una storia di amore e di vendetta, come spesso accade, perché Cadmo da giovane uccide un serpente caro a un dio, Marte, e pagherà con maledizioni e sfortune tale gesto; solo da anziano, per espiare la sua colpa invoca gli dei e diviene egli stesso serpente squamoso. La sua amata Armonia lo ama ancora e chiede di essere trasformata pure lei: il ricordo sereno del loro amore li rende serpenti pacifici. Altra vittima di un amore ossessivo è la ninfa Siringa, che viene trasformata in un ciuffo di canne per sfuggire al dio Pan, il quale poi userà la siringa come strumento musicale con il quale, vanitosamente, sfiderà nientemeno che Apollo. E ancora la musica è al centro del mito di Orfeo: ha perso la sua amata moglie Euridice per ben due volte perché non è riuscito a resistere alla tentazione di guardarla nel regno dei Morti e ora, afflitto e devastato, gli resta solo la musica, la sua cetra. E’ la natura intera ad accogliere ed empatizzare con quel canto, ripiegandosi attorno ad Orfeo: nasce così un bosco, un riparo, un rifugio, un ristoro, per il corpo e per l’anima.

Dei e mortali si confrontano in una lotta eterna per decretare la supremazia degli uni sugli altri: è il caso di Minerva ed Aracne, ma Minerva sa essere anche compassionevole quando salva Cornacchia dalle grinfie di Nettuno. Spesso le divinità sono mutevoli, ingannevoli e tentatrici, rendendo quindi gli umani talvolta prevenuti ma comunque sempre irrimediabilmente attratti dalla loro immortalità e dal potere che emanano; il rapporto tra umani e divinità è quindi complesso, tormentato, unico. Gli dei sono capaci di compassione e di ira feroce, come quella di Diana che colpisce il povero Atteone, di doni speranzosi ma sono tuttavia soggetti anche loro alle atrocità del fato, sempre presente e vincolante.

L’ultima storia che ci viene raccontata rappresenta il messaggio stesso di tutti questi miti: tutto si trasforma, dice Pitagora parlando al suo mare di Crotone, un mortale, certo, ma destinato a cambiare, ancora, la storia dell’umanità. Le metamorfosi, le trasformazioni, non hanno mai fine, dentro e intorno a noi.

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