Lettere tra due mari

Lettere tra due mari

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo di Lettere tra due mari, scritto da Siri Ranva Hjelm Jacobsen (traduzione di Maria Valeria D’Avino), illustrazioni di Dorte Naomi, edito da Iperborea che ringrazio per la copia.


In principio il nostro pianeta era ricoperto da un’unica, felice distesa d’acqua, ma poi eruppe la terra, che squarciò la coltre primigenia separandola nelle tante sorelle chiamate oggi «mari» o «oceani» da noi umani, noi «creature». Da allora quelle sorelle, divise dalla terra ma anche dalla sensibilità e dal carattere di ciascuna, cospirano e mandano avanti un piano ingegnoso per sommergere tutto e tornare all’unità perduta. In una narrazione epistolare che ha la poesia e la tenerezza dell’intimità, Siri Ranva Hjelm Jacobsen rifonda il mito della grande madre e dà voce alle nostre acque, protagoniste dei cambiamenti climatici in corso sulla Terra, per raccontare la nascita e il declino dell’umanità.


Tutto quello che vive abbandona la sua discendenza. Perfino le stelle lasciano andare i loro figli.

Atlantica e Mediterranea sono due sorelle: la prima è più anziana, un pò burbera, ma decisamente saggia, la seconda è più giovane, e ama percepire gli animali che si spostano nella corrente. Mediterranea ed Atlantica si scrivono: la più giovane ha bisogno di una storia per riprendersi da un momento difficile, rimpinzata da cose inanimate che, ogni giorno sempre più, le impediscono di ritrovarsi, annientando la sua identità. Non solo, Mediterranea vive come un peso l’estate, questa stagione fatta di creature che l’attraversano, troppe, destinate al fondo sabbioso e alle anguille, troppo dolore, per lei. Eppure, Mediterranea e Atlantica avevano un piano, per l’acqua e le creature: che ne è stato di esso? Mentre Mediterranea è dispiaciuta e preoccupata per il destino dei mammiferi, la cosa non sembra tangere Atlantica, anzi, lo considera “la somma di tutti i nostri errori“; Atlantica ha nostalgia delle sorelle, del momento in cui ridaranno forma alla sfera del mondo. Lei è saggia, consapevole della caducità delle creature di fronte alla loro immensità, lei è testimone della nascita della terra, uno squarcio, la separazione tra sorelle. In quel tempo andato, parlarsi, comunicare, era difficoltoso ma al tempo stesso c’era l’urgenza del piano, di quel “catino vivente” atto ad attraversare la terra per ricongiungersi. Mediterranea è alla ricerca di se stessa, della sua identità smarrita, del suo amore, del senso del suo esistere mentre Atlantica lenisce il suo dolore come può, ricordando o dimenticando quel vuoto primordiale, quella ferita da cui nacque la terra.

Una corrispondenza poetica e profonda tra due correnti che raccontano il nostro mondo, un dialogo linfatico in cui Mediterranea cerca di trarre conforto dalla longeva e saggia sorella, lei che si sente madre di questi figli piccoli destinati ad affondare, lei che ama Icaro, annegato di sole tra le sue braccia. La parola è visiva, carica di immagini e di memorie, evocativa, lascia suggestioni da leggere e rileggere, è emozione, totalizzante e anche terrificante perché si intuisce la forma di un piano. Che piano possono avere Atlantica e Mediterranea? E noi, creaturine, che ruolo avremo? Rinascita, speranza: nel dialogo immaginato emerge tutto questo, in un testo che parla di cambiamenti climatici, di ecologia, di futuro, corredato da illustrazioni suggestive, mani che si toccano, sbuffi di vento, nuvole e onde concentriche, nuclei palpitanti.

Sento fiorire in me un silenzio verde alga, bello come il gas rosa livido che negli ultimi tempi mi aleggia sulla fronte pesante e lucido, quasi grasso.

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