Libro del sangue

Libro del sangue

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Libro del sangue, scritto da Matteo Trevisani, edito da Atlantide Edizioni, che ringrazio per la copia.


Quando Matteo Trevisani riceve una mail con in allegato un albero genealogico della propria famiglia si rende subito conto che questo albero rispetto a quello da lui conosciuto ha una particolarità: a un certo punto le linee degli avi divergono, lasciando apparire nelle pieghe delle nascite e delle morti accadimenti sconosciuti, segreti e naufragi ricorrenti. Inoltre l’albero non riporta soltanto nomi e date di nascita e di morte degli antenati, ma anche la data di morte di Matteo: il 21 settembre, di lì a meno di una settimana di distanza. La ricerca sulla propria linea familiare si intreccia dunque improvvisamente a questa nuova, spasmodica e repentina, su cosa si celi davvero dietro questo strano evento. Intanto lo spettro di un’altra vita, e di una balena mitica, che tormenta la sua famiglia da generazioni, aleggia sul passato e sul tempo a venire. E Matteo si trova così impegnato in una corsa affannosa per cercare di capire cosa gli stia accadendo davvero e chi sia il misterioso mittente che sembra conoscere il destino che, forse, lo attende…Visionario, sorprendente, lirico, spiazzante: Libro del sangue, straordinaria avventura di genealogia e destino, è il romanzo della maturità del più originale giovane scrittore italiano di questi anni.


Tutto origina da una maledizione e dal mare: c’è il contorno di una storia tramandata da generazioni, la quale ha perso forse qualche dato per aggrapparsi a qualche fatto accessorio nuovo, ma non ha perso la potenza del legame con un passato fatto di naufragi e mostri marini. Al centro della storia, che è la sua storia ma anche la storia di quelle generazioni, il loro lascito, la loro eredità non sempre piacevole da guardare in faccia, c’è Matteo Trevisani, alter ego dell’autore stesso da cui attinge tratti di vita e nome. A dieci anni scopre una targa, un nome che lo lega a una stirpe di naviganti, di uomini che hanno affrontato l’acqua- non sfugge il simbolismo dell’elemento, associabile al mondo inconscio, nascosto. Ma è solo con la crescita che Matteo si approccia alla stesura del suo albero genealogico, appuntando nomi e morti, e nascite e vite spezzate, matrimoni e date; l’autore si interroga per tutto il romanzo su questo bisogno quasi fisico di cercare le proprie origini, di ancorarsi al sangue per ridargli lustro, dignità ma come imparerà a sue spese e grazie al rapporto con il suo mentore Alvise, non sempre il sangue ci dice quello che vogliamo sentire … anzi. Ogni linea di sangue tramanda un segreto che con il passaggio del tempo e di generazione diviene sempre più grande, profondo, subacqueo ma presente, imponente. E scoprire quel segreto è ciò che tiene sveglio Matteo di notte, ora che è adulto e padre di Cosmo, marito e figlio, non può dimenticare quei morti con cui parla e che a volte gli dicono qualcosa, più spesso tacciono lasciandolo nell’inconoscibile.

Matteo vuole “dare un nome ai morti che non lo hanno più” ma accade qualcosa di strano, straniante. Una mail dal passato, una mail profetica, un albero genealogico che diverge dalle informazioni da lui lungamente cercate – informazioni che hanno comportato sacrifici e pericoli, come scopriremo più avanti: uno scollamento che apre però non solo squarci su un passato tutto da rifare ma soprattutto sul futuro. Con quella data che occhieggia. La morte di Matteo. Uno scherzo? Un presagio di sventura come quelli che hanno dovuto affrontare i suoi avi?

Matteo se lo chiede e sa che per avere risposta deve tornare al suo passato, a quella casa avvolta dal torpore dei ricordi, che prima mostrano un volto piacevole e poi colpiscono alle spalle. Il mistero si infittisce quando l’autore mescola diversi piani temporali: il presente di Matteo alle prese con il rapporto con Giorgia, figlia amata del maestro morto, il passato del loro primo incontro e del suo periodo da allievo e il passato remoto di un antenato destinato a sbloccare la storia stessa.

Tra stemmi araldici dal potere mistico, morti che vanno interpellati e che parlano, vite intrecciate come le radici di un albero secolare, la storia di Matteo parla di eredità, di vita e morte, del rispetto verso un passato di morti senza nome ma che pure devono avere avuto una storia e la voglia, il bisogno catartico di raccontarla perché solo significando quelle voci il protagonista può sentire la sua. Sensualmente catturato in una rete fatta di conoscenza e attrazione, Matteo è già scappato una volta da una trappola di cui non aveva però capito lo scopo: ora deve affrontare i mostri, la sua maledizione, i suoi morti.

Ramo di albero tra gli alberi, deve andare a fondo, anche a costo di rischiare tutto e Matteo è pronto a farlo, per liberare coloro che ama. Con una penna lirica, capace di descrivere sia il piano materiale della storia che quello immateriale, l’autore mi ha regalato pagine da cui non ho potuto staccarmi fino al finale, inevitabile, ma non per questo meno tragico. Tanti i passaggi che ho sottolineato, le riflessioni che tramite Matteo ho fatto sulla vita e sulla morte, sulla generatività, su ciò che lasciamo e ciò che ci hanno lasciato e tanti gli aspetti che hanno stuzzicato la mia curiosità. Matteo sa che non può sfuggire al destino, come non può sfuggire al sangue, quello da versare e quello da proteggere: tra alchimia e romanzo di formazione, una scrittura avvolgente per affrontare temi fondamentali come l’identità, che passa attraverso la conoscenza di chi ci ha preceduto, di quel DNA che ci scorre nelle vene.

Scoprire cose della tua ascendenza vuol dire scoprire di te stesso. Vuol dire scavare proprio lì dove sono seppelliti i morti. Non tutto quello che scoprirai ti piacerà.

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