Il sole oscurato

Il sole oscurato

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del secondo e conclusivo volume della serie Dreamblood, Il sole oscurato, scritto da N.K. Jemisin (traduzione di Pierluigi Fazzini) ed edito da Fanucci Editore, che ringrazio per la copia.


Gujaareh, la città dei Sogni, è afflitta dal dominio imperiale del Protettorato Kisuati. Una città in cui l’unica legge era la pace ora conosce solo violenza, oppressione… e incubi. Una mortale e misteriosa pestilenza perseguita i cittadini di Gujaareh, condannando gli infetti a morire durante il sonno tra urla strazianti. Assediata da sogni oscuri e da crudeli signori, la città e tutta la sua gente languiscono nell’ardente desiderio di sollevarsi, ma Gujaareh conosce la pace da troppo tempo. Qualcuno dovrà mostrare loro la strada. La speranza sarà riposta in due reietti: la prima donna che abbia mai potuto unirsi al sacerdozio della dea dei Sogni, e un principe in esilio che desidera solo rivendicare il proprio diritto di nascita. Insieme dovranno resistere all’occupazione di Kisuati e tentare di svelare il mistero sull’origine dei Sogni della morte… prima che sia troppo tardi e che Gujaareh sia persa per sempre.


Dieci anni separano la fine del primo romanzo dall’inizio di questo secondo e conclusivo volume: Gujaareh è sotto il controllo del Protettorato di Kisua, e Sunandi è nel frattempo diventata un personaggio politico importante. Nonostante le sue buone intenzioni, Sunandi percepisce l’emergere di tensioni sia limitrofe alla città, sia interne, e viene allertata anche da Nijiri. Qualcosa sta tramando nell’ombra, qualcosa sta per succedere. Gujaareh si sta risvegliando in un certo senso: il gioco delle alleanze sta iniziando a dare i suoi frutti. Nelle terre del deserto, l’erede della città dei sogni sta tessendo alleanze e sta accrescendo il proprio potere tra le tribù per reclamare il suo posto e il suo trono; Wana, il figlio prediletto del precedente reggente, è sfuggito all’occhio del protettorato e dopo essersi nascosto, barattando la propria vita e quella di sua madre, è riuscito a scalare la gerarchia sociale dei Banbarra, considerati dai cittadini dei barbari inferiori. Ora, Wana sta aspettando il voto delle sei tribù, per sapere se avrà da loro l’appoggio in termini di esercito per poter reclamare la sua città, eppure per fare ciò deve allearsi con i suoi nemici giurati, l’Hetawa. Il principe odia i Raccoglitori, non solo perché hanno ucciso suo padre, ma anche perché, pur se inizialmente in modo inconsapevole, percepisce con loro un certo legame: come tutti gli eredi del Tramonto, il principe ha un dono particolare che è connesso alla complessa magia dei sogni. E proprio i sogni sembrano affliggere Gujaareh: alcune persone si addormentano e incontrano un incubo talmente potente e orribile da ucciderle. Chi si nasconde dietro tale sogno?

La guerra civile tra popolo e soldati kisuati sembra sempre più imminente: gli invasori non sembrano aver capito affatto le usante dei cittadini, e ne calpestano diritti, umiliandoli. Il popolo è inferocito, per loro l’Hetawa è intoccabile, quanto di più sacro: come osano questi incivili imporre la loro legge? E se tutto fosse un’abile e sottile macchinazione per preparare il terreno alla guerra e al ritorno del principe? Ordito da chi? Nobili e ricchi mercanti, rotte del commercio si intrecciano con il desiderio di pace che la città invoca: quali interessi prevarranno?

Tra rivelazioni e colpi di scena, l’autrice ci riporta in un mondo fantastico, sapientemente costruito, dove l’elemento fantasy si incastra perfettamente con l’oscurità e le bassezze degli umani, con la crudeltà; magia è potere, chi controlla la prima ha maggiori possibilità di dominare e conquistare il mondo. Ancora una volta, scavando nel passato della fede dell’Hetawa, convinta di aver sufficientemente epurato la corruzione dalle sue fila, si scoprirà quanto è radicato il desiderio dell’essere umano di manipolare chiunque per arrivare ai propri scopi e affonda le sue radici nelle origini stesse della religione. Chi è stato calpestato per garantire il potere?

L’autrice è stata capace, di nuovo, di trasportarmi in un mondo dal sapore antico che ricorda società e luoghi del passato su cui la sua fantasia innesta trame originali e personaggi multisfaccettati. Come sempre, la Jemisin espone problemi e dilemmi di carattere etico e morale con cui i suoi personaggi devono confrontarsi. Il valore aggiunto, a mio avviso, in questo secondo volume, è l’introduzione di Wana ed Hanani: le pagine con loro come protagonisti, individualmente e in relazione tra loro, mi hanno conquistata.

La loro è la storia di un riconoscimento nelle diversità e nelle difficoltà della vita: pur venendo dallo stesso posto, sono stati cresciuti con ideali praticamente opposti. Votata alla pace l’una, votato alla guerra, l’altro. Eppure… così simili nelle fragilità, nella solitudine che nasce dal non riuscire a comprendere o accettare fino in fondo il proprio ruolo. Donna in un mondo maschilista, Re senza un regno, per ora. Hanani è determinata a non cedere al disprezzo che legge negli occhi degli altri Guaritori, disprezzo che nasce dal fatto di essere l’unica donna nell’Hetawa; la sua appartenenza al genere femminile viene rinnegata, umiliata, offesa, in talmente tanti modi da aver minato la sicurezza in se stessa. La conosciamo timida, balbettante, e la ritroviamo a fine romanzo fiera e indipendente. Ho apprezzato il modo in cui l’autrice ha gestito la relazione con il principe, come ha inserito i momenti di grande intimità tra loro due senza snaturare la personalità dei due: ad Hanani viene concesso quello che nel suo mondo è un lusso, la vera libertà di scegliere. E lei lo fa, senza riserve, senza sentirsi inferiore o accomodante nella sua scelta. E’ se stessa, in un modo liberatorio, scioglie per sempre quei bendaggi con cui costringeva i propri seni a nascondersi. Hanani è donna, è guaritrice, è fedele devota alla sua Dea, è figlia, sorella e amica: perché deve essere costretta a rinunciare anche ad una sola di queste parti di sé? Ancora una volta, tramite Hanani e la sua amicizia con Yanassa, tramite i sogni e le lezioni che lei condivide con il principe, l’autrice ci mette dinanzi ad un percorso di crescita incredibile: pagina dopo pagina, le credenze cieche di Hanani si sgretolano per riprendere nuova forma, non necessariamente più giusta rispetto a quella precedente, semplicemente più “sua”.

La cosiddetta superiorità di Gujaareh in cosa si declina? Nei bagni e negli oli profumati? Nelle formalità apparenti? Chi è davvero barbaro? Etica, morale, filosofia: l’autrice tocca tanti temi a lei cari. C’è morte, c’è dolore, c’è violenza, tanta violenza; c’è abuso, fisico e sessuale, e incesto, una storia terribile di perversione familiare, tragica e terribile, c’è barbarie, c’è bruttura umana, avidità ed egoismo. C’è confronto tra civiltà e l’inevitabile guerra civile ed intestina, c’è la vita e la magia. Quanto sangue richiede la pace? Mi sono arrabbiata, ho sussultato, mi sono emozionata: questo libro è riuscito a trasmettermi così tante emozioni e mi ha lasciato diverse riflessioni, sempre attuali e interessanti, sull’essere umano, sulla famiglia, sull’amore e sulla società.

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