Signora di Avalon

Signora di Avalon

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo Signora di Avalon, scritto da Marion Zimmer Bradley (traduzione di Flavio Santi) ed edito da Harper Collins che ringrazio per la copia.


Vi sono luoghi dove i due mondi sono vicini tra loro come le pieghe di un drappo. Uno di questi luoghi è quello che gli uomini chiamano Avalon.
Qui, nascoste dalle nebbie che separano il regno di Faerie dal mondo degli uomini, tre sacerdotesse dell’Isola Sacra preparano il terreno per l’avvento del difensore, il leggendario Figlio di Cento Re, l’uomo destinato a salvare la Britannia…
Per Caillean, che è stata costretta a lasciare la Casa della Foresta portando con sé Gawen, giovane erede di una mitica stirpe reale, la salvezza non giunge attraverso la vittoria sui Romani invasori, ma attraverso il più amaro dei sacrifici. Due secoli dopo Dierna, la nuova Signora di Avalon, è chiamata a fronteggiare un nuovo, crudele nemico venuto dal mare, e per salvare la sua gente dalle incursioni dei Sassoni deve guidare Avalontra i burrascosi flutti della politica con forza, saggezza e amore.
Eppure, quando la giovanissima Viviane viene convocata sull’Isola per essere iniziata agli antichi Misteri, la Britannia sembra irrimediabilmente perduta. Poi, però, i Druidi eleggono un nuovo Merlino, e tutto a un tratto il giorno in cui si compirà la profezia e il difensore tornerà per portare la pace in quella terra dilaniata dalle guerre non sembra più così lontano… Ambientato tra il 96 e il 452 d.C., Signora di Avalon, riproposto in versione integrale e nella nuova traduzione di Flavio Santi, ripercorre la storia dell’Isola Sacra, vero cuore della Britannia, a partire dai tragici eventi che concludono La Casa della Foresta e fino a quelli immediatamente precedenti ai fatti narrati nelle Nebbie di Avalon. E lo fa attraverso la vita di tre delle sue sacerdotesse più potenti: Caillean, Dierna e Viviane, la futura Signora del Lago, custode del santo Graal.


Tre storie, tre Somme Sacerdotesse, tre epoche diverse, accomunate dalla situazione politica della Britannia, terra soggiogata dal nemico straniero ma anche straziata da una coesione interna che non riesce ad essere mai pienamente raggiunta; terra di mito e di folclore, di antiche divinità che pur mantenendo la loro autonomia e la loro supremazia nel cuore del popolo si incontrano con la nuova religione, quella cristina, almeno inizialmente. E al centro di tutto questo, il nucleo pulsante del potere ancestrale, è Avalon, isola sacra da tempo immemore, nodo potente di una spiritualità così intensa da essere quasi magica; ad Avalon vivono, nella prima parte del romanzo, in pace, sacerdotesse, druidi e un nucleo di cristiani. Ad Avalon torna Caillean e porta con sé un bambino, Gawen, il cui destino si prospetta grande e importante per la Britannia intera. Figlio di due mondi, Gawen lotta per cercare il proprio posto prima ad Avalon, poi tra i Romani, senza però sentire di appartenere sino in fondo a nessuno di questi due universi, almeno fino a quando sarà la voce potente dell’amore a richiamarlo. Casa allora sarà Sianna, bellissima figlia della regina Faerie, ma il loro amore rappresenta molto altro: nel loro incontro abitano gli echi di altre vite passate, in un ciclo che caratterizza tutte e tre le storie qui raccontate. In quante vite Sianna e Gawen si sono amati? Le vite precedenti sembrano risalire fino alla mitica Atlantide, vincolando le esistenze mortali al suolo della Britanna che ha necessità di un difensore, sempre e per sempre. E anche nella seconda storia, cambia il nemico ma non il bisogno di Avalon che grazie a Caillean ora è un’isola quasi leggendaria, avvolta da una nebbia, accessibile solo da determinate persone, un territorio al limite tra i mondi; Dierna, tormentata dall’aver perso sua sorella, sente immediatamente una connessione con la giovane Teleri, principessa dei Durotrigi che vuole più di ogni altra cosa essere addestrata ad Avalon ed essere finalmente libera. Teleri si fida e si affida alla sua guida spirituale, Dierna, personaggio in cui emerge con forza il dubbio tra volontà e lettura dei messaggi divini: è per volere della Dea che manda in sposa Teleri al romano Carausius generando una serie di dolore e di infelicità dagli esiti spaventosi per i singoli personaggi e per la Britannia intera? Eppure, nonostante l’affetto che può provare per Teleri, Dierna deve fare ciò che è giusto per la sua terra calpestata e per Avalon, per assecondare la voce della sua Dea: ma sarà davvero così?

Infine, nell’ultima storia, troviamo Viviane, futura Signora del Lago e custode del Graal, e sua madre Ana, Somma Sacerdotessa, impegnate in un rapporto madre-figlia doloroso e difficile, accentuato dai rispettivi ruoli e dalla spinosa questione della maternità. La Somma sacerdotessa può giacere con uomini, se è questo il volere della Dea, ed avere dei figli con loro, ma il più delle volte è costretta ad allontanare questi figli, per potersi dedicare ai gravosi compiti richiesti dal suo ruolo sacro; nel caso di Ana, la Sacerdotessa fa richiamare a sé la giovane e impetuosa Viviane, che risente ancora molto dell’allontanamento da Avalon avvenuto quando aveva cinque anni. Il loro rapporto è teso, e sfocia in litigi accusatori, in ripicche, e verità dure da accettare; ammetto che la storia di Viviane è quella che mi ha maggiormente emozionata e coinvolta, forse anche per i collegamenti che si intravedono con i personaggi più famosi del ciclo arturiano.

Gran parte del potere ad Avalon è ad appannaggio delle donne sacerdotesse: qui giungono giovani ragazze per apprendere i Misteri della Dea e consacrarsi al suo volere. La comunità si auto-gestisce: le sacerdotesse e le novizie hanno compiti specifici, provvedono al loro sostentamento, e tributano i loro onori alla Somma Sacerdotessa sulle cui spalle grava la responsabilità di mantenere i contatti con l’esterno ma soprattutto di leggere, interpretare e comunicare il volere della Dea la cui voce giunge tramite visioni. Non sempre, però, è facile e intuitivo il volere della Dea e ognuna delle tre Somme Sacerdotesse che qui incontriamo si troverà a chiedersi quanto la propria personalità abbia influito sulla lettura di tale volere. Un tema fondamentale e nodale dell’intero romanzo: è stata la Dea o la volontà personale? Certo, la fusione panica dei rituali di invocazione sembrerebbe far propendere per la prima ipotesi poiché durante questi riti la sacerdotessa perde quasi ogni contatto con la dimensione terrena e individuale per dare voce ad una Dea dalle mille sfaccettature, volubile, materna, manipolatrice, vendicativa. Ma è davvero così? Il culto delle sacerdotesse è qualcosa di antico, di profondo, di spirituale e filosofico; si collega alla madre terra, che offre e toglie, amorevole ma anche selvaggia, e si intreccia alla luna, all’acqua, ad un simbolismo prettamente legato al femminile. Tutto questo contatto così intimo anche con una dimensione mistica, inizierà a creare problemi con le comunità dei cristiani che aumentano nel corso della storia: l’autrice ci mostra il contatto tra questi due modi di intendere la fede ed il sacro, sia nella dimensione dell’incontro che dello scontro.

Il mondo che l’autrice ha creato prende spunto dal mito, dalla leggenda e dalla storia: ciò che ne risulta è originale, affascinante e offre interessanti spunti di lettura e di riflessione.

Le stagioni sono scandite dalla terra che muta, tra raccolta del grano, piogge, siccità e gelo; la natura nella sua essenza più pura permea il romanzo, anche la stessa Avalon viene protetta dall’elemento della nebbia che avvolge, cela e isola le sacerdotesse e tutti gli altri in una sorta di bolla, di parallelo, di grembo materno che attutisce il contatto col mondo esterno che arriva comunque diluito dalle visioni mistiche o dalle voci che giungono. Oltre ai cambiamenti della terra, lo scorrere del tempo viene scandito dai riti che danno senso ad aspettative, a decisioni, a possibilità di incontro con l’altro sesso. Il rituale si collega al tema della ciclicità, altro pilastro fondante l’economia del romanzo, a mio avviso: la lotta della Britannia per la propria indipendenza, la ricerca di un eroe ancestrale che si erga in favore di questa terra, l’esistenza di queste anime che potremmo definire senza tempo, destinate a tornare, a perpetrare la propria storia fino al momento in cui il destino venga compiuto, disposte a sacrifici estremi per un bene superiore la cui realizzazione sembra collocarsi in un tempo lontano. Tutto torna, tutto si ripete, ciò che resta costante è il potere mistico e magnetico di Avalon, che custodisce i suoi tesori, i suoi Misteri e le sue sacerdotesse.

La scrittura dell’autrice, maestra del genere di riferimento, è capace di narrare azione ed emozione, di suggestionare con ambientazioni e personaggi eterei e poi portare il lettore nel cuore della battaglia, tra sangue e violenza, di lasciare al lettore spunti di riflessioni su diverse questioni, tra cui la maternità e la fede ad esempio, tramite le introspezioni e le vicissitudini dei suoi protagonisti che devono confrontarsi costantemente con questi temi. Ogni parte in cui è diviso il volume sembra essere un tassello inserito in un quadro più ampio; il mondo si lascia scoprire pagina dopo pagina, l’autrice ci guida con pazienza e dovizia di particolari che arricchiscono sempre più un’ambientazione ammaliante quale solo Avalon e la Britannia, crocevia di popolazioni, di druidi e rituali, può rappresentare.

Il mondo gira come questo fuso … la sola certezza è che il bene e il male si avvicenderanno sempre. Senza cambiamento non può crescere niente di nuove e, quando i vecchi disegni si ripetono, lo fanno in modo diverso: il volto della Signora cambia ma il suo potere rimane, il re che dona la sua vita per la terra rinasce per ripetere il suo sacrificio. A volte anch’io ho paura, ma ho visto passare troppi inverni per non sapere che dopo arriverà sempre la primavera …

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