Il guerriero di ghiaccio

Il guerriero di ghiaccio

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo della novella Il guerriero di ghiaccio, scritta da Jessica Imhof, che ringrazio per la copia e per gli splendidi omaggi, ed edita da Genesis Publishing. Lo novella è precedente alle vicende narrate nel romanzo Il cristallo della luna.


I suoi occhi blu sono in grado di raggiungere l’anima delle persone, il suo sguardo di ghiaccio può far tremare il cuore più valoroso.
Solo lei riesce a non farsi intimidire da quel gelo e vedere oltre l’addestratore dell’esercito, l’uomo forte e paziente che si prende cura di coloro a cui tiene. 
Riuscirà, dal canto suo, Vidar ad andare al di là della levatura della figlia di un Lord e trovare Peygëa?


Un peïmir è il lasso di tempo necessario a un fiore per sbocciare, rendere il mondo un posto migliore e più colorato, poi infine morire.

Vidar è l’addestratore dell’esercito del Saar, fedele alla sua terra più che alla famiglia attualmente al potere, la casata di Daras; cresciuto dallo zio Reza, è un uomo dal fisico asciutto e dallo sguardo di ghiaccio, usato come strumento per zittire le inopportune illazioni sulla sua vita privata, che non vuole condividere con nessuno. Vive nella sua casa di famiglia e ospita il giovane Kaylèb, di cui si prende cura sin da quando il ragazzo è rimasto solo. Vede nel giovane tante possibilità nell’esercito se non che proprio Kaylèb gli accenna di essere stato avvicinato da un uomo che Vidar detesta, Aulos, capo della guardia personale di Daras; pur avendo un giorno libero, Vidar sente di dover risolvere la situazione con il suo piglio determinato e va a parlare con Aulos. Subito dopo, però, incontra proprio Daras il quale gli affida la formazione militare del principe Alyon, considerato da Vidar un ragazzino arrogante. E in quel corridoio, un raggio di sole, un bocciolo di primavera: Peygëa, figlia di Lord Helius, dallo sguardo ambrato e dal sorriso limpido. Quando per caso lei e Vidar si rincontrano al mercato, l’uomo l’aiuta e non potrà far altro che scoprire che persona speciale la ” signorina Pyg” sia. Nel frattempo, gli allenamenti con il Principe sono proprio come Vidar aveva previsto, difficili per via dell’atteggiamento di Alyon; proprio alla fine di un allenamento con lui, Vidar ritrova Pyg prostrata per un litigio furente con il padre che vuole vederla sposata ad Alyon e impedirle di aiutare i meno fortunati, come lei vorrebbe fare. Vidar la riporta a casa, si sincera che lei stia bene ma ancora si racconta una storia: Pyg è una bellissima ragazza, lui trascorre volentieri del tempo con lei ma nulla di più … Peccato che quando i suoi occhi incontrano quelli di Pyg, qualcosa nel fondo del suo cuore si smuove … Ma Pyg è destinata ad altri, come può volerla per lui? Come magneti, si cercano e si respingono in un gioco che rischia di diventare pericoloso.

Puoi mentire a te stesso, ma le tue labbra conoscono la verità.

Vidar si convince che è meglio per Pyg stargli lontano, ma la ragazza è una furia determinata ad impedirgli di gettare al vento quel loro primo bacio. Pyg lo cerca, Vidar non può e non vuole scappare da quel suo cuore innamorato, da quella anima che pare brillare di luce propria. E Pyg è dolce ma anche scaltra, lo sfida, lo pungola, lo porta fuori città, fuori da sguardi indiscreti, per una cavalcata. E riesce a stupirlo, a tirare fuori ricordi piacevoli e sepolti legati allo zio e alla Foresta Antica, con lei, lui riscopre se stesso. Ma lo splendore del loro giovane amore, benedetto anche dal fratello di Pyg, deve affrontare una sfida enorme: delle creature malvagie si intrufolano nottetempo in casa di Vidar, cosa vogliono? Ma, soprattutto, chi le manda?

L’autrice riesce a ridefinire e riportarmi ad un mondo specifico, quello di Saar, punteggiando una storia nuova; scopriamo così la famiglia di Daras, le altre casate, la gerarchia sociale di questo mondo in cui i ricchi e i poveri sono ben separati e in cui il titolo vale più di ogni cosa, anche delle scelte personali. Pyg è destinata ad un futuro che non vuole, il padre saprà darle la possibilità di scegliere in nome del suo amore per lei o la costringerà ad un matrimonio solo per avere un titolo?

In poche pagine, l’autrice condensa informazioni, trame, personaggi interessanti che rendono la lettura scorrevole grazie anche ad uno stile descrittivo che si riconferma capace di ricreare dinanzi ai miei occhi un territorio, un mondo coerente e interessante. Spazia attraverso la città di Naskai ma tramite i ricordi di Vidar ci trasporta in un altrove, nella Foresta Antica; assieme a Pyg, lui pianifica, in attesa di un futuro che da impossibile diviene potenziale. L’incontro con Peygëa offre l’occasione per osservare una parte della città di Naskai inedita, dove la povertà dilaga e il cuore buono della giovane donna si prodiga in azioni per aiutare i bisognosi. Sicuramente anche questo lato della sua personalità contribuisce a creare quella particolare alchimia tra lei e Vidar, completamente soggiogato dallo splendore tanto esterno quanto interno della donna. Affascinato e terrorizzato al tempo stesso da questo nuovo sentimento, Vidar resta un uomo d’onore, disposto a zittire il cuore per far prevalere la ragione; a ciò si oppone la passione, l’amore incondizionato e senza malizia di Pyg, una donna che fa di tutto per il suo uomo, per la possibilità di una vita insieme. Il ritmo della narrazione è ben sostenuto, non ci sono tempi morti: il tutto è scandito dal passare delle stagioni a simboleggiare un peïmir che trascorre e cadenza la ritualità della vita. Un amore, un lampo di luce in una vita di ghiaccio, e un dolore infinito, la perdita e la scoperta che, forse, non è tutto è perduto: che ci può essere vendetta, anche abbracciando l’oscurità. Tutto questo è il passato di Vidar, il suo bagaglio, il suo peïmir più difficile.

Ringrazio ancora l’autrice per i graditissimi regali e per le sue parole!

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