Non guardare indietro

Non guardare indietro

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Non guardare indietro, scritto da Jessica Barry (traduzione di Teresa Albanese) ed edito da Mondadori che ringrazio per la copia digitale.


Mezzanotte. Cait Monaghan e Rebecca McRae si trovano in macchina su una strada desolata che attraversa il deserto del Nuovo Messico. Non si sono mai incontrate prima. Il lavoro di Cait consiste nel portare al sicuro donne in fuga senza mai fare domande. Come la maggior parte di loro, Rebecca sta cercando di scappare da qualcosa. C’è una ragione per cui Cait sceglie di aiutare delle sconosciute: anche lei ha un passato e sa cosa vuol dire essere inseguite. Entrambe hanno segreti da proteggere e le vite di entrambe sono in pericolo. Quando un camion arriva ad alta velocità alle loro spalle, in un primo momento le due donne pensano si tratti di qualche autista arrabbiato, ma capiscono in fretta che chiunque sia alla guida sta dando loro la caccia. Mentre aumentano i chilometri che si lasciano alle spalle e i pericoli che devono affrontare, il passato tenuto così faticosamente nascosto torna a perseguitarle. Qualcuno vuole morta una di loro, ma quale delle due? E quel qualcuno, considerata la vita che ciascuna di loro ha condotto, potrebbe essere chiunque. Se Cait e Rebecca vogliono sopravvivere, devono imparare a fidarsi l’una dell’altra e di se stesse. Ma la fiducia ha un costo, ed entrambe hanno già pagato un prezzo molto alto.


Cait e’ in attesa che la sua vita inizi, Rebecca e’ convinta che la sua vita sia iniziata con il sorriso di Patrick, eppure, in quella macchina stringono una sorellanza che travalica differenze di ceto o di eta’ e si basa sulla liberta’ di essere se stesse, donne, di decidere dove- quando e come porre il confine tra se’ e l’altro, un concetto che gli uomini che incontrano non hanno ben capito. Tallonate, stuzzicate, sfidate ad avere paura, sono loro contro il tempo: un deserto, una lingua infinita di nulla e la morsa stringente del panico. Chi le segue? Perche’? Entrambe convinte di essere la causa di questa folle caccia all’uomo, nascondono segreti, pregiudizi. Cait vuole vendicarsi di Patrick, colpevole di averla diffamata senza conoscerla, ma colpisce indirettamente Rebecca la quale a sua volta scappa dal dolore dei sogni infranti. Pur amando l’uomo che ha sposato, in un momento cruciale, dopo tanti aborti, non si sente capita ne’ supportata oltre che ridicolizzata nel suo sentire perche’ usata come pedina nel gioco politico del potere a cui il marito ambisce. Ma come puo’ un uomo chiedere alla propria compagna di vita di svilire se stessa a tal punto solo per qualche voto? E come puo’ uno stato civile, un giudice, avallare tale ingerenza?

Cait e Rebecca corrono in auto, due donne in fuga: da cosa e verso cosa? La prima ha nel cassetto il sogno di scrivere, sogno che sostiene facendo la barista di sera nella speranza che un suo pezzo le frutti qualcosa in piu’ che pochi spicci ed e’ proprio quando una sera ha un rapporto sessuale violento che scrive la sua storia. Da quel giorno la sua vita cambia prima pochissimo, poi quando l’anonimato dell’articolo viene infranto, in modo dilagante: Cait non si sente al sicuro da nessuna parte. Braccata da commenti virtuali che troppo ferocemente diventano azioni reali. Si avvicina ad un’associazione al femminile convinta di poter fare la differenza ma e’ solo altruismo il suo?

Rebecca sembra avere tutto: e’ bellissima, ha un marito che la ama e che lei ama, ma sotto la patina di perfezione che l’uomo, assieme al responsabile della campagna elettorale , le stanno cucendo su misura c’e’ una donna a cui e’ stata tolta l’indipendenza e che vive per far brillare il proprio compagno. Rebecca non ha scelta: deve fuggire per proteggersi e per proteggere il suo seme di futuro in una realta’ misogina e maschilista.

L’incontro tra le due segnera’ la possibilita’ di uscire dalle rispettive situazioni di stallo: nella paura della morte scopriranno l’amicizia. Rebecca, moglie- trofeo i cui piu’ intimi problemi e desideri vengono venduti al miglior offerente per costruire una solida immagine al marito politico, attratta da quel senso di solidita’ che l’uomo le dava e poi risucchiata in un vortice di cene e sorrisi tirati, di altre moglie costrette al silenzio, al rispettoso passo indietro; una donna completamente abbandonata dall’uomo che ama nel momento del bisogno, un uomo che la spinge in una direzione per lei inaudita. Come puo’ dissertare del suo corpo? Delle sue scelte? Stesso discorso per Cait, costretta dai commenti al suo articolo a sentirsi sporca e a provare vergogna per un atto che non ha voluto e verso cui non ha potuto agire. E in sottofondo una lotta ai diritti aspra e tormentata, che raccatta nel fronte degli oppositori ai diritti gente che non ha nulla da perdere per cui questa nuova “famiglia” diventa la missione. Farla pagare col sangue a chi ha un pensiero divergente dal proprio; covare rancore e vendetta, colpire una donna per vendicarsi di tutte quelle che hanno detto “no”.

Un romanzo che, grazie ai capitoli brevissimi- in cui si alternano tempo presente e passato e anche voci diverse dalle due protagoniste- ho letto in pochissimo tempo e che mi ha stimolato diverse riflessioni sul ruolo della donna, sulla questione delicatissima dell’aborto e sull’esposizione mediatica della propria vita privata. Tra pregiudizi, odio, desiderio di vendetta, autostrade desertiche e paura, si snoda la storia di due donne forti che pagano il prezzo di un mondo che le vorrebbe silenziose, sottomesse, e senza idee.

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