La principessa sposa

La principessa sposa

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo La principessa sposa, scritto da William Goldman ( traduzione di Massimiliana Brioschi e Dimitri Galli Rohl) ed edito da MarcosyMarcos che ringrazio per la copia. Quest’edizione contiene centocinquanta pagine inedite a cura di Dimitri Galli Rohl e la prefazione di Cristiano Cavina.


Un celebre sceneggiatore cerca disperatamente una copia del romanzo chiave della propria infanzia. Vorrebbe regalarlo al figlio annoiato, sperando che il prodigio si ripeta. Quando l’agguanta, si rende conto che molti capitoli noiosi erano stati tagliati dalla sapiente lettura ad alta voce del padre. Decide di riscriverlo. Togliere lungaggini e divagazioni. Rendere scintillante la “parte buona”. La magia si realizza. Il risultato è straordinario. Si parte da una cotta clamorosa, un amore eterno tra un garzone di stalla e la sua splendida padrona, che sembra naufragare a causa di una disgrazia marittima. C’è poi il di lei fidanzamento con un principe freddo e calcolatore. Poi c’è un rapimento, un lungo inseguimento, molte sfide: il ritmo cresce, l’atmosfera si arroventa. Il trucco della riscrittura – arricchito da brillanti “fuori campo” dell’autore – l’incanto di personaggi teneri o diabolici, i dialoghi perfetti, fanno crescere il romanzo a livelli stellari. Disfide, cimenti, odio e veleni, certo. Ma anche vera passione, musica, nostalgia. Si corre a trecento all’ora su un terreno tutto nuovo che abbraccia classico e stramoderno, fiabesco e farsesco, ironico e romantico. Edizione speciale con centocinquanta pagine inedite. Prefazione di Cristiano Cavina.


Scherma. Lotta. Tortura. Veleno. Vero amore. Odio. Vendetta. Giganti. Cacciatori. Uomini malvagi. Uomini buoni. Belle dame. Serpenti. ragni. Bestie di ogni natura e tipo. Dolore. Morte. Uomini coraggiosi. Uomini codardi. Uomini più forti. Inseguimenti. Fughe. Menzogne. Passione. Miracoli.

Che cos’è questo romanzo? Cosa racchiude in sé, tra le pagine, tra le righe e la parole? Fantasy, formazione, autobiografia, romanzo d’avventura? A chi si rivolge? Rispondere a queste domande, alla fine della lettura, mi risulta difficile e quello che mi viene da dire è: so solo che ho amato leggerlo, che lo custodirò come un libro prezioso, che come il narratore vorrò leggerlo a mia figlia e vorrei che lei lo amasse, lo apprezzasse, e avrei voluto che qualcuno me lo raccontasse, da bambina.

Miscellanea di generi e di registri, La principessa sposa è una storia nella storia nella storia: l’autore mi ha condotta nel suo mondo, mi ha piacevolmente sbeffeggiata circa le verità, inserendo elementi che potevano essere credibili e mischiandoli ad altri chiaramente inventati. Il risultato è stato un libro da cui non sono riuscita a staccarmi, merito anche dei piacevoli ricordi legati alla versione cinematografica dell’opera, assieme a La storia infinita, uno dei capisaldi della mia infanzia. Uno di quei film da vacanze di Natale o da degenze influenzali, insomma. E quelle atmosfere le ho trovate, amplificate, nella versione di carta dell’opera, il racconto del Vero Amore di Buttercup e Westley, l’iconico ” Ai tuoi ordini“. Che poi è il modo con cui lui le dice che l’ama, e che amore.

Billy è un ragazzino abbastanza svogliato a scuola che però scopre l’amore per i libri, per i romanzi d’avventura in particolare che divora e suggellano il suo sogno di diventare scrittore a sua volta; durante la degenza di una polmonite, il padre inizia a leggergli un libro magico, potentissimo, capace di sconvolgere la sua vita e di diventare il suo libro preferito. C’è l’amore, c’è una principessa bellissima, c’è Florin con i suoi alberi, c’è uno spadaccino, c’è la vendetta, e c’è il garzone. Insomma, c’è tutto, e c’è ovviamente l’amore che questo padre forse riesce a trasmettere al figlio solo così, c’è l’accudimento delle parole, un legame che si consolida attraverso la narrazione. Ma quando Billy diventa grande e sposa una geniale quanto glaciale psichiatra infantile, scopre, grazie al viziatissimo figlio, che il libro da lui amato non è lo stesso pubblicato dal famigerato autore Morgenstern di Florin, anzi. Il libro è una prolissa e inaccessibile satira sulla stessa Florin, nulla di più lontano da quell’insieme di avventure e duelli e passione e emozioni che Billy ricorda. Così, scopre che il padre ha raccontato solo le parti “belle”, eliminando tutto il superfluo, le inutili descrizioni che appesantiscono l’opera originale e che l’hanno resa inaccessibile a Jason, figlio di dieci anni di Billy. Il regalo che l’uomo ha cercato con tanta dedizione e chiedendo tanti favori, si rivela un’occasione per una rilettura del testo: perché non farne una personale riduzione?

Ecco che nasce la versione di Billy, il quale, pur raccontando l’opera non si eclissa ma coinvolge il lettore raccontando cosa ha omesso, cosa ha manipolato, plasmato, rendendo di fatto la riduzione qualcosa di suo, un prolungamento di quell’amore infantile provato per Buttercup, Westley, Inigo e Fezzik.

Cosa ci insegna la storia di questi personaggi? Le loro peripezie, la voglia di rivalsa e vendetta, di essere guardati e amati, di fare parte di un gruppo, di onore e libertà? Ce lo dice presto Billy/Goldman: ” la vita non è giusta“. Ci sono cose che accadono, cose brutte e spiacevoli, dolori e lutti da superare proprio come Buttercup quando scopre che l’amato è morto e deve convivere con questo fantasma, e riesce a farlo solo erigendo un muro. Nessuno toccherà il suo cuore, il suo amore, mai più. Per questo accetta il matrimonio con il perfido Principe, lei, la più bella del mondo ma senza cuore, un pò svampita e un pò lontanissima, almeno fino a quando viene rapita e ritrova nelle parole urlate quasi in punto di morte l’amato. Il loro amore non è mai semplice, osteggiato da peripezie e pericoli mortali, ha bisogno di tempo per crescere ed è qualcosa su cui Buttercup – che non ha grande affinità con i numeri – si interroga sempre. D’altro canto, è qualcosa che tutti danno per assodato nella storia: loro si amano. E quando due si amano così, nonostante tutto, si devono ritrovare, la storia intera ruota su questo assunto: Buttercup verrà salvata. Sia io, sia Billy, siamo stati portati dall’autore a credere che andrà così: in fondo è una storia a lieto fine … vero?

E’ innegabile che l’autore – quello vero – possegga una padronanza incredibile dei tempi e registri stilistici: dialoghi surreali e divertenti, scene d’azione, storie nella storia che parlano anche, sotto sotto, del motivo per cui si scrive e delle paure che ha un autore quando si mette al lavoro per una nuova opera. Un padre che vuole lasciare qualcosa alle sue figlie, e produce una storia rocambolesca in cui le vicende apparentemente secondarie – inventate o meno – sono parte stessa dell’apparato narrativo, una scatola dentro una scatola dentro una scatola. E al centro, un romanzo che diventa leggenda grazie alla voce dei suoi personaggi. ” Ai tuoi ordini“. ” Hola, il mio nome è Inigo Montoya; tu hai ucciso mio padre, preparati a morire“. L’uomo in nero, Vizzini, la spada a sei dita. Ho riso, ho tifato pur sapendo lo svolgimento della storia, ho sperato in un seguito come il nipote di Billy. Ho amato Westley, la determinazione di Inigo e la forza di Fezzik; mi è piaciuto che i personaggi non si prendano mai troppo sul serio e siano capaci di battute sagaci anche nei momenti meno opportuni della trama, ma ammetto che anche io avrei voluto sapere di più sul passato del garzone, sugli anni di addestramento di Buttercup (come voleva King!), su cosa succede a Inigo. Ma questa è la favola che Goldman ci consegna, con la sua voce fuori campo che guida e indirizza, che redarguisce e beffa, rammentandoci sempre che il brutto è dietro l’angolo, che l’ingiustizia ci aspetta ma nel frattempo si può godere di un grande amore, di belle amicizie e di storie come questa, destinate a diventare leggenda.

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