Winnie Puh

Winnie Puh

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del volume Winnie Puh, scritto da A. A. Milne (traduzione di Luigi Spagnol), illustrazioni di E.H. Shepard, edito da Salani Editore, che ringrazio per la copia.


L’Orso Puh e i suoi amici non hanno Cervello nella testa, ma solo peluria grigia, il che farebbe pensare che siano soltanto dei giocattoli. Eppure sono capaci di vivere Memorabili Avventure, come quasi catturare un Guzzo, incontrare un Effalumpo, perdere la coda e ritrovarla, compiere gli anni e ricevere due regali, scoprire il Palo Nord, restare contemporaneamente circondati dalle acque e infine andare tutti alla Festa in Onore di Puh. Il guaio è che Christopher Robin, a volte, quando cerca di ricordare tutto questo, se ne dimentica. Ma forse, invece, basta chiederlo ai milioni di bambini che hanno letto questo grande classico in tutto il mondo.


In ogni capitolo, Orso e i suoi amici della Foresta si imbattono in avventure, a tratti comiche, a tratti quasi ridicole, ma tutte, se lette con attenzione, contengono un messaggio: non lasciarsi abbattere dalle difficoltà, chiedere sempre aiuto, essere determinati nel perseguire i propri obiettivi. Puh e gli altri animali di pezza, pur essendo tali, si fanno portatori di riflessioni e soprattutto aiutano Christopher Robin a ragionare su alcune cose; così, sotto forma di favole, l’autore parla al figlio di cose importanti come il coraggio, la lealtà, l’amicizia e l’accettazione del diverso. Ognuno è unico e singolare, con le sue fragilità e i propri punti di forza: tutti contribuiscono a rendere speciale la vita nella Foresta, un mondo magico e fiabesco, parallelo a quello reale, dove si sbaglia, si impara, si cresce, si ama. Puh e i suoi amici sono entrati, grazie alla Disney e ai diversi adattamenti cinematografici della storia, nell’immaginario collettivo, e ci riportano ad un mondo buono e puro, un pò bizzarro, tra filastrocche senza senso e avventure fuori dall’ordinario. Le illustrazioni accompagnano passo passo le vicende e hanno reso iconici i personaggi famosi: il Bosco dei Cento Acri, ormai, è un luogo che appartiene a tutti.

I racconti di Orso, Porcelletto, Coniglio e Isaia sono storie di amicizia, di scoperta del mondo e di quel genuino stupore che si prova dinanzi ad esso, tipico dei bambini. Il linguaggio usato dall’autore è pieno di giochi di parole, di canzoni inventate da Puh e dai suoi amici pupazzi; l’autore e il figlio spesso compaiono sia come narratori e voci esterne della storia, sia, soprattutto, Christopher Robin, come protagonista, come apparizione nelle avventure di Puh, aiutando lui e gli altri protagonisti a vedere le cose da un altro punto di vista, risolutivo della situazione il più delle volte. Ogni personaggio ha una sua caratterizzazione volta a far emergere lati del carattere in cui i bambini possano immedesimarsi e parlano di quegli ostacoli tipici della loro età: ansie, paure, fragilità, la sensazione di sapere tutto come Puh e la tristezza improvvisa come Isaia, tutto è volto a catturare il giovane lettore e a sollecitare in lui un riconoscimento.

Una delle cose su cui si concentra Puh, oltre al miele s’intende, è il poter fare qualcosa per essere di “conforto” agli amici: per far ciò si prodiga, inventando canzoni, storie, proponendosi attivamente, come quando si accorge che ad Isaia l’asino grigio manca la coda. Puh marcia letteralmente attraverso i boschetti per recarsi da Gufo, detentore di saggezza: «E se c’è qualcuno che sa qualcosa di qualcosa» disse Orso, «è Gufo che sa tutto di tutto». Ma anche Gufo ha i suoi limiti, infatti ha difficoltà a scrivere parole complesse: per quello serve l’aiuto di Christopher Robin, l’unico capace di scrivere. Servirebbe proprio l’aiuto di Christopher Robin per scrivere un biglietto per la ricompensa ma ecco che, ancora una volta, quasi per caso, quasi per gioco, è Puh a risolvere l’arcano, nonostante i paroloni di Gufo e la pancia che brontola. Qualcosa la cui perdita per qualcuno (Isaia) è fonte di grande tristezza, attrae casualmente l’attenzione di Gufo: per fortuna, Puh se ne accorge e ristabilisce l’equilibrio! In un’altra occasione, cogliendo il desiderio ma anche la paura che angustia Porcelletto, è Puh a proporsi di catturare insieme all’amico un Effalumpo, anche se appare evidente che l’Orso non ne sappia poi tanto su queste creature; la preparazione del piano per la cattura dell’Effalumpo si rivela più difficoltosa di quanto pensassero i due. Serve ingegno ma, soprattutto, serve cooperazione, tanta: saranno capaci i due amici di sacrificare qualcosa che amano, il loro cibo preferito e la rispettiva tranquillità, per esporsi al pericolo dell’avventura? Più si avvicina il momento fatidico, più i due sono sopraffatti da sensazioni diverse: ma com’è fatto un Effalumpo? Che mangia? Chi è, davvero? Questa tra tutte le avventure di Puh è stata la mia preferita: in un simpatico gioco degli equivoci, Porcelletto scoprirà la natura della sua paura. Porcelletto, Isaia e Puh scoprono insieme anche il valore del dono e della condivisione quando, nel giorno del compleanno Isaia, triste perché nessuno si ricorda di lui, i due decidono di fargli, ognuno per conto proprio, un regalo. La sfortuna ( e la fame, nel caso di Puh!) purtroppo ci mette lo zampino e la sorpresa non riesce come vorrebbero i due amici, eppure che gioia quando i loro regali si “incastrano” alla perfezione e Isaia sorride felice. L’arrivo di un nuovo animale mette in moto una serie di riflessioni e di gelosie: chi è questo intruso così diverso da loro, dice Coniglio? Un animale che, addirittura, si porta la famiglia in tasca, bisogna rimetterlo al proprio posto. Il timido e pauroso Porcelletto, però, ci tiene a far notare che il Kan è considerato un animale molto feroce e forse non è proprio l’idea più brillante del mondo rapirne il figlioletto.

«Non è facile essere coraggiosi» ribatté mesto Porcelletto, tirando letteralmente su col naso, «quando si è un Animale Molto Piccolo».

Sia Porcelletto che Puh vogliono partecipare al piano messo a punto da Coniglio, anzi, ne vorrebbero essere i protagonisti: vogliono essere unici, indispensabili, ma devono fare i conti con le loro diversità: Coniglio, autore del piano, scopre ad esempio che il piccolo Guro è uno spasso, Puh attratto dalla capacità di saltare di Kan decide di esercitarsi ad imitarla e il povero Porcelletto a cui spettava la parte di fingersi Guro, viene accudito da Kan, fiduciosa nella supervisione totale di Christopher Robin.

Puh si ritiene spesso un Orso senza cervello, eppure in diverse occasioni le idee balzano nella sua mente e coadiuvato dal suo nobile coraggio, si imbarca in avventure rischiose: deve farlo, per aiutare i suoi amici, come quando dopo giorni di pioggia intensa, gli arriva un misterioso Missaggio. Comprendendo subito l’importanza della cosa, l’Orso sfida la natura per raggiungere Christopher Robin e scopre con il bambino che il povero Porcelletto è in difficoltà. La sua intuizione di creare una barca con l’ombrello del bambino salva Porcelletto.

La festa finale per Puh, l’Orso che ha salvato il suo amico, è l’occasione per trovare riuniti i vari personaggi, ancora una volta ognuno con quelle sue peculiarità che li rendono riconoscibili, che fanno sorridere per la loro ironia o per il loro atteggiamento così tipico nei confronti del mondo. L’iniziale Nota alla traduzione, di Luigi Spagnol, è cornice necessaria sia per comprendere la genesi dell’opera, sia per capire le scelte del traduttore.

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