Sconosciuti in treno

Sconosciuti in treno

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Sconosciuti in treno, scritto da Patricia Highsmith (traduzione di Ester Danesi Traversari) ed edito da La nave di Teseo che ringrazio per la copia. Romanzo d’esordio dell’autrice, ha ispirato il film “L’altro uomo” di Hitchcock.


“Io ucciderò sua moglie e lei ucciderà mio padre. Ci siamo incontrati in treno e nessuno sa che ci conosciamo. Un alibi perfetto.” Avvicinato da uno sconosciuto in uno scompartimento di un treno con una proposta decisamente inconsueta, e molto pericolosa, l’insicuro e tormentato Guy Haines si trova, quasi contro la sua volontà, invischiato in un incubo da cui non potrà più sottrarsi. Il romanzo d’esordio di Patricia Highsmith, che ha ispirato il film di Alfred Hitchock L’altro uomo, è un thriller a orologeria su un delitto perfetto e, insieme, un’indagine nel profondo della psiche dei due protagonisti, due uomini legati da una complicità che li porterà a superare ogni limite.


Guy è un architetto insicuro che sta tornando a casa nel Texas per riuscire ad ottenere, finalmente, il divorzio da Miriam, la sua giovane moglie che ha sposato andando contro il parere di tutti e che ora lo imbriglia in un matrimonio da cui trae interesse; Guy è in parte consapevole dei propri limiti, delle proprie insicurezze personali e relazionali che gli impediscono di opporsi al volere castrante di questa donna volitiva e a tratti descritta come infantile e meschina. Nel lungo viaggio in treno, Guy vorrebbe solo dedicarsi ad un’arte in cui eccelle: la ruminazione mentale. Tuttavia, viene interrotto da un tornado di ubriachezza e membra, Bruno, logorroico giovane rampollo di una ricca famiglia. Bruno prova un’instantanea e forse non del tutto ricambiata simpatia per Guy al punto da invitarlo a cenare assieme sul treno; interessato a raccontare i propri dispiaceri e a stimolare l’apertura dell’architetto relativamente ai propri, Bruno ammette di essere francamente stufo del padre al punto da aver meditato più e più volte di ucciderlo. A metà tra provocazione e semplice chiacchierata, tira letteralmente fuori dalla bocca di Guy una sorta di pensiero fumoso e indistinto circa l’omicidio di Miriam, la cui dipartita semplificherebbe di gran lunga la vita al marito, libero di poter accettare finalmente un grosso lavoro. Guy archivia ben presto la conversazione come il delirio alcolico di una persona fastidiosa ed invadente ma, appunto, Bruno si è creato uno spazio, dapprima piccolo, nella mente dell’altro … spazio destinato a ingigantirsi e assumere i contorni di un legame reciproco inquietante e torbido.

Guy, dopo essere sceso dal treno, incontra Miriam e l’incontro va proprio come aveva previsto, ovvero male; carico di risentimento per quello che non è riuscito nemmeno a dire alla moglie, va dalla nuova compagna, Anne, in Messico, dove viene raggiunto da una notizia inattesa. Miriam è stata uccisa. Che sia stato proprio Bruno? E perché? Le ruminazioni di Guy sono pervasive: ora è libero, eppure proprio come dice Anne, sembra incapace di essere felice. Questo è forse uno dei tratti di Guy che risalta subito, la sua tendenza a crogiolarsi in una infelicità, in una immobilità emotiva che si traduce in una lentezza vitale, in un letargo creativo. Solo Anne sembra capirlo, sembra capace di vedere oltre le sue insicurezze e spronarlo. Eppure, il suo equilibrio viene scosso di nuovo da Bruno che si insinua nella sua vita, in maniera prima subdola e via via più pervasiva, al punto che come Guy ho percepito la sensazione di una sopraffazione totale che ha sostituito l’iniziale fastidio per il giovane rampollo. Le bugie che Guy si è detto, le omissioni anzi, che lo hanno spinto a tenere segreta persino la conoscenza di Bruno per paura che Anne e la sua famiglia potessero cambiare opinione su di lui, lo portano a sentirsi in scacco, sensazione per lui familiare e che riecheggia il modo in cui ha vissuto l’intera relazione con Miriam.

Non può soccombere a Bruno, all’infiltrazione di questo ragazzo col sorriso timido e “ingenuità graziosa” che si arrischia prima a puntarlo fuori dal lavoro, a mandare lettere miste tra minacce e promesse, e poi arriva a presentarsi al suo matrimonio, divenendo infine assiduo frequentatore della sua casa. E nonostante il fastidio, il disprezzo, quando Anne chiede lumi a Guy, lui lo copre, lo difende, si convince di farlo per se stesso ma il lettore non può non chiedersi perché alla fine ceda al desiderio, al ricatto morale di Bruno. La spirale di paranoia, alcol, disperazione è iniziata: specularmente, Bruno e Guy alternano brevi momenti di euforia, in cui sentono di essere riusciti a gabbare la legge, di aver compiuto il famigerato delitto perfetto, e momenti di caduta depressiva, nei quali ad esempio Guy a un livello quasi inconsapevole sente che l’unico a capirlo è proprio Bruno. Questo stato di inquietudine dilaga come una macchia d’olio nella vita dell’architetto che diventa sempre più nervoso, circospetto, e usa l’alcol come palliativo per combattere i fantasmi che aleggiano continuamente nella sua mente, primo tra tutti Bruno. Ancora lui. Sempre lui. Appare di notte, ovunque, il terzo incomodo nel suo matrimonio con Anne, vittima anche lei del fascino dell’altro; odio-amore, mescolati in un magnetismo perverso che non può che esitare in un determinato epilogo. Guy cerca confronto e perdono in una persona che invece gli rimanda quasi l’assurdità della sua colpa, per lui però inaccettabile: se questa persona avesse ragione, allora nulla di ciò che ha fatto avrebbe senso. Il confine tra allucinazioni, deliri, sensi di colpa, crimine è sottile, labile, sfumato: come una nebbia confonde e si estende a tutta la sua vita, alla deriva.

Guy e Bruno sono, proprio come dice il primo, due parti di una stessa medaglia, frutto del loro tempo e della loro classe sociali, avviluppati in credenze, apparenze, desideri proibiti e inconsci; mentre l’architetto nasconde quegli impulsi che lo classificherebbero come cattivo, Bruno si crogiola in essi senza paura di ritorsioni o giudizi. Come una sovrapposizione, i due si incontreranno in un determinato punto, si influenzeranno creando un rapporto intimo e subdolo che li cattura, li devasta. L’autrice crea un’atmosfera angosciante su cui si muovono due personaggi attentamente approfonditi dal punto di vista psicologico e caratteriale, spogliati nelle loro routine, nelle loro fobie, nei loro sentimenti; riusciranno a sostenere il peso delle proprie azioni e scelte? La narrazione approfondisce maggiormente il personaggio di Guy, il suo sentirsi vittima di Bruno, inevitabilmente costretto ad avere un rapporto con lui: ma è davvero così? Uno stile raffinato che regala uno spaccato su due uomini particolari fusi in un rapporto di dipendenza reciproca che inorridisce Guy e lo attrae al tempo stesso, invischiandolo in una relazione mai provata prima. Anche Bruno, i cui modi sembrano in apparenza superficiali, a modo suo cerca di affrontare ed elaborare l’atto che ha compiuto: sarà sufficientemente forte da non crollare o la sua fragilità sarà la sua rovina? Un segreto enorme può legare due persone sconosciute a tal punto?

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