Review Tour: Marea tossica

Review Tour: Marea tossica

Buongiorno, lettori! Oggi review tour dedicato al romanzo Marea tossica, scritto da Chen Qiufan ed edito da Mondadori nella collana Oscar Fantastica. Ringrazio la Casa Editrice per la possibilita’ di leggerlo in anteprima!

TRAMA

La giovane Mimi vive letteralmente sommersa dall’immondizia del mondo: è una delle “ragazze dei rifiuti” che lavora tra gli imponenti cumuli di spazzatura elettronica di Silicon Isle, dove i frutti marci del capitalismo e della civiltà del consumo giungono alla loro rapida fine. La sua casa è l’immensa discarica che occupa l’isola, al largo della costa cinese meridionale. Come migliaia di altri migranti, è stata attirata lì dalla promessa di un lavoro sicuro e soprattutto di una vita migliore. La realtà però è ben diversa: Silicon Isle è un luogo tossico per il corpo e l’anima, dove l’aria, l’acqua e la terra sono irrimediabilmente inquinate, i lavoratori sottoposti all’arbitrio dei potenti mentre gang di malviventi lottano per il controllo del territorio, ecoterroristi minacciano attentati e capitalisti senza particolari scrupoli sono disposti a tutto in nome del profitto. E c’è anche qualcuno che tra i veleni di Silicon Isle cerca le proprie radici. Ora la tempesta perfetta si sta preparando, le forze in campo sono troppo violente, troppo determinate a imporsi, e presto scoppia il conflitto: una guerra tra ricchi e poveri, tra passato e futuro. E quando la situazione esplode, Mimi deve decidere se rimanere una pedina o cambiare le regole del gioco.


Su Silicon Isle comandano tre clan: i Lin, i Luo e i Chen, che in combutta con il governo, gestiscono le risorse dell’isola, ovvero i rifiuti protesici e batteriologici che provengono dallo smistamento dei rifiuti del resto del mondo. E’ un’isola infetta, purulenta, l’anticamera dell’Inferno: l’aria è irrespirabile, agricoltura e pesca sono praticamente sparite poiché le acque dell’ “oceano” sono imputridite, nere e marcescenti. Le esalazioni tossiche dello smistamento della plastica rende l’aria densa, mefitica, e ormai i nativi dell’isola si sono ribattezzati “gente dei rifiuti”, numeri, schiavi, alla mercé delle tre grandi famiglie che li catalogano, appunto, come proprietà di cui servirsi. L’umanità è ridotta ad uno spettro: dalle altre zona della Cina continuano ad arrivare immigrati con la magrissima speranza di una parvenza di futuro che si scontra, inevitabilmente, con la vita su Silicon Isle.
Tra di loro, vi è la giovane Mimi, protagonista femminile della storia: costretta a lasciare il suo paese di origine, spera di trovare una vita migliore a Silicon Isle, ma diventa una proprietà del clan Luo, costretta a lavorare nello smaltimento della plastica, sedotta da Fratello Wen all’uso di droghe sintetiche che le riportano alla memoria frammenti di una vita passata, almeno fino a quando, casualmente o no, si trova coinvolta in qualcosa che va oltre la sua comprensione, in un gioco di potere perverso che mette sul piatto della bilancia la vita intera dell’isola. Mimi, infatti, dopo essere stata miracolosamente salvata dalle grinfie degli scagnozzi di Luo, diviene parte di un altro clan e conosce il giovane storico Chen Kaizong, che si affeziona/innamora della ragazza al punto da proteggerla contro quei criminali che vorrebbero farle del male; i due iniziano un’amicizia che cambierà inevitabilmente entrambi.
Nel rapporto con l’ingenua e dolce Mini, Kaizong si riappropria di una visione del mondo e di se stesso totalmente differente rispetto a quella che aveva quando ha accettato il lavoro per la TerraGreen Recycling alle dipendenze dell’enigmatico Scott Brandle; Kaizong è in realtà nato e cresciuto sull’isola della spazzatura, fino a che il padre, improvvisamente, ha deciso di trasferirsi in America, dove ha studiato e si è formato. Straniero in terra straniera, il ragazzo non si è mai più sentito a suo agio, troppo diverso dai coetanei americani ma ormai non appartenete più alla sua etnia di origine, quella cinese; anacronisticamente, Kaizong non approva il comportamento dei suoi compagni, l’uso di droghe sintetiche e lo scambio di arti protesici per vivere una realtà differente e potenziata.

Tu sei le tue protesi.

Si rifugia così nella storia, eppure, gli resta quel tarlo legato al suo passato e quindi si lancia a capofitto nell’opportunità lavorativa di fare da interprete a Scott Brandle, e tornare nella sua isola; il suo sguardo “occidentale” e inizialmente distaccato, si modifica man mano che riprende i contatti con qualche membro della sua famiglia e soprattutto nella relazione con Mimi, che gli mostra un’isola che prova ad essere diversa. Mimi, dal canto suo, è divisa dalla sua identità di ragazza dei rifiuti che la vincolerebbe all’isola e il desiderio autentico di conoscere questo ragazzo, almeno fino a quando qualcosa di strano le accade … rapita dagli scagnozzi di Luo che la violentano e la torturano, Mimi si sveglierà stranamente diversa. Il suo cervello sarà in grado di fare cose fuori dal comune: è un caso che sia accaduto proprio a lei o no? E perché tutti sembrano volerla? Non solo i clan, ma anche quello strano personaggio che è Scott Brandle: per chi lavora davvero, e cosa vuole da Mimi?
In un crescendo di rivelazioni imprevedibili che coinvolgono economia, politica e tecnologia, l’autore ci guida in una storia losca, pericolosa, e spaventosa. Un futuro non troppo lontano in una realtà divisa tra moderno e antico, un’isola logorata dagli interessi dei potenti, svuotata, privata della propria anima, dove vale la legge del più forte. Una vera e propria giungla urbana, dove per una dose di droga sintetica si è disposti a tutto.

La prima parte del romanzo è introduttiva rispetto alla storia e ai personaggi presentati, e il lettore potrebbe trovare difficile riuscire ad orientarsi tra protagonisti, i loro vissuti, e riuscire a comprendere dove l’autore voglia condurre la sua storia; dalla metà del romanzo in poi, la trama comincia a delinearsi e il lettore inizia a prendere confidenza con le verità sottostanti che muovono il corso della vicenda. E’ innegabile lo studio che l’autore ha dedicato alla sua storia: i riferimenti alla tecnologia, all’ecologia, al cervello umano, sono dettagliati e descritti nei minimi particolari.
L’ambientazione è cupa e a tratti claustrofobica , carica di angoscia, di dolore e tormento.

Ho trovato interessante il modo in cui l’aspetto moderno, ipertecnologico, si sia fuso con la tradizione, con la religiosità e l’animismo della popolazione dell’isola, che vive letteralmente in mezzo allo scarto del progresso altrui, ma resta ancorata con unghie e con i denti alla loro organizzazione sociale ed economica, alla loro lingua, al loro folclore.
Eppure, come nota Mimi mentre “lavora”, vivono un mondo che è un circolo vizioso: lavorano gli scarti di posti industrializzati a cui tali scarti tornano per diventare di nuovo tecnologia che prima o tardi tornerà su Silicon Isle, in un loop infinito, così reale e contingente, così alienante da spaventare. E anche i giovani di Silicon Isle, cercano con tutte le loro forze di omologarsi ai coetanei più fortunati, ma chiaramente la tecnologia costa e a loro non restano che copie o derivati, o peggio ancora, gli scarti fallati, contenenti virus; così chi è ricco continua ad esserlo, e chi è povero, peggiorerà. Romanzo o realtà?

Forse, sarebbe arrivato un giorno in cui la realtà virtuale, le simulazioni e la tecnologia avrebbero sostituito tutto questo, ma la nostalgia delle persone per coloro che amavano, quella non poteva essere rimpiazzata. La gente aveva bisogno di cerimonie, piattaforme, un modo per superare il confine tra la vita e la morte, per ricongiungere il passato al presente, per rendere tangibili i ricordi informi e la mancanza, tramutandoli in oggetti, atti o rappresentazioni rituali; tutto affinché i sentimenti intorpiditi dal trascorrere del tempo potessero essere risvegliati, e il dolore della perdita, una volta straziante e logorante, potesse essere rivissuto insieme agli infiniti ricordi che portava con sé.

L’autore infarcisce il suo romanzo di tante tematiche che possono essere lette da molteplici punti di vista; è un romanzo che spinge il lettore a riflettere sul progresso, sulla direzione che prende questo mondo che potrebbe benissimo essere il nostro. Chiaramente, essendo un romanzo di fantascienza, ci sono tanti elementi anche legati al genere; lo sguardo dell’autore è disincantato e mette a nudo le problematiche, i “segreti” delle multinazionali, le paure e le debolezze dell’animo umano, le lotte di potere che non guardano in faccia nessuno, soprattutto i più deboli ed indifesi, esposti quindi alle manipolazioni. Il nodo della questione, nel romanzo, è il progetto Marea tossica che da il nome al libro stesso: un intricato puzzle che il lettore comporrà pagina dopo pagina.

Sapeva che non poteva proteggerla. Ma desiderava provare quel sentimen- to, non solo far parte dell’imperscrutabile piano di Mimi, non solo riappropriarsi di quel senso di appartenenza che da tanto non sentiva più, ma anche e soprattutto nutrirsi dell’indescrivibile vitalità che lei sprigionava e che lo faceva sentire vivo. Restava per se stesso e nessun altro.

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