Le guide del tramonto

Le guide del tramonto

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Le guide del tramonto scritto da Arthur C. Clarke (traduzione di Giorgio Monicelli) ed edito da Mondadori nella collana Oscar Fantastica. Ringrazio la Casa Editrice per la copia.


Fine del XX secolo: una razza aliena giunge sulla Terra. Gigantesche astronavi occupano i cieli del pianeta ma i Superni – così gli uomini chiamano i misteriosi visitatori che per decenni non si mostrano e limitano quanto più possibile i contatti – non hanno intenti bellicosi. Usano i loro straordinari poteri non per conquistare il nostro mondo, ma per imporre la fine di ogni ostilità. Tutte le risorse precedentemente destinate agli armamenti vengono così dirottate verso il progresso e inizia una vera Età dell’Oro. Un lungo periodo di pace e prosperità durante il quale però i Superni non consentono viaggi ed esplorazioni spaziali: «Le stelle non sono per l’uomo» avvertono. Solo Jan Rodricks, inquieto astrofisico, continua a chiedersi cosa ci sia oltre l’atmosfera e cerca un modo per aggirare il divieto. In tutta la narrazione fantascientifica di Arthur C. Clarke il tema di fondo è l’avventura della razza umana fra i misteriosi fondali dell’universo, l’enigma del nostro destino fra gli astri. Nelle “Guide del tramonto”, pubblicato originariamente nel 1953, particolarmente intensa e struggente risuona la nota metafisica, personificata da queste misteriose figure dall’aspetto di demoni giunte sulla Terra con un progetto più alto per l’umanità che non la mera sopravvivenza.


Quando un’ombra gigantesca eclissa la luna, l’Uomo apprende per esperienza diretta che non è solo: gli alieni esistono e sono esperti di psicologia, attenti e longevi osservatori della Terra che colonizzano. Con poche e precise parole, quelli che vengono nominati Superni, si esprimono tramite la voce inglese del Supercontrollore: la sovranità delle singole nazioni è finita, il potere ora spetta agli alieni. Non facile da digerire, anzi, soprattutto per quelle nazioni che avevano lottato tanto e sanguinosamente per la propria indipendenza neonata e già destinata a morire, ma la ribellione viene sedata con pochi e netti gesti da parte degli alieni, senza violenza, ma con il polso autorevole di un’entità dotata di un’intelligenza senza eguali, e anche di una notevole dose di pazienza. Le incisive dimostrazioni dei Superni servono allo scopo : in un tempo breve, gli umani accettano gli alieni e si adattano alle nuove circostanze. Ovviamente, non tutti sono d’accordo sul governo dei Superni, pur riconoscendo loro i dovuti meriti: hanno portato benessere e pace ma a che prezzo? L’umanità è pronta ad essere zittita, a perdere il libero arbitrio, la possibilità di essere fallace e sbagliare? Il dilemma sembra essere puramente teorico dal momento che i Superni, grandi assenti, sono difficili da contattare e attaccare soprattutto. Una domanda, però, pungola anche le menti più tolleranti: cosa vogliono dalla Terra? E’ chiaro che non vogliono distruggerla, anzi, sembra quasi che la stiano “accudendo” in attesa di qualcosa o qualcuno: ma chi o cosa?

Con uno stile incredibile, capace di compiere una profonda e attenta analisi sociologica e antropologica relativa al genere umano, l’autore si dimostra fine conoscitore degli aspetti psicologici della nostra specie, ma non si limita a questo, anzi, amplia la sua osservazione ad una popolazione aliena, che svela parte di se stessa pagina dopo pagina pur lasciando il lettore, così come l’essere umano, pieno di domande, di dubbi, di misteri, sulla comprensione a tutto tondo di questi Superni. L’affondo nei processi psicologici e sociologici dell’interazione tra pari, con l’autorità, è lucido: come appare fragile, l’uomo, manipolabile e “piccolo”. Ma è davvero così? Le riflessioni che l’autore stimola sono tante e interessanti: cos’è davvero la conoscenza? Quali i suoi limiti? Quali sono i processi che ci hanno portato alla paura, alla scoperta, alla curiosità? L’alieno, l’altro da sé, attrae e spaventa perché sconosciuto: cosa nasconde? Perché non si rivela? E’ brutto? Ovviamente, la questione non è solo puramente estetica: i Superni, quasi onniscienti, sanno che il loro aspetto provocherà determinate reazioni, ma sarà solo nel finale del romanzo che il lettore riuscirà a mettere insieme i tasselli. Paure ataviche si fondono a nuovi terrori talmente enormi da risultare inconoscibili: chi siamo, noi? Verso quale direzione punta la nostra specie?

L’uomo, quindi, era ancora prigioniero del suo pianeta. Un pianeta molto più giusto, ma anche molto più piccolo di quello che era stato un secolo prima. Abolendo guerra, misera e malattie, i Superni avevano anche abolito l’avventura.

L’invasione avviene incredibilmente in modo pacifico: grandi navicelle si posizionano sulle principali metropoli del mondo e senza far fuoco, solo grazie alla loro maestosa presenza, si impongono. E la loro “imposizione” in modo quasi naturale satura non solo la politica ma giunge a livelli inconsci: quello che inizialmente sconcerta, diviene abitudine, passiva accettazione quasi. Le astronavi sono lì, sopra di noi: è un fatto. Ma questi alieni cosa vogliono? Schiavizzarci? Deturparci? No, peggio: vogliono migliorarci! Grazie alle loro tecnologie e alla loro leadership diplomatica la Terra vive una pace senza precedenti. Non ci sono conflitti, non ci sono indipendenze, non c’è necessità di lavorare, non c’è malattia né crimine. Cosa resta? Sembrerebbe una noiosa stagnazione, una lenta indulgenza e pacata sottomissione, un lungo respiro trattenuto dall’umanità mentre si cerca di dipanare il mistero dei Superni. Eppure, questa mano aliena cosa fa: protegge o schiaccia? La differenza, il confine, è labile e subdolo. Se da un lato la nuova età dell’oro ha portato ad un impoverimento culturale, ha significato anche un rivolgere l’attenzione verso fenomeni altri, parapsichici e paranormali. Casualità o destino? I Superni proibiscono all’uomo di guardare al cielo e ovviamente questo farà sì che qualcuno si sentirà ancora più attratto da quella vastità: scoprire perché i Superni abbiano posto un veto, un freno alla conoscenza, sarà fondamentale.

Le stelle non sono per l’uomo.

La creazione di un luogo, un’isola non a caso, come Nuova Atene, non rappresenta per i Superni un pericolo ma diventa per gli uomini un posto in cui tornare a coltivare le proprie passioni, le proprie discipline, in una nuova relazione con l’ozio; tutto il mondo conosce un abbattimento delle distanze, tutto è praticamente conosciuto o conoscibile, quindi la spinta alla curiosità sembra sopita. Ma qualcosa si muove, e lo fa usando il mondo inconscio, i sogni, usando il cuore di una popolazione, la sua speranza: i risvolti di questa sorta di epidemia psichica sono noti ai Superni e ora anche agli umani. Qual è il nostro destino?

Il romanzo è diviso in tre parti, e viene narrato da una coralità di voci: alcuni personaggi ritornano, altri danno l’avvio a dinamiche di cui non vedranno la conclusione, tasselli di un quadro più ampio e profondo. L’autore coniuga approfondimento psicologico, domande esistenziali, pionieristiche tecnologie e la costante quanto umana sete di conoscenza e curiosità proiettata qui nella vastità dello spazio. I personaggi si devono confrontare con il futuro e con il passato, individuale e di specie, ma devono altresì fare i conti con le proprie ambizioni e debolezze, e, soprattutto, con l’intangibile.

Un romanzo sconvolgente, da leggere tutto d’un fiato, pieno di suggestioni e di riflessioni, che gli amanti della fantascienza non possono assolutamente perdere. Quando l’uomo viene messo di fronte ai suoi limiti, quando gli viene precluso il cielo, dove può volgere la propria speranza? Chi sono davvero i Superni? Controllori senza cuore e privi di emozione, con un piano spietato per ucciderci tutti, oppure tutori che provano come possono a portare a termine la loro missione? A mio avviso, sono alieni affascinanti e complessi, agevolatori di una transizione generazionale che a loro pare inevitabile; pur sapendo quale sarà il compimento ultimo del progetto che sono chiamati a far realizzare, non possono interferire, non possono mai farlo. Destinati ad osservare, osservati a loro volta. Lasciano all’uomo un mondo perfetto, utopico, ma è questo che l’uomo vuole?

Nessuna Utopia potrà mai soddisfare tutti, in ogni momento. A misura che le condizioni materiali migliorano, gli uomini elevano in proporzione le loro aspirazioni e non si accontentano più di poteri e beni che un tempo sarebbero parsi loro al di là di ogni loro sogno più sfrenato. E anche quando il mondo esterno ha concesso tutto quello che può, rimangono pur sempre le esigenze della mente e i desideri nostalgici del cuore.

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