Facile preda

Facile preda

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Facile preda, scritto da John D. MacDonald (traduzione di Nicola Manuppelli) ed edito da Mattioli1885 che ringrazio per la copia.


Jerry Jamison non ne vuole più sapere: è stufo di un matrimonio trascurato, di un lavoro noioso e della vacua vita frenetica di periferia. Un tempo Jerry aveva una bellissima sposa e un buon stipendio presso la fortunata attività commerciale del suocero. Tutto ciò prima che sua moglie diventasse un’alcolista, prima che l’azienda iniziasse ad andare in pezzi, e prima di quel pigro pomeriggio in cui Vince Biskay, un vecchio compagno dell’esercito, suonasse il campanello di casa facendogli un’allettante proposta. Vince promette di portare denaro ed emozione nella vita di Jerry. Ma è un piano che lascerà dietro di sé solo una scia di morte e distruzione.

| Il cielo si schiarì e la tempesta si allontanò brontolando verso sud-ovest, e per un breve periodo l’ultimo squarcio di sole trasformò il mondo in oro. Provavo una curiosa sensazione di aspettativa, come se fossi sull’orlo di una grande rivelazione. Mi vestii con la massima cura, uscii, salii in auto e partii, senza alcuna destinazione in mente. | J. D. M.


Jerry ha trentasei anni e una vita infelice. Certo, otto anni prima, quando ha iniziato a lavorare nell’edilizia per mettere un freno a una vita piena di guai, mai avrebbe creduto di trovarsi ora a questo punto. Un lavoro nuovo, l’incontro con la bellissima figlia del capo, il matrimonio, una casa in regalo dai suoceri: tutto odora di perfezione fino a quando inizia a puzzare di marcio. Di alcol bevuto dalla moglie (che nonostante l’abuso non perde fascino – o non lo perde agli occhi di Jerry narratore della storia?), di vita impantanata. Deus ex machina, compare dopo tredici anni il capitano Vince Biskay, amico del tempo della guerra, con una proposta che Jerry proprio non può rifiutare. Certo, ci pensa, si rigira la proposta come sul fondo dell’immancabile whisky: cos’ha da perdere? Si fida di Vince, si fida della fine che vuole mettere alla sua vita a Vernon e ricominciare altrove, rincorrendo quei sogni che ha accantonato, magari assieme a Liz …

Adesso i litigi erano una routine vuota, una passione simulata. Era come se recitassimo piccole parti in un’opera di successo che andava avanti da anni. Tutte le battute erano diventate scontate.

Così, pur con qualche remora morale, Jerry decide e a maggio parte verso Tampa per prendere parte al piano di Vince, il quale, giura sarà una cosa facile facile, pulitissima come rubare del denaro derivante da un traffico illecito di armi tra un corriere diplomatico e un potente uomo di un misterioso paese sudamericano che vuole organizzare un colpo di stato. Cosa può andare storto? Jerry è chiaramente nervoso mentre Vince è stranamente calmo ma tutto precipita in una serie di catastrofiche coincidenze; Vince viene ferito e Jerry, dopo aver guidato per miglia e averlo assistito, deve decidere cosa fare. L’unica soluzione è tornare a Vernon, inventarsi una scusa con Lorraine, fingere di essere tornato sui propri passi giusto il tempo necessario a Vince per riprendersi e lasciare il paese con mezzi che solo lui conosce. Tutto filerà liscio e in men che non si dica i due si saluteranno, non si vedranno mai più e saranno dannatamente ricchi …

Peccato che il ritorno a Vernon si riveli un disastro annunciato e la fiducia tra i due vecchi commilitoni sia un filo destinato a spezzarsi molto presto; inoltre, le amiche di Lorraine, e lei stessa, sono completamente soggiogate dal fascino rude di Vince che finisce quindi sui giornali. Considerata la sua fama poco piacevole, è a un passo dall’essere riconosciuto. Deve andare via.

Le cose tuttavia precipitano in un modo così repentino e apparentemente imprevedibile prendendo tutt’altra strada: una discesa senza freni verso l’abisso di Jerry che non si riconosce più, eppure, drasticamente cambiato, deve fare scelte folli e atroci, raccontate dalla sua incessante prima persona che mi ha letteralmente conquistata. Inchiodata alla pagina. Cosa avrebbe fatto lui da un momento all’altro? Come ne sarebbe uscito? E cosa avrei fatto al posto suo. Forse, l’arrivo di Vince ha esacerbato in lui un dramma potenziale, riportando a galla una fredda determinazione a riprendersi la propria vita. Ma a che costo? Fin dove si spinge Jerry? E cosa vuole?

Prima di scardinare le serrature ero un un certo tipo di uomo. Dopo aver guardato quei soldi, ero diventato qualcun altro.

Una scrittura magistrale, tersa e ipnotica, che scandaglia la mente e le scelte di Jerry, un personaggio che crede di essere in un certo modo e si scopre – o si riscopre? – diverso, pronto a tutto. Affonda pagina dopo pagina in un abisso da cui non può in alcun modo riprendersi sia per le implicazioni reali delle cose che ha fatto, sia perché non sa come fare. Jerry è un uomo rimasto solo: senza più l’appiglio degli impegni di Lorraine e l’ausilio audace di Vince, chi è, ora? Un uomo allo sbando che non deve sbagliare per non vedere la possibilità di una vita futura sgretolarsi del tutto, eppure come può evitare che ciò accada?

I sospetti si fanno sempre più forti e anche all’interno della sua intimità egli sa che non potrà mai più essere l’uomo di prima, libero con se stesso, in pace. Le immagini di ciò che ha fatto resteranno impresse nei suoi occhi, aperti o chiusi che siano e non basterà qualche bevuta o qualche incontro sessuale da quattro soldi per cancellare l’enormità delle sue azioni. Quando Jerry ha smesso di essere il bravo ragazzo che era? Se lo chiede lui, e me lo sono chiesta anche io. In un vortice di disperazione e depressione, cerca di razionalizzare, di essere lucido, ma riuscirà ad eludere la catastrofe impellente? Il modo quasi straniante in cui cerca di compiere piccoli passi di normalità, di riadattare la sua quotidianità essendo l’unico che sa ma fingendo un abbandono, è acuto, logorante: come in una pellicola cinematografica, riuscivo a vederlo in cucina, a prepararsi una colazione, a farsi una doccia, a sistemare la casa, in contro luce, mentre i pensieri si affollano nella sua mente. Cosa fare? Come salvarsi e salvare il suo bottino?

Mentre proseguivo la lettura e anche dopo aver voltato l’ultima pagina, non ho potuto fare a meno di chiedermi: chi è la “facile preda” del titolo? Il denaro, il senso di sopraffazione, l’ingenuità, o la vita stessa? Forse, tutti i personaggi narrati sono “facili prede” di qualcuno o di qualcosa.

La parola, pulita, precisa, tagliente, è al servizio del vorticante destino di Jerry, dei suoi momenti di tensione e di azione, delle sue remore morali e dei suoi tremori dell’anima, capace di raccontare una storia coinvolgente, cupa; oltre ad essere una storia di soldi, di affari illeciti e di crimine, scrostando la patina eccellente emerge il ritratto di Vernon e dei suoi abitanti, di una borghesia arricchita ma impantanata nelle convezioni sociali, nelle abitudini. Pettegolezzi, vizi, ricchezza imbrigliano ad esempio Lorraine e le sue amiche, donne annoiate dalla vita e imbolsonite in matrimoni economicamente importanti ma sentimentalmente vacanti, fatti di tradimenti e subdole vendette. Come si colloca, allora, Jerry? Come leggere l’irrequietezza che scatena l’arrivo di Vince e sostituisce una sorta di sua immobilità? In un epilogo devastante, Jerry deve affrontare una valanga che si abbatte sulla sua vita capovolgendola per riportarlo esattamente al punto di partenza: che prezzo ha la felicità? Cosa muove l’avidità del denaro e cosa esso rappresenta? Una via di fuga, un sogno da realizzare, ma a quale costo? MacDonald mi ha messo di fronte alla brutalità del desiderio e della colpa, con cui, alla fine, bisogna sempre fare i conti. Ne valeva la pena?

Non era la vita che avrei voluto avere.

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