Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda
Buon pomeriggio, lettori! Oggi vi parlo del volume “ Re Artù e i Cavalieri della Tavola Rotonda”, raccontato da Laura Russo e illustrato da André Ducci, edito da La Nuova Frontiera nella collana La Nuova Frontiera Junior; ringrazio la Casa Editrice per la copia.
“Inchinatevi al nuovo re d’Inghilterra. Re Artù, figlio di Uther Pendragon, figlio di re.”
Le storie e leggende della saga arturiana non hanno mai perso il loro fascino: cavalleria, magia, avventure e amori, una vera e propria fiaba romantica e avvincente che inizia alla corte di Camelot.
Il ciclo arturiano è da sempre uno dei miei preferiti: in quest’edizione, la leggenda si rivolge ad un pubblico giovanissimo, a partire dai 6 anni, e lo fa con un linguaggio semplice ed immediato ma senza perdere l’alone di suggestione e di coinvolgimento che da sempre associo a Camelot e ai suoi protagonisti. Le illustrazioni, spesso cariche di rossi e verdi vividi e tangibili, sono evocative ed adeguate sia al pubblico di riferimento che alla storia raccontata.
La leggenda non può non iniziare con la nascita di Merlino, senza padre e destinato a vivere in luoghi boschivi e solitari; un neonato con lo sguardo antico, da adulto, che terrorizza la nutrice ma non la madre principessa. E’ chiaro sin da subito che Merlino è un bambino fuori dall’ordinario, capace di prevedere il futuro, e tutti si rivolgono a lui per consigli; Merlino, però, è quasi in attesa della chiamata di Vortigern, re di Camelot, alle prese con la costruzione difficoltosa di una torre. Il loro incontro segnerà la risoluzione del problema, la sconfitta del sortilegio e l’ascesa di Merlino al rango di consigliere del Re. Gli anni passano, tra periodi di pace e guerre devastanti, fino a che Merlino si trova a servire la corona appartenente a Uther Pendragon, invaghito della bella Igraine, moglie del duca di Tintagel; per soddisfare le sue voglie bramose, non solo il re assedia il castello ma supplica il mago di ordire un sortilegio per possedere la bella dama, e ciò avviene ma ad un caro prezzo: Merlino chiede in cambio il frutto di quell’unione, Artù. Uther, sottovalutando la portata delle promesse fatte a Merlino, segna il proprio destino e quello di Igraine divenuta sua moglie: devastati dalla perdita del figlio neonato, i reggenti non sono in grado di prendersi cura del regno mentre il fanciullo viene cresciuto lontano, da sir Hector, senza sapere le proprie origini. Ovviamente, il destino di Artù è quello di estrarre la famigerata spada nella rocca e reclamare il trono vacante di Inghilterra. Non tutti però sono inclini ad inchinarsi al giovane re almeno fino a che costui dimostra il proprio valore, coraggio e generosità in battaglia. Sarà proprio il suo nemico, graziato da Artù, Leodegrance, a nominarlo cavaliere. Invaghitosi, e ricambiato, della figlia di Leodegrance, Artù decide che Ginevra, bellissima e coraggiosa, è l’unica donna adatta a lui: a nulla varranno le parole di Merlino, Artù è innamorato e dinanzi all’amore nemmeno la magia può sortire alcun effetto. Il loro amore non ha purtroppo eredi, ma Artù si impegna per il suo regno, per il suo popolo e avvia quella tradizione cavalleresca che nasce con la Tavola Rotonda: cavalieri votati all’onore, alla lealtà, al coraggio e alla salvaguardia del bene, con la missione anche di trovare l’antico calice della vita e della verità, il Graal. L’arrivo di Lancillotto del Lago, però cambierà per sempre il corso delle vite di Artù e Ginevra: l’ossessione d’amore li stordisce, e nonostante Lancillotto cerchi a tutti i costi di attenersi al suo codice morale, andando anche via, per il mondo, e incontrando Elaine, il suo cuore pazzo d’amore appartiene alla sua regina. L’ombra del tradimento – qui non direttamente consumato – spezza i rapporti e getta Camelot nel caos. Sarà l’arrivo di Parsifal, giovane valoroso, a riempire il posto alla destra di Artù nella Tavola Rotonda a dare nuova linfa alla ricerca del Graal, eppure anche lui, il cavaliere senza macchia e senza paura, deve confrontarsi con il proprio destino.
Ogni capitolo racconta una parte del mito e della leggenda, soffermandosi su imprese ed eroi del ciclo arturiano; rivolgendosi ad un pubblico molto giovane, il racconto contiene un’infarinatura generale ma essenziale per avvicinare i giovani lettori al mondo di Merlino, Artù e gli altri.
Ho apprezzato lo spazio che viene dedicato a Lancillotto e a Parsifal e alle loro vicende personali, come l’incontro con il drago ed Elaine (vittima anche lei della follia d’amore) e alla ricerca disperata di Parsifal, dal cuore puro ma così determinato a compiere la sua missione da non riuscire a capire quanto abbia ferito le persone che lo amano. In uno scontro finale, Artù deve affrontare le sue responsabilità come re e come padre, suo malgrado, del figlio datogli da Morgana con l’inganno: la fine di Artù segna la fine di un periodo intenso per Camelot e per l’Inghilterra. Che sia andato ad Avalon o che sia stato accudito dalla sorellastra Morgana, non è dato sapersi: Artù ha creduto in un ideale e per esso si è battuto, cerco, con la spavalderia tipica della sua giovane età, e poi con il peso della responsabilità e del dolore del tradimento, ma ha fatto quanto in suo potere per la sua amata terra. Che cosa rende un eroe tale? Non l’armatura, certo, ma il cuore puro, la lealtà anche verso gli avversari, il coraggio, la compassione: allora, se sono queste le caratteristiche degli eroi, magari tutti ne abbiamo conosciuto uno … e perché no: ” E se ci pensi bene quel cavaliere della Tavola Rotonda potresti essere tu“.