Oculta
Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo di Oculta, seguito di Nocturna, scritto da Maya Motayne (traduzione di Valentina Daniele), in uscita proprio quest’oggi per Mondadori.
Sono passati ormai quattro lunghi mesi da quando Finn e il principe Alfie hanno sconfitto l’antico e malvagio potere che minacciava di condurre il regno di Castallan alla rovina. Da allora, entrambi impegnati nelle proprie questioni personali e non, non si sono più visti. Alfie, in qualità di erede al trono di Castallan, è chiamato a occuparsi del delicato vertice con i reali englassiani per negoziare la cessazione delle ostilità e siglare la pace tra i due regni. Finn, da parte sua, sta cercando di godersi l’inedita libertà da Ignacio. Quando, per una serie di avvenimenti inaspettati, fa ritorno a San Cristóbal, Finn scopre che, esattamente come sta accadendo a lei, anche per Alfie le cose non sembrano andare nel modo sperato. Il ragazzo, infatti, rischia di vedere vanificati i propri sforzi. A quanto pare, la misteriosa organizzazione responsabile della morte del fratello del principe è tornata nuovamente alla ribalta e il suo nuovo obiettivo sembra essere il fallimento proprio del vertice politico presieduto dal ragazzo. Ancora una volta, perciò, Finn e Alfie saranno costretti a unire le forze per seguire le tracce dell’assassino e preservare così l’unica possibilità che finalmente Castallan ed Englass trovino la pace. Ma saranno in grado di fermare i loro avversari prima che una nuova guerra minacci il loro regno?
Quattro mesi dopo la fine del primo volume, ritroviamo Alfie, erede al trono di Castallan suo malgrado, dopo la morte dell’amato fratello maggiore Dez ( mai dimenticato dal popolo, anzi), e Finn, ladra di facce: il primo è alle prese con un evento importante per la sua famiglia ed il suo regno ovvero il vertice di pace con gli acerrimi nemici di Englass, la seconda impegnata a viaggiare, esplorare la nuova vita in cui sempre più spesso si espone con la propria faccia e, ovviamente, rubare! Ci sono due cose però che accomunano i due ragazzi: la prima e’ pensare all’altro. Pensare a quel sentimento in erba cui entrambi si rifiutano di dare nome, quasi come se non nominandolo possa diminuire l’importanza che ha l’uno per l’altro. La seconda e’ temere il propio, l’originale magia, unica e singolare che permea il loro mondo: dopo l’epilogo del primo libro, infatti, per entrambi qualcosa è cambiato, si è spezzato e fa fatica a tornare al proprio posto. Alfie si sente in qualche modo respinto da quella magia che gli apparteneva come l’aria e il sangue, mentre per Finn il propio sta letteralmente mostrandole una faccia che non vuole vedere, modificandosi e rendendola così simile al mostro che l’ha cresciuta e di cui si sta faticosamente liberando. Perché se è vero che Ignacio non c’è più, è altrettanto vero che la sua voce fa eco ai pensieri più cupi e deleteri di Finn. Ecco, credo che l’autrice attraverso questa dinamica interna di Finn sia stata brava a parlarci di quanto sia difficile tacitare tutte quelle voci di persone anche importanti che però tendono a sminuire, a colpevolizzare, umiliando l’altro, forti del giogo psicologico che hanno instaurato. La ragazza deve liberarsi di questa voce, di questi pensieri cupi e deleteri che installano in lei un circolo vizioso di colpa e autocommiserazione.
Finn si rende conto che l’unica persona in grado di aiutarla a gestire queste “apparizioni” è proprio il Principe, come era accaduto nel primo libro, ma come fare per tornare da lui senza dover vuotare il sacco ed esporre i suoi sentimenti? La ragazza è infatti ancora convinta che le emozioni siano qualcosa da tenere segreto, una sorta di debolezza che le rovinerebbe l’aria da dura portandola ad avere un atteggiamento spavaldo verso gli altri che spesso nasconde altro; ma gli eventi vengono in suo soccorso, in un certo senso, quando le verrà sottratto un manufatto importantissimo proprio regalatole da Alfie. Non solo, quasi in contemporanea rispetto ad Alfie, anche lei avrà a che fare con un uomo dalla strana maschera, impossibile da togliere: un toro oscuro e spaventoso. Uno spiacevole monito del recente passato che ha visto coinvolto i due ragazzi e la salvezza del mondo.
Tornata a San Cristóbal, la ragazza scoprirà di essere invischiata in qualcosa di imprevedibile, qualcosa legato alla morte della criminale Kol; un’eredità di sangue impossibile da rifiutare. Nella città però ritroverà anche il Principe, alle prese con un vertice di pace quanto mai teso: i castallani infatti non vedono di buon occhio l’alleanza con i nemici storici, quegli englassiani che hanno sottomesso gli antenati di Castallan e che ora schiavizzano le classi meno ricche della loro terra negandogli l’accesso alla magia con un incantesimo che sa di tortura. Le differenze tra i due popoli sono lampanti, non solo nel modo in cui gestiscono la magia ( sebbene Alfie rifletterà che anche la sua amata Castallan non sia una terra perfetta), ma anche nel modo in cui intendono e vivono la gerarchia sociale. Per la famiglia reale di Englass, i poveri sono gente comune che può e deve essere sacrificata rispetto alle famiglie nobili; non perdono occasione per sottolineare inoltre la libertà di pensiero che circola in Castallan e che ai loro occhi rende meno forte quel regno. Quando, quindi, una serie di omicidi terrificanti accadono a ridosso del vertice, i potenti della città decidono di proseguire comunque nel loro incontro di pace, così voluto da Dezmin e che ha come obiettivo l’abbattimento delle caste. Omettere però agli englassiani cosa sta succedendo scatenerà una serie di eventi disastrosi … e dai risvolti imprevedibili sia per i destini dei giovani protagonisti, sia per il mondo stesso minacciato da qualcuno che trama nell’ombra.
Grande importanza viene data ai sentimenti e alle emozioni che Luka, Alfie e Finn provano in relazione agli eventi intercorsi nel primo volume: Luka si chiede perché è stato risparmiato così tante volte e per rispondere a questa domanda mette in atto comportamenti volutamente autodistruttivi; Alfie dal canto suo sente il peso del paragone con il fratello, paragone che lo vede sempre in svantaggio e che lo spingerà, proprio per dimostrare invece di poter essere all’altezza delle aspettative genitoriali e del suo popolo, a fare scelte da re, difficilissime per il suo cuore oramai innamorato. Finn, infine, ha una paura folle dei propri demoni interiori e vive nella costante idea di poter fare del male a chi ama, finendo per interpretare in questo senso le parole della veggente di corte che invece hanno tutt’altro senso.
Se la prima parte del romanzo mi è parsa più concentrata sulle dinamiche sentimentali di Alfie e Finn, personaggi che per motivi diversi fanno fatica ad accettare le emozioni che stanno vivendo, tacendosele a vicenda e scatenando quindi una serie di equivoci/ non detti, sempre funzionali alla trama, è nei capitoli finali che il ritmo si fa piu’ serrato, con un colpo di scena finale che lascia con il fiato sospeso. Ammetto di aver compreso diverse cose molto prima che queste accadessero: Alfie è davvero un personaggio talmente buono e puro da poter essere manipolato a suo piacimento, ma anche Finn è stata abilmente distratta e indirizzata su false piste fino al momento finale in cui entrambi capiscono di essere stati gabbati da personaggi di cui, nonostante tutto, si sono fidati. Qui magia e potere si fondono abilmente: chi sta cercando di manipolare chi? E a che pro? Perché se alla fine la storia sembra prendere una certa direzione, le battute finali fanno comprendere che in realtà anche chi ha agito per usurpare Alfie e la sua famiglia sia stato un mero strumento. Nelle mani di chi? Per quale motivo?
Una delle scene che più ho apprezzato è quando i due protagonisti, pur sapendo ciò che li aspetterà, si parlano a cuore aperto: il loro sentimento si fonde con la loro magia, potente e bellissima. Che senso avrà tutto questo per loro due che sembrano così intimamente intrecciati?
Copia per la recensione fornita da Mondadori.