Il peso del sangue

Il peso del sangue

Buon pomeriggio, lettori! Esce oggi il thriller psicologico Il peso del sangue, scritto da Laura McHugh (traduzione di Barbara Cinelli) ed edito da Nua Edizioni che ringrazio per la copia.


Le radici della famiglia Dane sono ancora saldamente piantate nella cittadina di Henbane, nell’altopiano d’Ozark, ma questo non impedisce alla sedicenne Lucy Dane di essere trattata come un’estranea. La gente mormora ancora di sua madre, una giovane e seducente forestiera la cui misteriosa sparizione ha dato vita a una serie di miti e leggende locali. Quando una delle poche amiche di Lucy, Cheri, affetta da una forma di ritardo mentale, viene trovata morta, Lucy si sente perseguitata dalla scomparsa di quelle due ragazze perdute: la madre che non ha mai conosciuto e l’amica che non è stata in grado di proteggere. Tutto cambia quando trova casualmente una collanina appartenuta a Cheri in una roulotte abbandonata e sente il bisogno di mettersi a caccia di risposte. Quel che scoprirà renderà impossibile ignorare i sospetti che ricadono sui suoi stessi consanguinei. In un posto in cui i legami di sangue contano più di ogni altra cosa, Lucy dovrà decidere da che parte stare


Nel piccolo paese di Henbane, nei pressi dei Monti Ozark, il mese di marzo è segnato dal macabro ritrovamento di un corpo, quella della giovanissima Cheri, assassinata. Ciò che sembra atterrire e infastidire maggiormente la gente del posto è proprio il macabro ritrovamento, così talmente avvezzi ad una violenza consumata in silenzio da essere scandalizzati dall’urgenza del killer di esporre il corpo. Come a dire: va bene essere violenti, qui lo sono tutti, ma non mettetelo in piazza. Cheri aveva diciassette anni e un ritardo mentale, una madre difficile e una vita ancor più complicata fatta di una povertà dilagante, non solo economica ma umana. L’unica persona che sembra starle vicino è Lucy, una delle voci narranti della storia, che ha sedici anni ed è stata per anni l’unica amica di Cheri; certo il loro rapporto si è interrotto forse proprio per le voci sulla vita complicata della ragazza, del suo ritardo, e adesso nei suoi ricordi Lucy si mortifica con il senso di colpa sia per come le cose sono andate sia per come si è comportata in passato. Quello che regalava a Cheri, alla ragazza sembrava un piccolo tesoro mentre per Lucy erano scarti, pezzi rotti. E così, sulla via della colpa, sembra essere l’unica a voler cercare risposte alla morte della ragazza che era sparita per un lungo anno.

Lucy è considerata anche lei una sorta di emarginata, pur essendo nata e cresciuta a Henbane, per via delle radici materne, una donna bellissima proveniente nientemeno che dall’Iowa, e che, da un giorno all’altro, sparisce. Nessuno sa cosa le sia successo, nessuno ne parla, anche se qualcuno ancora guarda di sottecchi Lucy, così uguale a quella madre definita esotica e alla stregua di una “strega”. Quando Lucy per caso trova qualcosa appartenente a Cheri, inizia a cercare, assieme a Daniel e all’amica Bess, delle risposte sulla scomparsa della ragazza. Pian piano, tutto ciò che crede di sapere dei suoi affetti più cari viene messo in dubbio. Lucy si rende conto di essersi lasciata abbindolare da quelle voci che definisce “favole” sulla vita di sua madre ma d’altronde perché non avrebbe dovuto credere a chi è rimasto con lei? L’abbandono di una madre, forse una fuga, forse un suicidio, è qualcosa di difficile con cui fare i conti e forse Lucy cova anche della rabbia silente per questa figura mitizzata nel suo tenue ricordo, da cui si sente abbandonata appunto. Così redige una serie di elenchi dove appunta le cose che sa di lei, le persone che l’hanno conosciuta e, quando quasi per caso ritrova la collana dell’amica Cheri si chiede: se posso cercare risposte per la fine di Cheri perché non farlo anche per la scomparsa di Lila? Quando i segreti che verranno a galla colpiranno proprio la sua famiglia, il suo sangue, cosa farà la giovane Lucy? Darà importanza alla verità o coprirà la sua famiglia?

La narrazione segue diversi punti di vista, in particolar modo si concentra sulle voci di Lucy e di Lila; non solo, la pluralità di voci si accompagna anche a salti temporali nel passato per ricostruire l’arrivo di Lila nella cittadina di ben 707 anime. Ci sono anche capitoli narrati da altri protagonisti della storia, come Gabby, Birdie, Ransome che, ad esempio, offrono uno spaccato sia sulla famiglia Dane, su quel mistero affascinante che è Lila, ma soprattutto sulla cittadina di Henbane, sulla sua ristrettezza mentale. Henbane è un posto gretto, piccolo, mediocre, in cui l’estraneo, lo sconosciuto è guardato con sospetto, antipatia e ostilità; qui tutti sanno tutto di tutti ed è ovvio che i segreti vengano tramandati di generazione in generazione. Chi viene da fuori non è mai accolto a braccia aperte, anzi, e chi è costretto per un motivo o per l’altro a restare, non si sentirà mai a casa; a interrompere la sonnacchiosa routine cittadina è proprio Lila che, pur restandoci brevemente, riesce a lasciare un segno in chi la conosce. Un angelo, la definisce Jamie, una strega, preferiscono gli altri; la figura di Lila è quella che mi ha colpito maggiormente facendomi riflettere su quanto la bellezza possa essere una condanna. La chiusura mentale di Henbane, però, non si rivolge soltanto verso chi viene da fuori ma alimenta quasi la linfa di tutti i cittadini portandoli a chiudersi in loro stessi, nutriti da una colossale sfiducia verso chiunque. E in questo contesto si muove Lucy, che appartiene ad una famiglia molto conoscouta: tutti temono suo zio Crete, anche se lei non capisce bene perché. Scavare in questo sostrato di silenzi e bugie sarà doloroso ma doveroso. Lucy, che somiglia sempre più a Lila, ha fame di verità: solo tramite la storia di sua madre può riappropriarsi di questa figura, sentirla sua ed elaborare la perdita.

C’era qualcosa in lei, esercitava una strana attrazione. Volevi avvicinarti a lei, toccarla, annusarla, vedere se era reale. Ma allo stesso tempo questa cosa faceva paura alla gente, che si arrabbiava con lei per avergli fatto desiderare delle cose, o perché non si erano nemmeno accorti che le volevano.

Leggere alcuni passaggi del passato è stato molto intenso e doloroso: vedere come Birdie ad esempio ha inizialmente mal tollerato l’arrivo di Lila aggregandosi ai pettegolezzi, salvo poi lasciarsi contagiare da quello sguardo determinato ma puro di Lila. Una ragazzina in fin dei conti, che ha perso all’improvviso i genitori e ha viaggiato di casa famiglia in casa famiglia, fino a giungere a Henbane per accettare un contratto di lavoro che scopre essere degradante, per sognare un futuro diverso, e trovare il suo infermo. Lila ha una solo “colpa”: e’ bella. E la bellezza va sporcata,  offesa, mutilata. I suoi sogni calpestati. Lila vuole solo che vada tutto bene, ci prova, ma ovviamente tutto precipita.

L’autrice ci regala un thriller psicologico intenso che fa della ricerca della verità il suo fulcro portante: in un posto omertoso, come può essere che nessuno abbia visto qualcosa inerente la scomparsa di Cheri? E perché nessuno vuole parlare di Lila? Eppure, qualcuno deve sapere qualcosa. Una storia di vendetta, di amore, di malvagità, di perversione, narrata con uno stile incisivo e capace di caratterizzare al meglio i suoi protagonisti; una storia di legami famigliari difficili, basati sulla manipolazione e sul controllo, una storia di segreti inconfessabili e crimini efferati, e di una ragazza che voleva solo sopravvivere, sognando un destino diverso. Una madre e una figlia che si incontrano per pochissimo tempo ma il cui legame non smetterà di esistere; Lila ama Lucy più di qualunque cosa, Lucy che deve crescere senza di lei, confrontandosi coi ricordi altrui, pezzetti di quella madre che ha ammaliato tutti e di cui non le resta nulla. Può la verità fare giustizia e riportarle indietro questo affetto? Lucy deve scoprire da sola la risposta a questa domanda, ma sicuramente fare luce sul passato della sua famiglia non sarà facile.

Ora, non spetta a me dirti cosa pensare della tua famiglia, ma devi guardare oltre ciò che ti è sempre stato insegnato e ascoltare ciò che nelle ossa senti che è vero.

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