Rory Thorne e la distruzione del Multiverso – Libro Uno delle Cronache di Thorne

Rory Thorne e la distruzione del Multiverso – Libro Uno delle Cronache di Thorne

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del volume Rory Thorne e la distruzione del Multiverso, Libro Uno delle Cronache di Thorne, scritto da K. Eason (traduzione di Veronica La Pecorella) ed edito da Multiplayer Edizioni che ringrazio per la copia.


Rory Thorne è una principessa, e nel giorno del suo battesimo ha ricevuto tredici doni dalle fate. Il più importante e controverso è un talento infallibile nel riconoscere l’adulazione e le bugie di chi la circonda. In qualità di primogenita, Rory si aspetta di ereditare il trono e regnare sul Consorzio Interplanetario di Thorne, ma poi il padre viene assassinato, la madre dà alla luce un figlio maschio e Rory viene inviata in un mondo lontano per convolare a nozze con il suo principe. Come se non bastasse, la ragazza scopre un infido complotto per spodestare il fidanzato e usurparne il trono: un ministro senza scrupoli ha cospirato per divenire Reggente del giovane principe dall’aria poco sveglia. 
Così, Rory si ritrova al centro di un intrigo interplanetario, a poter contare unicamente sul suo ingegno e su una piccola squadra di alleati. Per fortuna, anche se ha solo sedici anni, ha già capito piuttosto bene la teoria del multiverso ed è stata istruita nell’aritmomanzia: la scienza che manipola i principi matematici alla base di ogni cosa. Quindi, sa che tutto è possibile (se non probabile), persino tentare di battere il Reggente e salvare il principe. 


Dopo duecento anni di indefessa progenie maschile, nel Consorzio di Thorne nasce una femmina, figlia del secondogenito e attuale re di Thorne e della straniera Samur di Kreshti, piccolo pianeta indipendente ma alleato del Consorzio. Pur con qualche incredulità circa il sesso della futura erede, la tradizione viene rispettata con l’imposizione del nome Rory, mutuato dall’avo che aveva salvato il regno e la sua principessa. E la tradizione, che come in tutte le storie di regni e principesse è preponderante, verrà seguita anche rispettando l’usanza del battesimo della piccola Rory a cui invitare dignitari, personaggi influenti e soprattutto le fate. A sottolineare l’importanza e l’origine di questo battesimo è il visir, Messer Rupert, storico esperto in folclore e eccellente aritmomante: tutto deve seguire un certo codice ma tanto si sa, le fate non esistono e verranno impersonate da tredici dame. Tredici perché il visir redarguisce il re circa l’importanza di seguire correttamente la messa in scena, rappresentando anche quella fata che maledisse Talia, la “capostipite maledetta“. Amando la storia di un amore reverenziale e viscerale, il visir si ingegna in composizioni di eleganti inviti che saranno sicuramente mangiati dai topi d’albero, salvo restare di stucco, assieme a tutta la corte riccamente vestita, quando al battesimo le fate, dopo cinquecento anni di assenza, entrano in gioco per elargire doni a Rory, la quale in quanto donna ne ha bisogno per poter assecondare i desideri del suo futuro re. Ma la tredicesima fata, ben più lungimirante dell’etichetta maschilista, nota che nulla è cambiato in quel lungo lasso di tempo: le figlie femmine hanno ancora scarso valore e le leggi ereditarie non sono cambiate ( con tutto quello che ciò comporterà per il destino della piccola principessa). E allora com’è possibile che sia nata proprio femmina? Soprattutto, come può la tredicesima fata per indole non incline alla gentilezza, aiutarla?

Ti maledico, Rory Thorne; non troverai conforto nell’illusione o nei luoghi comuni, e riconoscerai la verità quando la sentirai, pur se celata dall’adulazione, dalla consuetudine o dalla mendacia.

Alla dodicesima fata, interrotta dalla maledizione, non resta che un ultimo dono: essendole stata preclusa una via facile per la felicità, le dona il coraggio. E Rory ne farà un grande uso, considerato che grazie ad esso distruggerà il multiverso.

La prima parte della storia è incentrata sui primi anni di vita della principessa, costellati da doveri e dalla tendenza di Rory a saggiare i limiti delle disposizioni cui è sottoposta; ma la giovane principessa comprenderà molto presto le regole della corte e di un regno, gli oneri di una principessa costretta a seguire il corso degli eventi. E’ così che conosce Ivar, futuro re di Urse, dei Mondi Liberi di Tadeshi e grazie all’audacia dei suoi sette anni schiva per un pelo l’incidente che porterà alla morte del padre di Ivar e poi a quella di suo padre; l’infanzia di Rory, per quanto strizzata in abiti e cerimoniale, termina del tutto. Mentre viene formata e plasmata dalle lezioni dell’aritmomante e visir, Rory, che si rivela un’allieva eccellente, assiste anche alla nascita del secondogenito, Jacen, e apprende che secondo quelle stesse leggi ereditarie, ora, è “solo” una principessa e non più l’erede. Per mettere fine alla terribile guerra contro i tadeshi, la madre- reggente è costretta a prendere una decisione drammatica per la figlia, mera pedina in un gioco più grande di lei, e spedirla proprio a Urse dove ritroverà e sposerà Ivar.

Ma nulla va come dovrebbe perché a Urse, Rory imparerà davvero cosa voglia dire avere un ruolo e un peso pubblico: la sua sola presenza influenza i media e la classe elitaria; non solo, le scoperte che farà proprio su Ivar, sul reggente e sui suoi ambiziosi sogni di potere cambieranno per sempre le sorti del multiverso. Pur con l’indole dell’adolescente, Rory sa che sta mettendo in scena una complessa coreografia fatta di sorrisi, di gentili rifiuti, di abiti, e di diplomazia, ma è disposta a tutto per salvare coloro che ama. Quello che Rory, anche nella sua intelligenza adamantina non ha messo in conto, è che una giovane e bella principessa così esposta è una preda succosa e ambita per molti: è pronta a diventare lo strumento di qualcosa che va oltre le sue aspettative?

La scelta di narrare la vita di Rory attraverso una cronistoria, con la voce narrante di uno storico che sceglie con accuratezza gli episodi da mostrarci per ricollegarli agli eventi del presente e scegli di focalizzarsi su competenze e abilità che serviranno a Rory per salvare la sua vita, mi ha piacevolmente coinvolta; diversi capitoli, soprattutto della seconda e terza parte, si aprono con una cornice socioculturale su cui poi si inseriscono le vicende attuali. Tuttavia, avrei voluto che l’utilizzo di determinati nomi e tecnicismi, importanti ai fini della trama, venissero spiegati in modo chiaro sin da subito, mentre invece restano, a mio avviso, troppo vaghi. Così come succede per le varie razze e per la composizione stessa dello spazio, del vuoto, in cui si muovono i personaggi: siamo in un mondo futuristico dove la tecnologia si è fusa con la magia, ma resta tutto troppo fumoso. Avrei voluto che termini quali tex, turing, venissero spiegati e contestualizzati, così come la questione – fondamentale – dell’aritmomanzia, una sorta di mix tra informatica, matematica e magia.

Pur quindi con qualche perplessità legata alla costruzione del mondo, la cosa che più mi ha colpita è il modo in cui la storia di Rory viene raccontata, con un narratore che gioca col lettore, anticipando esiti, suggerendo ipotesi, il tutto condito da tratti ironici e sarcastici. Anche i protagonisti mi sono piaciuti: Rory non è una damigella in pericolo ma si rivela us’abile stratega, e non potrebbe essere altrimenti visto che è stata cresciuta dal visir e dalla kreshti Grytt, due mentori davvero impareggiabili. Proprio come in un’epopea fantasy, il viaggio di Rory prevede l’incontro con un nemico abbastanza abile ma prevedibile nelle mosse e con amici/alleati improbabili. Rimasta sola su Urse, forse per la prima volta in vita sua, Rory si trova di fronte alla possibilità di scegliere chi essere e come essere la principessa; ci sono ruoli sociali da mantenere, apparenze e aspettative, e lei deve capire come sfruttare tutto questo a suo vantaggio per liberare i suoi amici e soprattutto impedire il matrimonio sventando un ennesimo colpo di stato. Non manca lo spazio per del sentimento, sempre però mitigato dalle rigide regole comportamentali e di etichetta: Rory ha bisogno di alleati per mettere in atto la sua fine strategia politica, ma forse ha anche per la prima volta in vita sua bisogno di un amico, pur essendo portata per ragioni politiche a non fidarsi immediatamente di nessuno. Il suo è un mondo maschilista, rigido, dove il valore di una persona di rango si misura nella sua capacità di essere usato per altri fini, per sigillare alleanze o mettere fine alle guerre; non c’è tanto spazio per la felicità o per sentimenti più consoni alla sua età. Nell’atto finale della sua storia, e a mio avviso troppo frettoloso rispetto al resto della narrazione, Rory prima si erge a paladina di se stessa rivendicando per sé il diritto di salvarsi, poi si rende conto che le sue azioni hanno, come quelle di tutti, conseguenze imprevedibili. Cosa farà ora che il suo mondo sembra essere stato distrutto? In attesa di scoprire che ne sarà di Rory, delle sue guardie e dei suoi amici ( e il narratore già preannuncia che nulla andrà come i protagonisti hanno preventivato), questo primo volume ci porta in un mondo futuristico ma ancora vincolato a usi arcaici che sembrano ricalcare un mondo feudale quasi; un mondo che è sull’orlo di una guerra civile per il conseguimento di quella libertà fondamentale per tutti e una principessa dotata di doni che a volte sembrano quasi maledizioni e con cui deve convivere. Gli intrighi politici sono all’ordine del giorno: una danza di cui Rory ha imparato i passi e che ora deve essere pronta a ballare.

Vi lascio di seguito il link di acquisto del romanzo : https://multiplayer.com/libri-e-fumetti/libri/rory-thorne-e-la-distruzione-del-multiverso-libro-uno-delle-cronache-di-thorne_440942.html

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