La fattoria degli animali
Buon pomeriggio, lettori! Oggi vi parlo del romanzo La fattoria degli animali, scritto da George Orwell (traduzione di Fiorenza Conte, illustrazioni di Irene Rinaldi), edito da La Nuova Frontiera nella collana La Nuova Frontiera Junior; ringrazio la Casa Editrice per la copia.
«Non lasciate che la vostra determinazione venga mai meno. Non fatevi fuorviare da altri discorsi. Non stateli a sentire quando vi diranno che l’Uomo e gli animali hanno interessi in comune, che la prosperità dell’uno significa la prosperità degli altri. Sono tutte bugie. L’Uomo non fa gli interessi di nessun’altra creatura se non i propri. Perciò tra noi animali deve sempre vigere una perfetta unità, una perfetta solidarietà nella lotta. Tutti gli uomini sono nemici. Tutti gli animali sono compagni.»Stanchi dei soprusi degli uomini gli animali di una fattoria, sfruttati e maltrattati, cacciano il padrone e gettano le basi di una nuova società. Spinti dall’idealismo e da slogan ben congegnati, vogliono creare un paradiso di progresso, giustizia e uguaglianza. Questo il palcoscenico su cui si svolge una delle più suggestive allegorie mai scritte, il racconto di come una rivolta contro la tirannia possa trasformarsi in una nuova forma di dispotismo e sfruttamento.
Tutti gli uomini sono nemici. Tutti gli animali sono compagni.
Nella Fattoria Padronale del signor Jones, in Inghilterra, vivono tanti animali dai tratti caratteriali antropomorfi: al vertice di questa scala sociale, risiedono i maiali, considerati gli animali più intelligenti, e a capo di essi c’è il Vecchio Maggiore, un verro ormai in avanti con gli anni ma molto rispettato dagli altri animali. E’ proprio lui a seminare, durante un suo discorso, il germe della Ribellione: la vita, per loro animali, è costellata di fatiche, di infelicità, senza alcun rispetto da parte dell’Uomo per il loro operato; anzi, alla fine della vita, continua nel loro approfittarsi degli animali, portandoli al macello. Ma è davvero così che devono andare le cose? E se ci si ribellasse contro l’unico animale che non produce? Il Vecchio Maggiore è incisivo, ispira lealtà, insegna un canto che sa di libertà e possibilità, “Bestie d’Inghilterra”, e anche se la riunione finisce con lo svegliare il padrone Jones, il seme è ormai stato piantato. Anche senza Maggiore, la Ribellione arriva un pò per caso nella Fattoria, che si ribattezza come Fattoria degli Animali: guidati dai maiali Palladineve, Napoleone e Spiffero, gli animali scacciano l’Uomo dalla terra che finalmente torna ad essere unicamente loro. Non ci si perde in inutili festeggiamenti perché i lavori vanno comunque portati avanti, ma i maiali (che intanto hanno imparato a leggere e scrivere) propongono una serie di Sette Comandamenti utili per il vivere civile. E nei primi tempi, l’atmosfera è davvero quasi idilliaca nella nuova Fattoria: si lavora ma si gode anche del frutto del proprio lavoro che sfama e nutre gli animali stessi. Certo, ci sono delle sottigliezze che a ben guardare possono essere notate, ma da chi? Mastino, ad esempio, è un cavallo gran lavoratore ma poco intelligente; Beniamino l’asino è un pò musone e sempre solitario; le pecore belano in continuazione uno dei comandamenti che i maiali hanno saggiamente semplificato in modo da essere comprensibili per tutti. C’è qualcuno che si chiede, dopo una giornata di lavoro, dove sia finito il latte delle mucche o le mele? C’è qualcuno che si chiede perché i maiali decidano per tutti gli altri? Nessuno si oppone davvero, la frattura tra la classe dei lavoratori e quella dei pensatori si fa via via più profonda. Ma anche all’interno dei maiali le cose non vanno proprio bene perché c’è dissidio tra Palladineve e Napoleone praticamente su ogni cosa: la situazione degenera quando Palladineve propone la costruzione di un mulino che potrebbe apportare vantaggi e benefici allo stile di vita degli animali. Napoleone esprime la sua opposizione in modo estremo rivelando un lato di sé che si ingigantisce pagina dopo pagina: la Repubblica, i valori e i principi, vengono scardinati a favore di un totalitarismo ad appannaggio di questi maiali che lavorano poco e pretendono tutto. Non solo, il modo in cui Napoleone si serve di Spiffero, maiale dall’eloquenza sciolta, capace di convincere tutti delle sue ragioni, è subdolo e manipolatorio: i comandamenti vengono nottetempo modificati creando confusione negli altri animali che, dal canto loro, si sono affidati e fidati ciecamente delle buone intenzioni dei maiali. Prigionieri del loro stesso mondo, costretti a condizioni lavorative estreme, la loro ignoranza li porta a non lottare per cambiare le cose, ad una accettazione non soltanto passiva ma anche orgogliosa: d’altronde, loro sono l’unica Fattoria gestita da animali! Certo, faticano più di prima, mangiano meno di prima, ma lo fanno per loro stessi e non più per il Padrone. E poi, Napoleone non gli farebbe mai del male … ma è davvero così? Agisce davvero nei loro interessi?
La fattoria degli animali è considerato uno dei titoli più famosi tra quelli scritti da Orwell: la scrittura semplice e lineare non deve assolutamente far pensare ad una storia banale, perché nascosta in ogni riga c’è una morale, c’è la voce dell’autore e la sua ideologia che colpiscono il lettore attento e sensibile. A mio avviso, questo è uno di quei romanzi i cui echi continuano a farsi sentire anche dopo l’ultima pagina, portando sempre nuove e accurate riflessioni su tematiche quantomai attuali. La satira che l’autore fa riguarda la politica, la condizione umana e sociale: se di primo acchito ho provato rabbia vero le figure di Napoleone e Spiffero, l’uno con la sua leadership praticamente lontana dalla vita della comunità degli animali ( si fa vedere sempre meno, si affibbia cariche e onorificenze, dimentica il suo ruolo di guida per preferirne uno da dittatore), l’altro con la sua affabilità oratoria, che creano persino un fin troppo facile capro espiatorio in Palladineve a cui vengono addotte tutte le malignità del caso ( mentre Napoleone passa da Compagno, a Capo, a Padrone, portavoce di tutto il buono che accade, addirittura grazie alla sua guida le galline depongono le uova!), ad una riflessione più attenta, anche il resto degli animali mi ha suscitato una serie di emozioni e sensazioni. Lavorano sodo, lavorano fino a sfinirsi, eppure non riescono a mettere in discussione lo status quo che si è generato, grazie anche ad una agghiacciante purga dei dissidenti che ha sfoltito di molto le fila dei primi animali, testimoni diretti del passaggio di padrone ( perché è questo ciò che avviene, in pratica); la nuova generazione non sembra essere particolarmente colpita da quanto avviene, eredita un mondo in cui si deve lavorare, in cui qualcuno decide le razioni di grano e patate da poter consumare (terra che loro hanno coltivato), in cui tutti i valori per cui la Ribellione era nata vengono sovvertiti a vantaggio dell’attuale interesse. Attoniti e sbalorditi, gli animali sono quasi spettatori dell’abile manipolazione dei maiali, sempre più “umanizzati”, al punto da non riuscire più a distinguere loro dagli umani, per somiglianza fisica ma soprattutto per somiglianza ideologica. L’Animalismo fondato dal Vecchio Maggiore è ormai un lontano ricordo, così come le promesse della pensione e di condizioni di vita pari; peggio, vengono introdotte regole sempre più limitanti la libertà di pensiero e quella individuale, grazie al portavoce Spiffero che finisce sempre per pungolare i suoi vecchi compagni: preferite forse che torni il terribile Jones? Cambia chi tiene in mano il giogo, ma esso non cambia mai, almeno per ora. Gli Uomini si limitano a guardare tali vicende prima con una risata, poi con paura, con un ghigno e alla fine con un’alzata di spalle: meglio approfittare della situazione.
In una sorta di ciclicità terrificante, mi sono chiesta quanto le dinamiche sociali, la lotta di classe, la gestione del potere narrata con una penna intelligente, lucida e cinica come quella di Orwell, siano tutt’ora decisamente moderne; i messaggi che tramite la sua allegoria l’autore ci lascia, stimolano sempre nuove riflessioni. In questa versione, la storia si arricchisce di preziose illustrazioni in cui dominano il rosso ed il nero e che ritraggono alcuni dei momenti salienti della trama, dando anche una raffigurazione grafica ai tanti animali, personaggi indiscussi della Fattoria.
Tutti gli animali sono uguali ma alcuni animali sono più uguali di altri.