Il sacerdote di ossa- Il trono di rose vol.1

Il sacerdote di ossa- Il trono di rose vol.1

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Il sacerdote di ossa, primo volume della trilogia Il trono di rose, scritto da Peter McLean (traduzione di Francesco Vitellini) ed edito da Fanucci Editore, che ringrazio per la copia.


Il sacerdote militare Tomas Piety e il sergente Bloody Anne tornano a casa dopo la fine della guerra. Ma le cose sono cambiate mentre erano altrove: l’impero criminale di Piety gli è stato sottratto e la gente di Ellinburg – la sua gente – ha esaurito il cibo, la speranza e i luoghi dove nascondersi. Tomas si propone di reclamare ciò che era suo con l’aiuto di Anne, suo fratello, Jochan, e la sua banda, i Devoti. Ma quando si trova di nuovo trascinato in una rete di intrighi politici tutto si complica. Mentre i Devoti combattono infiltrandosi nelle taverne, nei bordelli e nelle bische della vecchia città di Tomas, a ognuno di loro diventa chiaro che la guerra è solo all’inizio. Il sacerdote di ossa è il primo libro della trilogia Il trono di rose e può essere definito come un fantasy grimdark gangster.


Tre anni dopo la conclusione di una durissima guerra, Tomas Piety e ciò che resta dei suoi uomini fanno rientro nella devastata e desolata Ellinsburg: tornano da vincitori, certo, ma cosa hanno vinto di preciso un manipolo di uomini smobilitati e traumatizzati? Nulla, e questo lo sa bene Tomas, un uomo che ha accettato di sostituire il precedente sacerdote militare e di prendere a sua volta i voti divenendo appunto un prete di Nostra Signora delle Eterne Sofferenze, una divinità a cui i soldati si affidano senza troppa convinzione e che Tomas segue senza crederci davvero. Poco prima di rientrare in quella che considera la sua città, ritrova fortuitamente il fratello, anch’egli reduce dalla guerra: unendo gli uomini, percorrono quelle strade in cui sono cresciuti e che ora sono martoriate dalle conseguenze della peste e della guerra. Cosa è successo, lì? Cosa ne è stato delle attività di Tomas Piety e dei suoi Devoti? Ha abbandonato tutto quando è partito per la guerra riponendo le sue speranze nella zia, ma adesso la donna si è addirittura chiusa in un convento e nelle sue attività vi è gente nuova, non appartenente alle bande rivali con cui soleva spartirsi il predominio cittadino, ma estranei. Chi sono? Perché sono lì? Per Tomas e suo fratello Jochan è inaccettabile l’affronto ai Devoti: qualcuno deve pagare e lo farà, perché i fratelli Piery non sono disposti a cedere la fantomatica autorità posseduta nelle strade del Fetore, il loro quartiere di Ellinsburg. La riconquista però sarà resa difficoltosa da segreti, tradimenti e bugie: riuscirà Tomas a gestire le promesse fatte ai suoi Devoti vecchi e nuovi, a tenere sotto controllo l’impeto selvaggio del fratello minore, la sua gelosia, la superstizione del suo secondo, e gli intrighi cui suo malgrado è costretto a partecipare? Quando la decisione è tra la vita e il cappio, Tomas sa benissimo cosa sceglierà, ma a quale costo? La sua leadership si basa su affidabilità e severità, cosa accadrebbe se le sue bugie venissero smascherate?

Piety è il narratore della sua storia, raccontata come uno scritto: sin da subito si descrive in un determinato modo ovvero come un uomo incline ad attuare una “giustizia severa”, apparentemente carente di empatia, ha dentro non il fuoco selvaggio e bruciante del fratello minore ma il costante calore di una brace pronta ad ardere nuovamente alla prima parola fuori posto; è un narratore che vuole quasi intrattenere il suo pubblico con un linguaggio colloquiale orientato al fare. Piety racconta la sua giornata, descrive le azioni che svolge, le persone che incontra introducendoci quindi in questo mondo che l’ha visto “principe” e ora lo vede simile a un vagabondo nell’aspetto. Il linguaggio usato è quindi gergale, semplice, violento, aderente al personaggio che Piety è e al mondo che l’autore gli costruisce attorno.

Questi sono i tempi in cui viviamo“, suole dire Tomas Piety in una sorta di rassegnata accettazione di un dato di fatto impossibile da cambiare. Ci sono regole da rispettare, meccanismi da ungere e oliare per bene ma al tempo stesso Piety è un “uomo d’affari” che si è fatto da solo, promettendo protezione prima dagli uomini come lui ed il fratello e poi dalle bande rivali; si è costruito così una certa immagine fondata più sulla minaccia della violenza che sulla sua realizzazione sebbene non la disdegni quando serve. Assieme al fratello, cui lo lega un debito che Tomas percepisce come profondo e impossibile da saldare, hanno preso il controllo di strade, case da gioco, bordelli, taverne e tutte le attività delle loro strade gli portano rispetto, pagando, ovviamente, le tasse; di contro, Tomas e i suoi Devoti, trattati con i guanti gialli, offrono protezione assoluta e una sorta di benessere.

Se Tomas si vede come privo di alcuna umana sensibilità, ne attribuisce una dose eccessiva al fratello Jochan: come Tomas, anche Jochan ha una banda di cui, però, si occupa poco; il maggiore dei due è invece un leader nato, è evidente, riesce a parlare ai suoi uomini con un’occhiata, si fa rispettare ma al tempo stesso tratta i suoi uomini con lo stesso rispetto. Secondo Tomas è importante “fidelizzare” gli uomini ,che porterà con sé nella sua città Ellinburg e che entreranno a far parte dei famigerati Devoti, la sua banda personale, dandogli compiti, ruoli, soprattutto denaro e un’immagine esteriore riconoscibile. Dove prende, però, Tomas il denaro per pagare i suoi uomini? Il rapporto tra i fratelli Piety è complicato dal loro personale passato comune fatto di abusi e violenza, eventi che li hanno inevitabilmente forgiati: Jochan cerca in Tomas un riconoscimento di importanza e di affetto, Tomas forse vede in lui l’esito del suo fallimento come fratello maggiore deputato alla protezione. L’ombra del loro passato si fonde poi con gli orrori della guerra: i due, come molti dei loro soldati ed amici, ne sono usciti traumatizzati e seppure provano esteriormente a mantenere una parvenza di controllo sulla situazione ci sono certi eventi, certi rumori, che li riportano ad Abingon e all’assedio che gli è valso la vittoria.

Pagina dopo pagina, il narratore Tomas ci svela qualcosa di sé e del suo passato, qualcosa che inevitabilmente si riflette sulle azioni del presente. Una delle cose che più ho apprezzato è stato proprio seguire il filo dei pensieri di Tomas, la sua mancanza di fiducia negli altri e allo stesso tempo il bisogno e la necessità di doversi in qualche modo affidare a loro: “l’uomo giusto per il lavoro giusto” è una delle massime cui ricorre per regolare i rapporti con gli altri, con una banda allo sbaraglio, smobilitata e senza un futuro.

Tomas è un personaggio sfacciatamente umano che cerca di coniugare l’idea che ha di sé e l’immagine che deve avere agli occhi degli altri di un capo severo ma giusto, poco empatico, e quello che invece non può dire ma comunque sente e svela al lettore capitolo dopo capitolo: sotto la corazza di uomo d’affari c’è una persona che vuole proteggere – certo a modo suo- le persone a cui vuole bene; c’è un uomo che ha visto la guerra, che è diventato sacerdote suo malgrado, un ruolo in cui era previsto di ascoltare e guidare ma non prendersi cura, eppure lui l’ha fatto perché dinanzi a certi orrori come poteva stare zitto e non offrire la sua parola di conforto? Non è sempre chiaro se Tomas agisca mosso da autentici sentimenti di amicizia o di utilità personale ma credo che sia proprio questo conflitto il bello del suo personaggio.

Attorno a lui, l’autore costruisce un mondo cupo, desolato, devastato da una guerra combattuta per una Regina ed un regno che ai sopravvissuti paiono lontanissimi, figure per cui però hanno dovuto versare sangue e ora, al rientro, non trovano nulla ad attenderli se non l’intelligenza e la lungimiranza di Tomas; sembra anche essere un mondo dove gli ex soldati continuano ad appellarsi alla Nostra Signora ma forse senza crederci fino in fondo perché se davvero esistesse una dea, come avrebbe potuto permettere lo scempio della guerra? La loro è una dea che non aiuta gli uomini, viene più volte sottolineato dagli uomini. La questione della religione si sposa con quella della magia e della stregoneria, della sapienza, che poco si vede in questo primo capitolo della trilogia ma che spero avrà più spazio nei prossimi volumi.

Ellinsburg è una cittadina fetida ma la sua infrastruttura è solidamente ancorata a una tradizione di criminalità organizzata che funziona:c’è una catena di corruzione, c’è accordo tra chi gestisce il potere e chi la forza lavoro almeno fino a quando la guerra ridefinisce ogni cosa ed è necessario contrarre nuove e pericolose alleanze. Il denaro ed il potere sembrano essere gli unici dei a cui rispondere, anche a costo di atti di violenza con cui imporsi con forza e che vanno sanzionati non per la loro essenza, non per la loro immoralità intrinseca ma per il peso esteriore della faccenda: “Era così che andavano gli affari a Ellinburg”, poco da aggiungere. Nella narrazione non mancano scene violente, abusi e ricordi legati alla guerra: a mio avviso, l’autore riesce a descrivere e a contestualizzare in modo adeguato tali momenti, necessari per comprendere sia il background dei protagonisti, sia il mondo in cui si muovono, un mondo che non fa sconti a nessuno, in cui fidarsi di qualcuno può esporre a pericoli indicibili, in cui gli orrori possono arrivare da chiunque.

Personalmente, alcune scelte di traduzione poco fluide per lo scorrimento della storia e la ripetizione ridondante di frasi e periodi anche all’interno dello stesso capitolo, hanno contribuito a rendere la lettura meno scorrevole di quanto mi aspettassi; nonostante questi personali appunti, la storia è intrigante come pure il personaggio di Tomas Piety e i diversi personaggi secondari. Se nella prima parte del romanzo l’autore getta le basi per farci conoscere nomi, luoghi e retroscena, nella seconda i Devoti sono ormai in guerra aperta con chi si è appropriato delle loro proprietà, delle loro strade; chi manipola chi? E soprattutto perché i rinomati Agenti della Regina hanno interesse negli affari di Tomas, del governatore e della loro città? Cosa è disposto a fare Tomas per proteggere le sue strade e allontanare lo spettro di una nuova guerra proprio nella sua città?

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