Ancora in ascolto

Ancora in ascolto

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Ancora in ascolto, scritto da Anne Griffin ( traduzione di Bianca Rita Cataldi), ed edito da Edizioni Atlantide che ringrazio per la copia.


Jeanie Masterson ha un dono: può sentire la voce di chi è morto e realizzare così gli ultimi desideri di chi non c’è più. Jeanie ha ereditato questo speciale dono dal padre, che insieme alla figlia gestisce l’impresa funebre di famiglia nella tranquilla cittadina irlandese in cui vivono. Questa particolare dote per Jeanie però non sempre rappresenta un dono, e lei stessa non è certa di voler continuare il lavoro che da generazioni è dei Masterson. E non è più nemmeno certa delle scelte che ha compiuto fino a questo momento, compreso il matrimonio con Niall. Così, quando i suoi genitori annunciano di volersi ritirare in una località di mare a centinaia di chilometri di distanza e lasciare a lei l’attività di famiglia, Jeanie è costretta a prendere delle decisioni a lungo procrastinate e a uscire dalla zona d’ombra in cui ha vissuto negli ultimi anni domandandosi finalmente cosa desideri davvero.


Jeanie ha trentadue anni, vive a Kilcross nelle Midlands assieme ai suoi genitori, al marito e al fratello maggiore Mickey; ha attorno a sé qualche amica che può vantare di conoscere da sempre e una comunità che la conosce da quando e’ nata. Non tutti i giorni questo le sembra un bene, talvolta le appare come una maledizione, e stessa cosa si può dire del misterioso dono che ha ereditato dal padre: parlare con i morti. Un dono bizzarro che negli anni dell’infanzia e dell’adolescenza le ha provocato non pochi problemi a scuola, tra insulti e prese in giro, ma Jeanie, grazie al fidato supporto dei suoi amici ( Niall, Ruth e Peanut) e della sua famiglia, ha sempre retto abbastanza bene. Parlare con i morti è qualcosa di abbastanza naturale per lei, anzi di imprescindibile dal suo essere: lo fa da sempre, e da sempre è attorniata dalla morte poiché suo padre e sua zia gestiscono un’impresa di pompe funebri. Non è terrorizzata dall’idea di questo rapporto così intimo con la morte, e si è sentita naturalmente convogliata verso questo mestiere almeno fino a quando nella sua scuola superiore fa irruzione il suo primo grande amore.

Jeanie non è mai stata una ragazza ribelle ma si scopre improvvisamente desiderosa, di vita, di cambiamenti, di possibilità, di bellezza e arte, di occasioni: Fionn rappresenta tutto questo per lei e molto di più; il loro amore è puro e sincero, e anche se la ragazza sa che sta spezzando il cuore a Niall, da sempre innamorato di lei, non può costringere il suo, nemmeno se Niall è il prediletto della sua famiglia che non manca di trattare diversamente i due ragazzi (Niall ha scelto anche di seguire le orme della zia di Jeanie diventando imbalsamatore). Jeanie si permette di sognare almeno fin quando la realtà bussa alla sua porta: gli anni della scuola sono terminati e lei deve decidere cosa fare di se stessa. Andare o restare? Seguire l’amore (e non mette nemmeno per un istante in dubbio che la relazione con Fionn possa finire anche stando nella stessa città, tanto profondo è il legame con lui) o restare a casa, parlare con i morti, sgravare il padre dalla responsabilità di essere l’unico a farlo? Una scelta che si rivelerà decisiva per tutto ciò che a Jeanie succede dopo.

Il romanzo si apre con una notizia che sconvolge l’equilibrio apparentemente perfetto e la vita idilliaca di Jeanie: suo padre vuole andare in pensione e finalmente lasciare a lei casa e impresa. Se Niall, nel frattempo diventato suo marito, è entusiasta all’idea che così la loro vita di coppia possa iniziare ( non che abitare con i suoceri, praticamente vicinissimo al cognato autistico e alla zia di Jeanie fosse stato brutto per lui, anzi, si è sempre sentito ben accettato, ma ci sono cose che sogna e vuole per loro due), lei è terrorizzata. Da cosa, di preciso, le chiede il marito e se lo chiede anche lei? Jeanie non riesce a spiegarselo, o forse non vuole, non può: cosa le sta succedendo? Si chiude in se stessa e mentre ricorda la sua vita e la sua crescita, il suo presente si sgretola sotto i suoi occhi tra segreti e bugie, e decisioni che ha rimandato per troppo tempo e che ora prendono altri per lei. Ma la sua necessità di delegare ad altri nasce da qualcosa di più profondo e antico: Jeanie è un personaggio schiacciato dalla pressione che questa famiglia le ha messo addosso. E’ mai stata davvero libera di scegliere? E il problema è davvero solo la questione “morti” e responsabilità? Potrebbe sembrare così, potrebbe nascondersi dietro queste scuse ma sarebbero, appunto, solo scuse. C’è altro ed è arrivato per Jeanie il momento di scoprirlo.

Per gran parte del romanzo è stato come se la protagonista trattenesse un lungo respiro, rilasciato solo dopo un evento doloroso, tremendo per lei, che però l’aiuta a chiarire cosa vuole e cosa deve fare: mettersi davvero al primo posto per la prima volta in vita sua. Le scene di ascolto dei morti sono state tutte molto toccanti e non ho potuto empatizzare con lei e con il suo bisogno di verità anche a fronte di tradire le aspettative dei vivi: lei “lavora” per i morti, il suo ascolto è per loro. In alcuni punti della storia mi sono sentita frustrata per come Jeanie stava affrontando le cose ma ancor di più per come veniva trattata lei dai genitori, soprattutto dal padre il quale ha fatto leva sul suo senso di responsabilità per tenerla vincolata alla sua impresa, per quale motivo l’ha fatto? Spesso i genitori sono stati ambigui con lei, trattandola da bambina come un’adulta precoce e da adulta come una bambina capricciosa ed egoista, e Jeanie ha un pò finito per aderire a tale modello riversando sul padre e sulla madre le sue ansie per il pensionamento sotto forma di atteggiamenti infantili; scavando, come l’autrice sapientemente fa, viene fuori un legame complesso e a tratti invischiante, da cui per Jeanie era difficile uscire. Ci deve pensare la morte a salvare i vivi, alla fine.

Con uno stile estremamente scorrevole, l’autrice ci regala una storia di ascolto di se stessi, una presa di consapevolezza lenta e dolorosa, una storia in cui le voci dei morti diventano espediente per eviscerare le paure, le fragilità ma anche le potenzialità di questa protagonista che assorbe da loro saggezza ( laddove ce n’è) e si costruisce la propria integrità morale. Una donna che non si è permessa ancora di scegliersi, che ha sempre avuto paura di disattendere le aspettative altrui permettendo, forse troppo, ai suoi affetti di approfittarne, una donna che si aggrappa a un amore giovanile per ritrovarsi, per lasciarsi aperta una via di fuga. Da chi e verso chi, non lo sa nemmeno lei. Sarà pronta per scoprirlo? Un romanzo che mi ha lasciato non poche riflessioni sui legami, sulla famiglia, su quanto sia difficile dire la propria opinione, seguire le proprie idee quando tutti sembrano dipendere da te, sulla vita e sulla morte. Una storia di primi amori folli e seconde possibilità, di amicizie che resistono al tempo: Jeanie a prima vista mi è parsa una donna insoddisfatta della propria vita, che si è accontentata di una seconda scelta in amore, che ha preferito la sicurezza del calore famigliare e del piccolo paese in cui tutti già ti conoscono agognando in segreto la vastità spersonalizzante della grande città, l’eccitazione di un amore da brividi e di una vita da inventare giorno per giorno. Ci vuole coraggio per scegliere quella vita, certo, ma ce ne vuole altrettanto per decidere di relegare quella strada nel cassetto sei sogni.

A volte la felicità è come il sole che si insinua tra le nuvole. E’ fugace, tutto qui. Il resto è semplicemente vivere.

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