Libri contro sigarette

Libri contro sigarette

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo di Libri contro sigarette, scritto da George Orwell (traduzione di Sara Aggazio) ed edito da Nuova Editrice Berti, che ringrazio per la copia.


La libreria, luogo privilegiato per osservare come in un acquario le varie tipologie dei consumatori, dai più comuni alle specie più rare; il lavoro del recensore, che vorrebbe dedicare almeno mille parole a ogni libro che ha amato e invece è costretto a “inventare reazioni verso libri per i quali non prova alcun tipo di sentimento spontaneo”; i “buoni libri brutti”, che malgrado tutto dureranno nel tempo; lo scrittore e le motivazioni che lo animano; la passione per la lettura, che non è poi così costosa, anzi, è più a buon mercato delle sigarette. Con il suo stile asciutto e giornalistico, insieme limpido e brillante, Orwell descrive il mondo dei libri tra riflessioni ed episodi personali, regalandoci un inedito ritratto di sé e dei propri gusti.


Con uno stile diretto e quasi feroce, Orwell ci regala questi stralci, questi squarci auto-rivelatori che invitano il lettore a riflettere sulla lettura e sulla scrittura.

In Ricordi di un libraio, Confessioni di un recensore e I buoni libri brutti, Orwell appare mordace e capace al tempo stesso di riflessioni profonde, interrogandosi sulle tipologie di lettori, che ha incontrato nella sua parantesi di libraio, sulle recensioni, sugli autori dei cosiddetti “buoni libri brutti“, sulla scrittura, offrendoci quindi uno spaccato dei suoi personali gusti e delle sue idee, sicuramente figli del suo tempo. Non ha paura di fare nomi e cognomi, di portare esempi di quegli autori che secondo lui appartengono ad una letteratura d’evasione di cui fornisce una sua lettura ed interpretazione. L’autore si interroga su cosa porti un libro o un autore a superare l’esame del tempo, sui gusti letterari, e, riportando alcuni aneddoti da libraio, ci dice anche quali sono le sue idee su chi legga cosa.

Scrivo perché c’è qualche menzogna che voglio smascherare, qualcosa su cui voglio attirare l’attenzione, e il mio primo pensiero è quello di farmi sentire.

In “Perché scrivo” Orwell ci racconta della sua convinzione – vocazione a diventare uno scrittore, sorta in lui all’età di cinque o sei anni, accantonata poi e ripresa; con poche parole ci fa intendere qualcosa sulla sua famiglia e sulla sua infanzia. Si definisce un bambino solitario, che allontanava gli altri per questa sua tendenza e si sentiva incline ad inventare storie e dialoghi con personaggi inventati. L’autore fa qui un brevissimo excursus relativo ai suoi approcci con le parole, da sempre calamite affascinanti per lui. Dalle prime poesie ai lavori su commissione, fino alla creazione di quella che definisce una “storia perpetua“, condita dal desiderio di imitare lo stile degli autori preferiti, l’autore ripercorre le tappe del suo rapporto con la scrittura, i suoi intenti come scrittore, e i motivi per cui uno scrittore scrive. L’incontro con la guerra esacerba in Orwell l’urgenza di scrivere con un “fine politico” senza mai tralasciare l’aspetto estetico, il gusto nella descrizione, e la ricerca quindi di un equilibrio. L’autore ritrova ne La fattoria degli animali il primo tentativo di “fondere insieme intenti politici e artistici“.

Ogni riga seria che ho scritto a partire dal 1936 è stata concepita, direttamente o indirettamente, contro il totalitarismo e per il socialismo democratico, almeno come lo intendo io.

La lucidità con cui affronta il tema del lavoro altrui non si sottrae, ovviamente, nemmeno quando il focus è puntato sul proprio lavoro: l’autore non nasconde le pagine di “libri senza vita”.

Nell’ultimo contributo, Libri contro sigarette, l’autore ci lascia una riflessione finale sul “peso“, sul costo della lettura. Dati e conti alla mano, Orwell fa un resoconto dettagliato di quanti libri possiede e del loro prezzo, fino a fornire un totale di spesa che paragona alla spesa annuale relativa al consumo di sigarette. Da qui, una riflessione sul rapporto tra prezzo e valore dei libri, sul costo economico della lettura e sulla scelta della lettura come passatempo. Lettore, amante dei libri e scrittore, in questi contributi Orwell parla direttamente al suo pubblico, e si racconta attraverso quell’amore per la parola che lo ha contraddistinto.

Sapevo di essere portato per le parole, di essere capace di affrontare fatti spiacevoli, e sentivo che questo mi creava una sorta di mondo tutto mio in cui potevo riscattarmi dai fallimenti della vita quotidiana.

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