L’ombra del tempo passato – Licanius trilogy vol.1

L’ombra del tempo passato – Licanius trilogy vol.1

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del primo volume della Licanius trilogy, L’ombra del tempo passato, scritto da James Islington (traduzione di Annarita Guarnieri) ed edito da Fanucci Editore, che ringrazio per la copia.


Sono passati vent’anni dalla fine della guerra. Gli Auguri – una volta considerati alla stregua degli dèi – sono stati rovesciati e spazzati via durante il conflitto e i loro poteri, tanto temuti, sono falliti misteriosamente. Coloro che li avevano serviti, uomini e donne con un’abilità conosciuta come il Talento, hanno evitato il loro stesso destino solo perché si sono sottoposti al potere dei Quattro Canoni. Oggi, chiunque usi il Talento è destinato all’obbedienza assoluta.
Da giovane studente dei Talenti, Davian subisce le conseguenze di una guerra combattuta – e persa – prima ancora di nascere. Oltre le mura della scuola, lui e i suoi amici sono disprezzati per il potere magico che esercitano: un potere che Davian, nonostante i suoi migliori sforzi, sembra non riuscire a controllare. Peggio ancora, con la prova finale che si avvicina e le gravi conseguenze di un eventuale fallimento, il tempo per superare le sue ultime difficoltà si sta rapidamente esaurendo. Ma quando Davian scopre di avere la capacità di esercitare il potere proibito degli Auguri, mette in moto una catena di eventi che cambieranno la sua vita e sconvolgeranno il mondo intero. A nord, un antico nemico a lungo creduto sconfitto comincia a destarsi mentre a ovest un giovane, il cui destino è intrecciato con quello di Davian, si sveglia nella foresta, coperto di sangue e senza alcun ricordo di chi sia… Che la storia abbia inizio.


Il giovane Davian, studente dei Talenti a Caladel, è terrorizzato dall’idea di non riuscire a superare le Prove e diventare così un’Ombra, reietto tra i reietti, marchiato con vene nere e allontanato da tutto ciò che conosce, che riconosce come famiglia e che ama. Lontano da Ashalia e Wirr, ma anche da quei Maestri che lo hanno accolto sin da neonato, fino a quando ha mostrato, in un tragico incidente di cui non ricorda memoria, tre anni prima, di essere un Talento. Ma Davian ha paura: lui è l’unico tra i suoi compagni a non riuscire ad attingere all’Essenza, alla sua magia, come farà a superare le Prove? Ha studiato tanto, padroneggia la tecnica in maniera eccellente ma quando deve metterla in pratica, ha un blocco e non sa perché: potrebbe essere legato all’incidente accadutogli tre anni prima? Non lo sa. Con questo fardello di ansie e inadeguatezze, Davian viene mandato in città, a Caladel, per procurarsi una serie di cose per la cuoca ma proprio quando tutto sembra filare – incredibilmente – per il meglio, ecco che il giovane viene assalito da dei ragazzi del luogo. Feccia, lo chiamano. Retaggio di una guerra lampo finita più di vent’anni fa, e che, come pensa giustamente Davian, non ha coinvolto personalmente né lui, né tantomeno il gruppetto di ragazzi che si trova dinanzi. Davian non può difendersi ( e non solo perché non ha accesso alla sua Essenza): l’epilogo di quella guerra è stato proprio il Trattato che ha imposto ai Talenti i Quattro Canoni, vincoli reali che impediscono loro di usare l’Essenza contro i senza Talenti, prigionieri di loro stessi. Vent’anni prima, infatti, la potentissima classe elitaria degli Auguri – i cui poteri sono ammantati di mistero e terrificante fascino – ha smesso di Vedere in modo corretto e per sopperire a tale mancanza, ha inasprito con la violenza l’evidente controllo sulla popolazione; così, il re Andras ha stabilito i Quattro Canoni, gli Auguri sono stati massacrati fino all’ultimo, trucidati, e dei cinque Tol originari, roccaforti dei Talenti, forgie per le abilità specifiche per i vari ruoli degli Auguri, sono rimaste solo due, Tal Athian e Tal Shen.

Da quel momento, il potere dei Talenti è vincolato ai Senza Talenti e il frutto di quella guerra, chiamata Guerra Invisibile, è stato un inasprimento dei rapporti tra le due parti. La paura ha causato una sfiducia totale da parte dei senza Talenti nei confronti del potere che i Talenti avrebbero: se lasciati liberi, chi impedirebbe loro di vendicarsi? In questo clima, l’incontro di Davian con l’anziano Tenvar, il quale in parte gli spiega le finezze politiche degli esiti della guerra, cambierà per sempre il destino del ragazzo: messo di fronte alla sua vera natura, Davian non può far altro che credere all’Anziano e iniziare il suo viaggio verso quel nord estremamente pericoloso. Il famigerato Confine, una barriera contro creature antiche e primordiali, si sta indebolendo: era, infatti, appannaggio degli Auguri occuparsi di tale questione e con la loro morte, il Confine piano piano ha iniziata a cedere, liberando quindi nell’altra parte del mondo le sue bestialità. Solo Davian, a quanto pare, con l’ausilio di un antico manufatto, potrà contribuire a salvare la situazione. Ma sarà davvero così?

Spaventato dall’immensità del suo ruolo ma anche finalmente sollevato, si accinge a partire quando viene braccato dall’amico Wirr: dove pensa di andare senza di lui? Inizia per i due amici un viaggio non solo geografico, alla scoperta di una terra e di un popolo che li odia, li denigra, costretti a nascondersi dagli Individuatori e quindi dagli Amministratori, attraverso luoghi impervi, ma anche personale, fatto di rivelazioni, di segreti finalmente svelati. Perché Wirr nasconde all’amico più di una cosa: sulla base di un tacito accordo, Wirr non dice e Davian non chiede. Sono amici, si fidano l’uno dell’altro e hanno grande rispetto per la rispettiva intimità. Incontreranno tanti altri personaggi, in primis Taeris, anche lui ammantato da non detti, da segreti che non può rivelare. Chi è davvero? E cosa vuole da Davian? Perché è innegabile che tutto sembra ruotare attorno al giovane e ai suoi poteri come Augure, ancora tutti da scoprire ed affinare. Non solo, il manufatto che Tenvar gli ha dato, un Ricettacolo, sembra essere una Guida e porta i due ragazzi proprio a conoscere sia Taeris, sia, soprattutto, Caeden, un giovane di poco più grande di loro ma dotato di un potere incredibile di cui però non ha memoria. Accusato di aver sterminato il suo villaggio, Caeden in realtà non ricorda nulla: si è svegliato ricoperto di sangue, terrorizzato da ciò che potrebbe aver compiuto e si è messo alla ricerca di un riparo; tuttavia, sempre a causa dei pregiudizi verso i Talenti – lui che è pure senza Marchio quindi ancor più spaventoso – il ragazzo viene consegnato alle autorità e reagirà ad esse con rabbia, scatenando il suo potere. A salvarlo arrivano proprio Wirr e Davian: che connessione c’è tra tutti questi eventi? Misteri, domande, sogni, profezie e antiche leggende si fondono in un crescendo di rivelazioni e colpi di scena affiancati da minacce sempre più reali e concrete. Le cose che scopriranno potranno avere esiti decisivi sulla guerra incombente, ma la famiglia reale sarà disposto ad ascoltarli? Non solo, il Tol sarà disposto ad accettarli? Non c’è tanto tempo per l’impotenza quando il mondo rischia così tanto e le fratture interne ed esterne sono sempre più un ostacolo.

Parallelamente al viaggio dei due amici, seguiamo anche le vicende di Ashalia, alle prese con un percorso sicuramente per lei inatteso e denso di sorprese: scoprire di essere rimasta sola, non è facile, soprattutto se a ciò si aggiunge la consapevolezza di non essere più la stessa. Non le resta che seguire l’anziano Tenvar (sempre lui) a Tol Athian per scoprire il resto della storia; costretta a prendere delle decisioni immediate, Asha non è una ragazza avvezza all’immobilità, anzi, sente di dover fare qualcosa, di dover aiutare in qualche modo la ricerca della verità e sarà proprio questa sua determinazione a renderla una pedina interessante in un gioco decisamente più grande di lei. Attraverso i capitoli dedicati alle sue vicende, conosciamo il famoso Custode del Nord, fratello del re, e la sua posizione in merito ai Talenti e ai Canoni, che possono essere cambiati e modificati ma solo a certe condizioni; inoltre, Asha sarà fondamentale nella guerra imminente contro i Ciechi, creature apparentemente indistruttibili. Chi sono? Chi le comanda?

Le domande si infittiscono così come i misteri: l’autore crea una trama complessa e affascinante, capace di rapirmi e coinvolgermi, famelica di sapere cosa sarebbe successo, di testare le mie teorie e scoprire tutte le varie connessioni.

Il punto di forza principale del romanzo è sicuramente la costruzione di un mondo che, pur attingendo a piene mani dal genere di riferimento ( epic fantasy), innesta elementi di originalità e interessanti; in primo luogo, il sistema magico è articolato, importante, e ci sono ancora tante cose da scoprire in merito all’Essenza e al Kan. La loro differenza riflette la differenza tra Talenti e Auguri, i cui poteri sono incredibili: cosa possono fare? Cosa faranno?

Poi c’è la storia, il passato di Andarra, le fazioni in lotta che ancora non si sono mostrate: c’è vendetta e desiderio di potere, anche usando la coercizione, la manipolazione. Chi sta orchestrando davvero i Ciechi? E cosa vuole?

Ammetto di aver avuto un pò di difficoltà inizialmente a destreggiarmi con i tanti nomi di creature, luoghi, personaggi, oggetti ma superato questo scoglio iniziale, ho trovato il tutto adeguato al contesto di riferimento. Lo stile dell’autore è descrittivo senza risultare, a mio avviso, pesante: il mondo è accurato, la trama ben congegnata e i personaggi sono tutti alla prese con una duplice sfida, capire chi sono e come questo possa aiutare tutti gli altri. Sono anche giovani, molto maturi, alle prese con sentimenti come amicizia e primi amori, ma non perdono mai di vista la situazione che stanno vivendo, la guerra. La struttura sociale è ben delineata ed è frutto di anni di odio che nasce dalla paura: il controllo è qualcosa di potente, e i Senza Talenti hanno paura di ritrovarsi in una posizione inferiore rispetto ai Talenti, relegando quindi quest’ultimi a ruoli difficili da sostenere. Poi c’è la questione delle Ombre, persone ancora più ai margini, ma da non sottovalutare affatto. Tutto sembra in un equilibrio precario: un re che non vuole sentire assolutamente ragioni in merito al cambiare idea sui Canoni, i Ciechi pronti all’assedio e i Talenti che non possono in alcun modo essere d’aiuto. E al centro di tutto, sembrano esserci questi due giovani: Davian e Caeden, con i loro segreti, i loro fantasmi. Chi sono davvero?

Che cosa rappresentano i sogni di Caeden? E perché Davian non riesce ad accedere all’Essenza? Chi è davvero Wirr? Perché Ashalia è una sopravvissuta? 

Ciò che devono affrontare non riguarda solo la loro persona, anzi, sono messi a conoscenza di realtà relegate da tutti gli altri alla stregua di leggende, di storie, di fantasmi sepolti da tempo: come reagire quindi dinanzi a queste scoperte? I protagonisti si rivelano giovani resilienti, capaci di adattarsi e accettare le proprie responsabilità, non si lasciano abbattere, non ne hanno nemmeno il tempo perché tutto accade talmente in fretta da non lasciare loro troppo tempo per le recriminazioni. La fiducia sembra essere un tema con cui tutti si devono confrontare, fiducia verso se stessi e verso gli amici; le tematiche trattate sono quelle care al genere di riferimento, un viaggio, un percorso, una ricerca di verità che aprono una prospettiva nuova su se stessi e sul destino dell’intera Andarra. Il finale, ovviamente, è portatore di nuove domande: non tutto viene spiegato o rivelato in questo primo libro, ovviamente, e questo non fa che accrescere le mie aspettative sul secondo volume!

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