WoW Women of Weird

WoW Women of Weird

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo della raccolta WoW Women of Weird edito da Moscabianca Edizioni, che contiene i racconti di Scilla Bonfiglioli, Diletta Crudeli, Noemi De Lisi, Linda De Santi, Elisa Emiliani, Alexandra Fischer, Federica Leonardi, Mala Spina, Lucrezia Per e Ornella Soncini, Claudia Petrucci, Claudia Salvatori, Laura Silvestri. Ringrazio la casa editrice per la copia.


“W.o.W. Women of Weird” raccoglie dodici racconti nati dalla penna di tredici autrici italiane che hanno interpretato, ciascuna con il proprio tratto, le tematiche dell’onirico, del bizzarro e del perturbante. Un viaggio nell’ignoto e nell’altrove, terrificante come la tana di una creatura o i meandri di un’astronave. Il volume presenta la copertina della poster artist Sabrina Gabrielli. Prefazione di Viola Di Grado.


La stranezza non si sceglie, come il colore degli occhi o la forma del viso. E’ una caratteristica latente del sé e della propria modalità di relazione col mondo.

Viola di Grado cura magistralmente la prefazione all’opera: spesso vi è la necessità di “incasellare” un autore in un genere; il “new weird“, termine sostenuto da J. VanderMeer, permette di descrivere senza catalogare: dire che qualcosa è bizzarro, strano, per forza di cose equivale a porlo al di fuori e oltre ogni categoria. La stranezza del “new weird“, spiega l’autrice, che offre una necessaria e utile cornice per la raccolta, è qualcosa che si inscrive nell’esperienza che già esiste, inserita nel contesto esistenziale dei personaggi. Con queste succulente premesse mi sono approcciata alla lettura dei dodici racconti scritti da tredici autrici.Il filo rosso che collega le diverse storie è quindi l’appartenenza ad un genere di difficile definizione: l’insolito, il perturbante emerge con singolarità in ogni voce, in ogni mondo e creatura talvolta aliena, lontana dalla realtà, altre volte terribilmente e spaventosamente contingente e per questo ancor più terrificante. Tra scenari spaziali e claustrofobiche ambientazioni italiche, tra boschi misteriosi e opprimenti, fughe rocambolesche per la vita – o per la speranza di una possibilità-, tra case angoscianti, violenze e mescolanza di elementi storici e invenzioni tecnologiche, le autrice pescano da atmosfere sognanti, luoghi simbolici, e ci regalano racconti capaci di coinvolgere, suggestionare e affascinare. Nota di merito come sempre per la meravigliosa copertina curata da Sabrina Gabrielli.

In “Ricordo di luce“, Elisa Emiliani ci racconta la storia di Maria, una ragazza sospesa in uno spazio-tempo indefinito di cui ricorda solo vaghe cose. Maria si sveglia in un ospedale, ha gli occhi chiusi mentre culla in grembo un uovo di pietra e porta con sé l’eco di un lavorio antico, di un’isola fatta di sabbia e roccia, di sette sorelle: chi sono? Muse? Nemiche? Parti di sé? Apparentemente fuse in un’identità panica, tutte condividono nome e missione: scolpire un uovo degno della madre. Il richiamo alla generatività , di pensieri e identità, permea attraverso le parole cariche di malinconia di Maria che sembra lottare per conoscere, per vedere in quello specchio riflettente che può darle risposte a domande che lei stessa non sa di aver formulato. Una suggestiva fusione che inneggia ad una ciclicità al femminile per un racconto che mi ha lasciato riflessioni su perdita e rinascita.

I ricognitori” di Linda De Santi ci porta in un mondo “altro“: protagonista una kor che dopo essere nata neutra ha scelto per sé l’identità femminile ed è in missione con l’apprendista Vaughan per stanare il nido dei clem, creature che scavano tunnel per rubare l’opera, profanando le Stanze della Vita. Chi sono i clem dall’odore particolare? Che collegamento c’è tra loro e i kor? Per la protagonista Nisis, i clem sono solo un abominio, ma la missione si rivela ben più complessa del previsto soprattutto perché scoprirà qualcosa di incredibile e sarà costretta ad affrontare due sensazioni che la atterriscono: paura e vergogna. Nisis teme di perdere se stessa, la sua identità, il suo scopo; un’avventura narrata con uno stile capace di entrare da subito nell’intimità della protagonista sviscerandone tormenti e di punteggiare un mondo spaventosamente affascinante.

Diletta Crudeli firma “ L’angolo vuoto è una brutta cosa“, un racconto intrigante e carico di una asfissiante atmosfera angosciante; protagonista una coppia e una serie di eventi strani, particolari, che incutono inquietudine crescente soprattutto nell’uomo di questa coppia che comincia a notare bizzarrie nella propria casa e nella propria compagna. Paranoia? Tutto inizia con una scacchiera per giocare a “go“, un gioco da tavolo che “lei” raccatta da uno di quei mercatini che tanto ama. Non conoscendo bene le regole del gioco, la scacchiera viene quasi dimenticata sul tavolo da fumo ma, paradossalmente, sembra non solo insinuarsi nei pensieri di lui ma anche acquisire una certa importanza. L’oggetto sembra quasi osservarlo, minando la sua sanità mentale … Sulle note finali, si insinua il tarlo del mistero, del sospetto … una voce oscura, aliena forse, compare. Perturbante al punto giusto, un racconto che mi ha provato un bel brivido lungo la schiena: perfetto.

In “Progetto Berserkir” di Scilla Bonfiglioli, l’autrice mescola ad arte storia, mito, folclore e fantastico: il risultato è un racconto denso e coinvolgente dalle cui pagine non mi sarei mai voluta staccare! E’ il 1951 ed in una Roma oscura, Don Luca manda in missione la sua agente Godan, bella e pallida come “un raggio di luna malata“; la donna inguainata in una tuta di pelle, letale e dallo sguardo assente e lontano, non sa chi è, non ha memoria del suo passato, se solo ci pena un dolore sordo le germoglia dietro le palpebre. Non intende fallire: deve recuperare la dottoressa Freya Deike, scienziata tedesca che ha collaborato con il braccio destro di Hitler. Perché Don Luca vuole i risultati delle sue misteriose ricerche? L’incontro con la Deike sarà come squarciare un velo sull’identità di Godan, sulla sua origine e su ciò che le hanno fatto: sarà disposta ad ascoltare la verità? Una storia di lotta, consapevolezza e vendetta sullo sfondo di una guerra senza fine tra bene e male, dove il potere conta più di qualunque cosa, e va ottenuto ad ogni costo, e dove la paura viene mascherata dalla manipolazione. Due donne, un destino.

In uno scenario da incubo si dipana “Cupio dissolvi” di Federica Leonardi: due protagonisti incollati da un sudore così vividamente evocato da sembrare tangibile, si ritrovano in una macchina, a guidare senza sosta, mentre l’immobilità esterna atterrisce. La strada è “un deserto d’asfalto e tenebre“, i finestrini rigorosamente chiusi, i corpi denudati, la sete che assume i contorni di un miraggio: cosa c’è, fuori? Una scrittura tesa, limpida, telefilmica, che spaventa e stupisce, cattura e bracca. Un vento famelico pronto a spazzare, a ingoiare, a distruggere, a stritolare e due superstiti … o forse no.

Caccia nuda” di Lucrezia Per e Ornella Soncini, prende vita in un bosco, cornice di un unicorno attratto dall’odore di un giovane ragazzo vergine di cui saggia già il piacevole nutrimento; attraendolo, trasformata in pudica dama, non deve più accontentarsi, finalmente, di drogati e ubriachi, gli unici maschi di cui è riuscita a cibarsi da quando il bosco non chiamava più a sé prodi e aitanti cavalieri impegnati nella missione di privarla del corno. L’unicorno percepisce quasi una sorte di fine, sembra una creatura così sola e incupita, richiusa in se stessa; eppure, il vergine si mostrerà la chiave per la creatura di una nuova, impensabile vita, in quanto protetto di una fattucchiera, un pò strega, un pò talent manager. Bizzarro e seducente, un racconto in cui la parola dell’autrice è quasi erotica, estatica, rimescola le carte in tavole e offre forse al povero unicorno la speranza di un futuro migliore … o solo l’ennesima gabbia in cui ritrovarsi vecchia e ancor più sola.

Caronte” di Laura Silvestri è ambientato nel pianeta omonimo, devastato da una serie di scosse; la storia è narrata dal punto di vista di Dyanna e Lars, la prima recatasi lì per riscuotere una taglia e l’altro detenuto nel penitenziario, psicologo. Cosa sta succedendo su Caronte? I vulcani inattivi da tanto tempo si sono risvegliati; Dyanna cerca di fare ritorno alla sua scombinata nave, unica possibilità di salvezza, ma per farlo ha bisogno di un telepatie in grado di indossare il prezioso casco della sua pilota. Lars è uno psicologo, un ottimo osservatore, e mosso da un indomito istinto di sopravvivenza: non è che menta spudoratamente, quanto piuttosto omette, lasciando tutto nelle mani dell’altra che, quasi disperatamente, si convince di vedere in lui ciò che le serve. L’ultima parte è raccontata dal punto di vista di Caronte: uno e tanti, destinato a morire ma la cui morte non è affatto fine a se stessa. Rocambolesco e introspettivo al tempo stesso, un racconto capace di coinvolgere e stuzzicare la curiosità del lettore.

Nei millenni” di Claudia Salvatori ci porta nella città del futuro di Europarigi, nell’anno 2029. Maya ha fatto l’impossibile per avverare il suo sogno: avvicinarsi alla mummia di Rahesy, il Re Serpente, e risvegliarla. Ha studiato, si è addestrata, ha setacciato il dark internet, pur di arrivare a quella mummia stranamente intatta, chiamata fin dai suoi primi respiri dall’Egitto. Ultima egittologa, è finalmente arrivato il suo momento e tra sangue, lacrime, preghiere prese dal Libro dei Morti lei ci prova. Chi è il re Serpente? Legato a un’ultima misteriosa profezia, il suo risveglio porta scompiglio in questo mondo ma anche il lui, ammaliato e spaventato al tempo stesso dalla modernità; in una lotta contro il tempo, i due devono scoprire il loro destino.

Noemi De Lisi ci propone il toccante racconto ” La Punizione Madre“. Voce narrante è quella di Yuki, il cui linguaggio a tratti grezzo scarnifica in realtà ricordi ed emozioni, intrisi, bagnati fradici, di violenza, di scabrosi rapporti famigliari, di dolorosi incesti e morti terrificanti, di bugie infime. Cosa resta a lei e alla sua sorella maggiore, Luc, ormai “fatta grande“? Coccole morbose, lavoro fiaccanti, sporco e croste e sudiciume. Sangue e miseria. Di un’intensità che mi ha francamente commossa, questo racconto apre una ferita e l’autrice ci scava dentro slabbrandone i contorni fino ad arrivare al cuore: figlie, sorelle, donne. Luc e Yuki, deformate dalla vita, orfane di e da una Punizione Madre, una verità indicibile, per cui non esistono parole. Fuggire, è possibile? Yuki ha solo dieci anni e non è solamente il mondo domestico a inquietare qui, ma anche l’esterno, la Zona con le sue regole aberranti. Non ci si può sottrarre al destino, alla Punizione Madre. Si può solo raccogliere frammenti di ossa e pelle, da nascondere in pesanti scrigni.

Gloria è la seducente protagonista di “Gloria di notte“, di Mala Spina: la donna sta rientrando a casa, è notte, lei è sexy. Suo marito, che forse non ha approvato la scelta del look straripante, quasi certamente la sta osservando dalla finestra buia di casa loro, lasciando una scia di saliva mentre scruta la moglie. Gloria non è sola. Anzi. “Cometichiami” parla, parla, del suo noioso lavoro mentre cerca di allungare le mani sul corpo sinuoso e avvenente della donna, mezzo ubriaco, pronto a tutto per averla. Ma Gloria non è vittima delle avance, no. E’ lei che comanda. Peccato sia l’ultima volta, l’ultimo gioco. Ma chi sta giocando e soprattutto a cosa? Un piano freddo, una vendetta cieca: contaminazione, sesso, intrigo, tensione, tutto superbamente raccontato dallo stile dell’autrice.

Ultimi di Noi”, di Claudia Petrucci, è ambientato in una taverna sul Cammino. Fuori imperversa la neve, dentro c’è un caldo che mozza il fiato. Qui si trovano il Moderatore e Ultima di Loro, indomita e ribelle nella sua pelle umana, ma che è molto, molto altro. Il Moderatore la sta portando in un luogo per lei senza ritorno che già ha visto portarsi via qualcuno importante, ma quando Ultima di Loro ha la possibilità di salvarsi, di liberarsi, un dubbio morale ed etico la attanaglia. E’ pronta a togliere la vita? Lei e il Moderatore si mascherano da pellegrini ma sono piuttosto pedine in un gioco che non comprendono nemmeno loro fino in fondo: quante vite, quante possibilità Chi sono loro? Il viaggio si fa metafora interiore capace di mettere in discussione le certezze di Moderatore e convincerlo a rivedere i suoi piani per Ultima di Loro. Eppure, qualcosa sfugge: sono davvero artefici del proprio destino? Visionario, introspettivo, un racconto che mescola realtà diverse e i loro possibili, plausibili, punti di incontro ed evoluzioni.

Chiude la raccolta ” Sul ponte delle Montagne Rosse” scritto da Alexandra Fischer: Seelknab è la giovane guardiana del ponte che separa il mondo dei vivi da quello dei morti; qualcosa nell’equilibrio tra bene e male, tra vita e morte, sta cambiando. La ragazza, che ha ereditato i poteri e la cintura della nonna, non ha quasi tempo di dolersi per le sue perdite recenti. C’è una nota di inquietudine che sembra muovere lei e le persone più vicine, persino nel villaggio, ammantato da un oscuro presagio, una cortina di gelo. Le forze demoniache sembrano voler tastare gli antichi sigilli per potersi liberare nel mondo dei vivi: c’è una guerra da sedare, tradimenti e rivendicazioni, bugie e segreti. Seelknab, coraggiosa, pura, è una protagonista capace di mettere da parte le sue reticenze per un bene comune, si lancia senza risparmiarsi, pronta a difendere chi ama: un baluardo, una possibilità, un destino. In pochi passaggi, l’autrice è riuscita non solo a farmi sentire del tutto in sintonia con la protagonista ma anche ad apprezzare il mondo che ha creato; il racconto tratta tematiche interessanti, come l’eterno conflitto tra bene e male.

Concludo con una citazione tratta dalla prefazione di Viola di Grado: “ Il new wierd ha lo spessore e il realismo della narrativa “psicologica” ma con il piglio decostruttivo di uno scienziato pazzo”.

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