Le streghe

Le streghe

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Le streghe, scritto da Roald Dahl (traduzione di Francesca Lazzarato e Lorenza Manzi; traduzione dei capitoli inediti di Giuseppe Iacobaci), illustrazioni di Quentin Blake ed edito da Salani Editore nella collana Istrici Dahl, che ringrazio per la copia.


Chi sono le vere streghe? Non quelle delle fiabe, sempre scarmigliate e a cavallo di una scopa, ma signore elegantissime, magari vostre conoscenti. Portano guanti bianchi, si grattano spesso la testa, si tolgono le scarpe a punta sotto il tavolo e hanno denti azzurrini… tutto per nascondere gli artigli, le teste calve, i piedi quadrati e la saliva blu mirtillo: i segnali distintivi delle vere streghe. Ora che lo sapete potrete evitare di essere trasformati in topi, ma solo se terrete gli occhi bene aperti.
La realtà non è sempre quella che sembra…
Da questo libro il film di Robert Zemeckis disponibile in digitale


Le vere streghe sembrano donne qualunque, vivono in case qualunque, indossano abiti qualunque e fanno mestieri qualunque.

Una delle caratteristiche delle VERE STREGHE è che nutrono un odio sconsiderato per i bambini al punto che tutti i loro oscuri pensieri vertono attorno allo sbarazzarsi di loro. La vera strega è contenta se riesce a togliere di mezzo almeno un bambino alla settimana e ha tutto un suo piano elaborato per scegliere e colpire la povera vittima, ignara perché le vere streghe sono molto abili nel nascondere il proprio aspetto, apparendo simpatiche e docili!

A raccontare la storia è un bambino che a 7 anni è scampato per ben due volte alle streghe non senza conseguenze; il narratore mette subito in guardia: ci potranno essere passaggi nella sua storia che faranno paura ma questa è la sua verità e come tale va detta e raccontata. Dopo aver perso i genitori in un tragico incidente, il protagonista passa del tempo in Norvegia, terra di streghe e avvezza alle stranezze, con la nonna materna, abile narratrice di storie che inizia il bambino alle vere streghe e alla necessità di riconoscerle subito. Compito non facile, certo, che richiede ingegno e attenzione ai dettagli che rendono le streghe ciò che sono: creature simili alle donne, ma di fatto, “demoni in forma umana“, dalle mani con artigli, le narici dilatate pronte a captare l’odore tipico dei bambini (per loro, una vera e propria nauseabonda puzza!), calve, con la saliva blu e senza le dita dei piedi. Dettagli infidi da ricercare ma che messi insieme possono dare contezza di trovarsi al cospetto di una di loro. Divise per paese, sono comandate dalla più terribile di tutte, la Strega Suprema, si riuniscono annualmente in un luogo segreto per il loro convegno.

Purtroppo, all’apertura del testamento paterno, il ragazzino e la nonna scoprono di dover tornare in Inghilterra per volere dei genitori del ragazzino: terra piena zeppa di strega inglesi, tra le più terribili! Ed è proprio qui, quasi per sbaglio, che il protagonista incontra la sua prima ( ma non ultima) strega e riesce a sfuggirle; qualche mese dopo, tuttavia, una serie di coincidenze sfortunate porteranno nonna e nipote ad annullare le tanto desiderate vacanze estive norvegesi per ripiegare su una più tranquilla località balneare inglese … che si rivelerà essere tutt’altro che tranquilla, anzi! Qui, il bambino suo malgrado sarà messo a conoscenza dei segreti più intimi, orridi e terrificanti delle streghe che, guidate dalla spaventosa Strega Suprema, hanno in mente un piano per sterminare i bambini di tutta l’Inghilterra servendosi dei loro punti deboli.

Il racconto alterna momenti esilaranti e bizzarrie varie a momenti più riflessivi e in questo modo attrarre un pubblico variegato; i personaggi sono ben caratterizzati e polarizzati sugli opposti bene/male. Tra tutti, la mia preferita è stata sicuramente la nonna, col suo sigaro, le sue storie spesso terrificanti ma allo stesso tempo ipnotiche che lasciano al nipote quella sensazione che ho sentito anche io da piccola nell’approcciarmi a determinati racconti, quella miscela di brivido ed euforia. Anche la Strega Suprema, nella sua immensa e diabolica cattiveria, è un personaggio che resta stampato nella mente del lettore soprattutto per la sua parlata caratteristica e l’aura di timore reverenziale di cui è ammantata. Una delle cose che mi ha più colpito è il modo con cui il protagonista si approccia alla sua metamorfosi, senza drammi, e lui stesso se ne stupisce: tutto sommato, essere un topo gli sta bene, ed è una verità che non può cambiare, quella della sua nuova forma, quindi, positivamente rassegnato guarda avanti, pensa a ciò che può fare e ricorre all’aiuto della figura positiva della nonna.

Le streghe non hanno potuto trasformarvi completamente in topi. Sono solo riuscire a rimpicciolirvi, a farvi spuntare quattro zampe e una pelliccia. Ma sotto l’apparenza di un topo, sei rimasto te stesso.

La trasformazione, quindi, interpretata e letta dalla sapienza e dall’amore totalizzante della nonna, restituisce al bambino un senso alla sua calma: sai che tutto ciò che ti accade ti modifica, per certi versi, ma tu resti sempre te stesso. Una lezione che ha il calore di una carezza amorevole, rassicurante: nonostante le brutture che le streghe cattive possono infliggere, resta un nucleo intimo, intero, da proteggere. La maschera che la Strega Suprema indossa, può ingannare e deviare l’attenzione dal suo aspetto fisico reale e spaventoso, ma non potrà mai occultare le azioni di cui si macchia, la sua perfidia.

Coraggioso e intrepido, il protagonista “bambino-topo” si avventura in un piano geniale per ribaltare la situazione e non solo salvare la vita ai bambini ma passare all’offensiva e distruggere le streghe. Superando le insidie, si impegna nella sua missione sempre sostenuto dalla nonna; purtroppo le cose non vanno altrettanto bene all’altro “bambino-topo” i cui genitori proprio non riescono ad accettare la sua condizione. Ormai tornati in Norvegia, finalmente, nonna e nipote si chiedono che fine abbia fatto l’altro povero topino e si interrogano sulle prospettiva di vita di topi speciali. Il loro è un amore puro e tenero, di quegli amori che non possono vivere se l’altro muore.

Non importa chi sei né che aspetto hai. Basta che qualcuno ti ami.

Parole potenti, che leniscono l’animo della me lettrice adulta e riscaldano, confortano, il cuore dei piccoli lettori. Perché se si ha qualcuno che ti ama incondizionatamente, qualunque forma tu abbia, allora puoi affrontare il mondo intero, o persino un castello pieno di streghe; puoi avere prospettive future e sogni, e viaggi da organizzare e mete da conquistare.

A conclusione di questo volume troviamo due capitoli inediti, tratti da un manoscritto inedito dell’autore e introdotti da Giuseppe Iacobaci, che ci chiede di immaginare uno scenario diverso in cui il protagonista ha ottenuto una pozione speciale e il povero Bruno ha scelto un’altra strada … che condurrà i due ad imprese super segrete!

Condividi:

Leave comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *.