Ai margini del sogno

Ai margini del sogno

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo ” Ai margini del sogno“, scritto da Adam Foulds (traduzione di Mariagiulia Castagnone) ed edito da Bollati Boringhieri che ringrazio per la copia.


Attore protagonista di “The Grange”, serie tv amatissima dal pubblico femminile, Henry è stanco del piccolo schermo, l’ambizione lo spinge a desiderare ruoli migliori. Che sia solo, chiuso nel suo appartamento a mangiare monacali piatti di riso e verdure al vapore, o nelle feste affollate a sniffare cocaina, la consapevolezza che ha di sé, della sua immagine, del suo posto nel mondo è fortissima e incessante: Henry esige di essere preso più seriamente. La promessa di un passo avanti arriva con il provino per un film diretto da un rispettatissimo regista spagnolo: Henry sente di essere sul punto di raggiungere una credibilità intellettuale e, finalmente, la tanto perseguita celebrità tra chi conta davvero. Ma Henry è anche ? del tutto involontariamente ? una parte importante della vita di Kristin, fresca di divorzio. Sola nella sua casa vuota di Filadelfia, cade anche lei vittima di un’ossessione, non per la fama ma per il bell’attore inglese, e si convince che il loro destino sia di stare insieme: non dovrà che prendere un volo per Londra perché la loro «relazione» diventi realtà. “Ai margini del sogno” è una sorprendente meditazione sulla celebrità nel nostro momento storico, quando i confini tra la vita interiore ed esteriore, tra l’essere preda o inseguitore, vengono sfumati da infiniti schermi luminosi, grandi o piccoli che siano.


Kristin è una donna recentemente divorziata: ha sposato il suo capo, non per amore, ma quasi per contratto. Un incontro casuale e del tutto estemporaneo con il bell’attore Henry Banks, sconvolgerà la sua esistenza, cambiando il focus della sua vita, piantando il seme di un’inquietante ossessione.

Henry Banks è in procinto di fare il provino della vita per ottenere la parte nel nuovo film di un regista geniale e visionario, dopo aver recitato per tanti anni in una fortunatissima serie-TV: attanagliato da insicurezze e dubbi, si sottopone ad una dieta restrittiva per incarnare il ruolo del protagonista, un soldato dal corpo duro, muscoloso ma devastato, e dalla psiche tormentata.

Con uno stile ipnotico, poetico e quasi sognante, l’autore mi ha condotto attraverso una lettura – viaggio, un’immersione totalizzante nella mente di Kristin, inizialmente breve comparsa ma capace di inquietarmi, e poi in un lungo momento, come un flusso di coscienza, dedicato ad Henry. Ho sentito come se , una volta iniziata la storia, le pagine corressero veloci e senza freni verso la fine, con l’intima convinzione che le scene osservate stessero per condurmi ad un finale capace di fermarmi di colpo. E riflettere. Metabolizzare.

Henry è un personaggio abitato da opposti, da contraddizioni: potrebbe vivere una vita di rendita, per così dire, data dalla sua bellezza canonica ma vuole di più. Vuole che venga riconosciuto il suo talento, perché è un attore di teatro brillante e talentuoso, ma al tempo stesso teme costantemente di non riuscire. Rifugge la notorietà pubblica in un mondo “social”, ma non è immune dal fascino dei privilegi che da essa derivano. Personaggio complesso, a tratti annoiato e chiuso in un egocentrismo che gli impedisce di prendere attivamente parte alle conversazioni senza risultare lontano, inaccessibile; eppure, sembra quasi inconsapevole di questo suo atteggiamento e l’autore lo presenta in modo tale che non ho potuto fare a meno di seguirlo, di affezionarmi a lui. Mi sono chiesta: quando Henry recita un ruolo e quando è davvero se stesso? Quando si concede il lusso di lasciarsi andare senza timore di mostrarsi per quello che è? O forse, ha troppa paura che il suo vero sé non venga apprezzato?

Henry proprio non ci sta ad essere considerato fortunato, soprattutto dai suoi famigliari, per aver ottenuto quella che ritiene la parte capace di fargli fare il salto di qualità: dov’è il riconoscimento per il suo duro lavoro? Sicuramente, quello che intravediamo della sua famiglia, fornisce un contesto ambientale per cogliere alcune delle sfumature del carattere dell’attore: quello che risalta è il modo in cui Henry legge le dinamiche, le azioni, i silenzi, dei suoi famigliari.

L’analisi psicologica del suo personaggio è lucida, acuta, intensa: Henry vuole ottenere quella parte ed è pronto a tutto. La fame, frutto della dieta che deve affrontare per approcciarsi al ruolo di Mike, diviene una costante, qualcosa di vivido che lo svuota dall’interno così che poi possa riempirsi del suo personaggio: ma dove si colloca il confine tra lui e Mike? Henry si fonde in Mike che si nutre dell’attore: ammetto che, personalmente, avrei voluto approfondire gli esiti di questa fusione.

Henry è un uomo che, come gli viene detto, trasuda seduzione ma quello che l’autore ci mostra è il tormento intimo di una persona alle prese anche con le sue fragilità: non crede in se stesso, passa il tempo immaginando di non essere all’altezza degli altri, invidia il successo altrui in un modo che, come la fame impostagli per la parte, lo consuma. Invidia e fortuna, intrinsecamente avvolte. Come uscire dalla spirale di disperazione che lo coglie nei momenti in cui è solo e anche quando è tra la gente? Ottenendo la parte, recitando un ruolo, ponendo il futuro del suo successo nelle mani di un grande regista. Cosa ne sanno gli altri di quanto tutte le piccole cose della vita siano irrilevanti di fronte alla possibilità di lavorare nel film di questo grande regista? Henry è solo con questo compito e con questa responsabilità. Cosa accadrebbe se dovesse fallire?

“Il suo destino stava per compiersi e non c’era niente che lui potesse fare per evitarlo.

Henry vive così diviso tra la paura del fallimento, l’ansia di vedere il proprio unico obiettivo sfumare, l’euforia per aver ottenuto la parte, per essere stato scelto. Un uomo fatto di luci ed ombre, di sfumature, i cui pensieri, le cui routine sono messe a nudo, eppure, resta qualcosa di ineffabile, di personale, che sfugge, credo volutamente. Anche nel rapporto con i genitori, Henry prova ad essere se stesso, autentico, ma pare, almeno secondo la sua percezione, che questo non basti. E’ davvero così?

Ritroviamo Kristin, dopo essere apparsa fugacemente nelle prime pagine del romanzo, nella seconda parte: affronta un viaggio lunghissimo, geograficamente e non, per raggiungere Londra e ricongiungersi nella sua personale idea di amore all’attore che ha incontrato per qualche minuto fuori dalla toilette di un aeroporto e che da quel momento è diventato la sua ossessione. Nessuno dei suoi affetti reali può competere con l’idealizzazione cui la donna ha sottoposto l’attore: i sogni sono tutti incentrati su di lui, le aspettative, il futuro; a nulla valgono le parole, magari brutali, che la madre cerca di farle arrivare. Kristin è convinta che sia stato il destino, interpretando in maniera del tutto personale alcuni fatti, a farli incontrare e a volerli insieme. Spende una fortuna, attraversa il mondo, per essere lì. Anche lei è un personaggio complesso che, forse, avrei voluto vedere maggiormente. Il suo sguardo diviene disilluso nei confronti di quella Londra turistica che visita nell’attesa del momento topico: tutto sbiadisce sullo sfondo dei “luoghi di Henry”: il suo domicilio, il vicolo dove si colloca la sua agenzia, il teatro in cui va in scena lo spettacolo di suo padre. Tutto è rarefatto attorno a questi luoghi di cui Kristin si immagina futura parte attiva. Ed eccolo, il momento. Breve, sconvolgente, inquietante, drammatico.

Sedeva immobile come un seme. Promessa sposa. Amata. Tutto. Niente.

Con una scrittura fluida, l’autore indaga la psiche di due personaggi complessi, affascinanti, che mi hanno lasciato riflessioni: una storia di confini, di inquietudine, di vite sotterranee, fatte di vuoti, di desideri, di paure e follie, che l’autore scalfisce, sullo sfondo di una Londra moderna, di un mondo come quello del cinema che seduce ma a caro prezzo. L’autore denuda i pensieri, le manie dei suoi personaggi, lasciando, comunque, qualcosa di indecifrabile, di indefinito, da colmare con l’immaginazione del lettore; a fine lettura, mi sono chiesta cosa succeda ai personaggi, quasi come fossero reali, quali le conseguenze delle loro azioni e non azioni, gli esiti finali dei loro comportamenti.

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