La corte di rose e spine
Buona domenica, lettori! In vista dell’uscita, martedì 18 giugno, del secondo volume La corte di nebbia e furia della serie Urban Fantasy scritta da Sarah J. Maas ed edita da Mondadori, sono finalmente riuscita a leggere il primo volume La corte di rose e spine! Di questa serie, di quest’autrice, si è già parlato tantissimo e a questo coro di voci mi unisco anche io: leggetela!
TRAMA
Un paio di occhi dorati brillavano nella boscaglia accanto a me. La foresta era silenziosa. Il vento non soffiava più. Persino la neve aveva smesso di scendere. Quel lupo era enorme. Il petto mi si strinse fino a farmi male. E in quell’istante mi resi conto che la mia vita dipendeva da una sola domanda: era solo? Afferrai l’arco e tirai indietro la corda. Non potevo permettermi di mancarlo. Non quando avevo una sola freccia con me.” Una volta tornata al suo villaggio dopo aver ucciso quel lupo spaventoso, però, la diciannovenne Feyre riceve la visita di una creatura bestiale che irrompe a casa sua per chiederle conto di ciò che ha appena fatto. L’animale che ha ucciso, infatti, non era un lupo comune ma un Fae e secondo la legge “ogni attacco ingiustificato da parte di un umano a un essere fatato può essere ripagato solo con una vita umana in cambio. Una vita per una vita”. Ma non è la morte il destino di Feyre, bensì l’allontanamento dalla sua famiglia, dal suo villaggio, dal mondo degli umani, per finire nel Regno di Prythian, una terra magica e ingannevole di cui fino a quel momento aveva solamente sentito raccontare nelle leggende. Qui Feyre sarà libera di muoversi ma non di tornare a casa, e vivrà nel castello del suo rapitore, Tamlin, che, come ben presto scoprirà la ragazza, non è un animale mostruoso ma un essere immortale, costretto a nascondere il proprio volto dietro a una maschera. Una creatura nei confronti della quale, dopo la fredda ostilità iniziale, e nonostante i rischi che questo comporta, Feyre inizierà a provare un interesse via via più forte che si trasformerà ben presto in una passione dirompente. Quando poi un’ombra antica si allungherà minacciosa sul regno fatato, la ragazza si troverà di fronte a un bivio drammatico. Se non dovesse trovare il modo di fermarla, sancirà la condanna di Tamlin e del suo mondo…
Un muro di pura magia separa il regno mortale in cui vive l’umana Feyre, dalla Corte di Primavera, uno dei sette regni incantati che compongono la terra di Prythian, popolata da creature spaventose e terribili, e dominata dai Fae, fate ingannevoli … questo è ciò che narrano le leggende, è ciò che la giovane Feyre ha sentito aleggiare nell’aria da sempre: i mortali non si avvicinano alle fate. Le fate sono crudeli, ma hanno dei punti deboli: non possono mentire, rifuggono il ferro e possono essere annientate dal legno di frassino. Per questo motivo, nella sanguinosa guerra tra mortali e fate, queste ultime hanno pensato bene di sradicare dalla terra l’albero di frassino.
Cresciuta in una famiglia alquanto singolare, Feyre è la figlia più giovane di un mercante in rovina: avido, discendente da generazioni simili a lui, il padre ha investito tutti i propri beni in una partita sbagliata, perdendo ogni cosa. Così, lui e lei sue tre figlie, passano da appartenere alla nobiltà, ad essere poveri, svendendo pian piano ogni pezzo della propria fortuna. Alla caduta in disgrazia economica si è aggiunta la perdita della madre: donna vanesia e poco affettuosa verso Feyre, la voce narrante della storia. In punto di morte, si lega alla madre ed alla famiglia con una promessa che è ben intenzionata a mantenere, a qualunque costo. Le due sorelle, Elian e Nesta, e il zoppo padre, mi hanno francamente suscitato sentimenti di antipatia profonda non appena sono comparsi nel romanzo: sfruttando l’ingenua bontà e lealtà di Feyre, l’unica che sembra occuparsi del sostentamento del nucleo famigliare, cacciando, vendendo, racimolando dei soldi che puntualmente le sorelle maggiori fantasticano di spendere, sono riusciti ad apparire ai miei occhi meschini tanto quanto invece brillava dinanzi a me la luce dell’intelligenza vivida, pragmatica, di Feyre. Questa prima parte della storia serve ad introdurci nel mondo come Feyre conosce e vive: farebbe qualunque cosa per proteggere la propria famiglia, accettando anche di essere trattata male dalle sorelle, di non essere presa in dovuto conto da loro e di essere anche insultata. Andando avanti nella storia, mi sono ricreduta in particolare sul personaggio di Nesta: attraverso le parole e i ragionamenti di Feyre, e il suo confronto con la sorella, ho capito che le azioni di Nesta spesso erano un modo per difendersi dalla terribile situazione capitata alla propria famiglia. Nesta innalza uno scudo emotivo per difendersi dai sentimenti che le suscita il padre, cercando in qualche modo di “svegliarlo” dal torpore derivante dal fallimento economico da lui causato. La famiglia aveva sicuramente delle problematiche antecedenti al fallimento paterno, esacerbate dal poco spazio nell’approssimativo cottage e dalla crisi economica che colpisce anche il regno e dall’inverno che si prospetta rigido e parco di selvaggina.
Abile cacciatrice, Feyre crede di aver trovato fortuna nell’incontro con un cervo, che sfamerà la propria famiglia per qualche tempo, quando nel suo campo visivo compare un lupo; la stazza dell’animale suggerisce alla ragazza che si tratterebbe di un Fae ma lei non esita, e scaglia l’unica freccia di frassino – costatale parecchio – e uccide l’animale. Dopo aver portato la pelle del lupo al mercato ed essere stata messa in guardia su pericoli legati al mondo Fae da una mercenaria, la famiglia di Feyre riceverà la visita minacciosa proprio di quello che sembrerebbe essere un Fae maggiore con le sembianze di una temibile bestia ferina. Avvalendosi della norma derivante da un Trattato stipulato tra umani e fate, pretende una vita umana in cambio di quella del proprio animale: a Feyre non resta che accettare il proprio destino e seguirlo nel regno fatato.
Da quando Feyre varcherà il muro, la sua vita cambierà radicalmente. L’iniziale ribrezzo per tutto ciò che concerne il mondo delle fate, si tramuterà ben presto in curiosità. La compagnia del Fae che l’ha presa, bello ed enigmatico, e del suo sarcastico e irriverente emissario, modificheranno la percezione che Feyre ha di questo mondo. Tremendamente umana nelle sue manifestazioni di rabbia, nella sua emotività, nella sua sensibilità, Feyre è una protagonista femminile che mi ha rapita: coraggiosa, tenace, leale, determinata. Quando decide una cosa, ci si dedica anima e corpo: Feyre non teme le proprie debolezze ma non le piace che queste le vengano sottolineate senza alcun senso; sangue freddo, sarcasmo e desiderio di sentirsi riconosciuta nei suoi intimi desideri, la rendono una donna “spinosa” ma senza dubbio interessante. Non si lascia sedurre dagli iniziali manierismi di Tamlin, perchè è l’autenticità che lei anela: quando il Fae si mostrerà a lei per quello che è , e le mostrerà un reale interesse, ci sarà una piacevole svolta tra loro due. Magnetismo e chimica non mancano in questa coppia! Uniti da una profonda ferita, da un senso di responsabilità sconfinato e dall’intenso senso di solitudine che entrambi provano, si ritrovano e si riconoscono come anime affini. Ma il loro reciproco interesse non è immediato: è un fuoco che si alimenta pagina dopo pagina, incontro dopo incontro, e divampa … ah, se divampa!
Una delle scene che più ho amato per la carica di emozioni che ha lasciato in me, è stata quando Tamlin soccorre un Fae devastato dalla crudele Amarantha: in quel momento, la vicinanza tra Tamlin – Feyre e il Fae è stato qualcosa di profondamente toccante. Le paure, le fragilità, non hanno confini di razza.
Oltre all’incredibile intesa tra i due protagonisti del romanzo, credo che il punto di forza risieda nei personaggi “secondari” ( e già definirli così, è riduttivo).
Lucien – oh, Lucien – indomabile, lacerato, brillante, Fae: la sua storia, le ferite che si porta dentro ( e fuori), lo rendono un personaggio istintivamente simpatico ma mai superficiale; Rhysand – seducente, malizioso, manipolatorio ( ma lo è davvero?), al servizio della perfida Amarantha, cosa avrà da raccontarci?
L’autrice ha pensato ed ideato un passato coerente per ognuno di loro, persino per Amarantha: le loro storie individuali, intrecciate e doppiamente legate tra loro e con quelle dei mortali, rendono la storia avvincente e coinvolgente. Malefici, maledizioni, Corti di Fate, sfoggio di abiti e di poteri magici, rituali e feste sbalorditive … e vino fatato. E amore, passione, desiderio … questo romanzo contiene tutti gli elementi per farne il Fantasy dell’anno!
E’ difficile parlarne senza svelare una trama colma di pathos e di colpi di scena … con un finale sorprendente che lascia presagire un secondo romanzo ancora più avvincente del primo!
In un’ambientazione eterea, poetica, ma che richiama la crudeltà tipicamente associata alle Fate nel genere fantasy, e con un linguaggio diretto, piacevole, incisivo, aiutato dalla prima persona di Feyre, ci immergiamo in una storia che è sì un retelling della favola de La bella e la bestia, ma è molto, molto di più. Proprio l’aggiunta di questi personaggio che contornano Tam e Feyre, rende il ritmo incalzante.
“Alcuni mi cercano per una vita intera, senza incontrarmi mai, e bacio tutti tranne quelli che mi calpestano sotto i loro piedi ingrati. A volte sembro preferire gli intelligenti e i giusti, ma benedico tutti coloro coraggiosi abbastanza da osare. Generalmente sono delicato e dolce, ma se vengo deriso divento una bestia difficile da sconfiggere. Poiché ogni mio colpo è potente, quando uccido lo faccio lentamente”
Tra indovinelli e patti da stringere per salvarsi la pelle, tutti sanno che quando si “gioca”con i Fae, c’è sempre un prezzo da pagare …cosa sarà, allora, disposta a sacrificare la nostra Feyre?
Voglio sapere ogni cosa di ognuno di loro, il loro passato, la storia delle sette Corti … ogni singola cosa!