Domani avremo altri nomi

Domani avremo altri nomi

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Domani avremo altri nomi, scritto da Patricio Pron (traduzione di Francesca Lazzarato) ed edito da Edizioni Sur, che ringrazio per la copia.


Tutto comincia con la divisione della libreria: Lui e Lei si lasciano, senza un motivo apparente, dopo anni passati insieme. Dalle crepe della loro relazione filtrano amicizie e vicissitudini, più dubbi che certezze, e un mondo che riconoscono a malapena: la città ha una nuova fisionomia, la tecnologia penetra ogni aspetto della vita, intimità compresa, e mostrarsi fragili non va più di moda. Li vediamo, in parallelo, alle prese con appuntamenti al buio, dating app, buoni propositi radicali e viaggi alla ricerca di sé: non sanno che qualcosa ancora li lega, che non sono più gli stessi. Con uno sguardo acuto e non privo di tenerezza, Pron costruisce un ritratto delle relazioni nel mondo di oggi – fra alienazione, precarietà e consumi sfrenati – e indaga una nuova concezione dell’amore, in una storia piena di speranza.


Lui e Lei, nominati proprio così nel romanzo, si lasciano dopo cinque anni, anzi, si separano. E’ Lei ad aver deciso di mettere la parola a fine a questa storia, sembrerebbe quasi senza motivo e all’improvviso, o almeno è così che la vive Lui, il quale in preda al dolore della perdita dà l’avvio a una divisione degli oggetti partendo dai libri -memorie di carta di altre storie e separazioni -, sezionati, smembrati in una manifestazione esteriore di uno stato d’animo. Lasciarsi non è facile, soprattutto dopo un investimento emotivo lungo cinque anni, dopo una consuetudine fatta di amici in comune e di una lingua di coppia, dopo una pianificazione futura che non teneva affatto conto della parola fine. O meglio, Lui, pur non avendoci mai pensato più di tanto, era quasi certo che un’eventuale fine sarebbe dipesa da lui e invece ora si trova a dover gestire un bagaglio emotivo di solitudine che gli pare insopportabile; nemmeno il suo lavoro di scrittore sembra confortarlo, anzi. Tutta la vita attorno, gli pare imperniata su quest’esperienza; ma anche Lei, architetto, non sta passando dei bei momenti e se momentaneamente vive da un’amica questo non vuol dire che sia più avanti rispetto a Lui circa l’elaborazione della separazione. Per tutti e due comincia proprio un percorso di rielaborazione del senso che hanno dato, individualmente e insieme, alla coppia, a loro stessi, alla vita, ai rapporti con gli altri, al futuro, a tutto quanto, tra ruminazioni ossessive, nuovi tentativi di approcci, sessuali o meno, consapevolezze disarmanti, e ricerca di un tenero conforto a simboleggiare e significare la prova angosciosa dell’andare avanti, del movimento.

Conoscere l’altro significa inevitabilmente far propria la sua storia, se l’altro desidera raccontarla.

A mio avviso, ho trovato questo libro intimistico, a tratti quasi chiuso in se stesso, e questa tendenza ad auto-riflettere sulla direzione di pensieri e idee si traduce in una lingua a volte frammentata, a volte lunga, estenuante, alla ricerca del filo di pensieri che creano immagini, rimandi; Lui e Lei riflettono sulla vita, sulla coppia, sull’amore, sulla relazione e per questo diventano da individuali a universali, o quanto meno credo che in molti possano riconoscere il segno che i loro pensieri tracciano, anche se poi magari non hanno dato materialmente seguito a tali pensieri. Lui e Lei possono essere l’eco di conversazioni con amici, di sconosciute telefonate proclamate ad alta voce nei treni e nei bus, possono essere i racconti che qualcuno ci riporta, i segreti percepiti ma mai detti. 

Lei mente a Lui, per proteggere – se stessa o l’altro viene da chiedersi – da una verità difficile da spiegare: per Lei la storia è arrivata al capolinea, ma preferisce inventare un fantomatico altro-amante che scatenerà in Lui una serie di dubbi, di fragilità; l’altro diviene il fulcro della rabbia per la rottura che non può o non vuole dirigere verso di Lei. Allora quest’uomo senza volto diventa tutto ciò che Lui non è, non soltanto nella relazione con Lei ma in generale; è una copia carbone di un sé ideale e irrealizzato, e per questo terrificante e odiato. Ma perché Lei ha deciso di troncare una relazione in cui riponeva così tanti sogni e speranze? Dopo tanto cercare, finalmente aveva trovato qualcuno “degno di fiducia”, con cui stringere una sorta di patto implicito di reciproca non delusione, per affrontare la vita, quel “per sempre” che a dirlo sembra incredibile e a farlo pure. Ecco,è in una frase di Lui buttata a caso in mezzo ad altri racconti che Lei capisce: Lui non vuole avere figli. La questione della discendenza, eviscerata in diversi ricordi dalla coppia, sembra un punto cruciale, o quantomeno è ciò che Lei si dice. E lo è tanto per Lei quanto per Lui: dall’atto materiale, dal desiderio o assenza di esso, dal sentirsi biologicamente pronti all’esserlo psicologicamente, tutti e due si interrogano su cosa voglia dire avere o non avere un figlio. La questione, osservata, sezionata, assorbita, diventa un perno cruciale.

Con certi voli pindarici del pensiero sia di Lei che di Lui mi sono sentita, in alcuni momenti, in disaccordo ma mi sono chiesta anche il motivo di questo sentire: erano pensieri troppo lontani dai miei o troppo vicini? E allora mi sono ritrovata a pensare che forse mi sono appartenuti, in momenti diversi della mia esistenza, pensieri che magari a posteriori ho rivalutato e riformulato. A mio avviso, la potenza di questo libro è legata al fatto che, al termine della lettura, mi ha lasciato la sensazione di aver colto delle cose ma non tutte, e che forse nel tempo una rilettura riuscirebbe a farmi cogliere ancora nuovi echi, malinconici magari. Lei e Lui non sono personaggi semplici, anzi, sono voci spesso scomode, con pensieri egoistici e giudizi sugli altri; sono persone che per loro stessa ammissione non riescono ad ascoltare mai sino in fondo gli altri, colmando il ricordo delle conversazioni senza attenzione alle precise parole dell’altro.

Tramite la loro vita, l’autore ci fa intravvedere anche quelle dei loro amici o conoscenti, un mare magnum di relazioni – situazioni dove il filo rosso sembra essere la precarietà sentimentale in un mondo di per sé precario; Lei, soprattutto, riflette su questo grazie alle diverse amiche di sesso femminile e di età svariate, che a loro volta si fanno emblema delle più disparate condizioni sentimentali, dalla ragazza in una coppia aperta, dalla madre e moglie con un rapporto ambivalente verso figlio e marito, alla quarantenne che cerca l’amore e si nasconde in storie lampo.

Sono racconti, fotogrammi, di una quotidianità a cui l’essere in coppia con Lui, lo “stare“, l’avevano sottratta ma ora Lei deve ripensare alla sua vita in funzione di questo, dell’incontro con l’altro, del sesso. Lui, dal canto suo, arroccato in una perdita straziante si lascia andare a un giudicante ruolo quasi da intellettuale: tutto quello che ha intorno lo disturba, ne vede i lati negativi. Li vedeva anche prima? Forse. Ma nella comfort zone della sua relazione si sentiva al sicuro da quest’umanità debordante che non conosce e riconosce, come se lo “stare” in coppia lo avesse sottratto a un confronto che ora lo vede perdente, in svantaggio. Lui è consapevole di aver lasciato che Lei prendesse una specie di sopravvento nella relazione: le uscite, gli amici, le feste, è Lei che lo ha spinto a questa socialità in cui era a disagio. Ma Lui – mi chiedo – ha fatto qualcosa per significare tale disagio a Lei? Lui sembra aver accantonato eventuali precedenti amicizie, forse per includere solo quelle di Lei o forse si è nascosto dietro questo dato di fatto per mascherare una certa insensibilità al materiale umano che non suscita il suo interesse; fatto sta che praticamente nessuno lo chiama dopo la rottura, tranne la sua editor con cui inizia una frequentazione che oscilla tra l’appoggio emotivo e il conforto a tratti materno: che cosa rappresenta per Lui? Un modo per riempire la sua solitudine? Un rimando anche duro quando vuole essere costretto ad uscire dal suo guscio?

Sullo sfondo di una Madrid vagamente accennata ma brulicante di una scena sentimentale variegata e dettata dall’urgenza del virtuale, l’autore ci regala un romanzo che parla di relazioni, di amore e amori, di famiglia, di sogni e progetti, dei motivi che spingono due persone a scegliersi e delle conseguenze di quando tale scelta viene annullata; lo stile dell’autore si frammenta in diverse subordinate, mette tra parentesi i pensieri, in una sorta di flusso di coscienza che segue il filo di libere associazioni dei personaggi ed in alcuni punti ho avuto la necessità di tornare su frasi e pensieri per rielaborarli e comprenderli al meglio, per rifletterci e assaporare il messaggio.

Proprio perché calati in un contesto attuale, Lui e Lei si interrogano sugli stereotipi, sulla comunicazione, sul linguaggio di coppia che si crea, anche nella separazione, dettato da chiamate perse e rifiutate.

Se Lei non cambiava numero, fino a quando nessuno dei due si fosse stancato potevano almeno praticare quella forma di comunicazione, in un’ulteriore lingua privata, tra le molte che avevano imparato a parlare durante la loro relazione, come tutte le coppie.

Quando la relazione a due finisce, Lui e Lei devono ricalibrarsi su una dimensione individuale, che li porta a chiedersi: chi eravamo noi, prima? Chi siamo noi adesso e chi saremo dopo questa rottura? Quanto della nostra storia ci è servito per impedirci di porci questo tipo di domande preferendo una vita di coppia smunta ma comoda all’abisso del cambiamento dopo cinque anni insieme? Allora anche la casa – tempio di loro due insieme – e gli oggetti contenuti, acquisiscono significati e ruoli nuovi, pantani emotivi da cui uscire con un taglio netto. Io sono sempre stato così? Cosa ho perso di me in questa relazione e cosa invece ho aggiunto? Quanto l’idea di aver deluso le aspettative dell’altro incidono poi sulle proprie aspettative e scelte? Bisogno, attese, ritorni, rimpianti, ricadute e fragilità: l’autore indaga lo spettro delle sensazioni e la psicologia dei personaggi con lucidità tratteggiando ritratti imperfetti nella loro umanità.

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