2084. La dittatura delle donne

2084. La dittatura delle donne

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo di 2084. La dittatura delle donne, scritto da Gianni Clerici ed edito da Baldini+Castoldi, che ringrazio per l’invio della copia.

TRAMA

Nel 2084 l’umanità, o ciò che ne resta dopo un disastro ambientale e una nuova guerra mondiale, è regredita a una sorta di medioevo bucolico, dove il controllo dell’ordine è affidato a robot e supercomputer, che hanno il compito di assicurare la sopravvivenza della cosiddetta Dittatura Democratica. Nel nuovo regime tutto deve essere funzionale e regolamentato: non si può decidere il proprio destino, il desiderio, la creatività, l’eros sono visti con sospetto. Inoltre esso prevede che gli uomini, i Vires, siano destinati alle mansioni più umili, in attesa che i nuovi robot che vanno perfezionandosi possano prendere il loro posto e soppiantarli una volta per tutte. Sì, perché il sesso maschile è regredito nella scala gerarchica e ora a comandare sono le donne, moderne Amazzoni. Soprattutto, i rapporti fra i sessi sono banditi e ogni forma di riproduzione è rigidamente controllata. In questo scenario distopico, la curiosa e impertinente Evonne, figlia di Livia, artista quieta e remissiva, rimane incinta. Di un uomo. E l’uomo è Vijay, un ragazzo della casta degli Assimilati, una sorta di schiavo con capacità artistiche dirompenti. È così che il sistema entra in crisi, mostrando i suoi limiti e le sue falle. Evonne e Livia si sforzano di nascondere il frutto di quella unione divenuta, ora, nel mondo nuovo, assurda e impensabile, ma quel frutto – la piccola, geniale Irma – incarna il cambiamento che non può essere fermato. In un’epoca in cui non si fa che parlare di crisi della democrazia e di controllo sociale, il romanzo di Gianni Clerici, che fa propri e amplifica echi che vanno dal George Orwell di 1984 all’Aldous Huxley del Mondo Nuovo, per finire alla più recente Margaret Atwood del Racconto dell’ancella ribaltato nei presupposti, riesce insieme a divertire e a farci riflettere.

E’ l’epoca della Dittatura Democratica: a comandare sono le donne che, dopo tragedie, guerre, distruzione e una pandemia, hanno preso il potere, rovesciando l’ordine delle cose. Non più relegate a ruoli marginali, non più soggette al predominio del maschio, il quale è stato invece destinato ad altre mansioni, considerate inferiori e di minore importanza. Il mondo che si è venuto a creare, tuttavia, ricorda appunto una dittatura, al femminile certo, ma sempre di dittatura si tratta. Una macchina stabilisce gli sbocchi professionali delle donne nonché le potenziali compagne di vita, il potere decide le fasi e i soggetti destinati a poter procreare, e regolamenta persino la procreazione del regno animale. Protagoniste della storia sono Livia e sua figlia Evonne: la prima è una pittrice, e ha l’onore e il privilegio di poter esporre le proprie opere, la seconda è una giovane di sedici anni, che inizia a mettere in dubbio le tante regole ferree della società in cui vive. Evonne mostra del malcontento: non solo non ricambia l’amore di una sua compagna di scuola, ma prova dei sentimenti per un Vir, e inizia a chiedersi le motivazioni di alcuni di quei diktat così stringenti, come ad esempio dover vedere la sintesi dei lavori del Parlamento Globale. Le due vivono in campagna, relativamente isolate, se non fosse per due vicine singolari, Daniela e Grazia, le quali rivelano a Livia le gioie sessuali derivanti dal Vir che la società ha loro mandato per aiutarle in quelle attività che richiedono uno sforzo fisico ad appannaggio della muscolatura maschile.

La vita apparentemente tranquilla di Livia ed Evonne viene sconvolta da due eventi quasi speculari: la gattina, Gipsy, contravvenendo alle regole, cede alla corte di un bel micio e Livia ed Evonne assistono all’accoppiamento dei due, con relativa gravidanza successiva, mentre Evonne si innamora del Vir Vijay, pur sapendo che tale relazione è proibita e passibile di condanna. Le autorità nel supervisionare la prossima contingente mostra di Livia, si accorgono di Gipsy e dei suoi gattini: non solo la gatta non è stata registrata, non è stata sterilizzata e i gattini sono illegali. Portando via Gipsy e i gattini, Livia non sa come poter dare alla figlia la tremenda notizia ma non sa che Evonne ne ha una ancora peggiore da comunicarle (peggiore per il mondo in cui vivono): è incinta. Le due si rivolgono a una vecchia amica di Livia, la quale le aiuta falsificando dei documenti e facendo nascere quella che secondo le avanzate strumentazioni tecnologiche avrebbe dovuto essere una nuova e benaccetta Amazzone … ma così non è. Irma, così si chiama, nasce uomo e viene cresciuta come donna: è geniale, intelligente, a due anni parla e cammina, e viene subito inserita a scuola in classi più avanzate. Tuttavia, il suo segreto verrà alla luce provocando una serie di eventi a cascata che vanno ad alimentare nuove teorie: i Vires, infatti, stanno mostrando del malcontento, dopo la celebre rivolta Spartaco, vogliono pari diritti, reclamano uguaglianza alle Amazzoni. Irma può contenere in sé il seme di una nuova evoluzione sessuale, di genere, identitaria e sociale?

Riprendendo tematiche care al genere distopico, l’autore stuzzica il lettore con un mondo futuristico in cui le donne hanno ottenuto il potere; eppure, sembra che nonostante tutto, il disequilibrio di forze non possa essere considerato la soluzione, poiché i Vires premono per avere più spazio e considerazione, mentre le Amazzoni sembrano covare intrinsecamente un desiderio di rivalsa su quegli oppressori del passato, carnefici del genere femminile per secoli. L’equilibrio sembra essere la doverosa e naturale conclusione: individui uomini e donne insieme, una procreazione androginetica guidata, che però mette in allarme quella che viene chiamata la Supercasta. Saranno pronte, queste Amazzoni, a condividere il potere?

Diversi sono gli spunti di riflessione che il romanzo, pur nella sua brevità, può suscitare nel suo lettore: dalla questione della violenza, delle guerre, della società maschilista, fino ad una riflessione sugli estremismi, che, in qualunque genere vengano declinati, sono deleteri; la società delle Amazzoni appare asfissiante e controllante, e per tale sua natura, prima o poi, provocherà una ribellione. Evonne e Gipsy con il loro amore, con la rivendicazione delle proprie scelte e dei propri desideri, anche fisici, Vijay con la sua voglia di essere chiamato finalmente papà, Livia con i suoi quadri e il suo amore di madre, rappresentano una germinale voce di rivolta; lo stile dell’autore si adatta all’idea di un futuro che però richiama il passato, e vede contrapposte macchine e tecnologie avanzate ad una vita bucolica e contadina. Interessanti le riflessioni che prendendo spunto dall’arte ed in particolare dai lavori di Leonardo da Vinci, si allargano alla società delle Amazzoni, Omnilandia.

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