L’ultimo traghetto

L’ultimo traghetto

Buongiorno, lettori! Oggi vi parlo del romanzo L’ultimo traghetto, scritto da Domingo Villar (traduzione di Silvia Sichel), edito da Ponte alle Grazie; ringrazio la Babel Agency per questa collaborazione e per la copia cartacea.


TRAMA

Mónica Andrade è sparita da qualche giorno, e il caso non meriterebbe particolari attenzioni se non si trattasse della figlia di un celebre cardiochirurgo con cui mezza città (incluso il commissario Soto, diretto superiore dell’ispettore Leo Caldas) pare sentirsi in debito. Così Caldas, dapprima con un certo distacco poi sempre più coinvolto, si addentra nella vita della giovane scomparsa, tra la Scuola di arti e mestieri dove lei insegna e il villaggio di Tirán in cui si è ritirata a vivere, al di là della ría sulla cui sponda meridionale sorge Vigo: un mondo antico e isolato, collegato alla grande città da un traghetto che lei prendeva quotidianamente…  Una galleria di personaggi memorabili e un’ambientazione che a lungo resterà «negli occhi» del lettore sono le armi in più di questo straordinario giallo d’autore, in cui un intreccio narrativo magistrale e un ritmo costantemente in crescendo ci imprigionano dalla prima all’ultima pagina. Atteso da anni in Spagna e accolto trionfalmente alla sua uscita, il nuovo romanzo di Domingo Villar è una conferma: siamo di fronte a un maestro del noir e a una delle voci più interessanti della letteratura contemporanea.


Leo Caldas è un ispettore di polizia di un paese sulla costa galiziana, chiamato dal suo superiore ad indagare su un caso di scomparsa. Immaginando già la fuga di una giovanissima, inizialmente resta di stucco quando scopre che la figlia del dottor Andrade ha più di trent’anni, vive da sola ed è sparita da qualche giorno. E’ martedì, e della donna non si hanno notizie dal venerdì mattina. E’ stato il padre a rivolgersi al commissario, il quale si sente in debito col prestigioso chirurgo e allerta subito Caldas: Mònica Andrade sembra essersi volatilizzata nel nulla, ha spento il telefono, non si è presentata a pranzo con il padre e, contravvenendo al suo consueto atteggiamento, non si è presentata al lavoro e non ha avvisato nessuno. Inizia per Caldas e per i suoi colleghi una ricerca intensa che l’autore ci mostra in ogni suo minimo dettaglio. Seppure il romanzo abbracci un arco narrativo relativamente breve, l’autore riesce a raccontare, con capitoli brevissimi, lo svolgimento delle indagini, che iniziano in sordina e si trasformano, pagina dopo pagina, in un caso sempre più complesso ed emotivamente difficile. Spostandoci tra la rià, tra Vigo e Tirán, dal villaggio alla spiaggia, dal commissariato alla Scuola di arti e mestieri in cui Mònica lavorava, l’autore tratteggia un piccolo universo fatto di traghetti e di lentezza, di personaggi talmente ben caratterizzati da risultare credibili e vividi. E tremendamente vivido mi è apparso l’ispettore Leo Caldas, con le sue sigarette, la sua pacatezza, le sue domande sempre “giuste”: lo stile dell’autore mi ha completamente assorbita, ero Caldas. Ma altrettanto protagonista è l’assenza di Mònica, la sua vita scandagliata, esposta quasi chirurgicamente alle domande, alle ipotesi, eviscerata nei suoi sentimenti, nel suo passato. Chi era? Perché si è allontanata da quel mondo di privilegi che il suo nome le avrebbe permesso? E soprattutto, dove è andata? La ricostruzione è lenta, ostacolata anche dall’età della donna: chi può sostenere che si sia allontanata contro la sua volontà? Indizi, tracce, piccoli frammenti che Leo Caldas insegue e raccoglie con una cura e una delicatezza incredibili. Nonostante le ingerenze alle indagini del padre di Mònica, Leo ha le sue idee: il suo istinto lo spinge da una parte all’altra, da una supposizione all’altra, da un sospetto all’altro, perché ben presto diventerà chiaro che la scomparsa di Mònica non è stata affatto volontaria. Sembra quasi di girare in tondo, assieme con Caldas e i suoi colleghi, tra bugie e segreti: chi ha visto davvero Mònica? Riflessivo ed attento, Caldas non si può sbilanciare: interroga, osserva, riflette, fa ipotesi, rimugina e unisce i puntini di un disegno che finisce per essere tragico.

La scuola di arti e mestieri è una delle ambientazioni che più mi ha affascinato, un luogo in cui maestri di un mestiere, appunto, si dedicano all’insegnamento di una professione per alunni anche non più giovani, un luogo carico di arte e bellezza, di speranza e possibilità, per chi vi afferisce e anche per Caldas Stesso. Leggere nelle note finali che alcuni dei personaggi citati esistono davvero – dall’autore rimaneggiati e romanzati -mi ha ulteriormente stupita positivamente; così come ho trovato originale e ben riuscita la scelta di introdurre ogni capitolo con una parola e con le sue definizioni, parola portatrice di senso relativamente a ciò che in quel capitolo verrà narrato.

La verità si delinea soltanto nei capitoli finali e colpisce per la sua drammaticità; come tutto nel romanzo, anche il finale è calibrato alla perfezione per restare nella mente del lettore. L’autore dissemina messaggi e spunti di riflessione che mi hanno colpita: sarebbe stato troppo facile puntare il dito contro il diverso, ma il male non è mai scontato. Alla storia di Mònica si intrecciano ben altri tormenti e dolori, attuali e terrificanti, si intrecciano storie di morte e di perversione. Cosa c’entra Mònica con tutto questo? Mònica appare una donna riservata, gentile, pronta ad aiutare tutti e ad elargire sorrisi, una donna che combatte le sue battaglie e che sceglie per se stessa anche andando contro il parere di tutti, specialmente di suo padre. Ma chi può dire di conoscerla davvero? L’indagine di Caldas rivelerà una donna la cui vita pare avvolta dal mistero, dalla discrezione e dalla disperata ricerca di intimità.

Alla fine, oltre ad essermi affezionata a Leo Caldas, un ispettore difficile da dimenticare, poeticamente d’altri tempi, a Estévez, il gigante dal cuore buono, a Napoleòn, con le sue lezioni di latino, il mio pensiero ultimo è stato per Mònica, per Camilo. Cosa si è disposti a sacrificare per i propri affetti? Quanto si è disposti ad essere davvero onesti nella propria vita? Un messaggio potente che l’autore ci dona a corredo di un romanzo scorrevole e coinvolgente; nonostante la mole corposa, ho divorato le pagine, per scoprire di più di Mònica, della sua scuola, della sua scelta di vita, per ritrovare Leo preoccupato per il padre e alle prese con un vecchio amore, per sorridere con Estévez, per annusare l’aria salmastra, perdermi tra liuti e ceramiche, per salire su un traghetto e catturare gli incubi. Con uno stile capace di evocare scenari e sensazioni, l’autore ci porta in una terra sapientemente descritta, in una storia attuale e feroce, con personaggi che restano impressi nella memoria, grazie anche ad un linguaggio cinematografico e alla capacità di parlare dell’animo umano con grande sensibilità e profondità.

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