Hide

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Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Hide, scritto da Kiersten White (traduzione di Aurelia Di Meo) ed edito da Mondadori. Il romanzo è disponibile dal 30 agosto.


La sfida: trascorrere un’intera settimana a giocare a nascondino, dal sorgere del sole al tramonto, in un parco divertimenti abbandonato da decenni e fare di tutto per non essere presi (da chi non è dato saperlo).Il premio: denaro a sufficienza per rivoluzionare completamente la propria vita. Anche se gli altri concorrenti sono determinati a vincere – per ritagliarsi un futuro da sogno o sfuggire a un passato che li perseguita -, Mack è sicura di poterli battere tutti. In fondo, ciò che deve fare è nascondersi e lei, fin da bambina, non fa altro. Anzi, è proprio questa la ragione per cui è ancora viva mentre la sua intera famiglia è morta.Ma, quando capisce che l’eliminazione dei concorrenti nasconde qualcosa di sospetto, Mack comprende che il gioco è molto più sinistro di quanto potesse immaginare e che per sopravvivere sarà necessario unire le forze…


“Tutti fingono che le cose vadano bene anche quando la realtà grida il contrario perché hanno troppa paura di guardare in faccia l’orrore, ciò che non va, hanno paura di affrontare la verità in tutta la sua gloria sconvolgente. Come bambini che giocano a nascondino. Se non vedono il mostro, il mostro non può scoprirli. E invece li trova. Li trova sempre. E, mentre chi si nasconde tiene gli occhi chiusi, il mostro divora tutti gli altri.”

Un Parco delle Meraviglie in disuso, dove il tempo ha trasformato in ruggine le vecchie giostre, ha scolorito le insegne colorate rendendo tutto mostruoso, inquietante; attrazioni abbandonate e tutto lasciato all’incuria e alla natura famelica. Quale luogo migliore per un “nascondino” dal valore di 50.000 dollari? La location è senza dubbio di impatto!

Quattordici concorrenti, sette giorni. Unica regola: restare nascosti dall’alba al tramonto, per poi tornare al campo base. Ma nascosti da chi? Nascosti, perchè? Non è dato saperlo ai nostri concorrenti, i quali, giorno dopo giorno, intuiscono che non tutto possa essere davvero così facile. Una vena di inquietudine si gonfia pagina dopo pagina. Mi viene da pensare, al riguardo: ma davvero hanno pensato che essere premiati con una cifra così importante potesse essere un gioco da ragazzi? Evidentemente, il grado di disperazione – più o meno consapevole, più o meno accettato – è davvero alto, al punto da spingere questi giovani a buttarsi nel gioco. Da chi sono stati convinti? Chi ha parlato loro del gioco? Non è ben chiaro.

Si intuisce già dalle mie parole che la storia potenzialmente potente e oscura ha perso, per me, forza, nell’assenza di quei dettagli che avrebbero reso la lettura ancora più coinvolgente. Non solo, la narrazione è stata per me troppo affrettata e frettolosa e questo non solo non mi ha permesso di capire e immaginare nei dettagli questo scenario inquietantemente affascinante ma anche di conoscere ed empatizzare con i partecipanti, cosa che, a mio avviso, avrebbe reso l’esperienza di lettura ancora più immersiva. Ammetto che come Mack, alla fine del libro, faticavo ancora a capire chi fosse chi, a parte appunto Mack, le due Ava, LeGrand e Brandon.

Mack è una giovane donna che vive nascosta praticamente da sempre: il suo passato è abitato da violenza, sangue, morte e un senso di colpa che è l’unico bagaglio della ragazza. Si tiene lontana da tutti e quando nel rifugio in cui vive le viene proposto il gioco, sa che è la sua occasione per poter provare a vincere dei soldi, cambiare vita. Accanto a queste motivazioni più ovvie, è chiaro che per Mack, il gioco nel quale dovrebbe essere bravissima, potrebbe essere anche l’occasione per espiare la sua colpa, per ottenere una libertà a cui non si permette nemmeno di pensare perchè sarebbe troppo da ammettere. Mack deve pagare per la sua vita, per ogni suo sorriso, e a tenere i conti è lei stessa, in una rigidità ossessiva ma psicologicamente assolutamente comprensibile. Il suo atteggiamento non cambia, quindi, quando inizia a conoscere gli altri giocatori: non si prende la briga di ricordare i loro nomi perchè lei deve essere invisibile, ma qualcuno riuscirà a rompere il suo guscio cambiando le cose. E’ il caso di Ava, reduce di guerra, ma anche, successivamente, di LeGrand e Brandon.

Nonostante questa progressione circa le capacità relazionali di Mack, la sensazione di fondo è che tutto fosse troppo rapido; anche l’elaborazione del trauma del passato viene gestita, nel momento catartico, in modo frettoloso: improvvisamente, dopo che per gran parte del romanzo ogni dettaglio ha evocato in Mack ricordi del passato, sinistri, pieni di rammarico, grondanti colpa e un orrore vagamente sussurrato, il mostro ritorna ad essere umano. Ridimensionato, superato. Mack tende troppo, per me, a muoversi come un fantasma in questo gioco, risultandomi fredda, poco sensibile, nonostante il passato che dovrebbe avere e che non viene mai approfondito (cosa che avrebbe potuto darle più spessore), rendendola, ai miei occhi, superficiale.

Stessa sorte, ahimè, spetta a quasi tutti gli altri personaggi: troppo poco caratterizzati o estremizzati; gli unici ad essermi piaciuti, l’Ava di Mack, LeGrand e, paradossalmente, Linda. E ovviamente anche relativamente a ciò, avrei voluto vedere di più!

Al centro di questo Parco alberga e vive qualcosa. Una presenza che prima è un sussurro umido, un verso indistinto. Ed è questo che terrorizza i partecipanti, completamente lasciati solo a loro stessi dopo essere stati accompagnati nel parco: si stanno inventando tutto? E’ suggestione? O c’è davvero qualcun altro oltre loro? E inoltre: cosa accade ai concorrenti eliminati? Tracce. Piccoli indizi fino a quando la verità indicibile prende forma sotto i loro occhi terrorizzati. In che gioco sono stati coinvolti?

Da circa metà romanzo, ammetto che la storia prende piede e si inizia a capire cosa ci possa essere dietro, sebbene il colpo di scena non sarà una sorpresa per i lettori più attenti! Il gioco del nascondino diventa un pretesto per parlare delle paure, dei mostri che vivono intorno a noi e anche dentro di noi, delle angosce ancestrali e senza nome. Una storia con tanto potenziale apprezzabile che parte da premesse ottime ma che, in definitiva, non mi ha convinta del tutto, lasciandomi con molte domande senza risposta.

-Copia per le recensione fornita da Mondadori

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