Bambi- Storia di una vita nel bosco

Bambi- Storia di una vita nel bosco

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del volume Bambi – Storia di una vita nel bosco, testo di Felix Salten (traduzione di Roberta Magnaghi), illustrazioni di Benjamin Lacombe, edito da Rizzoli che ringrazio per la copia.


Bambi ripercorre i primi anni di vita di un capriolo e le prove che dovrà affrontare. Racconto iniziatico e inno alla natura, evoca vividamente la magia, la bellezza e i pericoli della vita selvaggia. Pubblicato nel 1923 in Germania, il capolavoro di Felix Salten ebbe un grandissimo successo, ma venne proibito poco tempo dopo dalle autorità naziste che vi lessero una “metafora politica del trattamento subito dagli ebrei in Europa”. L’adattamento in cartone animato da parte di Walt Disney del 1942 contribuì a oscurare l’opera originale e il suo spessore letterario e simbolico. Benjamin Lacombe riporta magnificamente alla luce questo testo; alternando carboncino e pittura, illustrazioni e delicati intagli, ci accompagna nella vita del bosco brulicante di esperienze e sensazioni contrastanti.


Diversamente dal celebre cartone animato targato Walt Disney del 1942, il testo di Salten, autore austriaco, è ben più complesso, carico di rimandi simbolici non solo alla situazione degli ebrei ma anche al percorso personale di crescita, al viaggio di maturazione che passa dall’infanzia e arriva all’età adulta caricandosi di un senso profondo di solitudine e disincanto; non soltanto, il romanzo è chiaramente un omaggio alla natura, al riappropriarsi di un ritorno ad essa. Come dice Maxim Rovere nella sua introduzione al testo: “Bambi non offre più, come nel film di Walt Disney, il sogno di un mondo incantato, ma uno specchio in cui ci incontrano le forze più luminose e più oscure di questo mondo“. La foresta di Salten è piena di pericoli in agguato, di voci tremolanti e di altre pronte a tradire: in questo panorama, Bambi deve fronteggiarsi con la crescita, con la vita. Benjamin Lacombe spiega di aver attinto a questo “male” per “far sentire il pericolo e la paura di chi si sente braccato“, e ricorre per questo a scelte grafiche di grande impatto e potenza visiva che sicuramente restano impresse nel lettore; come per Salten, infine, anche per Lacombe la storia di Bambi si interseca con quella personale ed è attraverso questa chiave che lui si propone di interpretare e illustrare la storia, rendendo anche omaggio al famoso Bambi cinematografico.

Bambi nasce nel folto del bosco, in un piccolo angolino sufficiente appena a contenere il cucciolo e la madre; ha il pelo fulvo e dimostra subito un’indomita propensione alla vita mettendosi in piedi già poco dopo la nascita. La natura attorno a questo duale intenso esplode di vita, voci e suoni, ma mamma e cucciolo non riescono a prestarvi attenzione: la madre troppo concentrata sull’accudimento, Bambi, ancora poco pronto per capire cosa dicano certe voci, è comunque assorto nell’essere accudito. Riscaldato dal corpo accogliente della madre, Bambi si nutre e riceve il suo nome: atto d’amore e di riconoscimento. Bambi cresce curioso del mondo: si fida e si affida con la semplicità dei cuccioli alla guida della madre, la segue nel bosco rigoglioso, ponendole continue domande, mai sazio di risposte. Ma il bosco non è solo il luogo dell’incanto, è il luogo della natura che sa essere spaventosa: Bambi scorge una puzzola che uccide un topo e ne è atterrito: perché l’ha fatto? Tranquillizzato dalla madre circa il fatto che loro non uccidono nessuno, Bambi si acquieta e prosegue, sempre osservando ciò che lo circonda fino a quando la madre lo guida, piena di prudenti raccomandazioni, al prato, meraviglioso e vitale, così intenso che rende il cucciolo di capriolo carico di un’euforia che non sapeva nemmeno di poter provare. Lo sguardo di Bambi è così puro, autentico: la meraviglia è un velo che si dispiega davanti ai suoi occhi sempre vigili, e la bellezza di “un fiore che vola” fa eco alla scoperta della bontà dell’erba e dei piccoli animaletti come la cavalletta. Il cucciolo però deve apprendere anche delle regole e dalla voce della madre inizia a trasparire un senso di inquietudine: in quel prato, che gli era sembrato così “suo”, così bello, si celano pericoli. Lui e la madre devono restare nella tana ma al prossimo appuntamento con il prato, Bambi scoprirà i suoi simili e sarà un incontro davvero carico di emozioni: angoscia, paura, gioia, speranza, felicità.

Bambi è un concentrato di sensazioni, di percezioni. Un giorno, scopre, sarà bello, grande, e forte come i papà. Il tempo passa e il cucciolo cresce acquisendo confidenza con la natura che si agita intorno a lui, ma la sua esperienza non deve affinarsi solo sull’ascolto dei suoni e il riconoscimento di piante e animali, deve passare attraverso il distacco, spesso traumatico, con la madre. Un giorno, Bambi è atterrito, dilaniato dalla paura: la mamma è sparita, la chiama a gran voce ma non la trova, e scopre che anche la mamma dei suoi cugini Gobo e Faline è scomparsa. Faline, che ha sempre avuto l’indole da saputella, rivela che forse le mamme sono con i papà, quei papà che a Gobo e Bambi fanno quasi venire paura e “timor panico“. La mamma torna, ma Bambi inizia ad abituarsi alle sue misteriose sparizioni e anche se qualche adulto lo redarguisce, chiedendogli se non si vergogni ad essere incapace di stare solo, Bambi continua la sua scalata al mondo dell’indipendenza, senza dimenticare i momenti caldi e accoglienti vissuti con la mamma. Come a dire: posso andare nel bosco a giocare, ma è qui che voglio tornare, a ricaricarmi di storie e affetto per poi essere capace di tornare nel mondo, più maturo e pronto. Il processo di formazione dell’identità del sé passa, per Bambi, attraverso il riconoscimento di similitudini e differenze: sa di essere totalmente diverso dalla lepre ad esempio, come sa di avere qualcosa in comune con il timido cugino Gabo ma di esserne diverso; se inizialmente mostra un rispetto timoroso verso il mondo maschile, rappresentato dai papà e soprattutto da quello che scoprirà essere il Vecchio Principe, lui sa che sarà come loro e quindi quando li rivede nella nota radura si dice di essere coraggioso, di essere educato ma non correre al riparo tra le zampe della mamma. E proprio in quel momento, il tuono squarcia la tranquilla vita di Bambi, segnando un prima e un dopo: l’inverno si avvicina e ha portato con sé la morte. Un “Lui” misterioso si aggira nel bosco: chi è? Le storie sul suo conto si susseguono: sono voci o ha davvero una terza mano fatta di fuoco?

L’evolversi delle stagioni corrisponde ad un cambiamento nel paesaggio e nel cuore di Bambi: gioia e paura si mescolano senza sosta, la bufera dell’inverno assalta il bosco, la tana è piena di spifferi, giunge la neve. E l’inverno rivela il lato selvaggio della natura, l’erba avvizzisce e gli animali si sbranano tra loro: stretti nella morsa gelida della crudeltà, gli animali smarriscono la rotta morale. Come se non bastasse, altra crudeltà si aggiunge: “Lui” è ovunque, gli animali circondati, braccati, asserragliati, devastati. Correre. Correre. Mentre tutto ciò che Bambi amava e conosceva, finiva. Ma le stagioni, la natura, passano comunque, nonostante il dolore della perdita e del lutto, e con il loro trascorrere anche il corpo di Bambi cambia e finalmente ha quella corona che tanto agognava.

Crescere significa far fronte a nuovi istinti, a nuovi impulsi e a nuovi divieti. Bambi è preda di uno struggimento quasi nostalgico nella calura estiva: è amore, quello che sente? Ed è disposto a tutto per rincorrere questa sensazione di eccitazione che palpita nel suo cuore, che lo fa bramare e arrabbiarsi, che lo fa, in buona sostanza, diventare colui che combatte – e vince – per la sua bella. Con l’età anche il carattere di Bambi muta: ora deve affermare la sua posizione, soprattutto quando torna, misteriosamente, qualcuno dal suo passato, che, nientemeno, ha vissuto con “Lui” e lo definisce buono. Ma può un essere simile essere buono? Bambi non sa cosa pensare di questa situazione, e cerca solo il conforto e il consiglio del Vecchio Principe, specchio di saggezza e razionalità, custode di una memoria e di una storia. La gelosia però è difficile da affrontare, soprattutto per dei giovani orgogliosi e fieri ma lo è ancor di più vedersi sottrarre da sotto gli occhi la casa, il futuro. Il tempo passa, la vita scorre, Bambi prende il suo posto in quel bosco che è casa sua, porta avanti la sua tradizione, il suo mito, la sua storia.

Che Bambi sia un capriolo o un cervo poco importa: è l’animale dei boschi che viene cacciato, che deve trovare il suo posto nel mondo, con la sua fragilità, e che si imporrà per il suo splendore e la sua maestà.

Bambi è indubbiamente una storia che il pubblico adulto può apprezzare: l’autore conosce bene la psiche umana che ha trasposto in modo simbolico al suo Bambi, alle prese con i traumi dell’infanzia, con la solitudine e l’abbandono, con i rischi e i sacrifici che crescere comporta. Bambi fa esperienza di un bosco, di una casa che abita ma che cela anche segreti e pericoli, uno su tutti il cacciatore che imbraccia il fucile e bracca senza sosta. Bambi cresce, evolve, muta, diventa adulto, perde affetti e soffre il freddo, la solitudine così profonda nata dal non essere più capito da quelli che sono i suoi simili: non si ritrova più in quel paesaggio che pure gli è famigliare e dovrebbe essere il suo mondo. Oscilla tra euforia, eccitazione, nostalgia, inquietudine, sullo sfondo di una natura che punteggia i suoi passaggi evolutivi, che quasi li accompagna. Nei capitoli finali, Bambi si scopre più adulto di quanto pensasse e l’unico che riesce a comprenderlo è quel Vecchio Principe, eco di ciò che sarà: il tenero e curioso Bambi sarà capace di abbracciare l’eredità del vecchio? Sotto la poesia di un racconto sognante, l’autore dissemina contenuti simbolici che rimandano alla nostra condizione, alla nostra evoluzione psicologica, e sollecitano corde sensibili, parlando di attaccamento e identità. Una storia che mi ha emozionato, una storia di crescita e perdita, di scoperta e curiosità, contornata da una natura magnificamente evocata dalle ricche illustrazioni che rievocano atmosfere a tratti sognanti, a tratti terribilmente concrete; i carboncini rimarcano momenti carichi di angoscia e di inquietudine cui si susseguono le esplosioni delle stagioni, cicli e cornici della vita. Il volume è pieno di dettagli evocativi, dalla lepre alla farfalla, rigogliosi, teneri: alcune scene richiamano l’introspezione, altre la fuggevole ombreggiatura degli alberi o la velocità dei salti di Bambi. Perdersi, rincorrersi, riconoscersi: chi è Bambi?

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