Endymion. I canti di Hyperion

Endymion. I canti di Hyperion

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo di Endymion. I canti di Hyperion, Libro due di due, scritto da Dan Simmons e pubblicato nella Titan Edition Mondadori, collana Oscar Fantastica. Il volume raccoglie gli ultimi due romanzi della tetralogia, iniziata con Hyperion. I canti di Hyperion, ovvero Endymion e Il risveglio di Endymion. Ringrazio la Casa Editrice per l’invio della copia.

TRAMA

XXXI secolo. Da trecento anni la rete del teleporter che permetteva i viaggi istantanei attraverso la galassia è stata distrutta, e con essa è finita l’Egemonia dell’Uomo. La Chiesa dei cristiani rinati ha scoperto il sistema per controllare la resurrezione e ottenere l’immortalità e domina, con metodi da Inquisizione medievale, l’intero universo. Chi non si converte è destinato a morire. In questo complesso scenario si trova a vivere Raul Endymion, rinchiuso in una prigione-asteroide in uno stato sospeso, contemporaneamente vivo e morto, per avere ucciso accidentalmente un uomo. A salvarlo dall’esecuzione arriva però Martin Sileno, uno dei sette pellegrini di Hyperion, che gli propone di aiutarlo a salvare la nipote adottiva, Aenea, dalle legioni papali. Aenea, dotata di poteri messianici, è la figlia della pellegrina Brawne Lamia e del cibrido John Keats e la Pax è disposta a tutto pur di fermarla. Insieme a lei Endymion si troverà a compiere un viaggio attraverso miriadi di pianeti, scoprendo infine il ruolo cruciale suo e di Aenea nella lotta globale tra lo Shrike, la Chiesa, le intelligenze artificiali del TecnoNucleo decise a cancellare per sempre la storia dell’umanità.

La conoscenza va sempre tenuta da conto, Raul. Nel tentativo di capire l’universo è seconda solo all’amore e all’onestà.

L’autore compie qualcosa di unico, regalandoci altri due volumi che condividono alcuni intenti e tematiche rintracciabili anche ne I Canti di Hyperion, ma , al tempo stesso, ci delizia con qualcosa di completamente nuovo. Intanto, pur restando, almeno inizialmente, uguale l’ambientazione, il pianeta Hyperion che ci troviamo di fronte è differente da quello lasciato nell’epilogo de La caduta di Hyperion; trecento anni sono passati, la tecnologia, di fatto, è stata del tutto bandita o quasi, e la Chiesa Cattolica, avvalendosi dei cosiddetti crucimorfi, è diventato il culto unico di Hyperion. Non solo, la Pax, la milizia armata e militare, della Chiesa, detiene il controllo consigliando il governo; i viaggi tramite teleporter, che erano all’ordine del giorno prima della Caduta, ora sono vaneggiamenti remoti, leggende. Attraverso il crucimorfo, la Chiesa offre ai suoi fedeli la possibilità di redenzione e di risurrezione, ed è fermamente interessata a lasciare le cose così come stanno.

Il romanzo si apre, in pieno stile Simmons, con la confessione della nuova voce narrante della storia: Raul Endymion si prepara a scontare la sua condanna, la sua ultima condanna, in realtà, e in un flusso solitario di coscienza, ci racconta la sua storia, la sua vita, che cambia quando a ventisette viene condannato per la prima volta. Raul, che si è arrabattato in tanti lavori, viene miracolosamente salvato per svegliarsi nella dimora di un personaggio ben noto ai lettori della dilogia precedente: eh sì, parlo proprio del poeta Martin Sileno, invecchiato ma sempre irriverente e lungimirante, propone a Raul una missione pazzesca, recuperare e proteggere la dodicenne Aenea, Colei che insegna, la figlia di Lamia, che sta per emergere dalle mitiche Tombe del Tempo, in particolare dalla Sfinge. Un pò incuriosito, un pò stranito, Raul accetta: non sa che, ovviamente, il suo viaggio lo cambierà ma cambierà anche le sorti planetarie. Raul è un personaggio che si lascia scoprire pagina dopo pagina, ci racconta il suo retaggio culturale, il suo rapporto con la Nonna, la sua decisione di non accettare il crucimorfo; è sua la voce che narra il viaggio a bordo prima della nave del Console, con Aenea, piena di vitalità e di intelligenza, e di A. Bettik. Ma chi è Raul?

«Tu vuoi essere un eroe» ripetè. «Vuoi essere uno di quei rari esseri umani che fanno la storia, anziché limitarsi a guardarla scorrere come acqua intorno a uno scoglio.»

Non è l’unico a cercare la piccola Aenea. Anche la Chiesa la vuole, ad ogni costo, perché simboleggia tutto ciò contro cui sta alacremente lottando: un “virus”, che va controllato. E nella missione viene coinvolto Padre Capitano Federico De Soya, l’altro narratore della storia: cattolico, militare, dogmatico, De Soya rappresenta in pieno lo stereotipo associato al clericale del passato. Intransigente, rigido, De Soya viene investito direttamente dal Santo Padre di un grandissimo potere, e in cambio deve solo riportare sana e salva la bambina alla Chiesa. Anche il suo viaggio, in realtà, non sarà affatto semplice.

In una sorta di rincorsa stellare, i due schieramenti attraverseranno quei mondi appartenenti al passato per ritrovare loro se stessi e rispondere a domande filosofiche ed esistenziali. Ritengo che una delle tematiche cardine di questi due romanzi sia la fede, intesa come fiducia cieca che viene chiesta a Raul nei confronti di Aenea, e intesa come approccio totalizzante che è ciò che viene chiesto a Federico De Soya. Se, però, la fiducia, la fede di Raul in ciò che Aenea è e rappresenta, tenderà a rafforzarsi nel corso della storia, fino a tramutarsi in altro (cosa che comunque Aenea ha già previsto), è la fede di De Soya quella che ho trovato più stimolante dal punto di vista intellettuale. Il Padre Capitano, dopo numerosi fallimenti nella sua missione, verrà richiamato all’ordine e affiancato da un’aberrazione, Nemes, che ai suoi occhi sovverte totalmente le regole della Chiesa in cui crede. Quando tutte le sue certezze crollano, cosa farà Federico De Soya? Interessante quindi il suo percorso interiore, e anche, chiaramente, i viaggi tra mondi e specie, tra popolazioni, che compiono parallelamente i due gruppi; ci consente di rispondere ad alcune domande rimaste in sospeso e di porci nuovi quesiti, di scoprire e riscoprire quell’umanità che, comunque, si è perduta, dilatata, prima dall’iper-tecnologia del mondo pre-Caduta, poi dalla religione dopo.

Come sempre, accanto alle questioni umane, politiche ed etiche, l’autore affianca tecnologia, e nuovi misteri: perché i teleporter si sono riaperti? Che fine ha fatto il TecnoNucleo? Qual è il compito di Aenea?

Eri bellissimo. Ti amavo, in quel momento. Ti amavo indietro e avanti nel tempo. Ti amavo al di là dei confini del tempo e dello spazio.

Anticipazioni, riflessioni, dubbi, lo stile di Simmons si riconferma capace di raccontare l’immensità dello spazio e l’intimità di un abbraccio, di un amore che sta nascendo e che va contro ogni logica. Tiene il lettore incollato alle pagine, in quella che appare essere un’odissea dell’anima e del tempo, seppure disveli sin dall’inizio una parvenza di finale … ma è davvero così? Come sempre, non si può stare tranquilli leggendo Simmons, che ci regala personaggi nuovi a cui affezionarsi e di cui si vuole scoprire la sorte.

Qual è il destino di Endymion e del mondo? Dove sono finiti Aenea e Raul Endymion , nel cui nome forse è già scritto il destino dell’universo e il suo?

Il nodo focale de Il risveglio di Endymion risiede di nuovo nella complessa relazione tra fede e scienza: la Chiesa, tramite la Pax, la rinata Opus Dei, Il Sant’Uffizio, contro il TecnoNucleo. In ballo c’è il potere, che prende spesso la forma del crucimorfo ma non è solo legato a questo strumento, il potere è legato alle Intelligenze Artificiali e al predominio, al controllo. Nell’epoca forse più oscura per l’universo, dopo il Grande Errore, torna una Chiesa subdola e manipolatoria, torna l’arroganza e la corruzione. Per i più disparati motivi, nuovamente, il controllo delle Intelligenze Artificiali diviene cruciale: la Chiesa le ha messe al bando, ma tutte le potenze sulla scacchiera avranno rispettato la regola?

Superbia, profonde convinzioni, eccidi ingiustificati: il senso morale ed etico delle azioni umane sembra variare da caso a caso, come una bandiera al vento. Cosa decide chi è umano? L’empatia? Cosa distingue l’uomo dalla macchina?

All’alba di una guerra senza esclusione di colpi, una nuova crociata sta per compiersi ma da cosa ci si difende, davvero? Dove si nasconde la verità, ammesso che esista?

L’incursione di Simmons nelle dinamiche del clero è stata la grande rivelazione di questo romanzo conclusivo: intrighi, riferimenti costanti alla cultura e alla società del nostro tempo con l’abituale gestione della narrazione e delle voci, le ambientazioni futuristiche, e le consuete riflessioni teologiche ed esistenziali, rendono il volume finale della saga ancor più interessante. Le pagine scorrono: il lettore vuole sapere, incalzato dai punti di vista diversi e dagli eventi che si susseguono paralleli e vicini. 

Tra misticismo e interessi personali, l’autore scende nelle profondità dell’animo umano con una storia che diviene universale, eterno ciclo, eterno ritorno necessario alle origini per poter guardare avanti. Un Messia, una speranza, un futuro, che può nascere solo dalla distruzione: l’autore non ha paura di mostrare l’aberrazione umana, non teme di lasciare il suo lettore in sospeso, con dubbi e domande irrisolte.

Ho divorato la storia, con la sensazione di essere lì, con tutte le emozioni che Simmons sa suggerire; ho terminato, soddisfatta ma anche intristita all’idea di abbandonare il mondo incredibile che l’autore ha diretto e creato.

«Vi ho detto ciò che so su questo: apprendere il linguaggio dei morti, apprendere il linguaggio dei vivi, ascoltare la musica delle sfere e apprendere come muovere il primo passo.»

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