Ethel Frost e il sussurro del bosco

Ethel Frost e il sussurro del bosco

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo di Ethel Frost e il sussurro del bosco, scritto da Victoria Francés (traduzione di Enrico Zigoni) ed edito da Rizzoli Lizard che ringrazio per la copia.


Sotto i detriti del tempo giace un dolore che non trova consolazione… I ricordi si nascondono, sepolti in una terra morente eppure ancora attraversata da un alito di vita con cui cercherà di farsi sentire. Ma la salvezza richiede di riesumare le ombre del passato, per elevare lo spirito al di sopra delle sue ferite e rinascere alla luce di una nuova alba. La foresta desidera invocare la musa dei suoi sogni; tesse la sua corona in attesa del suo ritorno.


Un bosco ancestrale e profondamente cupo fa da sfondo alla storia di Ethel e del suo spirito capace di profondersi oltre i confini del tempo e salvare proprio questo luogo, carico di una magia tanto antica quanto ammantata di mistero. In un tempo che sembra appartenere al passato, uno spirito vaga oltre la morte a scontare una punizione per aver inflitto dolore senza provare mai un cenno di empatica compassione umana: ha umiliato e torturato giovane fanciulle, annegandole proprio nello stagno adiacente la dimora della loro guida iniziatica, un nome sussurrato, desiderato e temuto perché desiderato. Ethel Frost, obiettivo della cieca e perversa distruzione di questo spirito. Ma il fato ha in serbo per lui una punizione esemplare: quel luogo rigoglioso è condannato da una malattia a sfiorire. Tutto vi rinsecchisce, persino lui:reietto, quasi dimenticato, consunto. Il suo destino sembra legarsi a quello del bosco e a quello di Ethel Frost …

E’ ottobre, Ethel è rimasta sola nell’amata casa nel bosco, e la mente torna a rivangare quella facoltà extrasensoriale per la quale la madre l’aveva portata da diversi medici e che lei, crescendo, aveva ritenuto di dover accantonare ma ora, sola, dopo la morte dell’amato marito, questa donna così timida, introversa, riservata, può tornare a questo contatto con la dimensione altra. Torna prepotente quella percezione di visioni e voci “ineludibile eco di vite passate”. E torna anche quella presenza che da bambina l’aveva guidata che altri non è se non la voce narrante alla ricerca di una sorta di redenzione. Ethel torna ad esperire sensazioni dimenticate e nuove, aneliti e fiati, soffi di candela, e immagini prepotenti di un bosco che appare oscuramente in attesa di qualcosa, della sua presenza luminosa, come la descrive lo spirito. In una sorta di favola cupa, Ethel si rende davvero conto della decadenza che la circonda, quell’isolamento che però è catalizzatore di nuove rivelazioni fino a quando il legame con il suo corpo sembra farsi evanescente e ad aspettarla oltre un immaginario varco c’è una nuova vita, una nuova consapevolezza. Lei, la cui timidezza è stata considerata quasi patologica, che ha pianto la morte di un uomo amato, e assapora il lutto della perdita, ora è chiamata a gran voce da visioni che chiedono di essere salvate; nel fuoco, nel frutto del ventre della natura, deve compiersi il suo fato.

Colmo di metafore e di un mondo paesaggistico vivido e protagonista della storia, l’autrice con penna enigmatica e suggestiva traccia la rotta di una favola evolutiva e di crescita: Ethel deve smarrirsi nel bosco che ella stessa crea, incontrare spiriti in divenire, per ritrovarsi, ricollocarsi, rinascere a vita nuova senza perdere quel germe prezioso che conserva nelle memorie oniriche. Tutto, nel bosco e nella storia, è gravido della dualità dell’essere: morte e vita legate assieme da un fiato sottile quanto fragile, morte e rinascita, luce e ombra, e nel confine, dove sembrano sostare queste creature in attesa di libertà, che ancora si trova un dualismo tra reale e fantasmatico, tra veglia e sogno. A corredo di una penna potente, ci sono le immagini, sempre ad opera dell’autrice stessa, pure suggestioni visive, capaci di catturare sguardi e atmosfere e restituire al lettore il fascino senza tempo di una favola antica. E’ nell’oscurità del profondo del bosco, un luogo che Ethel crea nella sua mente, che lei trova il suo senso, il suo fine, la voglia di rinascere e di ridare nuova vita; dalle sue lacrime stilla un perdono compassionevole e salvifico, un tocco rassicurante come un bacio sulla fronte, materno. Ethel regina di vita e di morte, bambina-donna-anziana, ninfa del bosco, seme e frutto prezioso, adorato, sognato.

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