Un cuore mortale

Un cuore mortale

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del terzo e conclusivo volume della trilogia His Fair Assassin, Un cuore mortale, scritto da Robin LaFevers (traduzione di Alessia Lini) ed edito da Fanucci Editore, che ringrazio per la copia.


Annith, la più brillante delle giovani donne cresciute nel convento di Saint Mortain, sta aspettando pazientemente il suo momento per servire la Morte. Nonostante non abbia eguali con arco e coltelli, le è stato rifiutato dalla badessa l’incarico di assassina mentre le sue amiche più intime, Sybella e Ismae, hanno già fatto le loro prime uccisioni. Quando una ragazza molto più giovane e impreparata viene inviata al suo posto, probabilmente verso la morte, Annith si ribella fuggendo dal convento. Spera di aiutare la duchessa di Bretagna prima che soccomba, e le cui scarse forze devono proteggere il loro paese da un’invasione francese. Sulla sua strada, tuttavia, Annith incontra Balthazaar, un hellequin, una delle anime dannate incaricate di portare i “nuovi” defunti a Mortain, “bello da togliere il fiato, in un modo oscuro, quasi cattivo”. In quel momento la sua vita cambierà per sempre.


Torniamo nelle terre bretoni con la più brillante tra le novizie di Mortain, Annith, definita da tutti docile ed obbediente, al punto da guadagnarsi il nomignolo di “santa“, ma sarà davvero così?

Attendevo con impazienza il volume su questa ragazza, che, come già successo per Ismae e Sybella, avevamo intravisto negli altri due volumi e devo dire che l’autrice e la sua storia hanno ampiamente confermato le mie aspettative. La narrazione in prima persona consente sin da subito di entrare nei pensieri e nelle emozioni di Annith, nonché di analizzare il suo passato, alla ricerca di quelle radici che nessuno sembra conoscere; Annith, infatti, è arrivata al convento quando era appena una neonata e nessuno sa chi possa essere la sua famiglia. Di fatto, questo evento l’ha resa figlia a tutti gli effetti di questo convento, con risvolti tutt’altro che piacevoli; la precedente badessa, chiamata la Dragonessa, era convinta di poter plasmare la giovane e devota Annith infliggendole atroci punizioni, che comprendevano deprivazioni sensoriali. E’ proprio durante uno di questi terribili momenti che Annith vede per la prima volta il dio Mortain e lo riferisce alla badessa e alle altre sorelle, le quali, dal canto loro, non si capisce se per paura o per gelosia, la puniscono nuovamente per questo rapporto esclusivo con l’amato dio. Annith introietta così una modalità relazionale del tutto peculiare, ovvero anticipa sempre i desideri delle persone che diventano per lei un libro aperto, cercando quanto più possibile di aderire all’idea che gli altri hanno di lei. A lungo andare, questo atteggiamento la logora, soprattutto quando inizia ad intuire che la sua docilità – scambiata per un tratto naturale e innato – potrebbe condurla ad un destino che non vuole: diventare la nuova veggente del convento. Perché la badessa sembra così ossessionata dal fatto che sia proprio lei ad assumere tale ruolo? Pian piano, le paure di Annith, utilizzate dalla badessa per imporle compiti e doveri, iniziano a fare breccia nella corazza della ragazza e la rabbia divampa in furia, fino a portarla a scardinare ogni certezza e ogni equilibrio. Annith non ci sta, è stufa di essere considerata mera spettatrice della sua stessa vita e anela a una libertà che al convento le viene impedita; certo, ci metterà il suo tempo per maturare la decisione di correre incontro al proprio fato ma non si può mai dimenticare, leggendo la sua storia, chi è, ciò che ha vissuto. Lei, più che ogni altra sorella del convento o novizia, non ha nessun altro, né famiglia a cui tornare, è stata cresciuta da un convento cui sente in qualche modo di appartenere: tradire tutto ciò in cui crede non è un processo facile, né un viaggio da affrontare a cuor leggero.

Quando Annith origlia cosa ha in mente per lei la badessa ( che ha appena lasciato il convento) e intuisce che non esiste margine di convincimento a farle cambiare idea, non le resta che una strada: fuggire dal convento, raggiungere la badessa e farsi finalmente sentire. Il mondo esterno, ammantato di mistero e fascino, le fa assaporare un’inattesa bellezza, ma al tempo stesso è pieno di pericoli: Annith non è una sprovveduta eppure ha bisogno di protezione comunque, in un territorio in guerra. L’incontro con un misterioso e avvenente uomo sarà provvidenziale: chi è Balthazaar? Insieme alle domande sull’uomo e sulla caccia che guida, Annith scoprirà che antiche leggende e miti ( gli hellequin) non sono poi così lontane dal vero e inizia un viaggio non solo fisico ma soprattutto emotivo, un percorso di crescita in cui dovrà confrontarsi con chi è davvero. Le scoperte che fa su se stessa rimescolano ogni sua credenza: è incredibile, però, notare la sua determinazione, la sua fede incrollabile in Mortain, unico vero confidente della sua vita, e la sua tenacia. Annith non soccombe, non svicola, ma affronta le nuove verità a testa alta, senza nascondersi; pur avendo paura dell’effetto che avranno sulla sua vita e sul suo rapporto con le sorelle Ismae e Sybella, non si tormenta a lungo e racconta loro ogni verità per scoprire che l’amore può superare ogni vincolo, anche quello di sangue.

Oltre alle sfide individuali, Annith arriva finalmente dalla duchessa Anne, a Rennes, una città ormai prossima ad essere assediata dai francesi; senza più alcun aiuto, il regno della giovane duchessa è più che mai in bilico e la guerra sembra imminente. Ma Annith si batte in ogni modo a lei conosciuto per poter aiutare la giovane e carismatica sovrana, anche a costo di rischiare tutto ciò che ama. Pian piano le verità nascoste e taciute trovano il loro posto nella storia: i segreti vengono a galla e le colpe devono essere espiate. Annith, pur comprendendo alcune scelte, non può soprassedere proprio per l’amore infinito e puro che ha per Mortain e per il servizio a lui dovuto e promesso, per la vita che ha scelto di perseguire. Non può accettare che il volere dell’amato dio sia travisato o peggio ancora manipolato, eppure, sembra essere proprio così. Riuscirà a coniugare tutte queste novità, il suo amore, la sua lealtà, all’imminente guerra?

Con una scrittura come sempre travolgente e capace di ricreare adeguatamente sia un contesto storico credibile che personaggi alle prese con le proprie emozioni, l’autrice ci regala una storia dove l’amore è centrale, è motore, è mezzo per superare ogni avversità; Annith è un personaggio che vede sgretolarsi dinanzi ai suoi occhi ogni sua certezza, ogni suo valore. Tutto il suo mondo crolla, i suoi punti di riferimento vacillano, eppure si rialza, più determinata che mai a non lasciarsi identificare dalle menzogne altrui; è una donna che scopre l’amore e lotta per esso. Il rapporto con Balthazaar è intenso, struggente: entrambi si sentono soli e ognuno vede nell’altro il lenimento a tale condizione, seppure momentaneo; anche se entrambi si nascondono delle grandi verità, il loro amore è un piccolo faro, ma potente. Saranno disposti a sacrificare tutto ciò in cui credono, tutto ciò che sono, per amore? Una carrellata di personaggi secondari come sempre ben delineati e necessari per lo svolgimento della storia, costellano una trama interessante che conclude una trilogia piacevole, tra folclore e mito; le note finali dell’autrici forniscono elementi per comprendere le licenze storiche e lasciano anche uno spiraglio aperto per eventuali prossime storie!

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