Adventure

Adventure

Buongiorno lettori! Oggi vi parlo di un romanzo fantasy ambientato a bordo di un vascello volante,  scritto da Rehema Rosazza ed edito da La Corte Editore, che ringrazio per l’invio della copia cartacea.

TRAMA

Una nave volante, una ciurma di ragazze e un ribelle scomparso da ritrovare.Il capitano Rhey, orfana adottata dalla città sospesa di Kodoma, ha formato un vero e proprio equipaggio per popolare il vecchio vascello Adventure e prendere il largo, solcando le nuvole, per una nuova avventura. Con in mano un solo indizio arriveranno a navigare tra terre ghiacciate e isole infestate da sirene, fino a precipitare in una terra senza nome dove terribili avvenimenti metteranno a repentaglio la loro amicizia e le loro stesse vite. Insieme dovranno affrontare pericoli, maledizioni, creature fantastiche e incantesimi.Durante le ricerche le ragazze si vedranno coinvolte in una girandola di situazioni imprevedibili: tradimenti e compromessi metteranno alla prova il loro legame rendendole più unite che mai.Riusciranno a salvare il capo dei ribelli disperso e a unirsi contro un nemico che minaccia di sottomettere ogni terra e riconquistare la libertà?

 
Chi  di voi non ha sognato di prendere parte ad un’avventura dal sapore piratesco a bordo di una nave, magari volante? Io sì! Ho sognato spesso di poter visitare il mondo in compagnia di persone speciali: un gruppo di amiche,  un equipaggio, che diventa una famiglia, e quindi ho raccolto subito l’invito e mi sono imbarcata con le ragazze dell’Adventure.
Una ciurma di sole donne che affronta un mondo popolato da navi volanti, le quali solcano i cieli e le città sospese, un vecchio veliero in cui ogni membro dell’equipaggio trova il proprio posto, in cui è presente un gusto tutto al femminile per cuscini morbidi e stoffe pregiate, ma al tempo stesso un vascello che incute la giusta dose di timore negli altri pirati proprio per la presenza di personalità forti. Ecco l’idea originale e intrigante che ci propone l’autrice, in un romanzo che fa del potere al femminile il suo punto di forza. Le ragazze che compongono la ciurma sono tante ed ognuna di loro ha una propria personalità: ci sono affinità e divergenze, ma la cosa che mi ha colpita è che non c’è mai prevaricazione, né di potere, né di carattere, dell’una sulle altre. Tutte sono allo stesso livello. Pari in un viaggio avventuroso che per loro è la vita. Sotto la bandiera disegnata dallo stesso Capitano Rhey si sono ritrovate, costituendosi pian piano più come famiglia che come mero equipaggio: le ragazze non condividono solo un mezzo di trasporto, le direttive del Capitano non sono solo ordini sterili, in tutto ciò che fanno c’è l’impatto della loro amicizia, del loro esserci scelte come compagne di vita e di avventure. Proprio questo tratto le rende uniche nel genere e tra le altre ciurme, più attente agli interessi personali che a quelli del gruppo, e quindi le rende pericolose perché fanno rete, affidandosi le une con le altre. Non si tirano indietro quando una di loro è nei guai, ma non soltanto: le ragazze della ciurma dell’Adventure sono anche attente alla situazione esterna alla propria nave e hanno a cuore valori fondamentali come la libertà.
Quando si ritrovano a disegnare una nuova rotta, dopo un periodo di stasi dalle loro scorribande avventurose, per ricercare un misterioso tesoro, ricevono l’invito a un ballo in maschera organizzato dal sindaco Noah e da sua moglie, che qualche membro della compagnia conosce e che tutte stimano. Infatti, è proprio il sindaco uno dei pochi baluardi che combatte per quella libertà che l’Ultimo Impero vorrebbe spegnere. E quando le ragazze si renderanno conto che qualcosa di strano sta accadendo, fino a scoprire l’assenza ingiustificata del sindaco e della moglie, decideranno di andare a cercarli. Loro sono gli unici a potersi contrapporre ad un potere che li vuole schiavi e soggiogati. Ne va della libertà dell’ Adventure, dei suoi membri ma anche di tutti gli altri. Per ognuna delle ragazze, l’autrice pensa ad un passato che in un certo senso le ha spinte, le ha attirate a bordo del vascello: le loro storie sono accomunate da un senso di rivalsa, di autonomia individuale, di libera accettazione di se stesse. Non possono quindi che mettersi a disposizione totale di quella stessa libertà, difesa ed incarnata dai due personaggi misteriosamente scomparsi.
Seguendo un debole e piccolissimo indizio, le ragazze iniziano il loro avventuroso e pericoloso viaggio che le vedrà impegnate in  terre inesplorate, alle prese con creature fantastiche, intrighi e minacce, e soprattutto magia. Il mondo che l’autrice ha creato, infatti, è pregno dell’elemento magico: alcune delle ragazze si dilettano nell’arte magica legata agli incantesimi, qualcuna possiede un dono naturale e qualche altra invece è legata a quella magia che fa della natura e dei suoi frutti il proprio tratto distintivo. Nella ciurma c’è anche chi è fortemente contrario all’uso della magia in quanto, come sempre accade, l’uso della magia richiede un prezzo, che può essere ancor più elevato se a praticarla sono ragazze volenterose ma inesperte. In particolare, Lady Byro è un membro dell’equipaggio votato allo studio e alla ricerca: conserva maniacalmente una biblioteca personale, e in particolare si diletta nella composizione degli incanti. Questo tratto diventerà ad un certo punto tanto ossessivo da preoccupare le altre amiche … a ragione.
Quello che sembrava essere un gioco senza conseguenze per alcune di loro, ovvero creare un essere un pò animale, un pò vegetale, si rivela avere effetti devastanti su tutta la ciurma, che risente degli umori e dei malesseri dei singoli componenti.
Il viaggio che dovranno affrontare metterà a dura prova loro stesse, le loro abilità ed il loro legame, mettendole di fronte a verità segrete e nascoste, a  perdite considerevoli e rivelazioni sconcertanti.
La seconda in comando, Black Betty ( da tutta considerata il Capitano, di fatto) è uno dei personaggi che più mi ha colpita: leale, affidabile e rispettabile, è una ragazza che sa il fatto suo; il suo desiderio di conoscere il mondo e viaggiare l’ha spinta ad abbracciare la vita su una nave. E’ stimata ed ascoltata e si prende cura con amore e coraggio delle sue amiche, fino a sacrificare cose per lei importanti a favore della libertà di tutto l’equipaggio. Se Black Betty è la bussola, se così si può dire, il reale Capitalo della nave, Rhey, è l’artista del gruppo: anche se è stata lei a “recuperare” il veliero, la sua indole maldestra e la sua testa spesso tra le nuvole, non ne fanno il membro più affidabile. L’ultima parola spetta comunque a lei, ma Rhey si lascia consigliare e guidare; ama disegnare e ha la leggerezza tipica degli artisti. La sua indole è spesso oggetto di scherno bonario da parte dei membri più pragmatici della sua ciurma che però sono profondamente legati e lei, e si renderanno conto di aver bisogno delle stranezze e dei capelli striati di rosa del loro Capitano.
Accanto a loro, troviamo Sun, inarrestabile forza della natura e amministratrice contabile del gruppo; Miss, che ama realizzare abiti per le sue amiche e cattura tutti per la sua naturale dolcezza; Mint, amante delle pozioni particolari; Z, ufficiale tattico, armaiolo  che vigila sulle compagne; Kry, l’erborista, Violet, timida e leale, e Kinny, personaggio affascinante che comunica con la nave e padroneggia l’arte della meditazione. Insieme, sono un gruppo coeso ma variegato, che non annoia mai il lettore, anzi lo attrae e lo intriga: mi hanno affascinato le dinamiche interne nel gruppo e le interazioni spesso goliardiche e divertenti tra le ragazze.
La controparte della ciurma femminile  è rappresentata da una nave di pirati capitanata da Andrew, un personaggio intrigante e che non vedo l’ora di approfondire ulteriormente! Apparentemente sleale e senza scrupoli, sembrerebbe incarnare lo stereotipo del pirata, come pure la sua ciurma (tranne il cuoco!): ma sarà davvero così? Le situazioni politiche e sociali che si vanno delineando spingeranno Andrew ad avere a che fare molto da vicino con l’Adventure e le sue ragazze. Cosa accadrà?
L’ambientazione creata dall’autrice è uno degli elementi che più ho apprezzato nel romanzo: i dettagli  vividi e le descrizioni accurate ma mai pesanti permettono al lettore di immaginare i paesaggi fantastici creati ad arte.  Ho amato molto l’idea delle navi volanti riccamente decorate, luoghi pieni di storie, con stive piene di bauli, scialuppe e prigioni segrete, con stanze personalizzate e ambienti comuni adatti a contenere tutti i membri dell’equipaggio. Anche le terre descritte sono davvero originali e magiche, a partire dalle Terre Bianche – un mondo sotterraneo in una landa nevosa – alle Terre senza nome, dove un popolo tremendo perpetra barbarie e scorrerie ai danni dei vascelli incidentati. Qui le ragazze incontreranno un personaggio misterioso: Silas, un rinnegato, un eremita, che vive in questa terra senza conoscere il colore delle foglie e il calore del sole e  che abbraccerà in toto la causa delle nostre ragazze. Prevedo interessanti sviluppi nella sua storyline, specialmente in interazione con le nostre vivaci fanciulle!
Nell’architettura del romanzo, l’autrice inserisce diverse sottotrame da esplorare e dedica il giusto approfondimento a storie e leggende popolari, che danno quindi spessore e tridimensionalita’ al mondo creato. La molteplicita’ di voci e di sguardi non appesantiscono la lettura, anzi la rendono coinvolgente e scorrevole. Lo stile dell’autrice e’ fresco e giovane, rendendo la storia adatta ad un pubblico variegato. La semplicita’ della narrazione non toglie assolutamente profondita’ alla storia, e rende l’esperienza del lettore piacevole. Le descrizioni e la caratterizzazione dei protagonisti fanno di questo fantasy un esordio promettente e il finale decisamente  aperto incuriosisce il lettore. Non vedo l’ora di salpare ancora verso la rivolta con le nostre ragazze!
Il romanzo inoltre suggerisce e propone tanti messaggi positivi e propositivi: le ragazze stanno crescendo insieme e insieme sono pronte ad affrontare cio’ che le aspetta. La loro forza risiede proprio in un’amicizia che non giudica ma sostiene anche nella diversita’ e nelle differenze.
 

Era chiaro che non c’era più posto per loro a Kodoma, la terra che aveva fatto da base per tutte loro. L’indomani sarebbero dovute partire. Scappare era una soluzione, ma fino a quando? Si chiese. Sarebbero sempre state in fuga finché qualcuno non avesse riacceso la rivolta e cercato di combattere il nuovo regime? No, avevano bisogno di una base da qualche parte. Una terra che potevano dire loro, un posto dove combattere se L’Ultimo Impero fosse arrivato.

 

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