Esercizi di ricostruzione

Esercizi di ricostruzione

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo di Esercizi di ricostruzione, scritto da Jodie Chapman (traduzione di Teresa Albanese) ed edito da Mondadori che ringrazio per la copia digitale.


Nick e Anna hanno poco più di vent’anni quando si incontrano: entrambi hanno un lavoretto estivo presso il cinema locale. Anna è misteriosa, bellissima e proviene da un mondo molto diverso da quello di Nick. È cresciuta in una famiglia particolare, dove ci si prepara per la fine del mondo, e dove si conduce un’esistenza severamente controllata in cui bere o fare sesso prima del matrimonio sono assolutamente vietati: la religione è l’elemento fondante della sua educazione, il pilastro su cui la sua famiglia ha costruito la propria esistenza. Ma quando Nick entra nella sua vita, Anna si innamora appassionatamente. Il loro tempo insieme è fatto di poesia e di musica, di sigarette e conversazioni profonde sui loro sogni e sulle persone che sperano di diventare. Anna però ha paura di rinunciare a tutto ciò in cui ha sempre creduto e a coloro che ha amato. Se ne va, e Nick non la ferma. La vita di lui è difficile, tormentata da un passato doloroso e da un rapporto complesso con il fratello Sal, un ragazzo impulsivo e fragile, che Nick cerca in tutti i modi di proteggere. Quando Nick e Anna si incontrano di nuovo, anni dopo, la scelta da compiere sarà ancora più drammatica: perché, anche se il sentimento che li unisce è ancora forte, il loro presente è accanto ad altre persone, e a loro sono state fatte promesse sempre più difficili da mantenere. Una storia di legami familiari dolorosi e fortissimi, che racconta cosa accade al sentimento unico e speciale che lega due persone quando il tempo e la distanza sembrano ostacoli insormontabili. Un romanzo appassionante che mostra come l’amore dia la possibilità di ricominciare e fare i conti, una volta per tutte, con il dolore del proprio passato.


Lui vede lei all’inizio dell’estate. Lei ha una bellezza particolare, lo ammalia, lo strega, lo cattura. Ma non è solo il suo corpo ad attrarlo, è il modo in cui lei occupa lo spazio, in cui sembra consapevole di sé, in cui appare imprevedibile. Gli sembra così esotica, ma evidentemente anche lui a lei deve sembrare così. Liberi, audaci, selvaggiamente giovani. E’ l’estate del 2003, un’estate torrida in cui condividono parole, pomeriggi, caldo, baci appassionati. Non si spingono oltre, si assaporano a lungo, non è necessario concretizzare con un atto che è evidente rappresenti un limite estremo per lei, Anna, per la sua religione. Anzi, proprio il fatto che Nick si fermi, lo accetti, la aspetti, forniranno ad Anna le basi per una sensazione di fiducia che prova verso Nick e non l’abbandonerà mai. Nick non può farle del male, o forse sì. Cosa penserebbero di lui i suoi amici? Cosa penserebbero di quei baci senza proseguire? E cosa penserebbe Anna di lui incontrando i suoi amici?

Nick ed Anna iniziano un gioco pericoloso, fatto di ritrosie, di ritorni, di un’attrazione magnetica fortissima che li porta a non riuscire a staccarsi, a starsi lontano; ma lei ha un ragazzo, reale, che tornerà alla fine dell’estate. Non è solo una storia, per Anna, è La storia. Nella sua religione, nella sua famiglia, avere una relazione con una persona “del mondo” è proibito e lei deve tenere nascoste le amicizie figurarsi un’eventuale interesse amoroso; lei sa, nel suo profondo, cosa accadrà alla fine di quell’estate e al ritorno del fidanzato. Sa il destino che l’aspetta. Già una volta ha provato a chiamarsi fuori da tutto e ha pagato un prezzo altissimo in termini di esclusione dalla sua famiglia, da quello che per lei rappresenta tutto il suo mondo. Come può una famiglia non accettare più un figlio se compie scelte diverse, se non segue più la Verità? Eppure, lo fa e Anna ha imparato la lezione. Cosa rappresenta allora Nick per lei? Una parentesi? Un tentativo di vivere un’ultima estate da persona “normale”? Tra loro riecheggiano i fantasmi di queste ed altre domande che non trovano risposta nelle vite di due giovani personaggi, lei ha diciannove anni, lui ne ha ventidue. Tra loro c’è il peso di parole che devono essere dette ma che Nick, ad esempio, non riesce a dire: paura o protezione? E Anna sembra avere quasi un bisogno fisico che sia lui a dirle, lui a cedere: ma l’amore è questo? Cedere all’orgoglio di ammettere i propri sentimenti all’altro? Nick sembra essere impreparato alla gestione dei sentimenti, a causa di tutto quello che ha vissuto nella sua vita famigliare che lo ha fortemente condizionato.

La storia è raccontata in prima persona da Nick: la sua voce torna spesso, piena di rimpianto, ad analizzare quei momenti di quell’estate indelebile, ripercorrendo conversazioni, rimproverandosi per parole dette e per quelle non dette, per la paura incredibile che lo caratterizzerà per gran parte della sua vita. Nick non si lascia andare. Mai. E’ questo che piace ad Anna? La sua incredibile pazienza, la sua calma inamovibile? Ma anche questa parvenza di tranquillità dopo un pò non fa altro che esacerbare invece il carattere focoso della ragazza che spera e fa di tutto per ottenere da lui una reazione. I due lavorano assieme in un cinema, i loro turni sono fatti di condivisione di pellicole e momenti, di gite al lago: Nick è l’amico segreto di Anna, ma davvero i due sono solo amici? Impossibile, persino Sal, fratello minore di due anni di Nick, riesce a percepire la chimica tra i due. “Anime gemelle”, che, come spesso accade, sembrano incontrarsi in un momento – e in successivi momenti sbagliati.

La narrazione segue diversi archi temporali che spaziano dalla famosa estate del 2003, agli anni Novanta, ai tempi più recenti. L’autrice tramite fotografie di vita inquadra vari momenti e varie scene che coinvolgono gli affetti di Nick, dal suo amore con Anna alla sua famiglia, altro perno fondamentale della sua esistenza.

Nick e la sua famiglia abitano vicino Ashford: suo padre è un tifoso dell’Arsenal e sua madre si occupa di loro con tutto l’amore possibile e immaginabile; ha un ricordo fantastico del nonno paterno e della zia Stella, sorella del padre, altro pilastro della sua famiglia. Ama la madre di un amore puro e incondizionato eppure il ricordo comincia a sfuggire alla sua memoria perché la donna è venuta tragicamente a mancare troppo presto, una ferita che non si risanerà mai e che avrà l’effetto di allontanare ancora di più i figli dal padre, una figura che sembra chiusa su sé stessa e che non riesce a capire di cosa i figli abbiano bisogno. Troppo spesso delega l’accudimento e la presenza emotiva proprio alla sorella ma è di un padre che questi due bambini hanno bisogno; Nick finirà per fare da padre al fratello senza rendersi conto che non può essere sua questa responsabilità e che tale modalità di rapportarsi a lui non serve soprattutto a Sal. Nick è sicuramente più responsabile del fratello, incline a storie estremamente coinvolgenti, ad amori che Nick bolla come tossici, all’uso di droghe; eppure, sembra dire Sal al fratello, lui almeno cerca di vivere mentre il maggiore pare anestetizzato, si impedisce alcun sentimento come se viverne uno potesse aprire la porta a una valanga di emozioni. Ma Nick è il punto fermo della sua famiglia, c’è sempre, pronto a risollevare Sal, a stare con il padre. E Anna, a sua volta, è il suo punto fermo attorno a cui tutto sembra ruotare: non importa quanta distanza fisica e temporale ci sia tra loro due, quando si ritrovano, per caso, è come la prima volta. Si avvicinano e poi si ritraggono, impauriti dalle responsabilità che crescere ha significato. Perché tornano sempre lì? Cosa cercano in quegli incontri che conservano ancora la purezza di quelli della prima giovinezza? Cosa ritrovano nel sapore di quei baci rubati? Forse la forza di un amore che non hanno saputo vivere, di un fuoco che non riescono a decidere di spegnere, forse la leggerezza di un tempo diverso, dove tutto sembrava più facile, e meno importante, meno definitivo. Ma anche in quell’estate loro facili non lo sono mai stati, si sono fatti domande importanti, hanno riflettuto su temi fondanti la vita e la morte. Anna, che da adulta vive appuntamenti veloci con uomini diversi, a diciannove anni chiede a Nick un impegno enorme, un voto, sulla spinta della sua religione, un giuramento che Nick non sente di poter fare. Ha paura? Lo rimpiangerà?

Imbolsonito in una vita che sembra quasi trascinarsi, Nick pare incapace di decidere, affronta le avversità che gli si affastellano lungo il tragitto ma non sembra mai pronto a lasciarsi andare; accetta un lavoro che non ama, abbandona i suoi sogni, ha una relazione con una donna “comoda”, fino a quando, ancora e sempre lei, Anna. La sua nuova compagna sa di lei, anzi ha assistito ad un loro incontro, eppure anche lei ricerca in Nick una relazione che la protegga, che sia affidabile dagli scossoni e dagli urti della vita, e come Nick, paradossalmente, non può impedirsi di amare. Di nuovo, Nick è di fronte a un fatto compiuto, a una scelta che forse avrebbe preso ma che lei ha anticipato.

Attraverso i ricordi di Nick, memorie di un passato individuale e famigliare che lo hanno resto ciò che è, l’autrice ci narra di un’epoca, ci parla dei rapporti familiari spesso complessi e di quanto sia difficile trovare il proprio posto nel mondo, assumersi la responsabilità dei propri sentimenti. Nick sembra quasi accusare la sua compagna perché ha una famiglia felice di ritrovarsi a Natale assieme mentre la sua cade a pezzi, una caduta iniziata con la morte materna o forse prima. Quanto è difficile capire la prospettiva dell’altro quando non si condivide lo stesso background famigliare? E anche se Nick rinfaccia questo alla compagna alla fine è la stessa cosa che fa con Anna: non è mai riuscito a capire fino in fondo quanto fosse difficile per la ragazza del 2003 stare con lui, conciliare la sua voglia di vivere con la rigidità di un diktat famigliare impossibile da rinnegare. Perché per Anna rinnegarlo avrebbe significato non solo voltare le spalle alla sua di famiglia ma anche ammettere di aver creduto per anni in qualcosa che non esiste, un processo, questo, forse troppo difficile per una diciannovenne.

Con uno stile semplice e scorrevole, l’autrice ci offre un affresco famigliare intenso, fatto di luci ed ombre, di lutti e di dolorose consapevolezze, di dischi nascosti e impolverati, di birre bevute e partite guardate per riempire i silenzi e avere qualcosa da dirsi, di vestiti e di odori mai dimenticati, di amori idealizzati e perdite devastanti. Una vita, una famiglia, un amore che non accenna a ridimensionarsi e che satura sogni e speranze. Un percorso di evoluzione e crescita, fatto di inciampi, di amici e vizi, di occasioni perse e incomprensioni, di tele e girasoli; non nego di essermi emozionata, di aver letto le pagine con la stessa fame che hanno gli occhi di Nick e Anna, di aver alzato gli occhi credendo di scorgere Sal e il suo sorriso, la loro madre e il loro padre chiuso in un dolore indicibile. Quanto sono difficili i rapporti famigliari, quanto sono logoranti i silenzi che avrebbero bisogno solo di una carezza ma la mano che poteva darla, quel cuore pulsante che tiene unito i pezzi, è andata, in un soffio, in una colpa che i sopravvissuti continueranno, sempre silenziosamente, a contendersi. Che cos’è l’amore? Quanto si è disposti a sacrificare per ottenerlo ed è sempre doveroso sacrificare qualcosa per amare ed essere amati? Come lo schema o il retaggio di quella coppia primigenia genitoriale influenza le scelte successive?

L’amore sconvolge tutto, muove tutto: è così facile, eppure non lo è mai. I bagagli che ci si porta dietro, le ferite che hanno lacerato e che hanno risanato la pelle in modo diverso, i tentativi di essere felici o di capire cosa sia la felicità: saranno forse quelli gli esercizi di ricostruzione che il titolo di questo romanzo richiama?

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