Review Tour: Sulle tracce di Jack Lo Squartatore

Review Tour: Sulle tracce di Jack Lo Squartatore

Buongiorno, lettori! Oggi Review Tour dedicato al primo volume della serie di romanzi scritti da Kerri Maniscalco, con protagonista la giovane Audrey Rose Wadsworth: Sulle tracce di Jack Lo Squartatore (traduzione di Maura Dalai), disponibile da oggi 15 settembre ed edito da Mondadori nella collana Oscar Fantastica. Ringrazio la Casa Editrice per questa lettura in anteprima.


TRAMA

È stata cresciuta per essere la perfetta dama dell’alta società vittoriana, ma Audrey Rose Wadsworth vede il proprio futuro in modo molto diverso. Dopo aver perso l’amatissima madre, è decisa a comprendere la natura della morte e i suoi meccanismi. Così abbandona l’ago da ricamo per impugnare un bisturi da autopsia, e in segreto inizia a studiare Medicina legale. Presto viene coinvolta nelle indagini sull’assassino seriale noto come Jack lo Squartatore e, con orrore, si rende conto che la ricerca di indizi la porta molto più vicina al suo mondo ovattato di quanto avrebbe mai creduto possibile. Ispirato agli efferati crimini irrisolti che hanno insanguinato la Londra di fine Ottocento, lo strabiliante romanzo d’esordio di Kerri Maniscalco tesse un racconto ricco di atmosfera che intreccia bellezza e oscurità, in cui una ragazza vittoriana molto moderna scopre che non sempre i segreti che vengono sepolti lo rimangono per sempre.


Audrey Rose Wadsworth è la figlia minore di un Lord dell’Inghilterra vittoriana: educata ad essere una nobile, una donna dell’epoca, ovvero un grazioso elemento decorativo senza cervello, Audrey Rose proprio non riesce ad aderire a tale immagine. Non che non ami gli abiti, i lussi, la bellezza, anzi: ama le stoffe pregiate, le babbucce di seta e ama truccarsi. Ma ama altrettanto studiare, ama la sua vivace curiosità, la sua intelligenza, il suo cervello. E più di tutto, ama le scienze forensi, la medicina legale, che esercita con lo zio Jonathan, mentore, maestro, dottore. La passione di Audrey Rose è a malapena accettata in famiglia: il padre, dopo la morte dell’amata moglie per scarlattina, ha finito per addossare le colpe del decesso nel fratello, decidendo di non rivolgergli mai più la parola e perdendo fede nella scienza; Nathaniel, il sensibile fratello maggiore di Audrey Rose, si è dedicato invece ai suoi studi legali e vede nella macabra ossessione della sorella un intrattenimento, una parentesi destinata a chiudersi. D’altronde, Audrey Rose è bella, raffinata, colta, un buon partito: ha un anno ancora di “libertà” prima di debuttare in società e sposarsi. O almeno, questo è ciò che la famiglia, compresa la zia Amelia, vogliono e si aspettano da lei.

Audrey Rose trascorre le sue giornate in equilibrio tra bugie per poter accedere alle lezioni dell’amato zio e soprattutto per potersi esercitare con lui nel suo laboratorio privato, facendo autopsie; sarà proprio qui che inizierà per una lei una macabra avventura. Il suo destino, infatti, si incrocia con gli efferati omicidi di Grembiule di cuoio, che trucida, tortura le sue vittime. Ma il laboratorio dello zio diventa anche il luogo in cui la giovane Audrey Rose incontra l’affascinante Thomas Cresswell, anche lui studente e apprendista dello zio, dotato di fascino, titolo, intelligenza sopraffina e una massiccia dose di sarcasmo! Il rapporto tra i due è da subito scoppiettante, entrambi poco avvezzi a seguire le consuetudini dell’epoca; come comprenderà Audrey Rose, Thomas è l’unico che la tratta da pari, non come una fragile bambola cui anche pensare al mestiere delle donne trucidate potrebbe far perdere i sensi. Lei non è affatto così: certo, in alcuni punti, si chiederà se la sua curiosità sia sana, se il suo desiderio di comprendere le dinamiche della vita e della morte sia giusto, per lei però, non per la società. Tramite la voce di Audrey Rose, talvolta magari decisamente molto all’avanguardia rispetto all’epoca, l’autrice lancia ai lettori messaggi ben precisi: la sua protagonista non rinnega le sue “frivolezze” ma nemmeno il suo intelletto, vuole tutto, vuole essere femminile con un abbigliamento elegante e con uno comodo, truccata con troppo kajal o con la segatura sotto i piedi. Il mondo, la famiglia, però, sono molto protettivi nei suoi confronti- e anche verso la sua “reputazione” – a maggior ragione perché ora c’è un terribile assassino, serial killer, a spasso per le cupe vie di Londra. Audrey Rose, grazie anche ad una buona dose di incoscienza tipica dei suoi diciassette anni, si avventura nella notte, fino a scoprire strane coincidenze: perché le morti sembrano essere collegate alla sua famiglia?

Tra sospetti sempre più improbabili, emerge il quadro di una personalità deviata e perversa: perché l’omicida, che si è firmato di suo pugno come Jack Lo Squartatore, disseziona le vittime? Dove sono gli organi sottratti alle povere donne? Il movente assume contorni sempre più angoscianti fino alla rivelazione finale: i mostri, spesso, si nascondono dietro facce inimmaginabili. Il dolore per la perdita è qualcosa che accomuna tutti i protagonisti del romanzo, da Audrey Rose, Nathaniel e il loro padre, che hanno perso la madre, un vuoto incolmabile nelle loro vite, a Jonathan, fino a Thomas e anche all’assassino stesso: ognuno reagisce al dolore cercando conforto come può, qualcuno va avanti, qualcuno si illude di farlo.

Lo stile dell’autrice è decisamente scorrevole e l’ambientazione cupa al punto giusto: adoro la Londra di fine Ottocento, con la sua nebbia e il suo grigiore, con i guanti e i corsetti, i merletti e gli omicidi! La narrazione si declina in prima persona: è la giovane Audrey Rose a raccontarci i crimini, i suoi sospetti, le sue paure; è lei a descrivere e raccontarci il bel Thomas dall’intuito portentoso che, però, intuisce troppo tardi quale sia la terribile verità e non riesce a sottrarre la sua collega – molto più che collega – da guardare con i proprio occhi, da provare sulla propria pelle, l’abisso umano della follia. I personaggi appaiono abbastanza caratterizzati e calati nel contesto socioculturale cui l’autrice fa riferimento come sfondo per la sua storia. Da leggere, le note dell’Autrice dove ci illumina su ciò che ha romanzato, su ciò cui si è ispirata.

Audrey Rose è una ragazza la cui più grande paura è mostrarsi debole, fragile, aderendo così a quel modello e a quel mondo che vorrebbero le donne simili a bambini, ovattate nel loro microcosmo fatto di the e pettegolezzi; la protagonista, pur non rinnegando tali rituali, teme possano diventare il suo solo e unico futuro, e per questo cerca di mostrarsi forte a tutti i costi. Ma cosa significa essere forti? Non piangere? Non mostrare mai le proprie emozioni? Pur non essendo sempre in accordo con le scelte e gli atteggiamenti di Audrey Rose e di Thomas, e avendo trovato alcune loro interazioni un pò moderne rispetto all’epoca che l’autrice ha evocato, la scrittura fluida dell’autrice mi ha coinvolta e sono curiosa di scoprire cosa accadrà a loro due, in quali nuove avventure si cacceranno e come evolveranno, individualmente e in interazione tra loro. Audrey Rose, nonostante si lamenti tantissimo per le costrizioni cui il suo genere la relega, non si rende forse conto di quante limitazioni ha violato e della libertà che tutto sommato aveva, e che probabilmente avrà nel capitolo successivo della storia. Il suo passato l’ha sicuramente segnata, così come è successo a Thomas, convinto che per leggere le persone e le situazioni – omicidi inclusi – si debba escludere nel conto totale le emozioni … sospetto dovrà imparare che non funziona, non funzioniamo, proprio così!

«Le rose hanno petali e spine, mio scuro fiorellino. Non bisogna credere che qualcosa sia debole solo perché appare delicato. Mostra al mondo il tuo coraggio».

Condividi:

Leave comment

Your email address will not be published. Required fields are marked with *.