La nostra furiosa amicizia

La nostra furiosa amicizia

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo La nostra furiosa amicizia, scritto da Rufi Thorpe (traduzione di Claudia Durastanti), edito da Bollati Boringhieri che ringrazio per la copia.


California, anni Zero. Bunny è bellissima, alta, bionda, con un padre costruttore edile e una piscina in giardino. Michael – coda di cavallo lungo la schiena e piercing al naso – vive con la zia nel piccolo cottage lì a fianco. Il giorno in cui Bunny sorprende Michael a fumare nel suo giardino, lui scopre che la vita della ragazza non è perfetta come sembra. Alta uno e novantadue, Bunny sovrasta i suoi compagni. E per quanto sogni di primeggiare e qualificarsi per le Olimpiadi, per lei sarebbe ancora più importante sentirsi normale, essere accettata, avere un ragazzo, e al tempo stesso poter nascondere l’imbarazzante problema di alcolismo del padre. Anche l’esile, intelligentissimo Michael ha i suoi segreti.
A casa e a scuola finge di essere etero, ma poi cerca uomini online per incontri anonimi che lo elettrizzano e insieme spaventano.
Quando Michael si innamora per la prima volta, un orrendo giro di pettegolezzi malevoli comincia a circolare e le conseguenze di un gesto terribile, accidentale, finirà per determinare in maniera imprevista il futuro di entrambi i ragazzi, e della loro amicizia.
Rufi Thorpe ci regala la storia bellissima e tormentata di due esseri umani che desiderano restare uniti, oltre le più disperate delle circostanze. E un’affascinante riflessione sulla complessità e l’urgenza delle migliori amicizie, sulla distanza che siamo disposti a percorrere per proteggere e difendere i nostri affetti e su che cosa succede quando certi legami vengono sollecitati fino al punto di spezzarsi.


Michael e Bunny sono vicini di casa e non potrebbero essere più diversi di così: lui, col piercing al naso, i capelli lunghi, lei, altissima e goffa, ingenua. Eppure, ci sono tanti piccoli punti di contatto tra questi due adolescenti che devono affrontare la vita in una cittadina come North Shore, che fa dall’apparenza il suo marchio di fabbrica. Entrambi hanno delle famiglie problematiche ed entrambi farebbero qualunque cosa per essere amati, per essere visti. Questa è una delle tematiche portanti dell’intera storia, raccontata dal punto di vista di un Michael adulto che rivive quei primi momenti, sia relativi all’arrivo nella nuova comunità, nella nuova vita, successiva all’arresto della madre per l’aggressione al padre con problemi di alcol, sia relativamente alla sua amicizia, prima germinale poi preponderante con Bunny. Nonostante Bunny sia la figlia di un agente immobiliare famosissimo in zona, che ha contribuito praticamente a una nuova urbanizzazione della cittadina, la ragazza vive un pò ai margini, sia per la sua bontà di fondo, sia per la sua altezza eccessiva. Bunny si sente diversa in così tanti modi da essere persino difficile per lei narrarli: è un mostro? o una freak? Un fenomeno da baraccone? Io direi che, come coglie Michael col senno di poi, Bunny è una ragazza che vuol essere accettata, che fatica a ritrovarsi in un corpo che cambia senza il suo controllo, tema molto caro nell’adolescenza; l’incontro con Michael, che non nasconde la propria omosessualità, è per lei la via per scoprire se stessa, il suo rapporto col padre e con la madre morta in un tragico incidente e per rapportarsi ai concetti di giusto e sbagliato, altro tema cardine della storia.

Essendo due adolescenti alle prese con il tipico liceo americano, molte delle loro conversazioni sono perfettamente calate nel contesto ed epoca in cui il romanzo è ambientato e girano attorno a quei temi così sentiti in quel periodo della vita: la ricerca di un senso alla propria esistenza, l’identità, la comprensione del mondo adulto ora così vicino eppure ancora pieno di mistero, l’amicizia, l’amore, il sesso. L’amicizia tra Michael e Bunny è intensa, è totalizzante, come accade spesso nei rapporti che si stringono a quell’età: entrambi si riconoscono nella loro definizione di amore fatta di prendersi cura, fatta di litigi e momenti di grande intimità. Come tutto a quell’età, anche la loro amicizia viene vissuta in maniera feroce, struggente, ricercando un’unicità figlia del bisogno di sentirsi accettati. Mentre Michael sembra più determinato nelle proprie scelte, soprattutto in fatto sessuale, Bunny sperimenta i primi approcci servendosi di luoghi comuni, di sentito dire, di pettegolezzi messi insieme a formare l’idea di ciò che l’altro può desiderare, e finisce inevitabilmente per restare schiacciata da questo suo intento. Atteggiandosi a donna che sa ciò che vuole, Bunny segna l’inizio del suo declino: i pettegolezzi sulla sua aggressività sessuale – forse metafora di una fame indicibile di amore – la catapultano in una serie di situazioni da cui, di fatto, non verrà più fuori, modificando la propria vita per sempre. E’ la voce di Michael, cinica, audace, sincera, tormentata, a tratti dolorosa da ascoltare per ciò che dice, a narrare questa storia, fatta di bugie, di equilibri e disequilibri familiari.

Non mi capivano e questo gli ha fatto venire voglia di cancellarmi, e Terrence non mi capiva e questo gli ha fatto venire il desiderio di salvarmi.

Nonostante le belle case e le belle vite, la ricchezza così sapientemente alternata alla povertà, a North Shore c’è violenza, c’è brutalità e c’è odio per il diverso, alimentato da un episodio spiacevole e tesissimo che coinvolge proprio Bunny. Come un fulmine a ciel sereno, la dolce e goffa Bunny che non sa cosa fare dei suoi arti, che si chiede se qualcuno saprà mai amarla e spera solo che la sua altezza smetta di aumentare, diventa altro, diventa il catalizzatore di eventi drammatici che mettono in luce però meschinità, avidità, brutture. E Bunny come reagirà? Come reagirà Michael di fronte a tutto ciò? Lui con le sue idee così nette e decise, sulla giustizia, sulla morale, come può conciliare le versioni dell’amica che ha davanti? Come può fare i conti con le sue decisioni? Non solo, anche lui diviene bersaglio, fino a quando, nei capitoli finali, si apre lo spiraglio della crescita, della speranza. Quel luogo così denso di eventi e sentimenti diviene quasi un luogo dell’anima, lontano nello spazio – tempo della memoria alla luce dell’uomo che ora è. Ma è davvero così?

E’ la lotta per la conquista del sé, per la sincerità più brutale che esista: quella che permette di riconoscersi, sempre e comunque. Il riflesso nello specchio cosa dice a Michael di se stesso, ora? In lui c’è rimorso, rimpianto, c’è paura e odio, c’è l’urgenza di un riconoscimento di un patto che Bunny, secondo Michael, tradisce; e non importa se lo ha fatto per proteggere l’amico, Michael non riesce fino in fondo a perdonarla, a perdonarsi, a guardare in faccia dove le scelte individuali sono andate a finire. Chi è diventata ora Bunny? Quanti altri colpi è destinata a prendere prima di perdersi? E’ rimasto qualcosa di quei ragazzi negli adulti che ora si stringono in un lento abbraccio? Riconoscimento, perdono, malinconia, crescita, rabbia: così tante emozioni condensate in una penna capace di farmi arrabbiare, commuovere, indispettire. Che cos’è la bellezza? Che cosa significa essere belli? Che cosa ci vuole per essere amati? Riflessioni che restano anche dopo l’ultima pagina, dopo Bunny, Michael, Gabby, Anthony, Ray, Ann Marie e tutti gli altri personaggi.

Voglio dirti che c’è qualcosa di bellissimo in te.

Con uno stile lucido, l’autrice ritrae un’epoca, uno spaccato di vita, una società fatta di pregiudizi, parla di aspettative, di illusioni, di sogni e di famiglia, parla di amori difficili da accettare e menzogne. Parla, in definitiva, di una storia così vitale da risultare travolgente: un fiume in piena che divampa dalla parola potente dell’autrice e che mi ha paralizzata, pietrificata anche quando avrei voluto guardare altrove, e invece sono rimasta lì, con Michael e Bunny, con il loro destino, riflettendo inevitabilmente su di me, sulla mia vita, sulle mie furiose amicizie.

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