L’ultimo sorriso di Sunder City

L’ultimo sorriso di Sunder City

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo L’ultimo sorriso di Sunder City, scritto da Luke Arnold (traduzione di Emanuela Piasentini) ed edito da Nua Edizioni che ringrazio per questa lettura in anteprima. Il romanzo è disponibile da oggi 10 settembre.


TRAMA

Nella guerra tra umani e creature magiche, Fetch Phillips ha combattuto dalla parte sbagliata, e con le sue azioni ha contribuito a prosciugare il mondo da ogni incanto. Ora lavora per le strade di Sunder City, accettando lavori occasionali ma cercando di soccorrere le vite che ha rovinato. In questo primo caso, il suo incarico è di trovare un insegnante scomparso. Il professor Rye è un vampiro di quattrocento anni con un cuore d’oro in un corpo che è diventato un guscio ormai vuoto. In un mondo senza magia, la maggior parte dei vampiri si è già polverizzata, ma a Fetch sta bene sporcarsi le mani per trovare qualche dente appuntito se quello gli procura per bere. Quando però scompare una giovane sirena, Fetch scopre che il loro mondo cupo nasconde ancora dei mostri, e lui farebbe bene a mettere la testa a posto prima che ritornino alla luce.


Sunder City, la città che era di fuoco, industrializzata, rumorosa e operosa, è diventata lo spettro di se stessa, svuotata, dopo l’Onda. In un momento, improvvisamente, la magia che animava il continente di Archetellos, è svanita, recisa, portata via dagli Umani, troppo avidi, troppo gelosi, i quali hanno preferito prosciugare il fiume di magia che scorreva e che dava di fatto forma al mondo che conoscevano. Tutte le creature magiche hanno pagato un prezzo, tutta la città, l’economia, è stata costretta a fare i conti con la nuova era, con un futuro in cui i telefoni non funzionano più, in cui non esistono scuole per razze specifiche perché di fatto non esistono più differenze, dove le streghe non operano magie, gli elfi invecchiano, le sirene non ammaliano più con il loro canto. Gli equilibri di potere si sono capovolti ma gli Umani si sono ritrovati padroni di un mondo grigio, dell’ombra di un qualcosa che non potranno mai possedere, mai più. Tutto è spento, tutto è fermo, in un’immobilità cristallizzata che angoscia il lettore: è un mondo post-apocalittico, quasi, dove anche i vincitori della guerra pagano un costo altissimo per le loro idee. Ovviamente, i rapporti già tesi tra Umani e creature magiche si sono ulteriormente deteriorati, con scorribande da parte di giovani Umani tese a eliminare le creature non magiche ( o meglio, quelle di loro che non muoiono spontaneamente). C’è vergogna, in questo? C’è colpa, rammarico, rimorso, per le vite spezzate, per il sangue versato? Osservare una creatura, che è nata, cresciuta, con il mito della propria immortalità, sottomettersi all’invecchiamento, alla perdita dei canini per esempio, della propria forza, è terrificante. Lo sa bene Fetch Phillips, uomo al soldo come ama definirsi, Umano (forse troppo umano, verrebbe da dire), solitario protagonista di questa storia. Investigatore d’altri tempi, sembra quasi stagliarsi sulla città come una figura in controluce su uno sfondo ingrigito.

Nessuno si aspettava niente da me perché io non mi aspettavo nulla da me stesso.

E’ chiaro sin da subito il suo tormento, il suo travaglio interiore, il conflitto che si porta dentro e che anima ogni sua azione, ogni suo gesto e ogni suo vizio. Fetch è un uomo disperato, che narra in prima persona la sua perdita; paga le sue colpe cercando di tenere fede a una promessa che lo logora, una promessa disperata, un atto estremo d’amore. Chi è davvero, perché si sente così in debito con la città e con le creature, è qualcosa che il lettore scoprirà pagina dopo pagina, grazie alla scelta dell’autore di inserire flashback salienti che ci raccontano le sue origini, le sue scelte e i suoi sentimenti. E’ stato fin troppo facile per me empatizzare con un personaggio dal carattere apparentemente rude ma dal passato pieno di crudeltà, di abbandono, di esclusione: Fetch combatte da tutta la vita con un profondo desiderio di accettazione, di riconoscimento dei propri valori, strappato com’è stato da piccolo alla propria famiglia. Cresciuto in una città, l’unica, che negava ciò che aveva visto, ovvero l’esistenza di creature magiche, è stato un ragazzo che non si è mai sentito a proprio agio da nessuna parte, divenendo un uomo che sbarca a Sunder City quasi inciampandovi. Non si aspettava nulla dalla sua vita, fino a che non incontra un importante elfo e per la prima volta si sentirà visto. E’ doloroso leggere di quel Fetch, vedere come, parlando anche direttamente al lettore, non si considerasse mai abbastanza. Incapace di essere amato, finirà per innamorarsi di una Fata Elementale a cui voterà la sua vita amorosa, il suo tormentato cuore, e per lei cercherà di cambiare, di darsi un senso. Ma la vita di un Umano in una città piena di potenti creature magiche è difficile e Fetch finirà per farsi abbagliare dalla prima voce che gli darà credito. Tradito, compirà scelte definitive, perdendo tutto, perdendo se stesso. Fetch potrebbe andarsene, potrebbe suicidarsi – come non manca di fargli notare qualcuno – eppure, resta, prova ad essere una persona migliore, anche se lo fa, forse, per le motivazioni sbagliate. Il ricordo di quell’amore, che si percepisce dal ricordo di Fetch intenso ma meriterebbe un ulteriore approfondimento, il peso delle conseguenze delle proprie azioni, sono uno specchio in cui Fetch non vorrebbe, ma si riflette. Non è un personaggio che ha paura di mostrare al lettore le debolezze o i gli errori, e per questo mi ha emozionato e convinta. Non sono da meno i personaggi secondari, ben caratterizzati e importanti per la storia di Fetch.

Ai flashback del passato personale, cui si lega inevitabilmente il destino di Sunder City, si affianca una serrata narrazione del presente: ingaggiato per scoprire di più sulla scomparsa di uno strano vampiro, si troverà implicato in un intrigo ben più grande di lui. Durante la sua indagine, ci racconta i cambiamenti che le creature hanno dovuto affrontare, qualcuna adattandosi alla nuova realtà, qualcuna … meno. Fetch è così assorbito dal suo dolore e dalla sua colpa, da non riuscire a rimettere insieme i pezzi del puzzle che si trova davanti e ad ammettere che i mostri, spesso, sono mostri e basta. Vuole a tutti i costi infangare il valore della sua specie, vuole farsela pagare così tanto, da non vedere, da non capire, fino a quando è troppo tardi, e il male ha colpito a fondo.

Non si torna indietro, Fetch. Nessuno torna indietro. Ma dove sarai quando il mondo si sveglierà una mattina e sarà pronto ad andare avanti?

L’autore delinea con precisione un’ambientazione fantasy accattivante: il mondo è dolorosamente angosciante, le creature devastate, le atmosfere urbane sono cupe; in definitiva, ne sono rimasta affascinata e catturata. I dettagli sono vividi e lo stile dell’autore, che proviene dalla regia, dalla sceneggiatura e dalla recitazione, è capace di rendere perfettamente la scena che descrive. Come in un film, sono riuscita a immaginare il passato di questa brulicante città, le lotte di potere, i quartieri, le creature, e all’improvviso, lo strappo, il buio. L’autore propone una cornice interessante per questo presente così particolare: ogni creatura ha un mito della propria genesi e della nascita della magia, elemento che ho apprezzato e che, a mio avviso, porta in sé l’eco di un ammonimento verso lo sfruttamento delle risorse naturali. Sicuramente, l’attenta costruzione del mondo che ha creato, è uno degli elementi che ho apprezzato maggiormente in questo romanzo, assieme alla precisa caratterizzazione psicologica e caratteriale del protagonista. Ingordigia mascherata da giustizia, manipolazione e voglia di prevalere sull’altro, desolazione e una pallida luce di speranza: queste alcune delle tematiche toccate da questo fantasy d’esordio davvero piacevole!

Resta e provaci. Fà del bene, ragazzo.

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