Le cronache dell’acero e del ciliegio. Libro 1- La maschera del Nō

Le cronache dell’acero e del ciliegio. Libro 1- La maschera del Nō

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Le cronache dell’acero e del ciliegio – Libro I – La maschera del Nō, scritto da Camille Monceaux ( traduzione di Fabrizio Ascari), edito da Ippocampo Edizioni che ringrazio per la copia.


Le cronache dell’acero e del ciliegio formano una tetralogia ambientata nel Giappone del XVII secolo. Seguiamo due eroi, Ichirō, giovane samurai dal favoloso destino, e la misteriosa Hiinahime, una sconosciuta che si nasconde dietro una maschera del Nō. Il primo tomo, intitolato La maschera del Nō, ripercorre la vita di Ichirō dall’infanzia all’adolescenza. Abbandonato, Ichirō viene cresciuto come un figlio da un ignoto samurai che gli insegna la via della spada. Il ragazzo vivrà un’esistenza solitaria tra le montagne, nel cuore di una natura selvaggia e al ritmo delle stagioni, tra momenti di beatitudine e spensieratezza e un apprendistato che richiede costanza e coraggio. Ma in una tragica notte, la vita di Ichirō viene sconvolta dall’attacco di loschi samurai. Il destino lo porterà allora a Edo (l’antica Tokyo), dove inizierà a esibirsi nei teatri kabuki; lì stringerà le prime amicizie e incontrerà Hiinahime, la sconosciuta con la maschera del Nō. Il secondo tomo della tetralogia, La spada dei Sanada, sarà pubblicato ad ottobre.


Ichirō narra la sua storia in prima persona: ha bisogno di mettere ordine negli avvenimenti della sua vita e per farlo decide di mettere per iscritto le parole della sua vita, quella vita cominciata non sa bene quando con un nome che non sa nemmeno se è davvero il suo, quello pensato per lui dai genitori che a circa due anni l’hanno abbandonato a un destino sconosciuto. E’ da questa ferita che origina la sua vita: accolto nella culla ricavata dal gusto di un biwa ( strumento simile a un liuto) e con un ciondolo al collo, una foglia d’acero, il bambino cresce sulle montagne nella regione di Sagami, con un maestro di spada che lo inizia alla via della spada e Oba, una donna che lo cresce con amore e accudimento, con storie. Ichirō conosce letteralmente solo queste due figure: il mondo esterno gli sembra lontanissimo e sconosciuto, per questo pieno di pericoli senza nome, e non nutre alcun interesse, se non una blanda curiosità, per il villaggio, almeno fino a quando lo associa alla scomparsa dell’amata Oba. Non si chiede praticamente mai come sarebbe vivere altrove, non immagina nemmeno un domani, cresciuto all’ombra di un piccolo tempio e con gli insegnamenti non sempre di comprensione immediata che gli affida l’anziano maestro di spada: per il giovane, la vita è fatta di routine che cambiano con l’avanzare delle stagioni, con allenamenti, con la spada e la cura della casa, dell’orto, con la caccia ( che pratica controvoglia). Null’altro gli interessa: vive un presente temporalmente dilatato fino a quando sarà il passato enigmatico del maestro a fare capolino nell’eremo tranquillo che credeva di aver costruito per sé e per il suo protetto.

Il mondo di Ichirō viene travolto da una spada, antica e pericolosa, ma il ragazzo non ha il tempo di chiedersi bene cosa rappresenti per il maestro né di ricevere le agognate risposte: la sua casa crolla e con lui il sogno di una vita tranquilla. Il futuro, nella città di Edo, diviene reale e concreto: sono giorni, mesi di vagabondaggio. Ichirō conosce del mondo quello che gli è stato insegnato ma la realtà che vede con i propri occhi e che saggia con i morsi della fame è ben diversa; inoltre, a Edo non può essere lo spirito libero e selvaggio che è sempre stato sulle montagne perché la gerarchia sociale della città è molto rigida. E anche la missione di vendetta ben presto sfuma in secondo piano rispetto i ben più contingenti bisogni corporali: i vagabondi, gli orfanelli, non sono tollerati ad Edo e rischiano la galera ma il ragazzo preferisce la fuga all’idea di essere venduto ad una delle diverse case da the della città. Non si arrende, non si abbatte e fortuitamente riesce a trovare una vita diversa grazie a personaggi anche improbabili che lo accolgono in casa propria e che gli offrono una possibilità di sopravvivenza in una città complessa, dominata non solo dal potere dei samurai e l’egida dispotica dello shogun ma anche da piccole bande di ragazzini che si dividono il territorio.

Ichirō, con la sua naturale ritrosia e diffidenza, derivanti dal fatto di non aver mai intessuto relazioni sociali né con coetanei né con adulti, suscita nei suoi interlocutori sentimenti e reazioni opposti: amato o odiato, nel primo caso trova ristoro, lavoro, amicizie, nel secondo trova oppositori rancorosi che vogliono distruggerlo. Resiliente e capace di provare gratitudine, pur parlando pochissimo, il ragazzo riesce a muoversi su un terreno a lui sconosciuto, arrossendo frequentemente alle allusioni sessuali e mostrandosi cautamente curioso rispetto alla varietà della vita che si dipana dinanzi ai suoi occhi. Perché è proprio da un lavoro fortuito che lui, e io con lui, scopre le meraviglie del teatro, non quello convenzionale destinato solo agli uomini, ma quello multiforme, quello Kabuki. Un’innovazione affascinante praticata di notte perché proibita che però proprio grazie alle amicizie di Ichirō diviene altro; mettendo insieme competenze differenti, lui e i suoi amici convincono l’avido proprietario della bottega di sakè presso cui lavora a costruire un piccolo teatro in cui fare le rappresentazioni tratte delle opera del poeta e amico Daichi; attraverso quest’esperienza, il ragazzo conoscerà le attrici – cortigiane, costrette a questa vita, che trovano un momento di evasione sono sul palcoscenico, con sembianze altrui. Per il lasso di tempo della rappresentazione possono essere chi vogliono, per poi tornare a intrattenere riccastri e nobilastri con le loro millenarie arti seduttive; dapprima dietro le quinte, poi protagonista egli stesso, anche Ichirō riscoprirà se stesso proprio sul palcoscenico quando impugnerà una spada. La finzione riaccende in lui i sogni di vendetta, l’amore per quella via della spada che ha dovuto mettere da parte per sopravvivere di menzogne e mezzucci, dimenticando il proprio nome ( che nessuno conosce), cambiando identità. Non stupisce che l’unica persona a conoscere la sua vera identità e il suo nome sarà l’altra protagonista della storia: Hiinahime, prigioniera nel suo palazzo nel quartiere dei nobili, legata a quella vendetta che Ichirō cerca, nascosta dietro una maschera del teatro Nō, emblema della tradizione e di un mondo maschilista e rigido. Notte dopo notte, i due ragazzi si conoscono, si avvicinano e si affezionano: sognano una vita diversa, libera, sognano fughe e avventure, fino a quando lo spettro della guerra sociale bussa alla loro porta offrendo ad entrambi la possibilità di realizzare i loro sogni. Riuscirà Hiinahime a esibirsi su quel palco, a calcare le scene anche per poco, senza rischiare di spaventare tutti con ciò che nasconde la sua maschera? E Ichirō cercherà la sua vendetta ad ogni costo o si rassegnerà a una vita fatta di espedienti per sopravvivere? Il mondo in cui vivono è destinato ad essere sconvolto da una nuova guerra per il potere.

Con uno stile semplice e pulito, l’autrice ci regala una storia che ho trovato scorrevole, con un’ambientazione affascinante e misteriosa: le gelosie delle attrici, gli amori imprevisti, le famiglie rigide, l’eccitazione e la paura di contravvenire alle regole ma il desiderio, il bisogno quasi fisico, di inseguire le proprie passioni rischiando tutto, le amicizie genuine che non hanno bisogno di dirsi tutto e quelle invece in cui parlare è fondamentale, questi alcuni dei temi che l’autrice tratta nel primo volume della sua tetralogia. Non sono sempre stata d’accordo con le scelte di Ichirō, spesso dettate da una grande ingenuità che contraddistingue a mio avviso il suo personaggio, pur comprendendo che tale atteggiamento è il frutto di una vita articolata nei primi dodici anni circa sulle montagne, con solo due adulti come punti di riferimento, adulti che comunque gli hanno taciuto tanto sia di loro stessi, sia del mondo esterno; sicuramente il tema della vera identità del protagonista è fondamentale e non vedo l’ora di scoprirne di più, ma avrei voluto che egli stesso si ponesse più domande al riguardo. Anche nella relazione con la misteriosa Hiinahime, accomunata a lui dallo stesso tema identitario, avrei voluto che i due si interrogassero di più su questo aspetto evidentemente cruciale e invece spesso lasciato in secondo piano. La narrazione copre un lungo arco di vita del protagonista Ichirō, e quindi l’autrice si prende tutto il suo tempo per farcelo conoscere, e farci vedere il suo mondo, la sua quotidianità: non dimentica gli stenti dei primi tempi, né il maestro e l’amata Oba, nostalgicamente presenti nel suo cuore, ma Ichirō affronta tutto ciò che gli accade con atteggiamento quasi stoico, talvolta troppo remissivo come gli farà notare l’amica misteriosa.Gli ultimi capitoli, forse un pò affrettati rispetto alla narrazione precedente, pongono le basi per un secondo volume ricco di colpi di scena: chi conosce la vera identità del ragazzo? Cosa farà, ora? Impegnato a sopravvivere, non deve però dimenticare la via della spada, a cui sembra destinato. Cosa rappresenta quel monile da cui non si separa mai? Sullo sfondo di una sanguinosa guerra civile, un caleidoscopio di personaggi affascinanti che cercano di affrontare la vita in un mondo ostico, rigido, gerarchico, inseguendo i propri sogni, ad ogni costo.

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