Review Tour: I pirati dell’oceano rosso

Review Tour: I pirati dell’oceano rosso

Buongiorno, lettori! Oggi Review Tour dedicato al volume “I pirati dell’oceano rosso” scritto da Scott Lynch (traduzione di Anna Martini), secondo della serie The Gentleman Bastard Sequence edita da Mondadori, che ringrazio per la possibilita’, nella collana Oscar Fantastica.


Dopo un violento combattimento con la malavita che li ha quasi uccisi, Locke e il suo fedele compare Jean fuggono dalla città in cui sono nati e approdano agli esotici lidi di Tal Verrar per curarsi le ferite. Ma neppure all’estremità occidentale del mondo civilizzato possono riposare, e presto tornano a dedicarsi a ciò che sanno fare meglio: rubare ai ricchi e intascare il ricavato.Questa volta il loro obiettivo è oltremodo ambizioso: la torre di Peccapicco, la casa da gioco più esclusiva e più sorvegliata che ci sia. I suoi nove piani attirano una clientela facoltosa, e per giungere fino alla cima servono buon credito, comportamenti bizzarri… e un gioco semplicemente impeccabile. Perché c’è una sola regola importante che Requin, lo spietato padrone di Peccapicco, fa rispettare rigorosamente: chi bara avrà la morte. Per nulla intimoriti, Locke e Jean hanno elaborato una strategia che comprende bugie, trucchi e inganni per tutti e nove i piani… su su fino al favoloso caveau di Requin. Sotto mentite spoglie, compiono la loro meticolosa ascesa verso un obiettivo ormai vicinissimo…. Ma qualcuno a Tal Verrar ha scoperto il loro segreto. Qualcuno giunto dal passato, che ha tutte le intenzioni di far pagare ai due sfacciati malviventi i crimini commessi. Ora avranno veramente bisogno di ogni grammo di astuzia per salvare le loro anime prezzolate. E potrebbe non bastare.


Sono passati circa due anni dalla fine delle avventure che hanno visto i Bastardi decimati nelle chiusura del primo volume e ritroviamo Jean e Locke alle prese con una conversazione davvero singolare nel prologo del secondo capitolo delle loro avventure. Proprio l’inizio, mi ha destabilizzata e mi ha introdotta con rinnovata curiosita’ alle nuove scorribande piene di rischi e pericoli in cui il duo si lancia per tutto il corposo volume!

Come nel primo volume, anche qui l’autore alterna la narrazione che vede i due protagonisti impegnati a Tal Verrar, un’altra delle città- stato, nel tempo presente, a capitoli ambientati nel passato per colmare i due anni di viaggi e avventure che ha condotto Jean e Locke nella casa da gioco più esclusiva della città, Peccapicco. Ovviamente, i due non hanno rivelato a nessuno le loro origini e si nascondono abilmente impersonando identità via via confacenti ai loro scopi. Cosa ci fanno a Peccapicco? Il colpo che stanno mettendo a punto, e che ha richiesto due lunghi anni di preparativi, è subdolo e complesso, e tipicamente nello stile dei Bastardi: vogliono qualcosa, ma anziché prenderla e rischiare il tutto per tutto in un’unica mossa, loro si sono costruiti una storia, un passato. Le loro mosse sono quindi calibrate, tutto fa parte della messinscena almeno fino a quando anche loro, inevitabilmente, diventeranno parte della stessa commedia che stanno recitando, passando, in un soffio, da spettatori ad attori. Come hanno fatto a scoprire le loro vere identita’? Sembra che gli avvenimenti concitati dei loro ultimi momenti a Camorr siano riusciti a raggiungerli …

Coinvolti in una serie sempre più intricata di raggiri, sono costretti a partire per mare per volere dell’Arconte che li ha manipolati mettendo a repentaglio il bene più prezioso dei due: la loro stessa vita. Pare che tutta la città ormai punti a vincere la scommessa su chi sarà il primo a uccidere i due: tra bugie, tradimenti, doppiogiochisti, Jean e Locke sono coinvolti in una faida cittadina che però li tocca in modo molto personale.

Nonostante siano due “terricoli”, e debbano colmare le incredibili lacune sulla vita di mare in poco tempo, finiranno per trovarsi davvero a loro agio nei panni di Pirati: emergerà il loro buon cuore, sempre strizzando un occhio alla possibilità di raggirare e ottenere un guadagno.

Attraverso i capitoli ambientati nel passato, scopriamo ambienti e atmosfere nuove, così come personaggi che incontrano e si relazionano con i due mentre stanno mettendo a punto complesse parti del piano: alla fine della lettura, tutto troverà la propria collocazione in quella che risulta essere una trama fitta e volutamente ambigua. Le ambientazioni, come per esempio Salon Corbeau, riusciranno a stupire, in negativo, Locke, il quale pur essendo cresciuto in una Camorr cupa e violenta, non riuscirà proprio a capire il perverso divertimento di una città i cui i ricchi sublimano le proprie perversioni ai danni dei poveri. Il potere che, appunto, ha la nobiltà sulla povera gente, costretta alle peggiori vessazioni ed umiliazioni, ricorderà a Locke gli insegnamenti di Padre Catena e le regole del Disonesto Tutore: “prosperino i ladri” e “i ricchi ricordino“. Così come gli dei ricordano agli uomini la loro mortalità con le malattie, ad esempio, i Bastardi devono ricordargli che tutto ciò che hanno, può essere in qualche modo sottratto. Questa sorta di filosofia serpeggia in tutto ciò che Locke compie – o vuol compiere – in questo secondo volume.
Ci saranno nuovi personaggi a cui affezionarsi, scorrerie per mare, ironia e sarcasmo, lotte, travestimenti e amore, anche quello! Una delle cose che ho più apprezzato, in linea con il primo romanzo, è la fallacia di questi due personaggi, terribilmente umani: l’astuzia di Locke e la forza di Jean sono preponderanti ma incontrano sempre qualcuno più forte e astuto di loro. Ciononostante, anche nei passaggi in cui mi sembrava palese potesse arrivare la fregatura, Locke paga la propria piacevole arroganza ma lo fa in modo così “sportivo” da non potermi non risultare estremamente simpatico! Locke e Jean pianificano tutto, sempre, in ogni momento: bugie su bugie, castelli di identità e finzioni, smascheramenti voluti … eppure, arriva il momento in cui devono fare i conti con i loro errori, e pagarne il prezzo. Ciò che resta saldo e inossidabile è il loro rapporto, una delle poche cose su cui, anche volendo, non riescono a nascondere a nessuno.

Anche questo secondo volume, mi ha richiesto qualche capitolo introduttivo per orientarmi nel nuovo scenario e familiarizzare con territori e personaggi nuovi; data anche la lunghezza dell’opera, in alcuni punti ho trovato la narrazione forse poco fluida ma necessaria per lo svolgimento della trama che comunque mi ha catturata. Lo stile di Lynch è evocativo, descrittivo e articolato, impreziosito da un world building coerente; scopriamo nuovi territori, ancor più immersi nella lotta per il potere che porta gli uomini a tradirsi pur di conquistare più denaro e prestigio. Tal Verrar, descritta nei suoi più intimi e sordidi dettagli, appare sull’orlo di una guerra civile devastante: i Priori sono stanchi del potere che l’Arconte si è arrogato ( e continua ad arrogarsi) dai tempi della guerra contro Camorr; la netta divisione sociale ed economica si riflette acutamente nella geografia della città, divisa per livelli, invalicabili. Il percorso che Locke e Jean compiono a bordo dell’Orchidea velenosa diviene per loro occasione per ripensare alla propria vita: si sono integrati facilmente nella ciurma, e la terraferma con i suoi intrighi e le sue responsabilità, sembra un vago ricordo. Quanto sarebbe facile lasciarsi tutto alle spalle ed esplorare le acque … se solo non avessero filato una ragnatela di bugie che rischia letteralmente di soffocarli. La loro è solo la solita sfortuna di essere capitati al momento sbagliato nel posto sbagliato? O c’è altro dietro? Un accanimento ? A chi hanno pestato i piedi? In alcuni momenti, avrei davvero voluto scrollare le spalle metaforiche dell’arguzia di Locke per fargli notare la sua incredibile ingenuità, ma è anche questo, a mio avviso, il suo bello. Locke sbaglia, ha dei limiti. Machiavellicamente suggerisce idee, piani, ma non è né onnipotente né onnisciente e capita che ci sia qualcuno un passo avanti a lui. Il dolore per gli amici, i fratelli, che ha perso, lo avvilisce, ma per fortuna c’è Jean: l’amico sa toccare i punti giusti per risvegliare quella rabbia, quel risentimento che Locke prova verso chi gli ha fatto del male. Vuole farla pagare a chi lo sottovaluta: “Perché qualche stupido figlio di troia doveva sempre immaginare di poter impunemente dar fastidio a un camorrano?“. Riuscirà nel suo intento?

Dopo l’epilogo, ho pluridannatamente voglia di salpare con Locke e Jean “verso un posto nuovo“, e spero finalmente di saperne di più sui Maghi dell’Alleanza!

Condividi:

Leave comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *.