L’ordine imperfetto

L’ordine imperfetto

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo “L’ordine imperfetto”, scritto da Maria Letizia Grossi ed edito da Giunti Editore, che ringrazio per l’invio della copia.

TRAMA

Firenze, viale dei Colli. Il ricco e potente imprenditore Alfonso Nassi è stato ucciso per un trauma da corpo contundente. A indagare sull’omicidio viene chiamata Valeria Bardi, meglio nota come la “commissaria”. La dedizione al lavoro e il suo grande fiuto le hanno valso la fama di migliore profiler del Centro Italia e l’hanno portata, unica donna, a dirigere la Squadra Mobile fiorentina. Bella senza enfasi, allegra, alta e un po’ irrobustita dagli anni, di notte combatte contro i suoi fantasmi – il divorzio, il difficile rapporto con la figlia ventenne, il peso delle crudeltà che incontra – per essere forte e intuitiva di giorno, mettere ordine nel mondo del crimine e gestire le grane del commissariato e le pressioni del Questore. I sospetti cadono dapprima su Tea, la moglie di Nassi, da cui si era appena separata, e i suoi amici Stefano e Giorgio – alquanto intimi – fin dai tempi dell’Università. Ma ci sono in ballo anche gli interessi dell’azienda della vittima, legati a speculazione edilizia e inquinamento ambientale. Tra interrogatori e alibi da confermare, un inaspettato ritrovamento: il diario sentimentale che Stefano ha affidato al suo PC, fonte preziosa di informazioni sulle ambigue relazioni tra i sospettati e non solo… Una protagonista indimenticabile per un’indagine dai risvolti imprevedibili raccontata con lo humour tipico dei fiorentini, sullo sfondo di una città dalla bellezza mozzafiato. L’ ordine imperfetto è un giallo tutto toscano per gli amanti di Marco Vichi e Antonio Fusco. 

Valeria Bardi ha cinquant’anni, è capace ed intuitiva, avvenente ed è commissaria di Polizia a Firenze. Sì, proprio commissaria, non commissario: le piace che si noti la differenza e che venga sottolineata. Le sue capacità di osservazione e di riuscire a cogliere negli altri sfumature e indizi caratteriali, l’hanno portata ad essere rispettata ed apprezzata nel suo ambiente professionale; a questo non corrisponde una vita privata rosea, anzi, da tanti anni è divorziata e ha una figlia Anna che vive a a Bologna e con cui è in perenne contrasto. Le due si sono allontanate: Anna rinfaccia alla madre errori del passato, Valeria non sempre cede alle provocazioni della figlia ma il suo amore materno la porta a preoccuparsi e a fare tante domande alla figlia, quelle domande che vengono vissute come un’invasione della privacy. Valeria si è auto- esiliata rispetto alla vita amorosa, che non ricerca, non brama e non desidera, tranne in qualche raro momento di solitudine pesante, specialmente quando alcuni casi toccano le sue sensibili corde emotive; corteggiata dal suo vice, Manuele, un uomo innamorato di due donne, Valeria per ora non concede nulla!

Una mattina di marzo, Valeria viene chiamata ad indagare su un caso di omicidio nella Firenze bene dell’imprenditoria edile: Alfonso Narri è stato trovato morto nella sua villa bellissima. Non ci sono tracce dell’arma del delitto, né segni che facciano pensare a un’ intrusione nella casa. L’uomo è stato colpito alle spalle, vicino al suo mobile da bar, nessuna impronta, nessun oggetto trafugato o spostato. Manca solo un mazzo di chiavi. Tocca al fiuto di Valeria risolvere il puzzle e trovare il filo da cui tutta la trama si dipana, risolvendo un caso che comincia a coinvolgere sempre più persone. Valeria deve ricostruire la vita personale e lavorativa di un personaggio di spicco, padre della piccola Rosanna, in via di separazione dalle bella e docile moglie Tea, oggetto di aggressività e umiliazioni dell’uomo stesso. Chi era Alfonso? E che ruolo ha nella vicenda sua moglie? Maltrattata, picchita, umiliata dall’ormai ex marito, potrebbe aver architettato un omicidio? Anche se ha un notevole impedimento fisico, potrebbe aver convinto ad agire per suo conto uno dei due amici da cui si è stabilita circa un mese prima del delitto? Casualità o fato? C’è un movente passionale dietro questa storia o l’origine del crimine va ricercata negli affari non sempre puliti di Alfonso e nelle sue frequentazioni?

La scelta di narrare la storia in terza persona permette all’autrice di esplorare le voci e le personalità di tutti i protagonisti coinvolti e di far vedere al lettore i retroscena che portano al compimento di determinate azioni; a mio avviso, è stata una scelta funzionale alla trama e si sposa bene con la capacità dell’autrice di caratterizzare i suoi personaggi. Con poche ma precise pennellate tratteggia un passato credibile e coerente per i principali personaggi, partendo ovviamente dalla Commissaria Bardi, una donna con un vissuto intenso che iniziamo ad esplorare in questo primo romanzo. Ho apprezzato che fosse una donna dalle caratteristiche molto umane e condivisibili, una donna che ha dovuto affrontare la sua dose di problemi ma con un atteggiamento sempre pronto a mettersi in discussione. Intensa e toccante la relazione con Anna, indaga un mondo complicato emotivamente come quello che concerne il rapporto madre-figlia; Anna condanna alla madre di lavorare troppo, le condanna quasi quell’indipendenza che Valeria reclama scegliendo il genere femminile della parola commissario, e allo stesso tempo Anna l’accusa di farle il terzo grado, di non averla difesa da piccola. Autonomia e indipendenza, un conflitto che nel rapporto tra genitori e figli diviene fondamentale e che l’autrice sa trattare in modo lucido ed empatico. Interessante anche il ruolo di grande assente, in tale dinamica, di Ettore, ex marito fedifrago e padre errante che pure ha la precedenza per Anna quando deve comunicare il suo rientro in Toscana. E Valeria sa bene che per Anna, rapportarsi con il padre è più facile perché non fa domande, non scava, non pungola. Valeria lo sa, ma questo non le impedisce di soffrirci lo stesso. La sua sensibilità è qualcosa che permea tutti gli aspetti della sua vita, dal lavoro alla sfera delle relazioni: Valeria, anche se è abituata a vedere il marcio del mondo, il crimine, se ne stupisce sempre, se ne rammarica.

Eppure certi giorni rimaneva così scottata da quel dolore, da provare a sua volta rancore. Come se l’enormità dell’affetto le lasciasse la carne senza pelle, esposta a quei colpi, solo a quelli.

Nel corso dell’indagine, il lettore farà la conoscenza di un terzetto alquanto particolare. Tea, moglie dalla vittima, Giorgio e Stefano, si conoscono dai tempi dell’università quando tutti e tre studiavano chimica e sono diventati amici; Giorgio, attraente e scaltro, ha anche avuto una relazione con la ragazza, inizialmente taciuta a Stefano palesemente innamorato di Tea ma incapace di dichiararsi. All’improvviso, Giorgio e Tea interrompono la loro relazione e la ragazza sposa Alfonso, etichettato da Stefano “deprecabile”, e interrompe gli studi e anche le sue frequentazioni. Insieme a Valeria apprendiamo queste notizie tramite l’analisi del computer di Stefano, il quale si diletta a scrivere un diario lunghissimo intitolato “Aspettando Tea”, dove racconta di come Tea sia tornata nelle loro vite e perché, dove racconta le sue scoperte in merito al rapporto amicale intercorso negli anni tra Giorgio e Tea e a lui taciuto, dove introduce la figlia di Tea, Rosanna, tredicenne geniale dal carattere spinoso. Viene da chiedersi quindi quale sia il collegamento tra Stefano, ignavo per eccellenza, e l’omicidio, e se tale collegamento esista. Il romanzo è pieno di personaggi secondari, finemente descritti dall’autrice al punto che, al termine della lettura, si ha la sensazione che la Bardi, Manuele, Anna, Lanfranco, siano reali, persone che si potrebbe facilmente incontrare per le strade suggestive della Firenze che fa da sfondo alla storia. E si ha voglia di seguirli ancora, di spiare proprio come degli sbirri, di sapere e conoscere l’evoluzione delle loro storie.

Nei capitoli finali, la situazione diviene più chiara al lettore che forse intuisce il movente del crimine; ho trovato la lettura piacevole e scorrevole grazie alla trama, ma soprattutto grazie allo stile dell’autrice e alla sua capacità di raccontare in modo semplice ma non banale le storie di questi personaggi, il loro passato, la loro emotività e la loro quotidianità. Seguirli nella loro duplice funzione pubblica e privata, vedere Manuele alle prese con il suo “babbo“, li ha resi credibili e riconoscibili.

Una storia avvincente ambientata in una delle più belle città italiane , Firenze, presente con le sue strade, con i suoi monumenti, con i suoi piatti tipici e con il suo dialetto. Nei ringraziamenti finali, l’autrice si rivolge proprio a Firenze, uno sfondo che racchiude in sé modernità e tradizione, così come la Commissaria Bardi, in cui convivono due anime, in cui converge pubblico e privato.

“Non tutto si può capire, lo so, ma ci sono cose che sfuggono ai ragionamenti e che invece si possono sentire. Con gli occhi, con le mani, col naso, assaggiando …”

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