Alla ricerca della pizza perfetta. Un viaggio sentimentale

Alla ricerca della pizza perfetta. Un viaggio sentimentale

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del volume Alla ricerca della pizza perfetta. Un viaggio sentimentale, scritto da Dario De Marco ed edito da 66thand2nd che ringrazio per la copia.


“Alla ricerca della pizza perfetta” è un racconto dentro il «mondo della pizza» che diventa viaggio, esplorazione di città, di una nazione, di un cibo che è un simbolo amatissimo. Non una guida nel senso tradizionale del termine – anche se diversi suggerimenti sulle migliori pizzerie di Napoli e d’Italia ci sono, così come troverete alcuni dei pizzaioli più famosi nel campo della tradizione e dell’innovazione –, ma piuttosto una ricerca che avviene su due livelli. A quello privato, intimo, si congiunge infatti quello collettivo, che affonda le radici nelle origini di questo piatto e nella sua storia, dalle pizze vendute per i vicoli di Napoli nell’Ottocento alle modernissime e acclamate pizze a degustazione. Il tutto scandito attraverso i quattro elementi cardine alla base dell’impasto – acqua, sale, lievito e farina –, e condito con qualche golosa ricetta, saporiti aneddoti, falsi miti da sfatare, decine di pizze e focacce e tradizioni su e giù per il nostro paese e per il mondo. Insomma Dario De Marco ci offre un’autobiografia gastronomica scritta dietro e davanti al bancone del pizzaiolo, un itinerario personale alla ricerca della pizza perfetta. Ma alla fine di questo lungo viaggio la pizza perfetta qual è? O meglio, esiste? Per saperlo l’unica cosa da fare è leggere.


Partiamo subito, come d’altronde fa l’autore, dicendo cosa non è questo libro: non è una guida alle migliori pizzerie, né un saggio storico o una raccolta di ricette; forse, riprendendo l’autore ancora, “è un’autobiografia gastronomica, forse è un viaggio sentimentale, davvero“. E visto che, alla fine della lettura, mi sono trovata d’accordo con questo cappello introduttivo, credo che un viaggio sentimentale debba essere raccontato con un viaggio sentimentale, quello del lettore, nello specifico il mio. Perché il libro di Dario De Marco ha provocato, elicitato, scatenato, un’eco profonda in me, un vissuto di riconoscimento – in diversi punti, tale per cui mi ritrovavo ad annuire e a sorridere e a pensare ” ma è successa anche a me questa cosa”.

Anche io come l’autore ho lasciato la mia terra e mi sono trasferita altrove, prima per studiare e poi per viverci definitivamente; la mia nostalgia fa eco alla sua, è mancanza di cose che ho dato per scontato, come il rumore del mare quando in inverno lambiva l’edificio in cui era collocata la mia scuola superiore. E’ nostalgia climatica, dell’odore salmastro, delle voci del mercato, della gente della via di casa mia che quando torno mi saluta come fossi qualcuno tornato da terre remote e lontanissime. E’ una nostalgia con cui ho imparato a convivere e che non mi ha mai precluso, a dire la verità, il godimento di questa nuova terra che mi ha accolta: qui sono cresciuta e ho scoperto anche una realtà gastronomica da quella conosciuta nella mia terra d’origine e, inoltre, ho sposato un uomo che già prima del Covid-19 si dilettava nella magia degli impasti. Il cibo è nutrimento ma è anche di più: è tradizione, è cultura, è famiglia, è radici, è vita. Attorno alla tavola apparecchiata per il pranzo o per la cena si chiacchiera, si discute, si vizia e si viene viziati. Il cibo è convivialità: come racconta l’autore, anche a me è successo di passare dal pub in adolescenza alla pizzeria da più grande, per condividere la gioia del ritorno ma anche per stare insieme con i nuovi amici, per trascorrere serate in allegria con una bella – e buona – pizza al centro. La pizza è pizza: la mangio a casa, la mangio fuori in piedi, la mangio seduta. La pizza appaga i miei sensi a 360°: mi sono sempre chiesta come fosse possibile che, sebbene avessi appena mangiato, passando davanti ad un panificio che sforna anche pizza, soltanto a percepirne l’aroma, mi venisse ancora fame!

Non potevo quindi che lasciarmi coinvolgere in questo viaggio sentimentale alla ricerca della pizza perfetta: e qual è? Per rispondere a questa domanda dovete perdervi in queste pagine e in questo libro che è una ricetta al tempo stesso antica e moderna: l’autore- pizzajuolo mescola ad arte i suoi ingredienti per sfornare un’esperienza coinvolgente e ben riuscita. Mi è piaciuta la macro suddivisione del volume in rispettivi ingredienti fondamentali per la riuscita di una buona pizza, espediente però che serve all’autore anche per raccontarsi, per raccontare l’origine della pizza, con interventi precisi, puntuali e davvero interessanti. Oltre ad aneddoti e citazioni da fonti, ci vengono forniti anche elementi tecnici sulle farine ad esempio o i lieviti, per spiegare come la pizza sia qualcosa che, travalicando il tempo e lo spazio, è circolare, proprio come la sua forma, qualcosa che punta al futuro ma non può prescindere dal suo passato. E il passato della pizza è un passato ancestrale, primordiale e collettivo, tutto da scoprire.

Tutti i pani schiacciati hanno la stessa origine, tutte le focacce tonde sono antenate della pizza? Sarebbe un’assurdità, un controsenso. Ma se ci pensate, non è ancora più affascinante che ognuna di queste pietanze abbia un’origine autonoma e una storia diversa, eppure alla fine si somigliano tutte così tanto? Vuol dire che l’umanità può essere dispersa e sballottolata per il vasto mondo, ma che le necessità restano le stesse, e anche i modi di affrontarle; che il nostro cervello, le nostre mani, sono in grado di ricreare il mondo ogni volta che è il momento di mangiare.

Al termine di ogni parte ( acqua, sale, lievito, farina: e scoprirete anche perché l’autore decide di partire dall’acqua – elemento imprescindibile alla vita, e concludere con la farina), il lettore è chiamato a mettere la mani in pasta e provare un impasto per cimentarsi in prima persona e sperimentare impasti, farine, e anche modalità differenti di intendere la pizza. Perché la pizza è qualcosa che ormai è universale e come tale è stata declinata in tanti modi: dalla napoletana, a varianti di essa, dalla romana alle variazioni sul tema come le focacce. La pizza che condivide molto col pane ma pane non è, è esperienza soggettiva od oggettiva? E allora, esiste quella perfetta? Perfetta, ma per chi? Da cibo popolare e povero, a ricercatezza e pizza gourmet con studi per le lievitazioni e le farine e attenzione alle materie prime, un viaggio culinario e personale, che mi ha portato a ricordare le “mie pizze” intese non solo come esperienze degustative ma come momenti di vita, e – ovviamente – un viaggio che condividerò con il mio aspirante pizzajuolo … perché la sua non sarà la pizza perfetta ma è la pizza perfetta per me!

… questo libro, lo avrete capito, non procede in avanti ma in tondo, non è una linea retta ma un cerchio, come la pizza.

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